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giovedì, novembre 12, 2020

💛Prof Sanna Vaso scritto Nuraghe Palmavera

 ECCO COSA (FORSE SPESSO) E' SUCCESSO. PURTROPPO.


Il vaso scritto del Muraghe Palmavera ci fa capire, tra l'altro (il moltissimo altro), il motivo per cui la scrittura nuragica  per tantissimo tempo  non è stata trovata. Prendiamo di nuovo la scritta insistente nel fondo dell'olla e vediamo di isolarla dal resto del recipiente immaginando che essa risultasse un semplice coccio e non un frammento di un tutto (il recipiente) in qualche modo ricostruito e restaurato. Esso coccio è stato, tra altri pezzi, determinante per ricostruire il manufatto, cioè è servito per la forma del vaso (per darci la tipologia) ma non è servito invece per fa sì che si riconoscessero i segni e la tipologia di essi. Gli archeologi e i restauratori hanno fatto prontamente quello che sapevano fare bene data la loro conoscenza circa i manufatti in ceramica del periodo nuragico; non hanno fatto nulla invece circa quello che ignoravano del tutto, ovvero la segnica della scrittura, dato il saldo paradigma che i nuragici erano analfabeti. Cinque 'segni' erano nulla, non esistevano, mentre l'olla esisteva. Il giudizio archeologico del manufatto risultava del tutto dimidiato, impoverito, perchè quella non era un'olla come tante altre ma era un'olla che parlava. Anzi era del tutto eccezionale perchè riportava due voci 'incredibili' semitiche come quella di 'dio' (yly) e il nome di quel dio ('yh). Ora, per somma fortuna l'interesse archeologico del manufatto e solo quello ha salvato quella magnifica scritta. Se invece il coccio del Nuraghe Palmavera fosse stato recuperato come .... coccio di olla noi non l'avremo mai potuto ammirare e sarebbe finito con ogni probabilità tra le tante casse di cocci che riempiono in modo incredibile quanto disordinato interi scantinati di musei, di locali comunali e di edifici adibiti a custodia e conservazione. Pensate dunque che ciò che è successo nel caso del coccio del Museo Sanna  non sia capitato tante altre volte? Pensate davvero che dei cocci con segni labili o incerti di scrittura abbiano mai suscitato interesse tanto da essere messi da parte per indagini e studi mirati circa una ipotetica scrittura arcaica della Sardegna? Lilliu sulle plance di Barumini esclamò, nell'osservarle, 'custus non ant a essi signus de scrittura'? E quei segni ipotetici fecero la fine che sappiamo (anzi, che non sappiamo). Quanti studiosi forse avranno esclamato la stessa frase di Lilliu ma con il conseguente interrogativo senza risposta e il collocamento del coccio tra la 'cianfrusaglia' dell'oblio? Fino a qualche hanno fa, con la dietrologia e la cultura del sospetto, ci si chiedeva:' Come mai le scritte le trovano Gigi Sanna e i suoi amici'. Non capivano, soprattutto gli stolti maliziosi, i ricercatori  con il prosciutto sugli occhi, che sicuramente tanti di essi ne avevano trovato molti di più ma senza riconoscerle. Purtroppo. Nel 2004, anno della pubblicazione di SAGRA, scrivevo così cercando di capire perchè non si rinvenisse 'per non buona sorte' la scrittura nuragica: ' Ma potrebbe darsi il caso che questa non buona sorte non sussista, semplicemente perchè ciò che pur si vede e che anche si trova elude continuamente, come documento 'scritto', per soverchie difficoltà soggettive e oggettive di comprensione e di interpretazione dei 'segni', l'attenzione e l'intuito, anche quelli più vigili e pronti, degli studiosi' (risvolto di copertina). Le difficoltà 'soggettive ed oggettive' degli studiosi le lascio immaginare a voi.


(Olla scritta della capanna del Nuraghe Adoni. Il segno  complesso (agglutinato) con la voce YH (quindi non è in una sola olla che si trova il nome del dio dei nuragici!) si è salvato solo perchè si è salvato il manufatto)


Prof. Gigi Sanna, autore, scrittore e ricercatore


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Prof. Sanna Vaso scritto Nuraghe Palmavera




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