Pensavo ad una parola, stamane.
Competere.
La vedevo come dentro una voragine, e l'istinto è stato quello di fare un passo indietro.
Non ne ho mai avuto voglia, non mi è mai interessato. Implica dispendio di energie, tensione, paragoni. Parametri che dovrei tirare su, come delle pesanti staccionate che imbriglino i miei selvatici cavalli interiori. Competere è faticoso, e sostanzialmente, non me ne frega una beata.
Il significato etimologico della parola competere, è esattamente il contrario di ciò che, in modo distorto, significa adesso.
Deriva dal latino "cum-petere", "andare insieme, convergere, verso la stessa direzione.
Questo spiega tante cose.
Mi emoziona la frequenza. Mi galvanizza la connessione, che può aprire spiragli su dimensioni e comprensione diverse, superiori.
Mi intriga e mi coinvolge, energeticamente, come una spirale che va, via via ampliandosi, e nel contempo, mi riporta al centro di me.
Mi orgasma la verità, l'esclusività dello sguardo.
La Presenza.
La Presenza è tutto.
Consente un Metalinguaggio su più livelli, oltre quello puramente verbale o fisico. È un privilegio, un Dono.
Un orgasmo continuo. Perché è energia or-gonica, che posso sentire tangibilmente, e che tangibilmente si manifesta, in creatività, in pienezza e leggerezza insieme.
Non posso competere, perché non ho competenze. Sono grembo, accolgo, porto a maturazione, custodisco.
Devo lasciare spazio per essere inseminata dalla presenza dell'altro, di ciò che mi manifesta attraverso le cose che amo e che mi nutrono.
Non competo, perché non ho nulla da offrire, se non l'accogliere, l'imparare a capire, a vedere l'altro.
A soffermarmi a coglierne le sfumature, oltre il detto, oltre il silenzio. Oltre le tante parole.
Come potrei, se fossi piena di me?
La competizione non fa per me. Perdo in partenza. Lascio che gli altri vincano. Non ho nessun premio a cui ambire.
Ambisco a me stessa, alla mia verità, alla mia onestà, alla mia totale disponibilità e presenza.
Ambisco a creare. Insieme.
E si crea insieme, quando si ha la stessa energia.
Sul podio da sola, ci faccio una cippa.
E, a prescindere, se interessa a tutti/e, a me non interessa.
Non necessito di parametri esterni, per percepire il mio valore. Si dovrebbe girare al largo da chi ci mette o si mette in competizione con gli altri.
Con le altre.
Nel mio mondo, non esiste il "piu/meno di te, di me".
Devo sentirne la completa esclusiva, altrimenti, perde energia in picchiata.
Chi non coglie la nostra unicità, chi vaga di "meglio in meglio", compete. Con sé stesso, inanzittutto.
I parametri servono a chi vive una dimensione bidimensionale, fatte di ascisse e ordinate.
A noi "strani" basta la dimensione informe e fertile e tridimensionale delle possibilità, dove tutto è possibile, perché non ci sono parametri. Non ci sono predecenti, non ci sono paragoni. Non ci sono bagagli, nemmeno a livello karmico.
Sono qui.
Ora.
Adesso.
Niente ho, niente do.
Non ho nome. Niente passato e né futuro. Offro il mio adesso, la mia totale Presenza in pienezza. Non provengo da nessun ricordo, da nessun fallimento, da nessun tradimento, da nessuna smania di conquista, possesso o ostentazione.
Non ho nulla da dimostrare. Niente da conquistare.
Ci siamo guardati alle spalle per troppo tempo.
Siamo stanchi. Ed è tempo di riposare.
Tiziana Fenu
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