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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

martedì, dicembre 22, 2020

💜 Lo yogin tantrico vuole risvegliare Śiva

 Lo yogin tantrico vuole risvegliare Śiva perché tende a ricreare coscientemente il processo della creazione. Vuole esserne “Testimone”, per potersi identificare nel Dio e nella Dea, per viverne l’amplesso.

È così che si ristabilisce l’unità fondamentale di Fuoco, Sole e Luna, ovvero Soggetto di Conoscenza, Conoscenza ed Oggetto di Conoscenza.

Poiché l’unica in grado di risvegliare il Dio è la sua Sposa (Kuṇḍalinī, la Vedova), lo yogin dovrà convincerla a risalire sul letto dal quale è discesa per ri-celebrare il rito della creazione: è questo ciò che si definisce risveglio o risalita di Kuṇḍalinī. Kuṇḍalinī è la madre dei venti.

L'esistenza umana, per il Tantra è una danza senza fine. Le energie vitali si rincorrono, si abbracciano, si sfuggono l'un l'altra. Come serpenti innamorati. In sanscrito prendono il nome di vāyu, come il Dio vedico dell'Aria.

Ce ne sono cinque e cinque sono i corpi dell'uomo, uno dentro l'altro, come una matrioska. Il primo corpo, quello di carne ed ossa, o d'argilla, per i vāyu e una sala da ballo. Sembra che ascoltino musiche diverse e che ognuno danzi per conto suo seguendo l'estro del momento.

Ma quando si incontrano, le movenze credute casuali si svelano parte di un disegno sapiente. Danzano, da un angolo all'altro i cinque vāyu. Uno alla volta o tutti insieme. Ci sono nove porte, nella sala da ballo: gli occhi, le orecchie, le narici, la bocca e poi i genitali e l'ano.

Entrano ed escono da quelle, i danzatori sacri. Il Prāna vāyu preferisce il naso e la bocca, balla disegnando una doppia spirale e si sente quando respiriamo.

Lo sentiamo nel cuore, nei polmoni, nella parola.

Dicono sia blu zaffiro, come lo Spazio.

Vyāna vāyu invece è vestito d'argento, penetra ovunque, come il Vento d’Estate, e senza fretta si sposta in tutti gli angoli della sala.

Lento e maestoso, Vyāna, danzando al ritmo del giorno e della notte porta il sonno ed il risveglio.

Samāna, bianco come le neve, rende il sole cibo per le piante e le piante cibo per l'Essere umano, la sua è la danza che trasforma.

Sono energie uguali e contrarie quelle degli ultimi due venti, Udāna e Apāna.

Il primo si muove verso il cielo, come il fuoco, il secondo scende giù cercando di trascinare gli altri verso la terra come l'acqua.

È Udāna che ci accompagna oltre il corpo nella meditazione e nel deliquio che precede la morte.


Tratto da Paolo Proietti "IL FUOCO E LA LUNA Le pratiche erotiche nello Yoga tradizionale"


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