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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

mercoledì, novembre 04, 2020

💛Simbologia de "S' accabadora" in Sardegna

 Ho trovato una notevolissima somiglianza tra le grappe di  piombo decorate, e ritrovate nel santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri in provincia di Cagliari, che ho già analizzato, riconducendole ad una simbologia di una sinergia tra maschile e femminile, tra nascita e rinascita, impresse negli elementi a chevron triangolari, legati al ciclo lunare e solare e ai cicli della vita, e tra la forma "de su mazzolu" , lo strumento che veniva usato dalle accabadoras, le donne sarde che agevolavano la morte attraverso una particolare ritualistica


Queste grappe e su mazzolu, hanno la stessa forma


Le grappe infatti, nell' elemento orizzontale, si presentano leggermente più corte da un lato

Non sono delle "T" perfette, con la stessa lunghezza nella barra orizzontale

È chiaro quindi, come ho già spiegato nel mio post, che fossero delle grappe simboliche, poste del ventre della Madre Pietra, piuttosto che regolarmente funzionali

Quasi un sigillo, ad indicare la  sacralità di un luogo, come un luogo  di unioni sacre,  di rinascita, tanto più che sono in piombo, un metallo morbido, quindi non molto resistenti. 


Avendo trovato poi questa notevole somiglianza con "su mazzolu" de s'accabadora, anche questo strumento di morte, privato nel corso dei secoli, di tutta la sua simbologia, anche decorativa, porta in sé tutta quella sacralità  del concetto di rinascita e di ritornare allo stato primigenio di androginia, di unità, di cui si fanno portavoce anche le grappe  del Santuario, tanto più che le stesse, ricordano l'ascia  bipenne miniaturistica  ritrovata nella Marina di Arbus. 

Ascia bipenne che è chiamata anche labrys, labirinto, e che indica simbolicamente quel percorso uterino di rinascita, che si fa attraverso il labirinto, il cordone ombelicale, un percorso a ritroso, per ritrovare l' unità primigenia delle due polarità opposte 

Ascia bipenne segnata da numerosi motivi triangolari a chevron, che indicano continuità del ciclo riproduttivo, vita che si riproduce  nella dimensione terrena, ma anche dopo la morte, attraverso quell'elemento puntinato che sembra rappresentare delle. micro coppelle, che accolgono l' elemento femminile  di trasformazione e di rinascita, dell' acqua  come  un liquido amniotico che traghetta da una vita all'altra


Ed ecco che depositaria  di questo dono, traghettatrice, diventa s'accabadora, dal sardo "accabare", portare a compimento, finire un ciclo

E infatti si diceva "d'appu accabau", cioè " l'ho finito" 

Eutanasia che pone fine alle sofferenze di chi non riesce più a stare al mondo

Un piccolo colpo alla nuca, e la morte arrivava istantaneamente da una mano esperta e amorevole, attraverso questo  strumento "de su mazzolu", che come una grappa, unisce due dimensioni, la vita e la morte, e che consente la rinascita in un'altra dimensione  per mano esclusivamente femminile

Un gesto umanitario attorno al quale si raduna l'omertà e la benevolenza del paese, poiché si riconosce la sacralità  del gesto, che richiede discrezione e rispetto

Si diceva fosse la stessa persona,  quella che faceva nascere, "sa bogadora", e s' accabadora, e che per le occasioni cambiasse solo il colore dell'abito, bianco per la nascita e nero se portava la morte


Una donna, una Jana androgina e forte, una sacerdotessa, dispensatrice di vita e di morte, di rinascita continua, che ha integrato in sé, le due polarità, il maschile e il femminile, l' energia della vita e la non energia apparente della morte, nonostante quello di porre fine alla vita di qualcuno, sarebbe da considerarsi un gesto più maschile che femminile

Invece s'accabadora, diventa colei che recide il cordone ombelicale dei bambini appena nati, e che è anche capace di recidere la vita per porre fine alle sofferenze

In un certo senso fa nascere, rinascere in un altro modo, e in un altro mondo

Una figura molto amata e molto odiata

Perché non tutti capiscono che la morte è soltanto un'altra rinascita


Contrastata  dalla Chiesa, che la definiva "bruscia", strega, per molti aspetti, poiché era riservata e misteriosa

Ma le attestazioni riguardo la loro costante presenza e attività all'interno della comunità sociale ci sono sempre state

In una ritualistica che si scontrava con tutti gli amuleti chiamati "is pungas", creati per difendersi proprio della morte

Amuleti che venivano tolti così come i crocifissi e le icone sacre, al momento del rito, per rendere il trapasso più agevole, e per evitare che ci si affidasse  alla Grazia Divina, o a qualche miracolo, inutilmente


S'accabadora non chiedeva compensi

Richiedeva discrezione e rispetto, come la famiglia che poi veniva aiutata attraverso la rete sociale dei contatti tra amici e familiari, discretamente, visto l'esilio che avrebbe passato

Ci si aiutava con rispetto verso  la morte, parlandone, per il bene di chi soffriva e di tutti 

Questo significa equilibrio, ricerca di equilibrio, come è sempre stato nell'anima della civiltà Sarda, che ha sempre cercato la perfezione, la sinergia delle forze opposte, che in questo contesto, si vedono incarnate in queste figure quasi mistiche de is accabadoras, per mezzo di questo strumento simbolico, su "mazzolu", realizzato con olivastro liscio e leggero, che come l'olivo, è una pianta sacra


Niente è lasciato mai al caso, all' interno della nostra Civiltà Sarda e delle sue simbologie

Ci  sono sempre  continui rimandi, anche se a distanza di secoli, tra simbologie, in un contesto sempre, altamente sacrale

S' accabadora  del tempo e della vita

Accompagnare ad un altro tipo di vita, non è stregoneria, è benevolenza

Lo potevano fare solo  le sacerdotesse, quelle che hanno integrato in se anche l'ombra, oltre che la luce

Quelle che sapevano gestire le energie

Quelle che erano abbastanza centrate ed equilibrate da non farsi coinvolgere emotivamente dal pathos del momento, e da agire velocemente con un colpo sicuro, che non implicasse ulteriore sofferenza

Erano donne preparate, anche dal punto di vista medico, che conoscevano comunque l' anatomia

Su questo aspetto della Sardegna, ci sono state molte voci contrastanti, quasi a voler sottoporre la Sardegna ad una sorta di ghettizzazione etnica, di barbarie identitaria

Invece, se si cambiasse prospettiva, si potrebbe invece capire, quanto questo sia indice di civiltà

Il diritto alla morte, ad una morte dignitosa, con meno sofferenze possibili, per il bene di tutti

Un ruolo simbolico totalmente ad appannaggio delle donne, perché il matriarcato in Sardegna, non è mai tramontato


Il maschile  praticava il  geronticidio, nel IV-III  millennio a. C., ed era considerato come la possibilità di una morte dignitosa, di un riscatto e di una rigenerazione attraverso la morte

I vecchi venivano accompagnati presso un dirupo, e la toponomastica di  certi luoghi ne testimonia la funzionalità, come quello del picco roccioso Babaiecca, vicino a Gairo in provincia di  Nuoro, dove attraverso la morte, gli anziani si immolavano dignitosamente  al Dio Kronos, al Dio del Tempo


Per quanto riguarda la pratica de s'accabadora, spesso si faceva baciare all' agonizzante prima di  colpirlo, un giogo da buoi, ormai  usurato, che trainava l'aratro

Un giogo protettivo e apotropaico, che  veniva usato anche durante le nascite, poiché era legato alla dimensione della fertilità della terra, ed era un gioco che rappresentava il trapasso nell'altro mondo, nel ventre della madre terra

Era sacro, era uno strumento  simbolico importantissimo 

Era l'elemento portante dell'economia familiare, poiché rappresentava tutto, e  s'accabadora  si spostava  anche con un piccolo giogo appresso, perché lo si adagiava sotto il collo del moribondo, per favorirne la morte, con un colpo secco e deciso de  su mazzolu, in una zona che era precisamente tra nuca e orecchio, nella regione parietale, per essere precisi anatomicamente


Anche in Francia ci sono state testimonianze di questa ritualità simile alla nostra, attraverso l'uso dei "martelli benedetti", che venivano depositati all'interno delle chiese facilmente raggiungibili

È straordinario questo legame  tra forma e simbolismi

Così come si è depositata, attraverso i grafismi incisi nelle grappe in piombo, la simbologia della vita, e la si è depositata nel grembo della madre pietra, così la si è mantenuta nella stessa forma de su  mazzolu

Grappe che tengono uniti due blocchi simbolicamente, passando la linfa della vita da l'uno all'altro così come, con la stessa forma delle grappe, su mazzolu  diventa strumento che non  interrompe la vita, ma che offre una continuità fluida e dolce tra vita e la morte, per mano di una donna sacra che conosce il valore della vita e  della morte, e che rispetta entrambi, radicando il  moribondo nella terra, attraverso la simbologia del giogo che serve ad ammortizzare il colpo, e restituendolo alla terra stessa, e nel contempo liberandolo da ciò che in vita ha simbolicamente scavato

Solo in Sardegna questa tradizione poteva continuare così a lungo, perché è la terra degli equilibri, dove convivono Sole e Luna, vita e morte, in una continua ciclicità di cui ci sono continui a testimoni viventi, oltre il silenzio sacrale della Madre Pietra, custode di tutto il sapere e di tutti i misteri di questa Sacra Terra


Tiziana Fenu 


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Simbologia de "S'Accabadora" in Sardegna









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