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sabato, gennaio 23, 2021

💛Il grembo Alchemico delle Maschere Animali nel Carnevale Sardo

 Il  Grembo Alchemico delle Maschere Animali del Carnevale Sardo


Alcune considerazioni sul Carnevale  sardo, con un respiro più ampio

Molte maschere dell' Europa somigliano a quelle sarde, soprattutto quelle che hanno fattezze animali. 

Sono soprattutto le maschere dei Carnevali rumeni, ad Agnita, in Bulgaria, con il Kuker, vestito di pelle di capra, in Ungheria, in Russia

Tutti carnevali che hanno in sé la traccia delle antiche civiltà gilaniche, che si svilupparono proprio in queste zone della vecchia Europa, dove si sviluppò in particolare la cultura matriarcale Cucuteni-Trypillian, una società pacifista e non gerarchizzata, sviluppatasi fin dal 3700 a. C.

Cultura nella quale era molto sentita, essendo una società matriarcale e matrilineare, la Sacra figura della mucca, più che del Toro, sentita come grande Madre Cosmica di fertilità e abbondanza

Una "mucca androgina" che aveva in sé, anche l'energia maschile fecondante


In Sardegna, nello stesso periodo, siamo in pieno periodo Bonu Ighinu, e periodo della cultura  di Ozieri, dal 4000 circa al 2800 a. C. circa

Periodo che ha regalato le meravigliose rappresentazioni delle Dee Madri di Cabras e Senorbi

Questo ci deve far riflettere su una cosa. 

Sul perché questi Carnevali ancestrali si siano mantenuti più o meno integri, proprio in queste civiltà ad impronta matriarcale, in Sardegna in particolare


Credo dipenda da un fattore molto importante

Dal fatto che prima del predominio della cultura Patriarcale , ciò che esprimeva il culto della Grande Dea Madre, era il potere generativo e rigenerativo ad ogni ciclo mestruale e lunare, ad ogni gestazione, in perfetto accordo con i Ritmi della Natura, di Madre terra

Tutto ciò che era energia cosmica, e le sue manifestazioni in natura, venivano rappresentate con rituali di iniziazione o di passaggio o trasformazione

Ma tutto parte dalla molteplicità del potere trasformativo della Donna, che è come Madre Terra e i suoi stessi cicli, terreni e lunari. 


Mi sono chiesta anche perché la Donna non partecipasse al Carnevale Sardo, in quanto anche la Filonzana, che pure è un personaggio femminile, è interpretato da un uomo. 

Perché ciò che si rappresenta è la Sacralità dei riti di trasformazione e di iniziazione, e il percorso di sacralizzazione e purificazione che l'uomo-bestia deve affrontare per poter accedere a quelli livelli trasformativi e di iniziazione, dei quali la donna è fisiologicamente, esotericamente, ancestralmente, portatrice

Dal V millennio in poi, considerevolmente, il culto della Grande Dea Madre, subisce una frammentazione, in nome di un patrilinearismo che valorizza l'uomo guerriero, l'uomo eroe

Ma di questo, ne ho già parlato in un mio post passato, "le Dee Silenziose"


La rappresentazione  carnevalesca è come se si svolgesse nel grembo primordiale della Grande Madre Cosmica, dove è possibile l'alchimia della trasformazione, dell'iniziazione, della divinizzazione ad un livello superiore

Lo stile "dionisiaco", tra maschere, balli, pantomime e vino che circola, richiama  una divinità che era rappresentato dal toro, come una delle sue tante manifestazioni

Un toro che rinasce a sé stesso, dopo il suo sacrificio

Ma è un toro che può rinascere a se stesso solo nel grembo della Madre, che divinizza e purifica

Come il Minotauro al centro del labirinto di Cnosso, il cui percorso  simbolicamente rappresenta il cordone ombelicale, che tiene tra le mani Arianna, il filo rosso che riporta alla vita

Arianna la tessitrice

Arianna 

Arianna come Arachne

Ar-janna

Ar come cielo, destino

Janna, come Jana. Un portale. 

Arianna come Sa Filonzana, la tessitrice del destino, sempre vicina ai Boes e i Merdules

Il toro, simbolicamente, deve ritornare a sé, alla sua integrità

Ritrovare la sua interezza e integrare in sé il Divino e il Femminino

E in questo, la donna, con il suo grembo alchemico, è Portatrice del divino

Solo la donna può avvicinare l' uomo al divino


Pensiamo alle prime rappresentazioni rupestri.

Non vengono rappresentati uomini, se non pochi e animalizzati

Ma quella rappresentazione di una sorta di fusione tra donna e bisonte, nella grotta di Chauvet, in Francia, l'antenato del Toro, è esemplificativo di come esso sia legato al femminile, alla fecondità. 

Sono rappresentati anche i cavalli, ma per lo più, legati alla dimensione maschile, alla caccia

Si parla di 40.000 anni fa, e si pensava che gli animali, i loro spiriti, provenissero dal grembo della terra, da sottoterra, in una dimensione sotterranea, e che prendessero vita, una volta saliti in superficie, rinascendo continuamente

Il grembo di Madre Terra era sentito come rigenerante, come luogo di fecondità, dove la trasformazione poteva avvenire in un luogo sicuro, protetto. 

In passato solo lo sciamano, l'uomo divinizzato, poteva entrare in contatto con gli animali, veicolo, messaggeri del divino


E questo aspetto lo trovo molto bello, e prepotentemente presente anche nel nostro Carnevale Sardo, dove l'uomo si traveste da animale, si scambiano i ruoli, sono allo stesso livello, e hanno la consapevolezza di farsi guidare da uomini divinizzati, da su Issohadore, da su Componidori, a cui si affida il benessere della comunità, se riuscirà a infilare le stelle a sei punte

Uomo e animale che si scambiano i ruoli in una fluidità di confini, che è possibile solo in quella dimensione trasformativa della ciclicità che si ripete, nel ventre della Madre


Gli animali che si trovano maggiormente riprodotti, nell'arte paleolitica, sono gli stessi che vediamo nelle rappresentazioni dei Carnevali arcaici, rimasti fino ai giorni nostri

Il toro, l'orso, la capra, il cervo

Le primissime maschere in assoluto, pare siano state proprio quelle del cervo, ritrovate in Gran Bretagna e risalenti a 10.000 anni fa

Ne sono state ritrovate circa una ventina, con corna e calotta cranica, e magari sono state usate per dei riti collettivi

Per quanto riguarda l'orso, che non rientra come abitante abituale della Sardegna, viene comunque rappresentato nella maschera " S'Urtzu", questo perché era estremamente rappresentato nella rappresentazioni parietali rupestri preistoriche, tanto che si è ipotizzato un vero e proprio culto preistorico dell'orso, e al fatto che potesse rinascere e morire, a partire dalle sue ossa, che sono state trovate posizionate in un certo modo, all'interno delle grotte


Ossa rigorosamente tenute integre, come per la nostra maschera dei Colonganos di Austis ( provincia di Nuoro) perché solo così, l' animale può rinascere

L' orso e il cervo rappresentano gli animali della preistoria maggiormente rappresentati nei riti degli antichi carnevali che sono rimasti fino ad oggi

Poi le condizioni climatiche sono cambiate, finita l'età glaciale, circa 12.000 anni fa, ed è incominciato il periodo dell' agricoltura, con l'introduzione di animali anche maggiormente addomesticabili, ma ancora di continua a rappresentare l'animale come un qualcosa di Sacro, da tenere in alta considerazione

Nel villaggio di Gobekli Tepe, il più antico sito archeologico, tra Siria e Turchia, risalente a circa 11.500 anni fa, sono stati ritrovati 4 recinti circolari, le cui stele presentano incisioni che rappresentano animali, quasi si trattassero di templi sacri dedicati a loro, senza nessuna rappresentazione umana, se non delle mani giunte in gesto di offertorio probabilmente

Nei primi centri abitati neolitici dal 10.000 a. C. in poi, la rappresentazione del Toro diventa quella dominante, e quella del Cervo, in misura minore


Figure che ancora predominano nei carnevali, sia sardo, che europei

Appare, la figura del Toro, nella cultura Cucuteni-Trypillia, dal 5.500 al 2.700 circa a. C. 

Appare in modo considerevole, nelle nostre Domus de Janas, con le protomi stilizzate, che poi ritroveremo anche nella conformazione taurina/uterina delle Domus de Janas

Diciamo che dal Neolitico in poi, la figura dell'animale, e la sua simbologia, si legano indissolubilmente a Madre Terra

Salgono in un certo modo, in superficie, diventando, da "figli" del grembo nascosto e uterino di questa Grande Madre, a compagni attivi, fertilizzanti e solari, con la quale entrano in simbiosi attiva e dinamica, finalizzata al concetto di generare, al punto, da portare ad una rappresentazione di umani "animalizzati", specialmente per ciò che riguarda le donne, che vengono associate al pesce, alla rana(la donna partoriente con le gambe a M) , e la loro simbologia legata all'utero femminile


Questa animalizzazione dell'essenza degli animali, intesa come manifestazione degli Dei, la troviamo anche nell'antico Egitto, tra i quali, il più venerato era il Toro Apis, come ho scritto molte altre volte

Dio Apis, Osiride dopo la sua morte, e Serapide presso i Greci

Così come il gatto, identificato con la Dea Bastet, con il suo alterego aggressivo, Seckmet la potente, Artemide per i greci

La grande Mucca Celeste, era la Dea Hathor, la Dea della fertilità, come Apis, consacrata alla pianta del pariro

Il Dio Horus, il falco

Il dio Anubu, re dei morti, psicopompo alchemico e trasmutatore , come Mercurio

Il leopardo delle caste sacerdotali, che ricorda il cielo stellato


Quindi vi era un forte legame tra umano e Animale, che rappresentava la divinità


L' uso della maschera, ad un certo punto, favorisce questa manifestazione del Divino, attraverso la Maschera

L' Animale era considerato simbolo di regalità

Infatti,, nell'arte sumerica, simbolo di di divinità, erano delle corna in fila, a ornare il capo. 

L' animale con le corna diventa il simbolo per eccellenza, di fertilità e potenza

I primi aratri, infatti, furono realizzati con le corna dei Tori, e la loro possenza  e virilità, continuavano ad essere rappresentative di divinità,

Come il Dio Sumero An, il toro fecondo, o il Dio della luna, Nanna, così come era rappresentato l'Ariete, con il Dio Dumuzi, sposo della Dea Inanna della fertilità

 

In periodo greco il rito di passaggio di iniziazione all'età adulta, avveniva da cerimonie dove le ragazze in reclusione preritualistica, indossavano pelli di orso, per poter entrare a far parte del mondo di Artemide, signora degli animali (arktos significa orso), Dea legata, per il suo legame con la caccia, alle cerimonie di Iniziazioni maschili, rituali legati al culto dell'orso, che si svolgevano in uno specifico tempio chiamato Arkeita

La Mitologia poi ne fece costellazioni importanti, l'Orsa Maggiore e l' Orsa Minore


Così come anche il cinghiale, era legato a pratiche ritualistiche

Questo testimonia come fosse stretto il legame tra umano e animale, e lo si vede anche dalle rappresentazioni del nostro Carnevale Sardo

E a questo mondo di pastorizia, è legata  l'immagine della divinità Pan,, come ho già  scritto, figlio di Hermes/Mercurio, i cui attributi sono rappresentati dal bastone di ferula ricurvo e dal flauto

In questo mi ricorda molto il nostro suonatore di flauto itifallico, poiché anche Pan é dominato dal desiderio sessuale e viene rappresentato spesso inseguendo le Ninfe, accoppiandosi con esse, nelle grotte

E non solo

Il culto di Pan, antichissima divinità, si svolgeva non nei templi, ma nelle grotte, presso le fonti per lo più 

Questo lo assimila molto alle Domus de Janas, anche perché, il padre, Hermes, era il dio psicopompo accompagnatore dei morti, (Hermes era venerato dai pastori, porta sulle spalle un agnello, così come verrà rappresentato Cristo) e sappiamo bene che le Domus de Janas erano luoghi di culto, di transizione tra le due dimensioni

Pan che nel nostro Carnevale Sardo, è assimilabile alla figura dell'Urtzu (Orso) di Samugheo

Entrambi uniscono questo essere turbolenti, ossessionati dal desiderio sessuale, imprevedibili. Una via di mezzo tra umano e animale, tra l'essere selvaggi e indisciplinati, e l'armonia dei cicli stagionali

Il suo stesso padre, Hermes, era spesso rappresentato in forma di pilastro con testa umana e fallo in erezione. Ne parlai in un mio vecchio post, oppure veniva rappresentato con la testa di capra

Di divinità femminili con corna e orecchie di capra invece, pare ci fosse soltanto la Dea Etrusca Uni, che poi diventerà Giunone, protettrice della famiglia e del matrimonio 


E in  questo essere con la testa caprina, ricorda anche la Maschera de s'orcu foresu di Sestu, con la sua maschera caprina, poiché Pan, ha una duplice natura, animale e umana, e divina e umana


Questa "aggressività" che è presente come pantomima nel ruolo de S'Urtzu, risale, come origine, alle rapprentazioni dei rituali stagionali, specie quelli legati al solstizio d'inverno, riti in stile dionisiaco, dove ci si abbandonava all'ebbrezza del vino e alla voglia di fertilità per contrastare il letargo invernale della natura

Da notare come nel Carnevale di Seui, S'  Urtzu, porta come simbolo, durante la rappresentazione, la croce celtica ,il   significato più comunemente assegnato a questo simbolo è quello solare, unito ad un significato di tramite e collegamento tra mondo terreno e mondo celeste, dovuto al fatto che sovente l'asse orizzontale viene ricondotto alla rappresentazione della dimensione terrena mentre quello verticale alla dimensione celeste.

Questo conferma i forti legami con i celti e il Nord Europa, tra le tante cose

I riti del carnevale, come il nostro, ancora ancestrale e selvaggio sono sacri, perché attraverso essi, si cercava il contatto con il divino


Lo stesso Dionisio era rappresentato in una delle sue tante manifestazioni, come un toro, chiamato "Eiraphiotes", che deriverebbe da una Radice indoeuropea comune al sanscrito, "rsabha'",che significa toro, e che significherebbe quindi, "il Dio che si rivela in aspetto di toro"

Dionisio poteva trasformarsi in tante forme, anche animali


E questo aspetto della trasformazione è molto importante, perché la trasformazione può dare luogo ad una rigenerazione, come un rito iniziatico

Come i compagni di Ulisse, trasformati dalla maga Circe, in maiali, che, ritornati in forma umana grazie ad Hermes, sembravano addirittura più giovani e più belli

Troviamo similitudini nella letteratura celtica e irlandese in particolare, in questo cambiare forma animale, in particolari occasioni, per poi riprendere la forma umana


Ci accomuna, alla letteratura mitologica celtica, anche la presenza drl cinghiale come animale sacro ai guerrieri in particolare e al Dio dell'abbondanza e della fertilità Dagda,  che aveva un paio di maiali magici, che si rigeneravano ogni volta che venivano uccisi

Cinghiale dalle setole d'oro, o "maiale della battaglia, caro anche alla dea celtica Freya, che è associato alla categoria dei Vani, le divinità della fecondità 

Alla dea erano sacri anche i maiali, e uno di questi era Syr(scrofa) 

Ma sappiamo che" sirboni "in sardo, significa cinghiale, quindi hanno la radice in comune : Syr/ sirboni

Il cinghiale/ maiale, era associato anche alla Dea Demetra, dea della vegetazione, e alla dea della Caccia Artemide

Nel Carnevale Sardo, il cinghiale è rappresentato dai Sos Murronarzos  di Olzai

Ai celti era caro anche il toro, che era considerato importante per la fertilità e per le sue capacita oracolari propiziatorie, anche se poi fu demonizzato dal cristianesimo come animale lussurioso


Mentre il cervo ha maggiori connotazioni femminili, con capacità terapeutiche, anche contro il morso di serpenti

Nel nostro Carnevale Sardo, il cervo è rappresentato dalle maschere dei Los Corriolos  di Neonelli

La raffigurazione più nota della divinità celtica di Cernunnos, è quella del calderone di Gundestrup. 


Mentre l'animale sacro a Odino, la capra, si nutre di idromele, la bevanda sacra che dona la conoscenza ai poeti e ai veggenti, prodotta dai nani(forse come le nostre Janas?) e portata via dai giganti grazie a Odino

Il maschio della capra rappresentava la potenza sessuale, anche se poi la chiesa lo demonizzo' come Diavolo, per le sue corna e zampe caprine

Per i popoli dell'antichità, indossare corna taurine era sinonimo di regalità di divinità 

Nel mondo Mesopotamico tutti gli dei hanno le corna inglobate in un copricapo, e rappresentano anche la luna crescente, quindi fertilità , invece poi sono diventate il simbolo del male, così come il mondo sotterraneo


Da mondo dei morti rigenerativo, simbolo di fertilità, di Madre Terra, di crescita, divenne il regno del male

Ma trovo straordinaria la potenza catarchica e alchemica di questo nostro carnevale sardo, che sembra essere rimasto, nella sua peculiarità rappresentativa, l' unico a rimanere fedele ad un registro arcaico e incontaminato, anche rispetto agli altri Carnevali simili

Il nostro è terribilmente e meravigliosamente più arcaico, più selvaggio, più simbolico 

Si respira proprio la valenza simbolica di divinizzazione, sia dell' umano, che dell' animale


Non dimentichiamo che la figura ufficiale che da inizio al Carnevale, il 16 Gennaio, è quel Fuoco, quel Rogo di Sant' Antonio Abate, che emerge quasi da Madre Terra, come Prometeo emerse dalle profondità della terra, dopo che rubò il Fuoco agli Dei,  per donarlo agli uomini

Rubò la capacità di intelletto, di evolversi, di trasformarsi, che solo nell' Athanor Alchemico, nel Grembo Alchemico di Madre Terra, poteva trovare

Madre Terra che viene rappresentata come possibilità  di elevazione e catarsi, verso una condizione migliore, divinizzata

Ogni gesto, ogni passo rappresentato, è un richiamo a questo processo di abbellimento, verso la Bellezza


I passi cadenzati dei Mamuthones e appesantiti dai campanacci, sono come un richiamo vibrazionale, che richiamano il legame con la Sacra Madre che può agire, in senso terapeutico e purificatore, a partire dai bassi chakra, quelli maggiormente legati alle nostre radici

sempre più acuti.  

I campanacci sardi sono dei veri e propri strumenti musicali

Sono come le campane tibetane  e himalayane, usate a scopo terapeutico

Possono variare nella sonorità, a seconda della percentuale del materiale di cui sono composte( ottone di bronzo, solitamente, e l' aggiunta di elementi più nobili, come anche l' oro, le rende maggiormente preziose) 

Ma resta il fatto che al di là del loro aspetto mistico, sono veri e propri strumenti musicali, le cui note di riferimento si misurano in Hertz (con un normale accordatore), dove i suoni più gravi lavorano sui chakra inferiori, mentre quelli più acuti, sui Chakra superiori

Ma è un' argomento, comunque, che volevo solo accennare, perché merita un' approfondimento a parte


Il ritmo cadenzato dei passi dei Mamuthones, amplificati dalla sonorità dei pesanti campanacci, sono come un' accompagnamento verso uno stato ipnotico nel quale è possibile la catarsi, la guarigione

Drum : tamburo in inglese, ma anche in albanese, molto vicino alla lingua sarda, per molti aspetti

Drumiu/dromiu : "addormentato" in sardo

Drum/dream(sogno) 

La ripetitività, come nei tamburi sciamanici, crea come uno stato ipnotico, alterato di coscienza

Il passo ritmato, amplificato dai campanacci, crea uno stato alterato quasi onirico, una connessione vibrazionale con la terra e con tutte le creature che stanno partecipando a questa incubatio collettiva, dove la maschera connette al divino, e dove si mette in scena ciò che di più sacro ci possa essere

La fecondazione

La fecondazione sia della terra, sia degli animi umani

Il Mamuthone si fa prendere al lazzo, con la Soha,  che rappresenta la parte ansata dell' Ankh, la chiave della vita, come ho scritto nell' altro post ,che rappresenta la bocca, l' utero, per rinascere a nuova vita

Ri- fecondato da un uomo divinizzato, su Issohadore, che è sinergia androgina

La maschera del Boes del Toro, non è solo Toro fecondante, elemento, ed energia elettrica maschile 

È insieme la rappresentazione della sinergia taurina/uterina

L' Unica vera sinergia Sacra creativa in Natura

Alchemica, potente, rigenerante

Decine di protomi taurine all' interno delle Domus de Janas 

Nel Sacro Grembo della Madre, a fungere da elemento elettrico propulsore per la catarsi

La Sacra Rappresentazione del Carnevale Sardo, del Carrasegare, è un momento di catarsi collettiva, per ritrovare la connessione con l' Origine, con il Divino che abbiamo ancora dentro, e che le maschere ci riportano a memoria, con gesti, sonorità, con i ruoli, tutti simbolici

Su componidori e su Issohadore, hanno già completato il percorso di iniziazione. Hanno nelle vesti i colori dei gradi delle arti marziali, i Dan, nella maschera bianca, l' impronta del Divino tra noi

Le maschere degli animali, essendo antichi animali sacri, fanno da tramite per questa connessione. .

Sono veicolo di possibilità trasformati a, di consapevolezza

E non è Folklore. È molto, molto di più. 

È Memoria delle nostre Origini

Non quelle animali, ma Divine

Gli Animali, di per sé, sono già Sacri, e non potevano essere che loro, messaggeri del Divino in terra. 


Tiziana Fenu


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S' Urtzu di Seui con croce celtica

Prime maschere con corna di cervo - 10.000 anni fa 



Toro civiltà Cucuteni

Toro civiltà cucuteni

Donna e bufalo grotte di Chauvet 

Pitture rupestri grotte chauvet - 







Krampus nelle zone a lingua tedesca, Trentino e Friu


Dea  Madre Sarda di Cabras

Dionisio e Pan


Boes, Merdules e Filonzana 

Issohadore e Mamuthone





S' Urtzu di Seui 

S' Urtzu


Calderone Gunderstrup con Cernunnus 


Dea Freya e il Sacro cinghiale 

Murronarzos di Olzai.. 

Colonganos di Austis

















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