LO SCOPO DEGLI SCIAMANI NURAGICI.
Se potessimo osservare un sito megalitico con occhi quantistici resteremmo sbalorditi dalla sua bellezza e intelligenza perché lo vedremmo popolato di fotoni luminescenti e iridescenti: fili di luce di tutti i colori che si intrecciano, si attorcigliano, si allungano a velocità vertiginosa verso l’esterno, verso l’infinito in tutte le direzioni.
Chi potesse vedere a colori i campi elettromagnetici che costituiscono un Nuraghe o una Tomba di Giganti o un Pozzo Sacro o altro sito megalitico disporrebbe di uno strumento stupefacente di comprensione, di cura e di evoluzione: siccome ogni emozione positiva o negativa, ogni malattia organica o blocco psicosomatico si riflette e modifica l’aura o campo elettromagnetico personale, potete immaginare cosa succederebbe se mettessimo la nostra aura a contatto con quella del sito megalitico.
Il Megalitismo ha dunque prodotto una serie di monumenti che registrano le relazioni tra cielo e terra: ogni pietra nuragica è come una lente focale di un raggio attraverso il quale l’informazione proveniente dalle sorgenti galattiche viene sintonizzata alla terra via sole.
Lo scopo degli sciamani nuragici non era dunque quello di essere semplicemente ricordati, bensì quello di lasciare attraverso l’architettura uno strumento utile di recupero dell’informazione galattica realizzando l’allineamento con il tutto: il pianeta terra ha il suo corpo di luce e la chiave per l’articolazione cosciente del corpo luminoso planetario è nella scienza nota come geomanzia-agopuntura della terra.
I siti megalitici hanno l’effetto di ripulire intere regioni per creare in esse delle aperture-filtro in rapporto con il cosmo; hanno anche la proprietà di modificare localmente l’energia tellurica, emanando un campo magnetico che non sarà dunque soltanto protettivo ma servirà anche a ricevere e trasmettere; la loro funzione si espleterà su piani sottili ma si ripercuoterà sistematicamente sul piano fisico.
Noi umani oggi cominciamo appena a riscoprire la potenza del numero, i nadi della terra, i luoghi dove l’energia tellurica è elevata; stiamo appena riprendendo coscienza dell’energia favolosa che può emanare da un luogo o da un edificio costruito in armonia con la grande vita, con le energie del cielo e della terra, con il consenso dei suoni, con la potenza delle stelle e con la benevolenza di una divinità troppo spesso dimenticata.
Questa divinità dimenticata agente all’interno di una Tomba di Giganti, di un Nuraghe, di un Pozzo Sacro e in ogni sito megalitico, secondo la mia interpretazione è la forza elettrodebole contenente informazione, quella stessa forza che qualcuno secoli fa chiamava “anfitrite” e che collega gli infiniti mondi: cambiano i termini ma oggi le caratteristiche di tale forza coincidono con un campo scoperto di recente, che spiegherebbe tanti presunti misteri soprattutto la comunione naturale dell’uomo con il Tutto che avviene durante l’incubazione presso un sito megalitico.
Tale comunione non ha più bisogno di nessun tipo di intermediario ma funziona benissimo da sé per stabilire automaticamente il collegamento con la divinità ovvero con la frequenza terapeutica universale e con l’informazione che contiene.
La scoperta della forza elettrodebole come colla universale che permette alle stelle di brillare con estrema regolarità, senza né spegnersi né saltare in aria, dimostra l’esistenza della “luce pesante”: questa è una nuova forma di luce che agisce da sempre nel sito megalitico, anzi è in accelerazione; qualcosa di simile alla normale luce (che è fatta di fotoni) ma solo più pesante, che deriva dall’urto di elettroni (materia) e positroni (antimateria) per formare la particella Z° (scoperta da Rubbia e che gli valse il Nobel nel 1984), incontro-scontro che avviene all’interno di acceleratori naturali di particelle nonché computer quantistici che noi oggi chiamiamo siti megalitici. Ebbene io penso che questo tipo di luce possa proprio essere la nuova forma di luce di cui parlava Giordano Bruno quando diceva che c’è un’unica vera luce che illumina tutto ed è come un unico vero sole che lo rende vivo. Se questa forza elettrodebole contenente informazione, anima pulsante di ogni costrutto nuragico e megalitico è la Vita (informazione pura), se coincide con quello che viene definito Campo del Punto Zero, allora si spiega come la forza sia eterna e come possa rigenerare e guarire non solo il corpo biologico mortale ma anche il corpo di luce immortale, che è la sede onnicomprensiva del pensiero o della coscienza universale uni vivente: ciò svela il “mistero della morte” quella soglia o passaggio della Vita dall’aldiquà all’aldilà e viceversa di cui tutti i “maestri di perennità” sono stati consapevoli.
Ribadisco dunque che l’intento degli sciamani nuragici si colloca veramente fuori del tempo in quanto già conoscevano con millenni di anticipo quello che la scienza di oggi comincia appena ad intuire: il riutilizzo del sito megalitico dunque segna quel risveglio in massa che ricondurrà il mondo “all’antico volto” e ci porterà tutti attraverso il rito dell’incubazione alla rinascita di “quell’uomo nuovo” che ciclicamente si riaffaccia e si esprime nella figura dei saggi di ogni tempo.
Tratto da "Lo scopo degli sciamani" di Raimondo Altana.
Nato ad Arzachena nel 1945, studi classici e Laurea in Farmacia presso l'Università di Sassari. Studioso di Bioenergie e di Geobiologia: approfondisce il rapporto tra biologia, siti megalitici e scienza terapeutica. Collana Nuragica
Fascio di luce in un nuraghe durante il Solstizio estivo, quando il sole è allo zenit e illumina per intero la nicchia centrale.
Maldalchimia.blogspot.com
Lo scopo degli sciamani nuragici
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