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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

venerdì, maggio 21, 2021

💛Il bronzetto sardo "S'arrana/Shardana".

 Il bronzetto sardo "S'arrana/Shardana". 


Ieri ho avuto una piacevole sorpresa. Un mio contatto, il sign. Pino Fiore, che ringrazio per la concessione dell' immagine, ha postato nel suo gruppo, l'immagine di un bronzetto, che sinceramente non avevo mai visto. Un bronzetto particolare, con la testa di rana.

Qualcuno ha commentato dicendo che potesse essere una maschera.

Io non concordo con questa interpretazione. Già ne parlai a giugno 2020, sull'interpretazione cosmogonica egizia, che vedeva gli Ogdoad, gli esseri metà umani e metà rana, come gli Dei creatori del pianeta, della vita e dell'universo, che sono gli stessi della Cosmogonia contemplata presso la tribù dei Dogon, del Mali, coloro che dicono di discendere da Sirio, e che hanno conoscenze avanzate in ogni campo.

Questi creatori del cosmo erano altamente venerati, e si credeva che esistesse un "non-tempo", nei tempi e luoghi dei primordi, chiamati "Zeb Tepi", che precedettero la stessa esistenza dello spazio-tempo, quando si era immersi nelle acque caotiche dell'Oceano di Nun, apparentemente esistente in una dimensione governata da questi Dei, gli Ogdoad.

Otto Dei creatori, degli umanoidi Archetipali, anfibi e rettiliani, chiamati anche "anima di Thot".

Essi crearono la terra, al di sopra dell'Oscuro Oceano di Nun, con il potere della parola, sotto forma di cumulo di terra, di isola sacra, poi evolutasi in Pangea, mentre l'oscuro oceano Nun la stabilizzava con eruzioni vulcaniche.

L'Oceano archetipale della creazione, con le prime forme di vita(attestate anche dalla scienza, tra l'altro, che dice che le prime forme di vita si sono create in acqua come anfibi, per poi abitare sulla terra ferma), che erano rappresentate da 4 uomini raneiformi, e 4 donne serpentiformi.


Otto come il numero dell'infinito, che unisce cielo e terra, umano e divino.

Questi otto Ogdoad erano conosciuti anche presso i Sumeri, ed erano al centro di invocazioni mistiche per iniziati.

Quattro coppie, Dio Rana e Dea Serpente.


Amon e Amaunet, il Dio e la Dea dei regni invisibili.

Nun e Nunet, Dio e Dea delle acque primordiali. 

Kek e Keket, il Dio e la Dea delle tenebre. 

He ed Heket, il Dio e la Dea del cosmo infinito. 


Se leggete in verticale, le iniziali dei nomi  degli Dei maschi, formano insieme, la Parola Ankh, poiché sono considerati l'origine di ogni cosa, e l'inizio dell'età dell'Oro umana.

Presso i Dogon si manifestarono con il nome di "Nommos", esseri per metà pesce e metà umani.

Sono esseri androgini, gli Ogdoad, che incarnano le polarità opposte, le polarità maschile e femminile, il bene e il male, l'acqua e il fuoco.

Punto l'attenzione sulla coppia Nun e Nunet, perché già ne parlai, i creatori delle acque primordiali.

In Sardegna il culto dell'acqua è stato sempre molto sentito.

Nun infatti indica anche il quattordicesimo archetipo ebraico, che indica trasformazione, il pesce mistico trasformativo, ottenuto dalla intersecazione delle due circonferenze, delle due polarità opposte, maschile e femminile, e di tutti gli opposti in generale, della Vesica Piscis.

Se ricordate, è anche una delle due lettere ebraiche presenti nell' antico simbolo della tribù dei Dan, insieme alla Dalet, che indica la porta, la solidità del sostegno, il quarto Archetipo. 


La Nun consente la trasformazione, la vagina cosmica nella quale si manifesta la Mem, l'acqua del tredicesimo archetipo, e si manifesta in modo completo, perché la Nun è pesce e Mandorla Mistica al contempo.

Gli opposti, come acqua e fuoco.

Infatti la radice Nu-, é la stessa sia per Nun(acqua), sia per Nur(fuoco), e la parola nuraghe, quindi, contiene entrambi gli elementi.

Fuoco e acqua.

Sole e luna.

Pieno e vuoto.

Luce ed ombra. 

Maschile e femminile.

Il Nuraghe è androgino.

Fallico e uterino allo stesso tempo.

Punto di raccordo, di unione, tra cielo e terra. Pietra divinizzata a fare da tramite per il divino.


Tra le divinità egizie, era la dea Heket, dea della fertilità e della rigenerazione, ad avere le sembianze di una rana.

Era considerata la sposa di Khnum, il vasaio cosmico, guardiano delle sorgenti, di cui ho già parlato nel post sulla geometria sacra del Guerriero di Abini-Teti, ed era considerata la paredra, l'aspetto femminile del dio Thot, Dio lunare della Sapienza.

Ma è su questo particolare bronzetto con la testa di rana, che voglio soffermare la mia attenzione, perché è a conferma di ciò che scrissi un anno fa.

Se è stata rappresentata in un bronzetto, significa che per i sardi era davvero importante.

D'altronde la rana, in sardo, si dice "s'arrana", troppo simile a "Shardana". 


Degli Ogdoade si dice, come ho scritto prima, che crearono con il potere della parola.

Con il "gu", la desinenza di "nuragu".

La particella "gu" in sanscrito significa sia oscurità, che emissione di un suono gutturale, un misto di muggito, gracidio e suono. 

Gutturale come i nostri canti a tenores, che hanno una potenza vibratoria che si esplica nella forma armonica della Spirale che si eleva verso il cielo, per sovrastare ed emanare vibrazioni sonore.

Una architettura di "oscurità e di suono", caratteristiche della particella "gu", elemento energeticamente vibrante della parola.

Vibrazione ancestrale della parola.

Scrivevo:

"Uniamo questi due archetipi

La Rana Nun e la divinità della fertilità Toro/Sole, e pensiamo alla desinenza del "nuragu",

Quel "gu" che insieme è muggito, suono e oscurità. 

"Gu" come vibrazione ancestrale di creazione. 

Come la vibrazione dell' Ape Regina che spinge le Api operaie a costruite l'alveare seguendo una precisissima geometria sacra. 

La conoscenza, la sophia, la Dana,(DNA) che si espande in forme geometriche perfette( pensiamo al DNA spiralizzato) attraverso la vibrazione del Nun (Rana/RNA) intorno al fuoco centrale del Nur-a-gu.

Attraverso un " muggito/suono" , che ha una potenza vibratoria altissima. 

Hanno studiato a lungo il gracidare vibratorio della Rana Toro, detta anche Rana Bue(toro, guardacaso). 

In essa ha un ruolo importantissimo la membrana timpanica. 

Sintetizzando elettronicamente i loro gracidii,  vibrazionalmente altissimi, che adottano per richiamare la femmina, hanno scoperto che adottano la strategia della separazione degli  spazi acustici per distinguersi da altri esemplari maschi o insetti. 

Frequenza  e metodo, che viene sfruttata anche dalle emittenti radiofoniche delle grandi città per emergere sulle altre. 

Simultaneamente quindi, nelle piscine fluviali, diversi anfibi che fruiscono dello stesso  spazio acustico, usano acusticamente "canali privati",  per essere facilmente distinguibili dalle femmine. 

Le frequenze dei loro gracidii sono molto alte, sui 1160 Hertz, armonizzate su delle note chiamate "Qui" , che richiamano le femmine.

I maschi si proteggono dal loro stesso frastuono in modo da comprimere i polmoni , attraverso  narici e bocca semichiusa, così l'aria è portata a passare sulle corde vocali. 

Ed è esattissimamente la stessa modalità del sistema chiuso a concamerazioni, che viene utilizzato durante il canto a Tenores sardi. 

La pelle al di sopra dei polmoni nelle rane , vibra in risposta al suono, in  una sensibilità uguale a quella del timpano. 

Le variazioni  di pressione tra membrana della cavità boccale, tipica dei canti a Tenores con vibrante sostenuto,  con vibrazioni della membrana timpanica.

E infatti i Tenores percepiscono meglio il loro stesso canto accostando una mano all'orecchio, sentendo così meglio la risonanza, e quindi creando un canale aereo continuo tra il polmone e la membrana timpanica. 

Gli orecchi sono ricevitori di pressione, dove la membrana timpanica viene stimolata dai suoni provenienti dall'esterno, e quindi la parte  interna resta a pressione costante, e questo protegge dalla iperstimolazione acustica. 

Nel senso che  i suoni arrivano alla membrana timpanica dopo essere stati diffusi nel sacco vocale. 

E questo è proprio tipico dei canti a Tenores sardi perché questo consente alla membrana timpanica di non subire particolari variazioni e danni, nonostante la potenza del canto. 

Ho scritto in un precedente post, che l'orecchio al suo interno presenta degli otoliti, che sono dei cristalli di carbonato di calcio come quelli della ghiandola pineale, e quindi sensibili alle variazioni dei campi magnetici. 

Il gracidare delle rane, segue una via ascensionale verso l'alto, facilmente tracciabile con il geofono, ed è la stessa onda vibrazionale dell'espansione in verticale, dei  canti a Tenores. 

La frequenza armonica dei canti a Tenores sono impostate sulle alte frequenze sacro OM. 

Inoltre, mi  fanno pensare che queste  forme geometriche così perfette e spiralizzate come quelle dei nuraghe tendenti verso l'alto, verso il divino, siano state coadiuvate da queste frequenze vibratorie innate, geneticamente. 

Quelle che sono passate dal DNA /Dana Dea ermafrodita dal ventre rigonfio come quello di una rana,  fino all'RNA rana cioè all'evoluzione terrena  di quella Dana Dea delle acque, che si è  evoluta fino a diventare un animale terrestre. 

Costruendo il Nuragu, gli Shardana, univano in sinergia il Nun  e il Nur, attraverso il Gu, il muggito gutturale tipico anche della rane toro, quelle rane la cui divinita è rimasta impressa a livello genetico, da ermafrodita, che sa usare in sinergia gli  elementi opposti (maschile e femminile), Acqua e fuoco(  la rana è un anfibio come la salamandra, animale simbolicamente resistente al fuoco) per  elevare verso l'alto le strutture dei Nuraghi, così geometricamente perfette nella loro costituzione a spiga di grano.

Nuraghi a forma di tronco di cono come le onde vibratorie concentriche dell'acqua stimolate dal suono, che si propagano in un modo  canalizzato verso l'interno, verso l'alto. 

Una struttura architettonica dove  la "forma informa" .

Dove gli Shardana, Il Popolo del mare, informano e comunicano la propria Sofia/Dana/ DNA, attraverso il veicolo che trascrive l'impronta genetica RNA /rana attraverso la vibrazione del suono gutturale impostato sulle frequenze dell' Om, attraverso la vibrazione che si esemplifica in architettura con un'impronta di geometria sacra divinizzata.

La struttura muraria dei Nuraghi si  snoda attraverso filari ordinati di pietre disposte con un criterio molto evoluto, che ne sottolinea la forza e la sacralità

Una struttura complessa e articolata, dove si integrano architettura e funzionalità,  che garantiscono sia bellezza estetica, che solidità,  con uno sviluppo ad anelli concentrici verso l'alto."

Questo, scrivevo a giugno dell' anno scorso, quando ancora non sapevo che questo percorso mi avrebbe portato a scoprire che la civiltà egizia si è probabilmente sviluppata a ridosso di quella Sarda, e non, viceversa. 


E d'altronde, tracce di una gestante partoriente, con una posizione che ricorda quelle di una rana, in forma molto stilizzata, come le Sheela Na Gig, l'abbiamo nella Domus de Janas Mesu'e Montes ( Ossi-Sassari), con datazione 3500/4.000 a. C. circa

(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/perche-il-nostro-presepe-in-sardegna-lo.html?m=1) 

Questa statuina è straordinaria.

È la chiave di lettura per capire le sacre vibrazioni architettoniche dei nuraghi.

È simbolica.

Guardate lo scudo.

Ha impresso l'albero della vita a 7 braccia, il percorso iniziatico verso la conoscenza, come la Menorah ebraica.

Il percorso verso la consapevolezza, attraverso i 7 chakra, rappresentati dai sette pianeti allineati, visibili nell'equinozio di primavera.

E, nonostante la data incerta (XIII sec, o forse anche prima), questo indica la forte valenza a 360°, che questa simbologia della rana, acquisisce in Sardegna.

Come dire, che qui, non è solo una rappresentazione di una divinità cosmogonica primordiale, o di una divinità egizia, ma che la stessa esegesi linguistica delle parole "rana/Shardana/dana/dna/rna/nuragu/gu", insieme, formano una tessitura che restituisce un lembo della nostra storia, senza sfilacciature, con rimandi ben precisi, e corrispondenze che si sono sviluppate in modo articolato e semantico, ben prima, e in modo molto più esauriente, rispetto ad una semplice rappresentazione egizia della Dea rana Heket, o degli Ogdoade della Cosmogonia egizia.

"S'arrana" è nostra.

È Shardana.

Ancora prima che gli Egizi la facessero loro.

È il richiamo primordiale e vibrazionale con il quale ci siamo espressi secoli o millenni fa, per collegarci al divino, nel grembo dei nuraghi, tra luce e oscurità, tra fuoco e acqua, tra umano e divino. 


Tiziana Fenu 


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https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/due-cose-hanno-sempre-incuriosito_12.html


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Il bronzetto sardo "S'arrana/Shardana".














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