In questa immagine (cilindro akkadico, 2300 a. C, che rappresenta le divinità Inanna, Utu, Enki Isimud), vediamo il Dio Mesopotamico Enki, insieme al Dio Isimud(sulla destra), che civilizzano le città della Mesopotamia, tirando fuori dai pozzi(pozzi sacri come in Sardegna?), l'abbondanza, rappresentata dai pesci, simbolo di abbondanza e di completezza, perché il pesce è il risultato della sinergia, nella Vesica Piscis, delle due energie, delle due circonferenze, maschile e femminile, che si intersecano(questo ricorda la moltiplicazione dei pesci in ambito cristiano-cattolico. Un'iconografia, ripresa, quindi dall'antico passato Mesopotamico).
Osserviamo il Dio Isimud, un dio minore della mitologia mesopotamica, che fungeva da sukkal (o visir) e messaggero del dio Enki.
Il suo corrispondente, secoli dopo, sarà il Giano bifronte romano, che si festeggiava proprio il primo Gennaio.
Fermo restando, che, come ho scritto in altre occasioni, già secoli prima di tutti questi "avatar" del Giano bifronte, Custode del passato e del futuro, e delle porte solstiziali, invernali ed estive, una prima matrice del Giano/ Jano/Jana, si trova nella nostra Sardegna(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/01/3112-2021-solstizio-dinverno-toro.html)
"Qui in Sardegna, la figura ancestrale che rappresenta i due momenti solstiziali, è rappresentato simbolicamente dalla Jana, il cui nome deriva da Janna, "porta", in sardo.
Una porta alchemica, rappresentata nelle Domus de Janas come passaggio nell'altra dimensione.
Pare che le Domus de Janas meridionali, che stanno al Sud della Sardegna, siano orientate per lo più verso il Solstizio invernale, mentre quelle settentrionali, sono per lo più orientate verso il Solstizio estivo".
Giano, Isimud, Jana, il Dio Apis, con il suo complementare Osiride, sono simboli di quella Iniziazione cosmogonica, monadica, dalla quale ha inizio la civiltà.
Giano bifronte, infatti, è rappresentato anche con un bastone, lo scettro di potere, e una chiave in mano(spesso con due, una d'oro e l'altra d'argento, ad indicare le conoscenze superiori ed inferiori).
Una chiave di ingresso, che ben si adatta, alla sua rappresentazione simbolica di complementarietà con una "toppa di serratura", come quella che sembrerebbe per esempio l'ingresso del pozzo di Santa Cristina, ma non è esclusivamente quello, è molto di più(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/il-menat-e-santa-cristina.html)
e che ritroviamo anche in altre parti del mondo.
Un "ingranaggio", chiave e toppa, necessario alla creazione, simbolo di fertilità e abbondanza.
Chiave, che di solito, nelle rappresentazioni del Giano bifronte, tiene in mano la parte femminile, che è la Custode fisica, di questo processo di creazione.
In molte rappresentazioni, la parte maschile, oltre che tenere un bastone, lo scettro del re, simbolo di potenza fallica e riproduttiva, tiene in mano dell'uva.
Questo fa strano, perché il periodo dell'uva è a fine estate, settembre-ottobre, non certo a gennaio, chiamato così, proprio in onore di Giano.
L'uva tenuta in mano dal Mascolino, in questo caso, assume una connotazione simbolica, come simbolo di vita
Vite/vita, tant'è che poi, il vino, estratto delle stessa vite, sarà simbolo di Vita Eterna, per chi si nutrira' di ciò che quel vino rappresenta: il sangue del Cristo, androgino e monadico.
"Su binu", il vino, in lingua sarda.
"Seu biu", "sono vivo", in lingua sarda.
"Du biu", "lo vedo", in lingua sarda.
Quindi, "vedere/essere vivi", in lingua sarda, si equivalgono con la stessa parola.
Perché, vivi, se, realmente vedi, percepisci la vita stessa, rappresentata simbolicamente dalla vite, dal vino, simbolo del sangue reale, del sangue divino, simbolo di vita eterna, "su binu", il vino, così simile alla parola "biu", "vivo"/"vedere".
E la capacità di vedere, si acquisisce con l'integrazione degli opposti, così come rappresenta il Giano bifronte, con il Maschile e Femminile insieme.
Così come avevano capito gli Antichi Egizi, con la rappresentazione simbolica dei due occhi, l'occhio di Horus e l'occhio di Ra.
Così come avevano capito i nostri Antichi Sardi.
La complementarietà degli Opposti tiene in mano la chiave che apre il mistero stesso della Vita.
Opposti che sono come le due porte solstiziali, Janua Celi(invernale), e Janua Inferni(estiva), dove il sole solstizia nel suoi opposti, nel suo apogeo e nel suo ipogeo, è che fungono da passaggio per arrivare all'equilibrio equinoziale, dove la differenza tra giorno e notte si ammortizza, e tutto è in un perfetto equilibrio tra energie maschili e femmninili.
Due porte solstiziali che indicano la via.
"Via", in sardo, si dice "bia".
Molto simile a "biu" (vivo), che allo stesso "biu" (visto).
Quindi, la via, il vivere e il vedere, sono concetti strettamente collegati a questo archetipo del Giano(complementare a Diana, dea lunare, se vogliamo restare in ambito romano), della Jana/Janna, intesa come porta("Janna"in sardo, significa" porta").
Un Inizio e una Fine, un Alfa e un Omega, come amava definirsi Cristo, entro i quali bisogna solstiziare per arrivare all'equilibrio equinoziale.
Conoscere gli estremi, per arrivare al centro, all'equilibrio.
Giano/Jana, è una metafora dell'eterno presente.
Non si può soggiornare nel passato, ma nemmeno nel futuro.
Si deve stare nell'eterno presente, nell'energia del Terzo Occhio, presente solo a sé stessa.
Nell'energia del "pesce mistico", frutto della complementarietà degli opposti nella Vesica Piscis, che emerge in abbondanza dal caos delle acque sotterranee, come mostrato nel bassorilievo.
La vera abbondanza è questa.
Stare in presenza. Nel presente.
Guarire.
"sanaj" in lingua sarda.
Dai ricordi del passato, e dalle aspettative verso il futuro.
E che Gennaio sia, per percorrere quella via Iniziatica che i nostri Antenati conoscevano molto bene, Alchimisti della loro stessa esistenza.
Un copricapo triangolare, nel bassorilievo, ad indicare la triadica capacità creativa.
Le ali, perché siamo umani, ma anche Divini.
L'arco, una via iniziatica, tra sole e luna, tra inverno ed estate, tra fuoco e acqua, che bisogna percorrere.
Perché come Giano, ha il suo speculare allo specchio, la sua controparte femminile, la sua porta solstiziale del Cancro estiva, acquifera, femminea( bilanciata, al suo interno, dal maschile sole estivo), contrapposta al suo Mascolino Capricorno( un sole maschile, bilanciato a sua volta, dalle acque femminili dei diluvi invernali), così la/le Janas, hanno nel loro speculare, nella parola letta al contrario, "sanaj", che significa "guarire".
E guarire indica quel percorso iniziatico tra Alfa e Omega, tra i due solstizi, le due porte, degli Dei e degli Umani, e arrivare all'equilibrio delle due energie, quelle che consentono il miracolo, la moltiplicazione dei pesci, la ri-produzione, la fertilità e abbondanza, dalle acque primordiali, quelle uterine.
Proprio come quelle rappresentate in questo bassorilievo, dove i pesci saltano fuori dalle acque uterine e primordiali. Da sottoterra.
L'arco in mano, come poi avrà Diana, perché l'arco è un portale tra due punti, tra due estremità.
L'arco è anche arca che traghetta.
È arca, che in sé, ha tutta la memoria Akashica dell'umanità.
L'arca è "arga" ("vagina" in sanscrito), e nella vagina primordiale, nell'utero primordiale, presente, passato e futuro di fondono, in una sola parola: Jana.
Jana/yana/yoni.
La Matrice di tutto.
Tiziana Fenu
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