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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

martedì, novembre 24, 2020

💛Simbologia del palmo della mano in Sardegna

 È sempre straordinario notare come le parole sarde, rimandino sempre a più livelli di lettura, e a più significati, che di solito affondano le radici in etimologie di lingue arcaiche, antiche, e che si accordano benissimo con i termini in lingua sarda


Pensavo al palmo della mano

In sardo si dice "sa prama e sa mau", perlomeno in campidanese e in "casteddaio" 

Ma "prama" è riferito anche alla palma, alla pianta

Ma che collegamento può esserci tra le due parole?

Tra l'altro, in sardo, il palmo della mano, traslittera in femminile, ma c'è un motivo

E per capirlo, bisogna andare indietro nel tempo, dove forse il Sardo era la lingua matrice, la lingua Madre, dalla quale si sono ramificate le altre, compreso il sanscrito, che offre una spiegazione logica a questa corrispondenza lessicale, grafica, e anche semantica, tra le due parole, "prama"( palmo della mano in sardo) e "prama" ( la palma, intesa come pianta, in sardo) 


Secondo la tradizione, migliaia di anni fa, i Sapta Rishi (sette saggi indiani) , si dice che abbiano ricevuto il dono di canalizzare le conoscenze passate, presenti e future di migliaia di vite umane destinate a conoscerle.

Questi trattati, i Naadi Shastra, vennero trasmessi per via orale per oltre 4000 anni, prima di essere trascritti su foglie di palma in sanscrito.

Oltre 1000 anni fa, grazie al re Tanjore, i Naadi vennero tradotti nell’antica lingua Tamil su foglie nuove, dato che il tempo stava inesorabilmente consumando le vecchie. Ma fu molto difficile per gli astrologi indù interpretarli e utilizzarli perché poco comprensibili, fino al 1930.

Queste antiche predizioni vennero scritte tramite una specie di chiodo che incideva sulla foglia; esse poi venivano, e vengono tuttora, preservate e custodite spargendovi sopra un olio di pavone. Oggi sono conservate nella biblioteca Mahal Saravasti di Tanjore.


Le foglie del destino non riguardano un solo popolo o una nazione, ma l’intera umanità. Si dice che chiunque sia destinato a conoscere il proprio destino, si troverà in quel luogo, in un momento preciso della sua vita, per conoscere cosa il futuro gli riserva e dopo aver trovato la propria foglia ne farà una vera e propria guida per la conoscenza di sé.

Il dono della lettura non è affidato a dei veggenti, ma a dei semplici lettori che sanno codificare i codici delle foglie.

La lettura avviene previo appuntamento e parte con una cerimonia di apertura dell’archivio, poi ai partecipanti vengono prese le impronte digitali del pollice della mano destra per gli uomini e della sinistra per le donne. Queste sono catalogate in 108 categorie, quindi la prima scrematura avviene in quel momento. Una volta trovato il gruppo di appartenenza, si inizia a cercare per esclusione la foglia giusta. Il lettore Naadi comincia a fare domande al soggetto, con una cantilena quasi ipnotica


La particella prae– deriva dalla radice indoeuropea *PRA-, sanscrito pra, greco pro, tedesco for, usata sempre come prefisso: esprime appunto l’idea di “avanti”, e ad es. il termine “primo” deriva dal sanscrito prath-ama: primo, che precede ogni altro nell’ordine numerico. Secondo Franco Rendich il suono pra esprimerebbe l’idea di “raggiungere” [ra] la “purificazione” [p]: “stare innanzi”, “prima”. 

L’uomo indoeuropeo, nel compiere l’azione di legarsi alla luce nascente, aveva lo scopo di ottenere la purificazione, di stabilire un buon rapporto con gli dei. Data la “priorità” di questo rituale, dalla radice p derivò la parola pra, prima (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, Roma 2010, Palombi Editore, pp. 233, 248);


Il “prana” o l’energia vitale è una bella parola in sanscrito. Viene dalla radice Prân che significa  respirare, vivere, soffiare.


É formata da AN, respirare, muovere, vivere; e dal prefisso PRA, ossia, fuori.


Il termine più vicino al significato sanscrito è “soffio vitale”, energia vitale. E A. Besant precisa : nell’ Induismo, Prana indica il Sé Supremo, l ‘alito che tutto sostiene. Per l’indù c’è un’ unica Vita e un’ unica Coscienza


Questa inaspettata lettura, mi ha incantata

Non solo "in sa prama de is manusu", nel palmo delle mani, si può leggere davvero il destino degli uomini, decodificandone le linee che le attraversano ( pratica che si chiama chiromanzia), ma questa pratica, è applicabile anche alla lettura de "sa folla de sa prama", la foglia della palma, con le sue ramificazioni proprio come il palmo della mano

Come se fossero la stessa cosa.

Le depositarie del destino degli uomini

Ma è straordinario  che queste foglie,  venissero preservate e protette con olio di pavone

Di pavone

Ecco perché la presenza delle pavoncelle frontali sia nella tradizione indiana, che, in quella sarda

Le Sacre Pavoncelle

Le depositare di quel "pra", di quel "prana" ( notate la forte assonanza tra la parola "prama" e "prana". Hanno la stessa radice, e quasi la stessa desinenza, che in un qualche modo doveva differenziarsi da "prama") , di quel soffio divino che insufflano per preservare e custodire il destino degli uomini

Infatti  nei manufatti sardi, sono rappresentate con una sorta di ricciolo che esce dal loro beccuccio

Insufflano il prana, l' energia vitale sul destino degli uomini

Quel destino che è rappresentato, ramificato, sia sulla " prama de sa mau" ( sul palmo della mano), sia sulla " folla de sa prama", quasi, una, l' impronta dell' altra, figlia e madri insieme( figlia/foglia), con lo stesso imprinting genetico, le stesse ramificazioni. 

Anche nei tronchi concentrici degli alberi, possiamo riscontrare le nostre impronte digitali, hanno la stessa struttura


E in tutto questo, ci sono le Sacre Pavoncelle, che sono come le due Nadi, Ida e Pingala, della nostra Kundalini, il nostro soffio vitale, divino, incarnato. L' energia femminile, e l' energia maschile

Tanto che spesso sono rappresentate anche davanti ad un albero della vita. 


E sono sicurissima, che gli Antichi Sardi, i nostri Antichi Sciamani, gli Antichi Cabiri, custodi dei Misteri Iniziatici, praticavano la chiromanzia, la lettura della mano, e che usufruissero anche delle foglie di palma, preservate con l' olio di pavone

Come dei fogli sacri

D' altronde, anche "ollu" ( olio) e "follu" ( foglio) si somigliano foneticamente

Niente di strano, che fossero legate e usati insieme proprio come metodo di scrittura sacra, che magari in India è stato preservato meglio, ma che in compenso, reca ancora tracce in quelle pavoncelle molto, molto simboliche, che insufflano il prana, l' energia vitale dal beccuccio, come sono sempre rappresentate


Avevo già scritto sulle pavoncelle, e oggi scopro un tassello in più, che risponde ad altre domande che erano sospese nel mistero e nella sacralità della simbologia delle stesse, e che affonda il suo simbolismo, addirittura nelle pratiche in India, ma che trova riscontro e perfetta aderenza nel lessico sardo, nella sua forma grafica, e nella simbologia del significante, le pavoncelle, veicolo, come nella forma grafica, di quelle sarde in particolare, di un significato logico più esteso, perfettamente calzante, che va molto oltre la semplice simbologia delle stesse, come si trova spiegato nella cultura Indiana


Le pavoncelle sarde, insufflano.

E insufflano prana

Su Mont' e Prama era un luogo Sacro, e ci ha lasciato i Sacri Custodi del Destino degli uomini, i Giganti di Mont' e Prama

Ecco perché il saluto mostrando il palmo della mano, dei nostri Bronzetti sardi

Sul palmo della mano c'è il destino dell' uomo

È un saluto sacro. E in questa sacralità del gesto, ci si riconosce come appartenenti a coloro che sapevano leggere e custodire il destino degli uomini, e poi affidarlo all' Essenza, all' olio, delle Sacre Pavoncelle


Questi piccoli particolari, aprono sempre nuovi scenari, di grande portata

Come se la storia debba essere riscritta da capo

E stavolta, si parte dall' Origine, e non dalla punta dell' iceberg che si vede in superficie

La Sardegna è la.punta di un' iceberg, che ancora non è stato portato alla luce

Ma c'è. Ed esistono tutti i dettagli per capire quanto ci sia al sotto del livello del mare

Bisogna essere accorti, e leggere tra le righe, decodificare

Gli Antichi Sardi erano Maestri in questo.

Erano alchimisti, Sciamani. Cabiri. Come le Janas

Poche parole. Lasciare intendere, senza rivelare

Iniziatici e iniziati ai Sacri Misteri

Questo è il Dono, l' enorme Dono che ci hanno lasciato

La possibilità di decodificare, ed esserne anche noi parte

Perché il Sacro, non si può spiegare. Si può solo sentire.


Tiziana Fenu


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Simbologia del palmo della mano in Sardegna






















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