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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

venerdì, gennaio 13, 2023

💛Brebus funebri (Dott. Altana)

 Riporto questo brano del Dott. Altana, perché sono rimasta colpita in particolare, dal passaggio in cui si dice che il corpo veniva sepolto con il viso rivolto verso la Costellazione del Cigno. 

Quel Cigno/signum/cunnum/Cono di cui parlai, in riferimento al nuraghe e alla sua conformazione ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0) 

"Ma la  sezione del cono triangolare, anche come la costellazione del Cigno, per la quale si fa riferimento nella stele di Thutmose III datata più o meno 1500 a. C, nelle quale si legge delle 9 stelle della costellazione del Cigno, in riferimento  alla confederazione sarda dei "nove archi", i Pelasgici, gli Antichi Sardi

“Ho legato in fasci i Nove Archi, le Isole che sono in mezzo al mare, i popoli stranieri ribelli. Come in cielo governano 9 dei , così in terra dominano i Nove Popoli. Il mio bastone ha colpito i Nove Archi”.

Un nurnero 9, che è simbolo della gestazione, di quel passaggio alchemico che è sottolineato dalla stessa angolatura dell'ingresso dei nuraghi, con i loro angoli 72°/72°/36° ( 9/9/9, e ancora, 18 >9), simbolo di una Geometria Sacra ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/le-tre-dee-madri-cosmiche-sarde-della.html?m=0) che li integra in una tessitura  cosmica più ampia. 

Si ritorna nel grembo della Madre, dopo la morte.

Nel Cigno/Cunnus. 

Si nasce di testa, e con il viso rivolto verso il luogo da cui si è arrivati, si ritorna, lungo la Via Lattea, la via del ritorno, dopo la morte, attraverso questa "croce centrale" della Costellazione del Cigno, una delle tre, lungo la Via Lattea( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0) 

"L’uomo entra nel Nuraghe per respirare l’alito eterno che arriva all’interno per mezzo delle correnti eterne che provengono filtrate dalle pietre pure" 


Tiziana Fenu©®

Maldalchimia.blogspot.com 

Buona lettura

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7. COLLEGAMENTO- SCHIODAMENTO-ACCOMPAGNAMENTO-TUMULAZIONE-SPEDIZIONE 


Rai : che rapporto avevano i nuragici con la morte ? Ti risulta che utilizzassero cinque brebus ?


Raimondo : come vuole il rito della Nuraghelogia si mette la mano sinistra sul petto della persona morta e mentalmente si ritma “ su brebu “ che permette di collegare gli impulsi dell’inconscio della persona con quello del morto: AMS’IM- YERS- URS- MAIN- TY- LU-EN –OT-UAM (io ti poso questa mia mano sul tuo cuore perché possa dirmi dove va il tuo io). 

Infatti la Nuraghelogia afferma che quando un uomo muore, il suo spirito resta nel corpo per qualche tempo almeno fino a quando le sue radici sensitive non abbiano del tutto reciso ogni legame fisiologico con la parte intellettiva dell’anima. 

L’uomo appena perde conoscenza entra in coma profondo e resta nello stato fisico e psichico di non-vita: si trova senza sentire e vedere, vorrebbe urlare ma niente gli obbedisce né lingua, né occhi, né mani, ne’ piedi. 

Si spaventa. Ma dopo piano piano prende conoscenza del suo stato e sente il bisogno di evadere dal corpo che non gli risponde più: si rende conto che il suo spirito è come una pianta che ha messo radici in parte del corpo ed è costretto a restare lì sino a quando tutto quello che era si consumi e torni a niente. 

A meno che non ci sia qualcuno che gli faccia l’eutanasia ovvero lo schiodamento: l’accabbadora. 

A questo punto la Nuraghelogia impone il rito dello schiodamento per schiodare lo spirito dell’uomo dalle sue radici umane che hanno permesso le manifestazioni fisiche e psichiche. Dopo il primo brebu per collegarsi con lo spirito del morto prigioniero di un corpo ormai inerte, si recita il secondo brebu che ha il potere di guidare lo spirito ad uscire dal corpo fisico morto senza aspettare il deperimento del cadavere: UEN-LAIM-UR-NUF-SIC-NUNC-MAIN-OR-OR-OR-AG-MUR-AG-MUR-SIN-SIN-SIN (segui piano le vie, fai in modo che il tuo spirito esca, esca, esca dalla dimora terrena terrena dimora, fuoco, adesso adesso adesso). 

Ritmando questi monosillabi magici in grado di evocare energie astrali, si continua a cadenzare con la mano il cuore del morto e quando viene l’attimo esatto si colpisce sul punto clinico ovvero “ su colpu de s’enna de s’anima “ cadenzando l’altro brebu di schiodamento: UAN-SAIN-TUIL-TUIL-TUIL-MULZ-OTTANA-ZIN-ARZ (ti apro la via –luce –luce- luce splenda tu appartieni al tuo eterno, vai nello splendore). 

Si stacca la mano dal cadavere perché si percepisce uno scatto come di una scarica elettrica e subito si vede una lampeggiatura tenuissima che sale al cielo; si rivolge il pensiero alla stella di destinazione chiamandola con il suo nome magico: per la costellazione del cigno è ANU-AS-AN che viene ripetuto tre volte. 

L’uomo entra nel Nuraghe per respirare l’alito eterno che arriva all’interno per mezzo delle correnti eterne che provengono filtrate dalle pietre pure; quindi fa “ l’assolu “ adagiato nudo con il capo poggiato sulla pietra circolare (che sta sulla feritoia da dove la stella avrebbe proiettato il raggio che produceva il SIN-NUR-AG), con sapiente dosaggio si dà il colpo a “s’enna de s’anima” e subito entra in coma. 

In questo stato clinico di premorte si raggiunge la persona morta e si rimane con lui per diciassette giorni regolarmente assistendolo e mettendolo nelle condizioni di effettuare il trapasso nel modo migliore. 

Con tale ritualità si spiega il perché nel Nuraghe non c’era spazio né per armi né per provviste: esso serviva come luogo di riflessione e di meditazione e come posto di osservazione e di comunicazione tra esseri di diversa entità; Nuraghe quindi come luogo di culto, non mitologico ma scientifico, 

etico, morale. 


C’è poi il brebu o preghiera della tumulazione: AIDU-URAS-SANDU-JUMIA-UANA che significa vai a riempire delle tue sostanze la tessitura dell’universo. 

Il corpo viene sepolto nella fossa in piedi col volto rivolto alla costellazione del Cigno e prima di allontanarsi si ripete tre volte senza voltarsi il brebu: TALMUZ-ANU-AS-AN. 

Per il Sardo della Nuraghelogia il trapassare da una esistenza all’altra era una vicenda fondamentale e bisognava compiere tutte le azioni che la Nuraxia insegnava.


Tratto da Raimondo Altana "Nuraghelogia, Nuraghesofia, Nuragheterapia. Dalla Conoscenza alla Sapienza" Edizioni Streetlib

.Brebus funebri (Dott. Altana)



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