Diversi studiosi sostengono che il serpente dell’Eden sia una refusione di diversi dèi mesopotamici il cui epiteto sumero ushumgal significa “grande serpente” o “drago”.
Le indagini suggeriscono che tale locuzione (ushumgal) aveva lo scopo di incutere paura e terrore nei cuori degli uomini, specialmente ribelli alla volontà degli dèi o alla volontà del re.
Il re guerriero sumero di Ur dei Caldei, Shulgi (2029-1982 a.C.) si paragonava a un ushumgal velenoso che terrorizzava i suoi nemici, divenendo tale termine metafora di dio/re. Nell’immagine accanto, un particolare del Papiro egizio di Dama-Heroub, della XXI dinastia.
Qui, Horus bambino è collocato all’interno del Disco Solare, circondato dal dio serpente Mehen nella forma di un Uroboro, sostenuto dal Leone Akhet. Il simbolo fu descritto in uno dei due volumi di un trattato intitolato i “Hieroglyphiká, tradotto in greco ellenistico da un non identificato personaggio di nome Filippo e attribuito allo scrittore egiziano Orapollo (Horus-Apollo o Horapollus), vissuto nel V secolo d.C. Nel Libro Primo, al secondo capitolo veniva infatti descritto un serpente che si morde la coda: «Quando vogliono scrivere il Mondo, pingono un Serpente che divora la sua coda, figurato di varie squame, per le quali figurano le Stelle del Mondo. Certamente questo animale è molto grave per la grandezza, si come la terra, è ancora sdruccioloso, perché è simile all’acqua: e muta ogn’anno insieme con la vecchiezza la pelle. Per la qual cosa il tempo faccendo ogn’anno mutamento nel mondo, diviene giovane. Ma perché adopra il suo corpo per il cibo, questo significa tutte le cose, le quali per divina providenza son generate nel Mondo, dovere ritornare in quel medesimo...(Traduzione in lingua volgare del 1547).
La stessa origine etimologica dell’Uroboros, ermetica e non legata a basi linguistiche, bensì alla tradizione alchemica, è ancora discussa ma sarebbe associata ai due termini “Ouro” e “Ob”. Il primo, in lingua copta significa “Re”, mentre “Ob” è l’equivalente del serpente in lingua ebraica. Il “Re serpente” viene descritto nelle enigmatiche iscrizioni di alcune tombe reali egizie, dove il Libro dei Morti recitava: “Io sono Sata, allungato dagli anni, io muoio e rinasco ogni giorno, Io sono Sata che abito nelle più remote regioni del mondo”. L’Uroboros di Mehen, ovvero il Re serpente o “Colui che è arrotolato”fu rinvenuto anche nella tomba del Faraone Tutankhamon della XVIII Dinastia (KV62), ove i due serpenti rappresentati vengono entrambi identificati con Mehen, il dio-serpente che accompagna e protegge la Barca solare di Ra.
Tratto da "La stirpe del serpente" di Jean Bruschini
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