PO SA 'DIE DE SA SARDIGNA'
EPIGRAFIA NURAGICA. LA PERGAMENA DELLA 'LEGGE' DEL GRAN SACERDOTE NURAGICO. CONTRIBUTO PER UNA RILETTURA, IN CHIAVE METAGRAFICA, DEL BRONZETTO N.113 DELLA RACCOLTA LILLIU.
Dedicato a Gian Matteo Corrias e a Mauro Biglino.
Giovanni Lilliu, nonostante fosse stato tra i primi a trovare la scrittura (alludo alle famose plance di sughero del 'mastio' del Nuraghe su Nuraxi di Barumini), preferì non parlare di essa e preferì anche tacere a lungo o parlare (quando privatamente ne parlò) di falso a proposito del rinvenimento dei sigilli scritti del ripostiglio di Tzricotu di Cabras. Fummo io e Gianni Atzori, per la cronaca, i testimoni, nella sua abitazione di Cagliari, di quel severo e irragionevole giudizio. Io ritengo che quella sua ostinata posizione sulla inesistenza della scrittura in periodo nuragico (che obbediva ovviamente anche al pregiudizio della civiltà della Sardegna 'barbarica', isolata e illetterata,) possa essere stato uno dei motivi per cui, nell'esame e nella spiegazione del bronzetto, da lui intitolato 'Sacerdote musico e ballerino', diede quella stramba (a dir poco) interpretazione (ammessa tuttavia per sola ipotesi) del 'bastone' del sacerdote, usato per battere, per ritmo di danza, la piastra circolare metallica, ben fissata nel curioso turbante a cassa conica, che sovrasta la sua testa. Piastra metallica per altro guarnita da segni di scrittura (di tipologia protosinaitico - protocananaica) di cui abbiamo parlato tempo fa. V. (http://www.sardolog.com/perso/sanna/diadema.htm). Segni evidentissimi (una sade, una 'ayin e una nun) ma, ignorati dal grande archeologo; con nostro grande stupore,, tenendo presente la scrupolosità con la quale egli esaminò, con attenzione spesso certosina, anche i minimi dettagli dei non pochi bronzetti che fanno parte della sua nota antologia (G. Lilliu, 2008, rist. an. ed. del 1966, Sculture della Sardegna nuragica, Ilisso ed. Nuoro). Però anche la nostra interpretazione circa la presenza di uno strumento musicale (e non di un bastone) risultò errata. Anche se – forse sarà bene il sottolinearlo – detta ipotesi ermeneutica era supportata dalla considerazione che, così come per le armille portate nelle caviglie, detto strumento potesse servire (teste il Vecchio Testamento, Esodo, 28:39 - 43) per riparo circa la punizione del peccato con la morte. Questa avrebbe colpito inesorabilmente il Gran Sacerdote (Aaronne e quindi i figli e tutti i discendenti) se fosse entrato senza preavviso (senza sonorità musicale) nella tenda di Convegno alla presenza di Yhwh. Insomma, ritenevo, sbagliando (lo ripeto), che quel discendente di Aaronne entrasse nella tenda 'anche' con il ritmo di un 'aulos'. Non pochi anni dopo, sulla scorta della scoperta della scrittura criptata con l'uso del metagrafico, ci siamo resi conto che tutto il bronzetto (e non solo una parte) andava riletto con l'aiuto della ideografia, della acrofonia e della numerologia; letto così come andavano letti tutti gli altri bronzetti sardi dell'età del bronzo e del primo ferro, che non realizzavano affatto degli ex voto ma degli oggetti apotropaici, ben fissati con il piombo nelle lastre sacre dei vari monumenti religiosi. Oggetti con 'pretesto' iconografico depistante e che parlavano in realtà di un dio yhw soccorritore' e salvatore attraverso la 'sicurezza' per la sua ' 'attenzione', la sua 'forza', il suo 'sostegno', la sua 'protezione', la sua 'difesa' ed il suo 'riparo'. Una formula questa, molto nascosta, più o meno variata e arricchita, che fu fatta propria dagli scribi Etruschi, a partire dall'VIII -VII secolo a.C., per il loro ermetico, perchè assai criptato, codice funerario. Ho scritto non poco (e anche da poco) sulla scrittura metagrafica etrusca e chi lo desidera può leggere e capire (anche nella mia pagina dedicata spesso a degli 'spunti) come essa si articola nella composizione iconografica dei sarcofaghi, dei canopi, delle urne, delle tombe, delle 'kulikes', delle anfore e di altri, assai vari, oggetti funerari. Ora, nel bronzetto n. 113 della raccolta Lilliu, la lettura non sembra discostarsi dalla formula consueta circa l'aiuto della divinità e dice così: ' Sicurezza dell'attenzione della luce santa, della protezione, del sostegno, del riparo di Lui'. Spiegare, argomentando di tutti gli aspetti (attenzione, protezione, ecc.) attraverso i quali il dio yhw mette in essere l'aiuto, non è certo agevole e possibile qui. Dirò solo che moltissimo del tenore del bronzetto lo si capisce dalla lettura attenta dei libri Esodo e Levitico della 'Torah' biblica (in part. dal notissimo passo dell'Esodo (28) sui paramenti sacri per Aaronne che parla, tra l'altro, della lamina sacra d'oro con la scritta 'sacro al signore', oltre che dell'Efod, e dei sonagli d'oro alternati alle melagrane). Ci sia consentito pertanto, per soli motivi di brevità, limitarci ad uno solo dei suddetti aspetti salvifici * riportati in ideografia nel bronzetto ed argomentare solo del 'sostegno'. Dall'iconografia si nota subito chiaramente che il sacerdote (Gran Sacerdote) 'sostiene' ('impugna' per il Lilliu),con la mano destra (che appena fuoriesce dal mantello) un oggetto di forma 'cilindrica' quello che allo studioso di Barumini aveva fatto pensare, sia pur con notevole professata perplessità, ad un bastone per percuotere la lamina circolare stante sulla fronte del sacerdote; oggetto invece che al sottoscritto era sembrato uno strumento musicale per accompagnamento ovvero uno strumento sonoro funzionale al rito dell'incontro nella tenda di Convegno. Si tratta invece, con ogni probabilità, di una pergamena, un rotolo di pelle con scrittura, ovvero di un oggetto non 'povero' (come sarebbe un 'bastone') ma di grande prestigio sociale, come quello che, così come il bellissimo e preziosissimo manto dell' Efod **, ben si confà alla dignità del massimo rappresentante del culto di YHWH o YHW che lo si voglia chiamare. Però l'identità dell'oggetto sarebbe stata assai difficile (e forse impossibile) da scoprire con certezza se non ci fosse stata la scrittura metagrafica a dirci che assai spesso lo scriba arricchisce la formula con una voce che tende a rafforzare quella 'sicurezza' di cui si è detto. Si arricchisce cioè della parola aggettivo che tende a qualificare meglio gli aspetti di intervento della divinita'. Infatti, gli scribi avevano osservato che l'intervento divino di salvezza non poteva configurarsi come temporaneo ma, per efficacia, 'doveva' protrarsi nel tempo. Doveva caratterizzarsi come continuo. La 'continuità' è, d'altro canto, comparativamente parlando, caratteristica essenziale dell'operare in fatto di salvezza delle divinità degli Etruschi TIN/UNI. Tanto che si può dire che non si contano le volte che nei documenti scritti con il system funerario etrusco non venga riportata ideograficamente la parola 'continuo'. Quindi il 'sostegno', reso ideograficamente con l'atto del sacerdote che 'impugna' l'oggetto, è accompagnato da un altro ideogramma ancora, quello del 'rotolo' che dà l'idea della 'continuità', perché l'atto con cui si ripete la 'rota', per chiudere o aprire il documento scritto nel cuoio, è atto continuo. Quindi, il bronzetto che contiene la formula del soccorso della divinità ci fornisce, a partire già da questo particolare, una notizia bellissima, straordinaria, del tutto insperata: il Gran Sacerdote sardo è una persona che ha a che fare con la scrittura. E' uno scriba di rango che mostra (si direbbe che 'ostenta') uno dei simboli del suo potere religioso che è quello di saper leggere e anche di 'giudicare' sui contenuti del sacro. Ci piace pensare che quel sacro scritto invisibile del rotolo altro non sia che la 'Legge', ovvero i comandamenti che yhwh prescrive a Mose e ad Aaronne; quelli esposti particolarmente nel Levitico (il libro delle Leggi) perchè vengano rispettati dal sommo sacerdote, dai sacerdoti, dai capi del popolo e dal popolo stesso. Se dunque così è, come ci sembra che sia, il bronzetto in questione è da considerarsi come raffigurante un Sacerdote come interpreta il Lilliu; ma è un Sommo Sacerdote che, a ben considerare, è anche un 'Giudice', un 'dyn' e un 'capo o signore' assieme. Insomma, uno shrdn.
* La trattazione degli aspetti salvifici riguardanti l'attenzione, la protezione e il riparo (quelli coinvolgenti ideograficamente , ma anche acrofonicamente, la testa e il copricapo, nonché il manto dell' Efod e le armille) sarà opportuno, data la maggiore complessità e quindi la necessità di maggiore spazio per l'interpretazione, rimandarla ad un prossimo intervento.
** Il Lilliu giustamente sottolinea l'aspetto singolare, di bellezza e sfarzo, del 'paramento'. Ma non si rende conto così che il bastone è oggetto misero, 'stonato' non solo di fronte al mantello ma anche di fronte al singolare copricapo con la lamina circolare (quella che idealmente, stando al V..T., era d'oro).
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Prof. Gigi Sanna, epigrafista, docente, autore
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Ho giusto recentemente sottolineato la notevole somiglianza tra la veste della Dea egizia Akunet, e la veste di questo sacerdote
https://maldalchimia.blogspot.com/2023/03/dea-akunetsacerdote-musico.html?m=0
Tiziana Fenu
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