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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

mercoledì, gennaio 25, 2023

💚Statuina cipriota

 "Statuina in terracotta con volto di uccello, alta circa 16 cm, tipica dell'arte coroplastica( che riguarda, cioè, l'arte della lavorazione della terracotta) cipriota (ma si presume sia di origine siriana) dei periodi tardo cipriota, II e III, risalente al 1450- 1200 aC circa, esposta al Met Museum di New York." 

Mi colpiscono alcune cose, di questa statuina. 

Inanzittutto la forma. 

La parte inferiore, con le gambe unite, e la mancanza di piedi, come nella maggior parte delle statuine femminili, riprende, stilisticamente, la V che forma il pube, ben evidenziato. 

Elemento che simboleggia la fertilità, la cui simbologia è enfatizzata anche dalla posizione delle braccia e delle "mani", che sembrano con tre dita, sul chakra del plesso solare. 

È il terzo chakra Manipura, il chakra della manifestazione umana, della volontà, della riproduzione, del fare, del moltiplicarsi, del perpetuarsi nella materia. 

Le "tre" dita simboliche, quasi a significare la capacità ininterrotta di rigenerarsi, secondo il ciclo di nascita/morte/rinascita, di cui il Femminino è depositario, insiene alla sinergia del Mascolino (le altre tre dita, in tutto "6", unione degli Opposti). 

Un rigenerarsi, un rinascere continuamente, che coinvolge i due elementi opposti, cielo e terra, la dimensione dello spirito, della morte, e la dimensione terrena, della vita, esemplificati dalla presenza del volto dalle sembianze di uccello, psicopompo per i regni superiori, e dell'Ariete.

Perché  la testa, non ha soltanto il volto che esprime la simbologia dell'uccello, ma, esprime anche la simbologia dell'Ariete, con le sue corna spiralizzate.

La forma della statuina, nella sua parte superiore, rimanda alla lettera Alfa, con il vertice verso l'alto. 

In esoterismo, l'energia mascolina, è rappresentata con un triangolo con il vertice verso l'alto, che simboleggia sia il Fuoco, che l'elemento Aria. 

Lettera Alfa, che deriva dalla protome taurina stilizzata, e che poi si esemplifichera' come glifo del segno che segue il Toro, cioè l'Ariete. 

Ariete, che astrologicamente,  come periodo storico, va dal 2000 fino alla nascita del Cristo. 

Proprio quel lasso di tempo a cui si riferisce la datazione della nostra statuina 

Il Sole entrava nella costellazione dell'Ariete, all’equinozio di primavera nei 2000 anni prima della nascita di Cristo. È in quel periodo, che Mosè, discende dal monte Sinai, con in mano le tavole dei dieci Comandamenti e sulla fronte porta due giovani corna di ariete, così come lo ha rappresentato Michelangelo nella sua famosa scultura. 

Sorprende gli Ebrei intenti ad adorare il toro dorato, il vitello d'oro, simbolo del vecchio Zodiaco, e fa distruggere la statua. Nella teoria delle Ere astrologiche è il passaggio simbolico dall’Era del Toro a quella dell’Ariete, che metterà in risalto la civiltà romana. Da sempre la Pasqua viene celebrata nella domenica che segue la Luna Piena nel segno dell’Ariete.

Dal punto di vista astronomico Luna Piena significa che Sole e Luna sono esattamente opposti, in questo caso il Sole in Ariete e la Luna in Bilancia. 

Perché solo il bilanciamento degli Opposti, come ho scritto tante volte, consente la rinascita, anche solo spirituale, la manifestazione della divinità, la resurrezione interiore.

Offre accesso all'immortalita, come dimostrano le tante divinità, tra cui quelle femminili, come Inanna, la dea minoica dei Serpenti, giusto per citarne due, rappresentate con le braccia tese e i due animali speculari tra le mani, come se fossero le due nadi della kundalini, Ida e Pingala, femminile e maschile, che devono stare in equilibrio per manifestare la potenza divina incarnata nell'umano. 

Questa statuina, esemplifica molto bene questo concetto. 

Le braccia aperte in equilibrio. 

Cielo (uccello) e terra ( ariete). 

Femminile ( la parte inferiore del corpo, con i vertici verso il basso, compreso il pube, simbolo di fertilità), e maschile ( la parte superiore del corpo, che tende a vertice verso l'alto), che agiscono in sinergia per la creazione. 

Questa sinergia, "maschile/femminile", è sottolineata anche dai due moduli, ognuno composto da due solchi orizzontali, che sottolineano la base del collo e la zona del grembo. 

La gola e l'utero. 

Così profondamente simili, come ho già avuto modo di dire tante volte. 

Il chakra della gola Vishudda, il quinto, che trova risonanza nella nostra parola sarda "udda" ( Vish-udda/udda), che indica l'apparato riproduttivo femminile nella sua totalità. 

Gola e utero. 

Due centri importantissimi di creazione, che sono simili anche fisiologicamente. 

Perché il suono, la frequenza, crea. 

Il Verbo crea, esattamente come un utero( gola, in sardo, si dice "gutturu", molto simile a "uturu" /utero). 

Sono presenti, in tutto, quattro solchi. 

Quattro, come l'elemento terra, con i suoi 4 punti cardinali, e i 4 elementi. 

La fisionomia della testa, è associabile anche alla forma di un bacino, adornato dalle corna arietine, che ricordano le tube di Falloppio. 

A riguardo, ho scritto sulla simbologia del bacino, in un post, nell'altra mia pagina, JanaSophia (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=640776678049025&id=100063500951210) 

consultabile anche nel mio blog ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/sainu-orriadore.html?m=0) 

Non dimentichiamo che Aries, è un termine sanscrito che significa "fecondante", che, nel corso dei secoli si integrerà, come concetto, a quella figura dell'Eroe, tipica di questo segno, inglobata in quella figura di Aries, il Dio della guerra, prestante e guerriero. 

Ma Eroe, anche da "Hieros gamos", unione ierogamica degli Opposti, e, ritorniamo all'energia complementare dell'Ariete, la Bilancia( come le braccia perfettamente bilanciate della statuina), che si esprime proprio, nell'energia degli Opposti, sinergica, necessaria per la manifestazione dell'Eroe, che, per antonomasia, manifesta sempre, in parte, anche un'energia divina, oltre che umana.

Una statuina straordinaria, che si presta a più livelli di lettura


Tiziana Fenu 

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Statuina cipriota




💜La stirpe del serpente

 Diversi studiosi sostengono che il serpente dell’Eden sia una refusione di diversi dèi mesopotamici il cui epiteto sumero ushumgal significa “grande serpente” o “drago”. 

Le indagini suggeriscono che tale locuzione (ushumgal) aveva lo scopo di incutere paura e terrore nei cuori degli uomini, specialmente ribelli alla volontà degli dèi o alla volontà del re. 

Il re guerriero sumero di Ur dei Caldei, Shulgi (2029-1982 a.C.) si paragonava a un ushumgal velenoso che terrorizzava i suoi nemici, divenendo tale termine metafora di dio/re. Nell’immagine accanto, un particolare del Papiro egizio di Dama-Heroub, della XXI dinastia. 

Qui, Horus bambino è collocato all’interno del Disco Solare, circondato dal dio serpente Mehen nella forma di un Uroboro, sostenuto dal Leone Akhet. Il simbolo fu descritto in uno dei due volumi di un trattato intitolato i “Hieroglyphiká, tradotto in greco ellenistico da un non identificato personaggio di nome Filippo e attribuito allo scrittore egiziano Orapollo (Horus-Apollo o Horapollus), vissuto nel V secolo d.C. Nel Libro Primo, al secondo capitolo veniva infatti descritto un serpente che si morde la coda: «Quando vogliono scrivere il Mondo, pingono un Serpente che divora la sua coda, figurato di varie squame, per le quali figurano le Stelle del Mondo. Certamente questo animale è molto grave per la grandezza, si come la terra, è ancora sdruccioloso, perché è simile all’acqua: e muta ogn’anno insieme con la vecchiezza la pelle. Per la qual cosa il tempo faccendo ogn’anno mutamento nel mondo, diviene giovane. Ma perché adopra il suo corpo per il cibo, questo significa tutte le cose, le quali per divina providenza son generate nel Mondo, dovere ritornare in quel medesimo...(Traduzione in lingua volgare del 1547).

La stessa origine etimologica dell’Uroboros, ermetica e non legata a basi linguistiche, bensì alla tradizione alchemica, è ancora discussa ma sarebbe associata ai due termini “Ouro” e “Ob”. Il primo, in lingua copta significa “Re”, mentre “Ob” è l’equivalente del serpente in lingua ebraica. Il “Re serpente” viene descritto nelle enigmatiche iscrizioni di alcune tombe reali egizie, dove il Libro dei Morti recitava: “Io sono Sata, allungato dagli anni, io muoio e rinasco ogni giorno, Io sono Sata che abito nelle più remote regioni del mondo”. L’Uroboros di Mehen, ovvero il Re serpente o “Colui che è arrotolato”fu rinvenuto anche nella tomba del Faraone Tutankhamon della XVIII Dinastia (KV62), ove i due serpenti rappresentati vengono entrambi identificati con Mehen, il dio-serpente che accompagna e protegge la Barca solare di Ra.


Tratto da "La stirpe del serpente" di Jean Bruschini

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La stirpe del serpente



💜La Dea Bianca

 La Dea è una donna snella e affascinante, col naso aquilino, il volto di un pallore mortale, le labbra rosse come le bacche del sorbo selvatico, gli occhi straordinariamente azzurri e lunghi capelli biondi. 

Può tramutarsi d’un tratto in scrofa, cavalla, cagna, volpe, asina, donnola, serpente, gufo, lupa, tigre, sirena o ripugnante megera. Innumerevoli sono i suoi nomi e titoli. 

Nelle storie di fantasmi figura spesso come la «Signora Bianca» e nelle religioni del mondo antico, dalle Isole britanniche al Caucaso, è la «Dea Bianca». 

Non mi viene in mente nessun vero poeta, da Omero in poi, che non abbia dato una descrizione della propria esperienza di lei. Si potrebbe dire che l’autenticità della visione di un poeta si misura sull’accuratezza del ritratto che egli dà della Dea Bianca e dell’isola ove essa regna. 

Il motivo per cui mentre si scrive o si legge una vera poesia i peli si rizzano, gli occhi si velano di lacrime, la gola si contrae, la pelle si accappona e un brivido corre lungo la spina dorsale, è che una vera poesia è necessariamente un’invocazione della Dea Bianca o Musa, la Madre di tutti i viventi, l’antica forza della paura e della concupiscenza –il ragno femmina o l’ape regina il cui abbraccio è mortale. 

Housman dice anche che la vera poesia è quella che corrisponde alla seguente dichiarazione di Keats: «Tutto ciò che mi rammenta di lei mi trafigge come una lancia», frase che si adatta parimenti al Tema. Keats la scrisse sotto l’ala della morte a proposito della sua Musa, Fanny Brawne; e la «lancia che ruggisce in cerca di sangue» è l’arma tradizionale dell’oscuro carnefice e successore.

Talora, leggendo una poesia, avviene che i peli si rizzino per una scena priva di persone e di avvenimenti, se gli elementi che la compongono rivelano con sufficiente chiarezza la presenza invisibile della Dea: per esempio quando i gufi stridono, la luna scivola come una nave tra un rincorrersi di nuvole, gli alberi stormiscono adagio sopra una impetuosa cascata e si sente un lontano latrare di cani; o quando un improvviso scampanio nella notte gelata annuncia la nascita dell’Anno Nuovo. 

La poesia classica, che pure sa dare profonde soddisfazioni sensoriali, non fa mai rizzare in testa i capelli o accelerare i battiti del cuore, se non quando viene meno alla decorosa compostezza che le è propria. Questo è dovuto appunto al diverso atteggiamento del poeta classico e del poeta vero nei confronti della Dea Bianca.


Tratto da "LA DEA BIANCA Grammatica storica del mito poetico" di Robert Graves

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La Dea Bianca



💛Manufatto cerchi concentrici Museo Cairo

 Da un post in una pagina, che riporta svariate immagini di "artefatti nel Museo del Cairo, senza nessuna descrizione"

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=635571821906427&id=100063608436654.

Mi hanno colpito queste due immagini, le prime due.

Sembrano il calco, la riproduzione del "catino" con tre anelli, e 5 circonferenze, presente nella Domus de Jana S' Incantu di Putifigari, Sassari,  come vedete dalla terza immagine.

Coincidenza? Non credo.

Proprio stamane, ho postato riguardo il simbolo "egizio" del Ka, presente nelle nostre Domus, come "protome taurina rettangolare", anche se la simbologia è molto più complessa ed estesa, perlomeno nella nostra Antica Civiltà Sarda.

Questa simbologia, dei tre anelli concentrici e del fulcro centrale, può sicuramente rappresentare il ciclo di "nascita/morte/rinascita", con 3 fasi, i 3 anelli, e 5 circonferenze( il 5 è simboleggiato dal Sacro Archetipo Ebraico He', con funzione "vita", la vita dopo la morte) che indicano la vita, la rinascita in seno ad un grembo Femminino ( il 5 è il numero di Venere), nel grembo uterino della "caverna".

Ma nella nostra Antica Civiltà, il 3,  e il 5, ciò che è separato in terra, come fase naturale della vita, con i suoi cicli, si fondono in un'unica Essenza, in un'unica manifestazione ierofanica, quando il riflesso del sole ai solstizi,  varca la porta degli Umani e degli Dei, sotto il segno del Cancro e del Capricorno, unendo acqua (del Cancro) e terra/ pietra( del Capricorno), va a riflettersi sull'acqua del catino.

Riflesso ierofanico che si manifesta, poi, nella falsa porta allineata all'ingresso e al catino, come un tabernacolo che accoglie la manifestazione divina necessaria al passaggio per l'altra dimensione.

Dove non c'è più separazione, o cicli, ma un'unica ierofania dorata, che sacralizza la pietra, la materia, in questo passaggio così importante, verso l'altra dimensione. 

Credo che il rituale de "Sa mexina de s'ogu", della medicina dell'occhio, possa risalire a questo periodo, 4000/5000 aC, se, per enfatizzare il riflesso, si usava dell'olio a pelo d'acqua.

Così come succede il 21 aprile e il 21 agosto per la ierofania che si verifica nel pozzo sacro  di Santa Cristina a Paulilatino, sul dodicesimo anello della Tholos.

Il dodicesimo anello.

Un multiplo di tre.

Dodicesimo Archetipo Ebraico Lamed, con funzione "misura".. I tempi di maturazione e mietitura del grano.

La medicina dell'occhio, si fa anche con il grano.

Come vedete, trovare dei simboli uguali, perfettamente uguali, ai nostri, in altre civiltà, come quella egizia, così come se ne sono trovati altri, e via via, ho approfondito, significa solo una cosa: che anche la civiltà egizia, deriva da quella Sarda, e non viceversa.


Tiziana Fenu

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💛Manufatto a cerchi concentrici Museo Cairo





lunedì, gennaio 23, 2023

💛Le Domus de Janas non sono capanne

 Non è una capanna.. Si sono fissati con questa immagine della capanna.. È un luogo alchemico, di trasmutazione, come nel ventre di una balena, come ho scritto in passato, molte altre volte. 

Giona

Jana.

Giano, il Signore dei solstizi.

La Porta degli Umani, solstizio estivo, traguardato dal segno zodiacale del Cancro, segno d'acqua, e la Porta del solstizio invernale, la Porta degli Dei, traguardato dal segno del Capricorno, segno di terra. 

Acqua e terra, i due elementi principali della terra, del Femminino, che nel suo grembo amniotico, accoglie la vita.

La Domus come un'arca, un traghetto amniotico. 

"Arga" in sanscrito, significa vagina.

Arga/Argia. 

S'argia mexina, di cui ho già approfondito.

Riportare in vita dal morso letale del ragno sardo, ripristinare il filo della vita, come delle abili tessitrici.

Si narra che le Janas avessero dei telai d'oro.

Arachne

Arianna e il filo amniotico del labirinto

Ar-jana

Terra e acqua. 

Pietra e catino, rigorosamente con tre cornici, come nelle false porte, come i tre giorni che Giona passa nel ventre della balena.

I tre momenti della trasformazione alchemica, "nascita /morte/rinascita".

Il riflesso, la ierofania divina, come in un tabernacolo che accoglie il Divino che riporta alla vita, che si manifesta sulla falsa porta delle Domus, perfettamente allineata al catino, e all'ingresso quadrato.

Catino che veniva riempito d'acqua, con un po di olio ad uso ritualistico, per enfatizzare la ierofania Dorata, di cui i nostri antenati, erano abili maestri.

Sa mexina de s'ogu, con l'acqua e l'olio, ancora permea la nostra ritualità più mistica.

Come si può pensare che le Domus siano semplici riproduzioni di "capanne", quanto, tutto, parla  di un metalinguaggio simbolico e alchemico? 

Tutte le Domus, tutte, sono orientate ai solstizi.

Nelle Domus de Janas, c'è la dimensione de su "sanaj" (del guarire"), che è una parola speculare a "Janas", visto che nelle lingue antiche si scriveva da destra a sinistra, e la dimensione de "Sa nai"( la nave, in sardo), come simbologia alchemica del grembo che traghetta nell'altra dimensione.

Ma anche per quella koine' concettuale è simbolica del gemellare e speculare, di cui ho già approfondito nei miei precedenti post, di cui è pregna la spiritualità della nostra Antica Civiltà Sarda. 

Ma vi è anche la simbologia del potere terapeutico del suono.

De "su nai", del "dire".

Il potere terapeutico della frequenza, del suono, che si crea proprio nella cassa toracica, quella che in sardo chiamiamo "Sa carena", lo scheletro per esteso, ma riferito in particolare alla cassa toracica.

E la carena, è proprio il fondo della barca.

Quindi, nessuna capanna.

Rappresenta lo sterno, il fondo della barca rovesciata.

Lo sterno dove, come Giona nel ventre della balena, può manifestarsi nella sua trasmutazione alchemica, dopo tre giorni( e il numero 3 è sempre presente nelle Domus) e andare incontro alla sua missione.

Lo sterno, che accoglie i polmoni, sede dell'afflato divino che dona la vita.

Lo sterno che accoglie il cuore.

Lo sterno, cassa toracica che espande il suono, la frequenza terapeutica, che può guarire.

Non sono rappresentazioni di capanne. 

Se ne deturpa l'altissimo significato simbolico e alchemico. 


Tiziana Fenu 

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Come vedete, dalla didascalia della prima immagine, la foto è di Francesca Cossu.

Link di riferimento

https://www.facebook.com/506410149437714/posts/5914861885259153/

Le Domus non sono capanne





💙Anno del Coniglio

 Oggi,  22/01/2023, secondo il calendario cinese, inizia l'anno del Coniglio d'acqua, che segue all'anno del Drago d'acqua.

Oggi, un post un po particolare, per via dei rimandi interessantissimi, e perfettamente orchestrati, come è nell'infinita perfezione dell'universo, con argomenti a me cari, come quelli delle antiche simbologie nelle civiltà, in particolare, quella della mia terra, in particolare, per i rimandi simbolici che sono emersi oggi. 

Trovo molto interessante, che questo inizio, nel segno del Coniglio d'acqua, alla luna Nuova in Acquario, appena trascorsa, e di cui ho già approfondito, e di cui, possiamo sentire le energie ancora oggi, in Luna crescente in Acquario.

Il coniglio d'acqua indica la dimensione della fertilità, del mettere a frutto, dell'espansione. 

Un'energia tipicamente femminile, poiché il coniglio era il simbolo sacro della Dea germanica Eostre, la dea fanciulla della fertilità, a cui è dedicata la celebrazione dell'equinozio di primavera, Ostara, il 21 marzo, che anticipa, allegoricamente, la rinascita, la resurrezione, che avviene durante la Pasqua, i cui simboli sono proprio l'uovo e il coniglio.

Il nome della dea Eostre, rimanda al nome della Pasqua cristiana (Easter in inglese, Oster in tedesco). 

Simboli antichissimi, che ritroviamo nelle antiche civiltà, compresa la nostra Antica Civiltà Sarda e di cui ho già approfondito a riguardo, nell'altra mia pagina "JanaSophia", a riguardo proprio della simbologia dell'uovo e del coniglio, strettamente collegate ai riti della fertilità nei pozzi sacri, come nel nostro pozzo Sacro di Santa Cristina, simbolo della sinergia creatrice e feconda del maschile e del femminile, del Sole e della Luna, delimitato da una recinzione in pietra a forma di uovo, che rimanda al concetto della Sacra Madre e grembo cosmico

( per chi vuole approfondire a riguardo:

-https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/la-dea-madre-sarda-coniglio-e-uovo.html?m=0

-https://maldalchimia.blogspot.com/2022/12/il-coniglio-nel-pozzo.html?m=0) 

Vi è una correlazione curiosa, tra l'energia dell'Archetipo di oggi, il dodicesimo, Lamed, con funzione "misura", correlato all'Arcano Maggiore XII dell'Appeso, e il nostro pozzo Sacro di Santa Cristina, qui in Sardegna, a Paulilatino, simbolo ancestrale di questo connubio "coniglio-uovo", se avete avuto l'interesse e la pazienza di leggere i link correlati che vi ho indicato. 

Sul dodicesimo anello della Tholos del pozzo sacro, si verifica infatti, il 21 aprile e il 21 agosto una ierofania dorata, che nasce proprio dall'incontro sinergico del Sole che feconda l'acqua del pozzo( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/osservavo-la-piantina-del-pozzo-di.html?m=0) 

È il simbolo della fertilità, proprio come il coniglio d'acqua. 


"Nei Sacri Archetipi ebraici, il 12 corrisponde alla lettera Lamed, con funzione "misura". Quindi rappresenta il calcolo, la misura.

Come se il momento esatto di quella ierofania dorata sul dodicesimo cerchio, indicasse proprio un parametro, sia per il raccolto, ma anche per un qualcosa di molto più elevato. 

La Lamed, nella sua forma, ricorda molto l' ureo egizio, che ornava la fronte dei Faraoni, e indicava il potere amplificato verso poteri divini, l'apertura del terzo occhio, l'estensione intorno e verso l' alto, pur mantenendo la stessa forma. 

Iside  era rappresentata come la signora Cob-ra ( Ra significa Dio del Sole). 

 La più alta forma di energia del serpente è la "saggezza".  Il Cobra rappresenta il Basso Egitto e la mente subconscia, l'espansione della psiche e una coscienza elevata.  Ulteriore iniziazione del Cobra - inizia all' 'energia del Serpente con due teste - l'altra è quella di Nepthys.

Il Serpente Ureo  quindi era il simbolo della Divinità"


E l'ureo, il cui simbolo sembra una Lamed, è il simbolo del Femminino, della conoscenza, della kundalini che si eleva verso l'alto, che cerca l'unione con il suo corrispettivo energetico, in una sinergia creativa, che è fertilità.

Di intenti, di emozioni, che danno il senso della nostra misura.

Si eleva verso la dimensione spirituale, vero la dimensione dell'aria, di cui è simbolo proprio il segno dell'Acquario.

Acqua sublimata nel suo elemento più puro, l'aria, il vapore. 

Particolare è il rimando anche all'Arcano Maggiore XII dell'Appeso, perché nel pozzo Sacro di Santa Cristina, simbolo di questa sinergia, si verifica proprio un'ombra speculare, alla nostra, proiettata sull'acqua e ribaltata sulla tholos, esattamente come l'Appeso, nell'equinozio di primavera e d'autunno, il 21 marzo e il 21 settembre, quando le due energie equinoziali, Sole e luna, maschile e femminile, sono in equilibrio. 

( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/ombra-capovolta-santa-cristina.html?m=0) 

Come vedete, il nostro pozzo Sacro di Santa Cristina, legato alla simbologia del coniglio, dell'acqua, della fertilità, dell'uovo, del 12, come elemento di misura, di manifestazione della divinità, dell'ombra ribaltata come l'Appeso, si presta benissimo, come esempio di luogo altamente alchemico, a quel concetto di manifestazione del nostro potere, della nostra "fertilità interiore". 

Della nostra "misura". 

Valiamo ciò che riusciamo a fertilizzare con la nostra energia, con la nostra Essenza. 

L'Appeso è la nostra controparte spirituale, il nostro gemello spirituale. 

L'Ombra attraverso la quale manifestiamo il nostro essere Luce, esattamente come l'Ombra capovolta riflessa sulla tholos del pozzo Sacro. 

È l'Ombra è il femminile. 

Nell'antico Egitto, il gemello spirituale, era considerata la placenta, tanto da essere portata in processione, attraverso un importante rituale cerimonioso, dallo stesso faraone. 

La placenta è la coppa che accoglie l'acqua, il liquido amniotico.

Il contenitore, come un uovo, che custodisce e protegge la vita. 

Che ha in sé, solo l'essenziale per la sopravvivenza. 

Così come impara l'Appeso, a lasciar andare ciò che non serve, per rinascere ogni volta a sé stesso. 

Perché ha imparato ad autofertilizzarsi, a capire che è lui stesso, Seme fertile, che può attecchire ovunque. 

Perché una mancanza, non è mai una perdita. 

Non puoi perdere ciò che è già in te. 

Ciò che hai già integrato come Ombra. 

Perché questa ierogamia intima e profonda, ti dà la misura di ciò che sei.

Di ciò che puoi creare. 

Di ciò che ti puoi permettere di distruggere, se questo, inficia il tuo equilibrio. 

Perché hai imparato a stare in equilibrio anche a testa in giù, alleggerito da mille pesi, da mille pensieri. 

E ogni "cosa che tocchi", adesso, porta il tuo nome, il tuo imprinting energetico, fertile, attivo, dinamico. 

È questa, l'energia del coniglio d'acqua di questo 2023.

Vitalità, velocità, fertilità di pensieri, di intenti, di azione. 

Fluidità, come l'elemento acqua. 

Un anno che si apre con questa stupenda energia femminea, creativa, che si adatta, come un grembo, a ciò che deve contenere. Come la stessa acqua. 

Quando il contenitore, diventa lo stesso contenuto, ecco che si manifesta anche la nostra capacità di manifestare, di creare, del trasformare il sacrificio, in un qualcosa da "rendere sacro", ancora più prezioso, perché ne è valso il cambio di prospettiva. 

È il passo prima della morte (arcano XIII, e Archetipo Mem, acqua, fluidità), che è preludio alla vita. 

A quell'arte magica della Temperanza (Arcano XIV, e Archetipo Nun, "trasformazione"), che è fertilità che si compie, come in un ciclo incessante e continuo, e che necessita della sinergia degli Opposti, per attuarsi. 

Leggevo che anche l'Arcano Maggiore dell'Appeso, è legato all'elemento aria, come l'Acquario, riferimento solare e lunare di questa data di oggi. 

Ed è legato anche al numero 4, che indica proprio Madre Terra, con il sua fertilità. 

Una Grande Madre, che può essere Terra, grembo, ovunque. 

Ovunque ci sia un intento, un'emozione. 

Ovunque ci sia un po di noi. 


Tiziana Fenu 

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Anno del Coniglio



giovedì, gennaio 19, 2023

💛S'Ainu Orriadore

 #CarnevaleSardo


 Simbologia della maschera sarda de "S'Ainu Orriadore" 


Maschera sarda de “ S’Aiunu Orriadore” di Scano Montiferro(Or).

La maschera è costituita dall’osso del bacino di un bovino o di un asino, mentre il corpo del personaggio mitico è rivestito con la “Zimarra” o mastrucca, la pelle di ovino.

Si narra che questo essere demoniaco si aggirasse la notte, per le vie del paese , in cerca di persone prossime alla morte, emettendo un ragliare demoniaco, da qui, il nome "s'ainu orriadore", l'asino ragliante".

L'asino, alchemicamente, rappresenta il denso, la materia, il duro lavoro manuale, ciò su cui, di "materico" si deve lavorare, per percorrere un certo percorso alchemico di consapevolezza, di trasformazione e purificazione. 

Nelle "Metamorfosi " di Apuleio, che nel Medioevo verranno chiamate "L'asino d'oro", il protagonista, dovrà affrontare svariate prove, proprio con le sembianze di asino, per giungere alla riconquista di se stesso e trasmutarsi.

Nel presepe compaiono due soli animali: il bue e l'asinello, entrambi ( il bue è considerato alla stregua del toro) legati al culto del sole.

E Cristo viene rappresentato, nel suo ingresso a Gerusalemme, in groppa ad un asinello. 

Gli asini infatti erano considerati i custodi della tradizione esoterica. 

In Sardo, asino, si dice  "burriccu". 

Parola, che contiene in sé, quella particella "UR" ( b-UR-riccu), che abbiamo visto che appartiene anche alla parola N-UR-aghe , e che significa "Fuoco Sacro". 

Ur. 

Il Fuoco Sacro della trasmutazione, come ho sempre scritto, in particolare nel mio post "La regalità dell'Ur"( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/la-regalita-dell-ur.html?m=0). 

Il Fuoco Sacro della trasmutazione, necessario per arrivare all'Oro. 

Da Ur a Or (... "orriadori/OR-riadori) 

Il nostro potenziale divino che si deve manifestare. 

Perché il Carnevale Sardo, celebra la rinascita, la 

P-UR-ificazione . 

La possibilità di elevarsi spiritualmente, come si lasciano fare i Mamuthones presi al "lazo/Ankh" della vita, come se fosse, come ho già scritto, un utero, un passaggio vaginale, dal quale rinascono una seconda volta, per mano di un essere divinizzato, androgino, come su Isshuadore. 

"Burn" (bruciare in inglese)

"Born" (nascere in inglese)

B-ur-n

B-or-n

Perché nascere, rinascere, significa

p-ur-ificarsi, e venire alla luce, trasformarsi in Oro, manifestarsi, essere ierofania. 

Quelle ierofanie che amavano tantissimo i nostri Antichi Padri e Madri, perché si trovano ovunque, in Sardegna. 

S'Ainu Orriadore rappresentato da un bacino di asino( o bovino) , rappresenta questa possibilità, che si realizza come un rituale, ogni anno da secoli e millenni, per l'umano, di rinascere , proprio attraverso quel bacino posizionato sul volto, in una forma migliore, più consapevole, 

Divinizzato. 

Solarizzato. 

Così come era all'Origine, quando gli asinelli, animali Sacri, psicopompi tra le due dimensioni  tra la vita e la morte, erano imprescindibili dai loro cavalieri, dai loro cabiri, dai loro sciamani e uomini di potere, depositari di antichi segreti e iniziati agli Antichi Misteri. 

Il Carnevale Sardo, con la sua simbologia è occasione di trasmutazione e rinascita a nuova consapevolezza. 

Di ritorno all'Origine. 

Partoriti dall'Asino, come se si rappresentasse la testa che esce dal bacino durante il parto, non più come essere demoniaco, ma come creatura consapevole della sua Essenza Divina. 

Un'allegoria della figura dell'uomo, come tutti i personaggi, gli animali, che ruotano intorno al nostro mistico e ancestrale Carnevale. 

Molte statuine delle antiche civiltà, sono rappresentate con una conformazione, per quanto riguarda la testa, che richiama la conformazione del bacino. 

Nel bacino, esotericamente, vi è la sede della nostra energia divina, catalizzata nella dimensione umana. 

È la sede della sinergia della kundalini, con le due polarità, le due nadi, Ida e Pingala, femminile e maschile, che si intrecciano e vanno a manifestarsi attraverso i 7 chakra, come energia dinamica, vorticosa, creatrice. 

La Kundalini sta alla base dell'osso sacro.

E, già la definizione di "sacro", indica quanto fosse considerato importante per le antiche civiltà, dove vi è la sede, la coppa, della vita fisica, durante la gestazione, e della "vita spirituale", come sede della kundalini. 

Ma alla base della spina dorsale, accolto e protetto proprio dal bacino, secondo la spiritualità ebraica( e sappiamo quanto, si stiano scoprendo straordinarie connessioni, con la dimensione ebraica, di cui, io stessa, ho approfondito più volte) si trova il luz, l’osso della resurrezione, che passa poi nella tradizione Talmudica, dopo essersi manifestato nella civiltà egizia, come l'elemento portante, base della spina dorsale, della resurrezione di Osiride.

L'osso sacro che ridona vita ad un corpo sembrato. 

Il luz, che corrisponde al coccige, che è considerato dagli alchimisti di ogni epoca, l'osso dell'immortalita', indistruttibile, a prova di fuoco. 

Incorruttibile. 

Immortale. 

Nel Talmud ebraico, Luz era la città degli immortali, a cui si accedeva attraverso una feritoia a forma di mandorla, segreta.

Infatti, il termine "luz", in ebraico, significa sia "celato", che mandorla. 

Il nocciolo dell'immortalita, che consente la rinascita dopo la morte. 

Le statuine delle antiche civiltà, rappresentate con un bacino al posto della testa, forse alludono a questa antichissima credenza, per la quale, l'uomo, ha in sé stesso, nel luz, sede della kundalini, che sta alla base del coccige/luz, la possibilità di autorigenerarsi continuamente, attraverso l'immortalità dell'Anima, di cui il luz è veicolo. 

In quest'ottica, si capisce bene, la simbologia di questa maschera, de su Ainu Orriadore. 

Il bacino, che, come tutta la simbologia del Carnevale Sardo, offre e nobilita, ad una nuova rinascita, ad una immortalità, che permea profondamente, il senso di questi riti antichissimi, di nascita/morte/rinascita e immortalità, che sono la koine' concettuale e simbolica, di tutta la nostra meravigliosa, Antica Civiltà Sarda. 


Tiziana Fenu

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Maldalchimia.blogspot.com 

(Fotografia di Alessandra Garau)

S'ainu Orriadori



mercoledì, gennaio 18, 2023

💙21/01/2023 Luna Nuova in Acquario

 Il 21/01/2023 abbiamo la Luna Nuova in Acquario. Siamo sotto l'energia dell'undicesimo Sacro Archetipo Ebraico Kaf, con funzione "penetrazione".

Un'energia che cerca di penetrare nell'Essenza delle cose, attraverso l'acquisizione di una consapevolezza alta, altra, oltre.

Oltre il visibile.

Questo Archetipo, visto il glifo iniziale che lo rappresentava come una K ruotata, indica anche una corona, una coppa, un'apertura a ricevere il crisma della com-prensione, del riuscire a penetrare l'Anima delle cose, a "prenderle con sé", in un cambio di prospettiva che implica empatia, intuito, intelletto, umiltà, apertura, accoglienza. 

Alchimia trasmutante. 

L'Arcano XI, la Forza, a riguardo, è molto esemplificativo in questa simbologia alchemica.

La giovane donna, apre senza esitazioni, le fauci al grosso leone.

Non perché sia più forte di lui, ma perché ha colto la sua Essenza, è riuscita "ad entrare in esso", in un rapporto dialettico di reciproca comprensione, corresponsione e fiducia.

C'è, in questa Luna Nuova in Acquario, questa bellissima corrispondenza tra i due numeri "11". 

Il numero Maestro delle Fiamme Gemelle. 

Infatti, l'undicesimo Archetipo Kaf, ha questa particolare sinergia delle due polarità. 

Accoglie, in modo femmineo, come una coppa, e penetra, in modo mascolino. 

L'Acquario è l'undicesimo segno dello zodiaco, e l'Arcano Maggiore che rappresenta l'Archetipo Kaf, undicesimo, ottenuto dalla somma dei numeri della data, è proprio l'Arcano Maggiore XI.

C'è un rimando speculare.

11+11

22

Sono numeri che richiamano all'Unione degli Opposti, alla nostra polarità complementare, ma anche al 4( 2 +2) della materia, perché la maestria di queste due energie, della Kaf, e dell'Arcano Maggiore della Forza, un "11+11", per questa Luna Nuova, richiedono un'alchimia, una trasmutazione, che parta dalla materia, in senso concreto, e che venga portata ad un livello superiore, spirituale, quello dell'aria.

In una prospettiva più ampia. 

Il segno dell'Acquario è un segno d'aria.

Parla di comprensione, di integrazione, di comunione, di umiltà, di dedizione, di sgretolamento dei pregiudizi.

Il "portatore d'acqua", l'uomo acquariano, può realmente fare il salto di qualità.

Comprendendo, "penetrando", nell'Essenza, nell'Anima, l'altro, le cose, le situazioni, le circostanze, le occasioni, può realmente lasciarsi "accadere".

Nel senso che può cogliere il senso del suo stesso essere, provocato da quella cosa/circostanza/persona.

La fanciulla che riesce ad aprire le fauci del leone, comprendendolo, "prendendolo con sé", cercando di coglierne l'Essenza, tramite l'energia dell'Archetipo Kaf, non fa altro che manifestare il suo potere, sublimandolo in maestria, in Dono, in Talento.

Realizza l'azzardo, la fiducia, la comprensione.

Capovolge i paradigmi.

Osa ciò che è impensabile.

La fiducia nel leone è secondaria.

Ha ficucia in sé.

In quel che ha faticosamente costruito.

Quando gli altri restavano in superficie, lei è scesa in profondità.

Nelle profondità di quelle fauci di sé stessa, per scoprire i suoi limiti, i suoi talenti, la sua capacità di connessione con le vibrazioni meno ostentate, più difficili da captare, e per questo, più preziose, più vere.

Cogliere la verità delle situazioni, dell'altro, delle occasioni, significa comprenderle in profondità, e capire che ci rimandano a qualcosa di noi ancora inespresso, latente, immaturo, ma che è connesso ad una dinamica superiore, divina. 

Portare ad epifania questi nostri aspetti, ci porta a smantellare il superfluo, e tutti quegli esoscheletri che ci obbligano a percorsi mentali ed emozionali già battuti, sicuri, ma privi di verità, poiché già bruciati nella loro valenza iniziatica esperienziale.

Quando "com-prendiamo/prendiamo" qualcosa nella nostra vita, lo accogliamo nel nostro grembo Alchemico e lo portiamo a maturazione, affinché si possa manifestare nel suo lato migliore, nella sua Essenza, nella sua verità.

Il lavoro alchemico gestazionale, è tutto nostro. 

Siamo capaci di purificare, e farne nutrimento per il nostro stesso terreno?

L'acqua, per eccellenza, lava, purifica.

A condizione che non stagni, altrimenti perde la sua efficacia.

Essere come i portatori d'acqua acquariani, significa rendere dinamiche queste energie tipiche dell'acqua, farle scorrere, offrirle, in un travaso continuo, che, energeticamente, si autoalimenta.

Senza aver timore che la brocca rimanga vuota.

Perché, a quel punto, non si è più, semplici portatori d'acqua.

Si è l'acqua stessa.

L'acqua si adatta ai contenitori, ma non perde mai la sua integrità, la sua Essenza, la sua peculiarità.

La sua capacità di lavare, di nobilitare, di riportare alla purezza originaria.

Può essere contaminata, ma solo se stagna.

In fluire, è incorruttibile.

Così come la giovane e apparentemente fragile e vulnerabile donna dell'Arcano Maggiore della Forza.

Anche stavolta, ho scelto, ad accompagnamento artistico del mio scritto, un'opera del Maestro Matteo Arfanotti, che rappresenta proprio l'Arcano della Forza.

Immagine che ho scelto, due anni fa, anche per l'altra mia pagina, "La Porta Sacra".

La forza, l'energia e la simbologia che esprime questa immagine, sono straordinarie.

La donna e il leone.

Hanno la chioma in comune.

Il loro punto di forza, e, paradossalmente, il loro punto di vulnerabilita'(  mi vengono in mente i capelli di Sansone, il suo punto debole) diventa, sinergicamente, segreto condiviso, punto di forza inattaccabile.

Perché, alla fine, sono proprio i nostri punti deboli, ad essere la nostra forza, se sappiamo sublimarli in talento.

Se non li lasciamo stagnare, se diamo loro fiducia e capacità di espressione.

Perché hanno un'infinità potenzialità, che ricopre tutte le sfumature, dall'abisso alle vette, e spesso, si com-prende meglio, nel difetto, nell'assenza, piuttosto che nell'eccesso, nel pregio.

Una Luna Nuova in Acquario, straordinaria, dalle infinite possibilità, che si manifesta in un sabato governato da Saturno, il "Sole nero", l'energia primigenia del Tao, della completezza. 

Dove non si naviga a vista, ma a Frequenza, a connessione.

A Fiducia.

In ciò che è già in noi.


Tiziana Fenu

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21/1/2023 Luna Nuova Acquario



martedì, gennaio 17, 2023

💛Il Simbolismo divinizzante del Carnevale Sardo

 Ripropongo, rivisto in alcuni punti

#CarnevaleSardo


Il Simbolismo divinizzante del Carnevale Sardo. 


Il Carnevale in Sardegna inizia ufficialmente la notte tra il 16 e 17 gennaio, e coincide con il rito del Fuoco. 

Nei paesi della Barbagia, in particolare, in occasione della festa di Sant'Antonio Abate, il "Santo del Fuoco", tra il 16 e il 17 gennaio, fanno la loro comparsa le maschere del Carnevale che si aggirano fra i grandi fuochi accesi nei rioni o nei sagrati delle chiese.

A Mamoiada inizia la danza dei Mamuthones guidati dagli Issohadores. 

Ad Orani Sos Bundos con le loro maschere di sughero visitano i fuochi e ricevono su pistiddu, il dolce tipico preparato per S.Antonio e benedetto durante la processione. 

Iniziano le danze intorno al fuoco , anche Sos Maimones, le maschere di Oniferi con i visi anneriti dalla fuliggine ricavata dal sughero bruciato.

A Ottana, abbiamo Sos Merdules, e a Samugheo, per citarne alcuni, abbiamo  Su Mamutzone, S'Urtzu, S'Omadore, che escono proprio al calar della sera, così come fanno le maschere tradizionali fonnesi, S'Urthu e Buttudos, dopo " su pispiru", il vespro della Santissima Messa serale.

Tutti radunati intorno al fuoco, perché dal Fuoco, dal Sacro Fuoco, inizia tutto. 


Il carnevale sardo affonda le radici in periodi antichissimi, che risalgono al paleolitico, che partono da antichi rituali di caccia, dal rapporto tra uomo e Natura, con i cicli solari e lunari, con gli stessi animali usati come aiuto per il lavoro nei campi, con gli agenti atmosferici come pioggia e vento, che possono inficiare l'esito di un buon raccolto. 

Il carnevale dei Sardi nasce dalla Madre Terra, dal suo stesso ventre. Quel ventre benedetto che porta i suoi frutti, e quel ventre al quale si chiede rifugio e ritorno, al finire della vita terrena. 

Talmente sacro, da essere degno di alcune figure che si approccino ad esso, con la massima sacralità. 


"Su Componidori" ("colui che fa sgorgare acqua dai cumuli" lo sciamano che fa piovere) del Carnevale di Oristano, viene ritualizzato e sacralizzato come una Divinità vivente, prima di poter chiedere a Madre Terra, di poter conquistare quel simbolo della sinergia tra sole e acqua, tra maschile e femminile, indispensabile alla terra, rappresentato da quella stella a 6 punte, che deve cercare di infilzare con "su stoccu" , il bastone lungo. 

Attraverso un gesto che indica un accoppiamento simbolico tra un Dio Umano Androgino, che è quindi già un sei simbolico, unione di maschile e femminile, manifestato attraverso la bianca maschera asessuata, e il sei della stella a sei punte. 

Due "6" che si uniscono in una copula e penetrazione sacra, a formare quel "Santu Doxi", quel Santo Dodici, così sacro agli Antichi Sardi, che sarà di buon auspicio per tutti i 12 mesi dell'anno. 

La benedizione che seguirà, sarà simbolica, poiché benedirà tenendo in mano "sa pippia (dall'accadico "pi-pium" , sorgente) de Maiu ". 

(" Mahhu" in accadico significa sciamano, folle, come spiega prof.Dedola, e  non ha niente a che fare con il Mese di Maggio) composto da viole mammole e pervinca. 

Nome che ricorda " Su Maccu", il folle, la figura altamente rispettata presso gli Indiani d' America dell' Heyoka, lo Sciamano Sacro, il folle, l'Uccello del Tuono, poiché capace di evocare e gestire eventi atmosferici come pioggia, vento, tuoni e fulmini. 

Un rito-incantesimo, per favorire la pioggia. 

E la forma di "Pippia  de Maiu", con quel mazzolino doppio composto se fossero due triangoli che si toccano per il vertice) ricorda la forma del Sacro Vajra, che rappresenta il fulmine, l'energia creatrice e dinamica  che si genera dai due opposti, da maschile e dal femminile. 

La viola mammola a rappresentare il Femminino e la pervinca a rappresentare il Dio Maimone. 

Anticamente su Maimoni per essere di buon auspicio e propiziatorio per il raccolto, veniva portato in processione sotto forma di fantoccio come una specie di spaventapasseri, in  una barella costituita da due  canne incrociate, con al centro una corona di  pervinca , che rappresentava la divinità della pioggia, su Maimone, appunto. Veniva gettato nel ruscello per essere sommerso dall'acqua. 

La pianta che si usava per addobbare su Maimoni era la Pervinca ,che in sardo si chiama "Proinca" che è molto simile al verbo "proere", cioè "piovere " in sardo( l'ho scritto in un mio post  "I guerrieri che dominavano l'energia" di cui vi lascio il link: 

https://www.facebook.com/103659844591320/posts/150248459932458) 


Ed è in quel momento, in cui si vedrà il motivo portante di tutte le manifestazioni carnevalesche della Sardegna. 

Lo stretto legame con l'animale. Questa benedizione, verrà fatta, da su Componidori, con la schiena attaccata alla schiena del cavallo. Quasi fosse una sella. 

Sella in Sardo si dice "sedda" , ma abbiamo visto, come questa parola, "sedda" , sia estremamente simile alla parola "siddhi" , che sono le 64 Arti, discipline, abilità o perfezioni, dell'amore, descritte nel Kamasutra, che è il libro Sacro della Dottrina delle Vibrazioni, e che viene rappresentato graficamente, esattamente come la scacchiera di Pubusattile della Domus de Janas di Villanova Monteleone, con i suoi esatti 64 quadratini bianchi e rossi( "Il kamasutra e la scacchiera di Pubusattile" 

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/il-kamasutra-e-la-scacchiera-di.html). 

Su Componidori si adagia sulla schiena del cavallo, come una sella, per cercare quella integrazione/perfezione /abilità (che il suo ruolo di semi-Dio, gli richiede), con l'animale. 

Allora, si fa sella per lui, diventando tutt'uno, in nome di una investitura Sacrale che esige la massima integrazione degli Opposti. 

Tra cielo e terra, con la stella sospesa per aria e che fa da elemento di unione. 

Tra uomo e divino, attraverso una maschera che oblia per un po' la sua identità umana, e per la quale, Su Componidiri, non può, per la durata della rappresentazione, posare i piedi per terra, talmente è un simbolo vivente, per la durata della rappresentazione, di sacralità. 

Integrazione tra maschile e femminile, attraverso quella maschera androgina, che è insieme, maschile e femminile. 

Tra uomo e Animale, tra cavaliere e cavallo, quando su Componidori si adagia di schiena su di esso, e diventa tutt'uno con la Bestia, nobilitando, così, simbolicamente, anche la nostra parte "bestiale". 

Prestandosi dolcemente a domare il cavallo. 

Facendosi "sella" per esso, per portare la sua animalita' ad un livello superiore, nobilitandolo. 

Perché su Componidori può, è stato divinizzato con una investitura e vestizione regale. 

Gli è stata messa una maschera che rappresenta l'energia divina, che non è né maschile né femminile. 

È semplicemente sinergia creativa androgina, pura, inespressiva, bianca. 


Come quella de su Isshuadores. 

Maschera, che ha il compito, avendo un'energia divina superiore, di equilibrare, disciplinare e mettere in riga, anche proprio in senso figurato, i Mamuthones, che rappresentano  l'umano che porta addosso con sé, il peso (rappresentato dai 30 kg di pesanti campanacci legati alle bestie) greve della bestialità, dei bassi istinti. 

Istinti che devono essere nobilitati e purificati. 

Purificazione, che viene inaugurata con il falò di Sant'Antonio del 16 gennaio. 

Come le maschere che hanno i Giganti di Mont'e Prama(anche questo, affrontato nei miei ultimi post, è in questo di cui vi lascio il link)

La maschera bianca p-Ur-ifica, poiché riconduce all'Ur, all'oro. 

È un bianco che è un "colore/non colore", acromatico, ma nel contempo è un colore di integrità di tutti i colori, poiché contiene tutti i colori dello spettro elettromagnetico. 

È quindi un colore androgino, che ha in sé le due polarità. 

E la maschera bianca ha questo potere divinizzante e purificante sull'umano. 

Sicuramente era bianca anche la Maschera dei Giganti di Mont'e Prama. 

P-Ur-ifucati, per essere degli esseri divini d'Oro. 

Divinizzati nel corpo con la Sacra Urina, Oro Archetipale, Fuoco Divino, nell'umano e divinizzati attraverso l'investitura regale della maschera Bianca. 

Infatti ciò che da inizio al Carnevale è il Sacro Battesimo del Fuoco, dell' Ur, che si apre con i fuochi Sacri di Sant'Antonio Abate, il 16 gennaio, di notte. 


I rappresentanti dei Sardi. 

I quattro Mori. Gli antichi Falasha etiopi, gli Iniziati discendenti dalla Regina di Saba e di Re Salomone( sarà anche per questo che usano tingersi il viso di scuro?) 

M-Ori. 

M-Or

M-ur

Iniziati all'Oro e al Fuoco. 

Il Carnevale inizia con questi Sacri Fuochi perché è il carnevale - Carresegare,  significa "rivolta degli umani" , come spiega prof. Dedola, poiché ha alla base l' accadico "quarnu(m)" , che significa "potenza, potere degli umani" , + " sehu", ("rivoltarsi, distruggere,, dissacrare il Potere, i potenti" ). 

Quindi una rivolta non violenta contro tutto ciò che gli uomini violenti hanno fatto al popolo durante l'annata, dove anticamente si facevano dei sacrifici animali, per ingraziarsi la benevolenza dei cicli stagionali, di Madre Natura e Madre Terra. 

Ma è proprio questo Sacrificio, che viene invece celebrato, ogni anno, in una giusta interpretazione proprio della parola" sacrificio", proprio qui in Sardegna. 

Come un ritorno alle Origini, alla vera Identità di "Esseri solarizzati e divinizzati". 

Sacrificio significa "rendere Sacro", "Sacrum facere", divinizzare. 


Tutta la pantomima che viene inscenata, è un tentativo di divinizzazione del lato bestiale, rappresentato dalle maschere più scure, più animalizzate, da parte di chi ha raggiunto una maggiore consapevolezza, come fanno is Isshuadores  con i Mamuthones attraverso "sa Soha" il lazo . 

Come se fossero delle divinità regolatrice, che riportano la giusta armonia e il giusto equilibrio nel microuniverso pastorale. 

Gli stessi Mamuthones collaborano a questa sacralizzazione iniziatica

Il loro passo cadenzato, indica un tentativo di dominare la forza selvaggia del loro  lato animalesco, che non è ancora stato addomesticato dal Fuoco divino purificatore, quello che invece anima Is Issohadores, che sono gli Iniziati, i divinizzati. 

"Mamuthone" , dalla definizione del prezioso prof. Dedola, deriva dalla base ugaritica "Motu" , un Dio demoniaco orientale che poteva anche causare morte. 

In Sardegna diventa Mommoti, e poi Mamuthone, una versione accrescitiva, a indicare la morte dell'anno vecchio, e l'ingresso del nuovo. 

E anche , "Mum-mu-thòne" (radice reduplicata in termini sacrali) +  sum. "tun" ‘contenitore, nuvola’, ad indicare la "grande nuvola di pioggia". 

E ancora,  Mamuthone come agglutinazione di "ma" (‘bruciare’) + "mu" (‘far rumore’) + " tu" (‘leader’, nu ‘creatore’) . 

In questo senso, il significato complessivo sarebbe ‘Dio Creatore da bruciare con frastuono( sempre dall'interpretazione etimologica di prof. Dedola). 


Mi stupisce sempre la straordinaria polivalenza dei termini sardi. 

In questo caso, è straordinario come Mamuthones, significhi al contempo, Acqua e Fuoco. 

I Mamuthones, come i "portatori di acqua", che fertilizzato la terra con i loro passi cadenzati( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/simbologia-danza-mamuthones.html?m=0) 

Ma io, in questa rappresentazione dei Mamuthones presi al lazo , ci vedo il lazo dell'Ank, il cappio, il simbolo sacro della Vita egizio( che in questo caso, così egizio potrebbe non essere, visto che il Carnevale sardo, affonda le radici nel Paleolitico, addirittura), la Chiave della vita, della Consapevolezza, che contiene, in una sola immagine, il cerchio e la croce. 

È il segno della vita, un giuramento, un patto, tra umano e divino. 

Era il Rek,  o Arca, l'Utero primordiale che deriva dal geroglifico Ru, la bocca, l'entrata, il luogo di nascita nel quadrante settentrionale del Cielo, dove nasce la Madre delle Madri, che ha in sé l'energia maschile e femminile. 

Con questa gestualità della presa per il lazo , della Morte rappresentata dai Mamuthone, si sottolinea la potenza della vita, rappresentata dai Isshuadores, con il loro "lazo /Ank", che simboleggia, nella sua forma ad ansa, a goccia, l'apertura vaginale, attraverso la quale, si rinasce, simbolicamente, a nuova vita, quando si viene presi al Lazo. 

A dimostrare come l'uomo sacralizzato, divinizzato, Solarizzato, può essere in grado di vincere sulla morte, di cavalcarla, di prenderla al laccio, di vincere il male, l'animale demoniaco. 

Poiché l'uomo divinizzato è un Iniziato. 

I colori che porta, bianco, rosso,  marrone, nero, sono i colori dei gradi delle discipline marziali orientali, fino ad arrivare all'ultimo grado, (sono chiamati Dan in molte arti marziali. Dan come Shar-Dan). 

Chi resta nell'oscurità, non ha la possibilità di risvegliarsi. 


Il Carrasegare offre una possibilità di riscatto. 

Anche le maschere del Carnevale di Orotelli, "Sos Thurpos", (tzurpos, ciechi), sono totalmente neri,  con un pastrano di capra nera, cappuccio nero e viso nero di carbone. 

Il nome deriverebbe, sempre secondo prof. Dedola, preziosissimo nelle etimologie dal babilonese "t-upru", che significa "zoccolo di bestia", e, sempre babilonese, da "b-urpu" (sequestrare), più il babilonese "surpu(m)", che significa "legna da ardere". 

Da qui, la pantomima del primo thurpu, che rappresenta praticamente un tizzone vivente vagante, che imita l'animale che scappa, mentre l'altro thurpu, cerca di prenderlo al lazo. 

È ancora una rappresentazione di chi è risvegliato, che cerca di avere la meglio su chi non lo è, su chi è cieco, su chi ha istinti animaleschi e ancora vaga alla cieca, nell'oscurità. 

Una lotta tra Bene e male, tra vecchio e nuovo (che ripropone il ciclo delle stagioni, con l'avanzare dell'anno nuovo che scavalca il vecchio). 


È la stessa rappresentazione simbolica che avviene tra Merdules e Boes, le Maschere Carnevalesche di Ottana. 

"Su Merdule", con le sue pelli bianche, la maschera nera antropomorfa in legno di pero(sacro alle divinità femminili della fertilità), spesso resa deforme nell'espressione, rappresenta "su mere" , il padrone del Boes, del bue("mere" , padrone, + "ule" , bue). 

E anche in questo termine, prof. Dedola, sottolinea una derivazione comune a Maimone e Mamuthones, ricoleggandolo all'ebraico" maim" di acqua, e all'accadico "Mamu" (acqua) , anche se poi il termine Merdule è degenerato in dispregiativo, come vile padrone. 

Tra di loro, la Filonzana, che nella lotta tra il Bene e il male, decide quando e come tagliare il filo dell'esistenza umana. 


Un'altra figura simile a queste, in cui il "bene" cerca di domare il male, è quella de "S' Urzu", accompagnato da "S' Omadore", il domatore, di Samugheo. 

S'Urzu, che non significa orso, ma deriva, come dice prof. Dedola, dal babilonese "Ursu" ( tormentare) e "ursu" (desiderio sessuale), e che quindi significa "tormentato dal desiderio sessuale". 

Quindi, impersona la bestialità del desiderio sessuale, difficile da dominare. 

A Samugheo stesso infatti, ci sono un altro tipo di Mamuthones vestiti con pelli di capra e copricapo di sughero sormontato da corna caprine  che si scontrano tra di loro, mimando una danza, di predominio, di gerarghizzazione, e di invocazione della pioggia( chiaro simbolo di fecondità) , ritmata da un grosso e nodoso bastone che invoca la pioggia, intorno alla coppia "Urzu-Omadore". 

I guardiani degli Urzu sono i Buttudus, a Fonni, i quali, tutti vestiti di nero, con cappuccio, tengono prigioniero l'Urtzu. 

Facendo derivare la parola Buttudos, dall'accadico "utukku", prof. Dedola, ne spiega l'etimologia come "demone malvagio". 

In quest'ottica, rientra perfettamente il ruolo di questi Buttudos, che, a mio avviso, fanno da contraltare, al tentativo di purificazione e divinizzazione dei personaggi "animaleschi" del Carrasegare sardo

Ci doveva pur essere un elemento che fungesse da vera malvagità, e che cerca di impedire il risveglio di queste creature animalesche eppure così in simbiosi con l'uomo. 


Tutto, nel Carrasegare Sardo, ruota intorno alla funzione purificatrice e iniziatrice del Fuoco. 

L' inizio ufficiale delle maschere, "sa prima bessia", la "prima uscita"  è stata ieri, il 16 gennaio. 

Ma la vera iniziatrice del Carnevale Sardo è per l'Epifania, per il 6 Gennaio, rappresentata da quella figura androgina che è "Sa Filonzana", come ho scritto nel mio precedente post ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/sa-filonzana.html?m=0), l'antecedente di quel dio Fanes( Fanes/Be-fanes/fana/Jana), portatore di luce, e del Fuoco, esattamente come Prometeo, come Sant'Antonio Abate, che ne hanno ereditato la simbologia di risvegliatori simbolici dell'umanità, con il loro Fuoco interiore, divino, ancestrale, androgino. 

Sa Filonzana, che rappresenterebbe Lachesi, la fautrice del destino degli uomini, una delle tre Parche, romane, e una delle Moire greche, se vogliamo fare riferimento ad una interpretazione greco-romana più recente, che taglia il filo del destino, che rappresenta il vecchio che se va, e l'ingresso del nuovo. 

Simbologia legata al concetto del Fuoco, che brucia il vecchio, per lasciare spazio al nuovo. 

La via del Fuoco , è l'unica via di risveglio. 

Lachesi>Lacu

"Su laccu" in sardo è il palmento pigiatoio in pietra, usato anche come contenitore per l'acqua, e, in senso esteso, come "culla". 

Sa Filonzana si muove sempre con i Boes e i Merdules, figure del Carnevale di Ottana. 

Tesse il loro destino, e come il simbolo dei Boes sulla fronte, il fiore della vita a sei petali, rappresenta la sinergia degli Opposti. 

Vita e morte, maschile e femminile. 

Vecchio e nuovo.

Passato e futuro.

Sa Filonzana è l'eterno Presente. 

È unione degli Opposti, li dove, anche uomo (il Merdule, il mandriano) e il Boes( il bue/Toro), trovano un punto di incontro, una connessione. 

Le Maschere in genere, fanno 3 giri orari intorno al fuoco, e tre giri antiorari.

3+3

E ritorniamo al 6.

Il sei, unione ierogamica degli opposti. 

Come il fiore della vita intagliato nella maschera dei Boes. 

Sant'Antonio Abate, è rappresentato con un grosso bastone di ferula a forma di Tau, il ventiduesimo Archetipo, l'unione degli opposti concretizzata. 

La Sardegna è la terra de sa ferula. 

Tutto fa pensare che questo antichissimo rito si sia sviluppato qui in Sardegna per primo. 

D'altronde, le maschere carnevalesche, o quello che fu un primo abbozzo di maschera, rimasto in uso ancora oggi, con il viso dipinto di nero carbone, la celebrazione delle divinità della natura, della vegetazione, della pioggia, avvenivano tramite l'agitare e il battere sul terreno dei bastoni, sui quali intrecciare edera o pervinca.

E il nome di questo bastone alchemico che connette con il divino, con la nostra ghiandola pineale, ancora oggi porta il nome di "tirso", proprio come il nostro fiume principale. 

Sulla cui sommita' è rappresentata la ghiandola pineale. La Custode della nostra memoria divina. 

Così come lo è l'acqua, l'acqua del Tirso fiume, che  bastone, è il Sacro bastone del tirso, con la ghiandola pineale sulla sommità. 

Perché attraverso l'acqua, si riporta a memoria, la natura divina, come rappresentano i gradini dei pozzi sacri. 

Si scende per un tot di gradini( 24 e 12, nel pozzo di Santa Cristina), come esseri umani, e si risale, simbolicamente, attraverso quei gradini superiori, sempre in numero dimezzato, poiché, nell'acqua, così come nel fuoco, l'umano è stato alleggerito e Purificato, e la scala verso il Divino, è più breve, come ho già scritto nel mio post sul Pozzo Sacro di Santa Cristina. 

Poiché se Tirso è fiume, è pure  fulmine( "frumi/frumini"). 

E il fulmine è Memoria, potenza della memoria, scettro di Zeus, con il Vajra, che conosciamo anche in Sardegna, e rappresentato da quella conformazione a ballo tundu (le "clessidre" allineate, che indicano la sinergia dinamica del maschile e del femminile, che si ripropone intorno al Fuoco trasmutatore e iniziatico del falo' del 16 gennaio), come nei vasi della cultura di Ozieri ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/ballu-tundu.html?m=0). 

Affinché la trasmutazione degli istinti bestiali avvenga. 

Affinché si propizi la pioggia. 

Affinché il Divino, attraverso la maschera entri in comunione con l'umano, e si impossessi di esso. 

La pelle di animale addosso serve per propiziare la pioggia, poiché non teme l'acqua. 

Il Carnevale Sardo viene benedetto con il Fuoco e con l'acqua. 

E riporta all'Origine, quello che è il vero significato della parola "sacrificare" : "sacrum facere". 

"Rendere sacro". 

"Sacralizzare". 

Non un sacrificio, macchiato di sangue, che pure è simbolo di fertilità, come il sangue mestruale al quale si sacrifica l'ovulo non fecondato che poi muore, ma un tentativo di rendere sacra la bestialità degli Umani, attraverso delle figure divinizzate, come su Componidori e su Isshuadore, che hanno già "preso i gradi", visibili nei colori delle loro vesti, del percorso iniziatico, iniziato con il battesimo dell'Ur, del Fuoco. 

Un percorso di p-Ur-ificazione. 

Purificazione che avviene anche attraverso i cicli naturali di vita e morte. 


"I Colonganos", di Austis(NU) con le spalle carichi di ossi, e sul viso fronde di corbezzolo, il sempreverde della Sardegna , danzano per richiamare il Dio della vegetazione, quel Dionisio che nel Neolitico era il Dio Solare Taurino , con bastoni e forconi intorno ai boia totalmente vestiti di nero, dei Sos Bardianos, durante l'uccisione simbolica de S'Urtzu, vestito con pelli di cinghiale, che poi risorgera'. 

Il cinghiale è considerato Sacro. 

Uno psicopompo "sacerdote", che iniziava ai Misteri della vita, e simbolo della Dea Madre(cinghiale bianco /scrofa bianca). 

Un Animale, che ha in sé l'energia del Fuoco e dell'acqua, del maschile e del femminile, tant'è che si nutre dei frutti  che cadono dall'albero di Mugna, una grande quercia che produce magicamente mele, nocciole e ghiande nello stesso tempo. 

Io, in questa uccisione simbolica del cinghiale, da parte dei Bandianos, tutti vestiti di nero, dei Bandianos, vi vedo l'uccisione della consapevolezza, rappresentata dal cinghiale. 

Chi è ottenebrato dal buio( i vestiti totalmente neri), non può accedere ai Misteri. 

Come il ciclo vita/morte che si sussegue nell'arco dell'anno, con l'alternarsi delle stagioni e con il ciclo delle lunazioni. 

Riti che risalgono a molto prima dei riti Dionisiaci, dei Saturniali, dei Misteri Eleusini. 


Il Carrasegare sardo ha già dai primordi, l'impronta di questi Sacri Misteri, allo scopo di tessere un unico legame con la divinità, in estrema segretezza. 

Incantesimo celebrato con fuoco, inni, danze, acqua, invocazioni. 

La ripetizione della rappresentazione rafforza la probabilità di un esito felice. 

Rappresentazione alla quale si affida la simbologia delle maschere. 

È necessaria la messa in scena, che nel corso dei secoli si è snodata attraverso varie rappresentazioni, che simboleggia sempre lo stesso rituale sacro: la morte necessaria alla vita. 

Sant' Antonio è rappresentato con un maialetto affianco. Sant'Antonio rappresenta la manifestazione di Dio, e il maialetto, il porco, che come spiega sempre il caro prof. Dedola, nell'etimologia, fa riferimento alla "porca", allo spazio tra i solchi della terra arata, che si apre alla fertilità come una vulva femminile, dal sumero "bur", spargere(il fertilizzante), più "Ku" (aratro). E questo richiama il grufolamento del porco/cinghiale, sul terreno, non appena viene bagnato dalle piogge. 

Viaggiare attraverso il Carnevale Sardo mi ha fatto capire quanta bellezza e precisione, nell'attenzione al dettaglio e alla simbologia, che si apre con la benedizione del fuoco e dell'acqua, e si chiude con il fuoco, con la messa al rogo del fantoccio di carnevale (l'Ecceomu a Fonni per esempio). 

Carnevali diversi tra loro, che si focalizzano su momenti diversi, ma dove, per un po', si può ribaltare la situazione, e si può divinizzare sia l'Uomo che la bestia, e attraverso la maschera, "sa Mascara" in sardo, che deriva dal sumero "Mas" , (puro) , "ka" (parola), "ra" (indirizzare), si possono dire parole pure, schiette. 

 Perché il Carnevale è come il momento della verità. 

Ciò che viene portato in scena, specie nel Carnevale Sardo, che rimane comunque abbastanza legato a questa dimensione ancestrale agropastorale e misterica, ha una forte valenza simbolica, al di là della spettacolarizzazione. 

È un momento di forte trasmutazione alchemica, di grande purificazione. 

E ogni rappresentazione rimanda ad una ricerca di un equilibrio, al rinnovo di un patto iniziale tra uomo, divinità e animale. 

Una triade sacra, che ha portato avanti lo sviluppo delle civiltà, la comunicazione fluida, tra terra e cielo, tra le dimensioni dei vivi e dei morti. 

Una costante ricerca di equilibrio tra opposti. 

Perché solo nel dinamismo sinergico delle due polarità vi è creazione. 

E il Carrasegare Sardo, è Creazione allo stato puro, poiché entrare in esso, parteciparvi, essere acchiappati da un Lazo/ Ankh, significa essere parte di un rito che si rinnova, di una memoria sempre presente, e che viene resta manifesta dalla straordinaria Bellezza tribale e ancestrale delle nostre Sacre Maschere. 


Tiziana Fenu 

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Il Simbolismo divinizzante del Carnevale Sardo




Boe e Merdule di Ottana 

Mamuthone di Mamoiada

Los Turpos di Orotelli

Boes e Merdules di Ottana

Sa Filonzana di Ottana 

Sos Colonganos di Austis

Sos Colonganos di Austis

Sos Colonganos e s'Urtzu

Sos Bandianos e S'Urtzu 

Sos Isshuadore e su Mamuthone preso al lazo. 

Boes, Merdules e Filonzana 

S'Urtzu e Buttudos di Fonni

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Boe di Ottana 

S'Urtzu

S'Orcu Forresu di Sestu

Su Battiledhu di Lula, il sacrificio di un qualcosa di inutile, schernito da tutti. 

Merdule di Ottana

Boe di Ottana 

La vestizione de Su Componidori per la Sartiglia di Oristano 

Su Componidori mentre infilza con "su stoccu", la stella a 6 punte, simbolo della Sartiglia 

Il Sacro Vajra indiano

Sa Pippia de Maio, con le primule, tenuta in mano da su Componidori. 

Particolare del Fiore della vita a 6 petali, in una maschera dei Boes

Boes intorno al fuoco sacro

Su Bundu di Orani

Boe e Merdule

Su Iscultone 

Su Bundu di Orani