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lunedì, luglio 20, 2020

💛Il Banduddu e le Tombe dei Giganti

Lo studioso ricercatore Alain Beydts, che lavora presso l'Istituto archeologico di Lussemburgo, ha scoperto come vi sia una straordinaria similitudine tra la cosiddetta "borsetta degli Dei", il "banduddu", il celebre secchiello dei bassorilievi assiri, ma presente in ogni civiltà e documentato già dal 12.000 a. C.(sito paleolitico di Gobekli, Tepe in Turchia) usato per un rito cerimoniale di purificazione, con l' acqua e la pigna, simbolismo della ghiandola pineale, e quindi di una nuova consapevolezza, e la stele centrale dell'esedra delle nostre Tombe dei Giganti
Questa indagine di confronto dovrebbe essere di prossima pubblicazione nel secondo tomo dalla sua prima pubblicazione "La decodifica dei manufatti romani"
Secondo la sua breve interpretazione, non anticipata del tutto, in vista proprio della pubblicazione della sua opera, la stele centrale dell'esedra  delle Tombe dei Giganti in Sardegna, è un allegoria dell'Unione tra cielo e terra, di fertilità tra il maschile, è il femminile, cioè del sole che feconda  la Stele centrale dell' Esedra, la quale rappresenta la vagina, la terra, quando il sole entra dall'ingresso, nel solstizio d'inverno
Questa Stele viene interpretata come un utero cosmico del principio femminile
Una ierogamia, un'unione ciclica che si ripete, una metempsicosi che come concetto si ripete già dal Neolitico, per garantire ai defunti  l'immortalità
E queste borsette degli Dei, i Banduddu( che sembra un termine sardo) , rappresentano il culto simbolico del  Cielo e della Terra insieme, di Madre  e Padre, genitori Cosmici
La stessa struttura quadrata che fa da base, sia alla borsetta degli Dei, sia alla Stele centrale dell'esedra, rappresenterebbe la terra, e  l'arco, la volta Superiore, il Cielo
Questo è quanto spiega a proposito, anticipando brevemente quello che sarà poi argomento del suo libro, di prossima pubblicazione. Concetto, che condivido totalmente

Questa similitudine mi ha portato ad indagare in proposito
Ho già scritto più volte come il concetto del maschile e del femminile, come Unione sinergica degli opposti, sia sempre presente nelle manifestazioni megalitiche e architettoniche della  civiltà Sarda
Parlando precedentemente dalle Tomba dei Giganti, avevo già sottolineato come la stele centrale, facente parte dell'Esedra semicircolare a forma di corna di toro, simboleggiante il  Dio Padre Solare e Taurino fecondante,fosse anche contemporaneamente un simbolo uterino del grembo della Grande Madre Sacra, dopo che il ciclo di vita si è concluso

Chi sono erano i giganti?
Dei nostri 38 Giganti di Mont'e Prama si sa che sono statue funerarie risalenti all' età del ferro(930-730 a. C.) che rappresentano guerrieri, arcieri e pugilatori, dei bellissimi monoliti in arenaria, parzialmente andati distrutti dall' invasione cartaginese
I giganti mitologicamente  erano i Ciclopi, le figure della mitologia greca, le divinità gigantesche con un occhio solo, l'occhio sulla fronte, il terzo occhio
Ciclopi, nome  che deriva dal greco "κύκλος" (cerchio) e "ὤψ" (occhio)
I Ciclopi sono simbolo della condizione di vita primitiva, sono esseri rozzi, asociali, violenti
Il  mito più antico  riguardo ai Ciclopi, li vede come figli di Gea, la terra, e di Urano, il cielo
Sono gli abili artigiani che fabbricano Il fulmine con cui Zeus, creatura dalla forza immane, esprime tutta la sua forza
Erano abili  anche nella costruzione delle  grandi muraglie, come quella di Micene
E poi ci sono i Ciclopi di Omero, che abitano nel mondo degli uomini e praticano  la pastorizia e che hanno una diversa  genealogia, rispetto agli altri
Polifemo per esempio è figlio di Poseidone/ Nettuno e di una Ninfa marina  e vivono in Grotte profonde sulle cime dei monti ( come le Janas?)
E questi ultimi ricordano molto il culto delle acque, molto praticato in Sardegna
Polifemo  etimologicamente significa     Polýphēmos,  varietà di  molti suoni. Infatti con i canti, Polifemo leniva le sue pene di un amore  non corrisposto verso, Galatea una bella Nereide

Il suono, elemento così importante nella ritualistica della civiltà Sarda
Avevo ipotizzato che anticamente, si comunicasse, da un Nuraghe all' altro, con valenza sacrale e liturgica, attraverso i canti a Tenores, che avevano e hanno, frequenze particolarmente rintracciabili su altre
Tombe dei Giganti che hanno tutti una conformazione a Y, che rappresenta  la congiunzione del Fuoco con l'acqua, poiché la stele centrale dell'esedra, veniva posizionata proprio in concomitanza delle linee del Drago, le ley Lines del fuoco, le linee energetiche che attraversano la terra, come se fossero dei meridiani,
Forma a Y delle Tombe, che sono  la riproduzione architettonica del Sacro Archetipo Ebraico Vav, la sesta lettera dell' alfabeto, che significa "congiunzione"
Congiunzione tra fuoco e acqua, la cui fonte si cerca con l'asticella ad " Y", del rabdomante
Acqua come elemento sempre presente, come elemento primario sacrale di ogni struttura  struttura megalitici che si congiunge ad un altro elemento, il Dio Sole/Toro
Perché il Sacro Archetipo 6, rappresenta la congiunzione, gli Amanti degli Arcani Maggiori, la Stella di David a 6 punte, quella della Sartiglia
E questa Sigizia "maschile e femminile", la troviamo in ogni aspetto della civiltà Sarda, perché avevano capito quanto fosse energeticamente potente  e creativa

Sigizia energetica e creativa  che ritroviamo nel  Banduddu, considerata la miniatura cosmogonica della rappresentazione architettonica della stele centrale dell' Esedra delle Tombe dei Giganti, formate entrambe  dal quadrato, che rappresenta il 4, la materia, la terra, e dall'arco sopra, la volta del cielo, il maschile, rappresentato dal manico del Banduddu e dalla cupola dell'esedra
Vediamo in cosa consiste la simbologia della borsetta degli Dei, descritta e presente in tutte le antiche civiltà, comprese quelle precolombiane, mesoamericane, presso gli antichi sumeri eccetera
Il nome esatto è banduddu, come ho già scritto, che è un termine accadico
In sumero è "Ba- an - dus", e indica un piccolo cestello di canne o secchiello, ma per come è descritto , sembrerebbe un secchiello in metallo, poiché probabilmente doveva contenere l' acqua sacra per il cerimoniale di purificazione e la pigna, usata come aspersorio
La Pigna rappresentata è tenuta in mano generalmente da due divinità antropomorfe alate, perlomeno nelle rappresentazioni sumero- mesopotamici, chiamate Apkallu, i 7 Saggi Divini, scesi sulla terra, ad insegnare agli uomini la civiltà, di cui il primo fu Oannes un essere che veniva dal mare, ma non anfibio, ( viene rappresentato con una testa e un corpo a forma di pesce sovrapposto al suo) , e probabilmente furono creati dal Dio sumero Enki( parliamo del 3000/4000 a. C., anche se la "borsetta degli Dei appare molto prima, in qualsiasi civilta)
Ma ogni civiltà ha la sua cosmogonia mitologica particolare. Cambiano i nomi, ma il significato è lo stesso. Hanno la stessa valenza della coppia di Dei ermafroditi egiziani, Nun e Nunet, metà anfibi, creatori delle Acque e del Caos primordiali
Questo  cerimoniale che gli Apkalli rivolgevano al sovrano terreno del momento, con l' acqua, il secchiello Banduddu, la pigna  Ulillu ( sembrano tutti nomi sardi), e con l' albero della vita rappresentato affianco, poteva secondo me, rappresentare certo un rito di purificazione, ma nello specifico, un cerimoniale riguardante la memoria

Questo perché l'acqua, rappresentata dal tredicesimo Sacro Archetipo Ebraico " Mem",  è il fulcro sacrale e veicolante di purificazione
La lettera Mem è una delle tre Sacre Lettere Madri della Creazione
La Madre e Morte immortale
Le Tre Madri
Aleph, Mem, Shin
La Croce( il centro delle 4 direzioni), il Dio Creatore, //l' immanenza di Dio nella Creazione, //l' Azione Divina nelle cose
Spirito, Acqua e Fuoco
Soffio, acqua e fuoco
Busto, ventre e Testa
Aria, terra e cielo
L 'acqua, Il tredicesimo archetipo, è il sangue stesso della terra, ciò che genera, è il femminile, la metamorfosi, la Dea Madre che fluisce generando la vita
La Mem  è una lettera  androgina, poiché l'acqua, nel suo aspetto primordiale è anche il suo opposto
Quindi oltre che vita è anche morte
Infatti il tredicesimo Arcano Maggiore nei Tarocchi, è rappresentato dalla Morte, ma è anche rinascita, che è matrice di vita, che dona l'immortalità, rappresentata geometricamente  dalla Sacra Spirale ( che è la stessa struttura dei Nuraghi, edificati per celebrare la MadreTrra/Acqua che si innalza verso il Dio Sole/Toro) che rappresenta l'infinito e l'ascensione verso il divino
L'acqua come morte, trasformazione e rinascita come il tredicesimo segno, l'Ofiuco, il segno degli alchimisti, l'uomo che affronta la prova Suprema della materia per riconoscersi nello spirito immortale
L' Iside velata, l' utero cosmico di tutta la creazione, il sole nero dell'Eterno femminino
È proprio il 13, la lettera mem, nella sua riduzione teosofica, 1 + 3, diventa 4, cioè il mondo della materia
Cielo e terra
Spirituale e materiale
Due facce della stessa medaglia
In geometria la Mem, l ' acqua, è rappresentata dal numero 40, che significa purificazione , e per l'iniziato è importante  saper morire, è il suo grande segreto, poiché morendo si libera da ciò che è inferiore per evolversi
E la morte iniziatica dell'acqua/Mem, rappresentata simbolicamente dall'albero dell'acacia, lo stesso legno usato dall' Arca dell'Alleanza, è associata alla Runa Laguz, che significa "fluire" e che rappresenta l'acqua in ogni sua manifestazione, come Madre Divina che da morte e vita insieme

Questo concetto della morte è molto importante, perché lo ritroviamo come elemento legato alla Pigna, che viene usata come aspersorio durante il rito con il Banduddu
La pigna, che rappresenta la ghiandola pineale, la nostra Anima, la nostra consapevolezza, era stata consacrata, insieme un bastone di ferula( era stata posizionata sulla sommità di questo bastone sacro) durante il periodo greco- romano, in onore del Dio Pan, il Dio della forza vitale, dell' Eros primordiale, durante i baccanali, un bastone simbolico, di alto valore sacrale, chiamato il "Tirso di Bacco"
Questo questo rito celebrato attraverso il  Tirso di Bacco, rappresentava un simbolismo fallico di apertura ad una nuova consapevolezza e rinascita la, forza vitale che si manifesta nell'uomo e nella natura( ora rappresenta il Pastorale del Vescovo, la famosa ferula di San Pietro, e una grande Pigna è presente nei Musei Vaticani)

Quindi abbiamo un Tirso di Bacco, con funzione purificante e rigenerante, come il rituale del Banduddu e della pigna
Tirso, come il maggiore fiume della Sardegna, e ferula come la pianta più diffusa in Sardegna, che  veniva  chiamata anche la pianta della morte
La ferula era, ed è, una pianta temutissima, tanto che si diceva che  fosse consacrata al diavolo in persona, poiché  faceva morire avvelenati bestiame  e umani ( meno mortale per gli umani, ma altamente tossica, tanto che veniva usata per gli aborti)
Veniva invocata anche  per invocare il diavolo e far cessare la siccità
Aveva effetti tossici molto seri e poteva portare alla morte
Alcuni studi hanno collegato gli effetti tossici di questa pianta  al riso sardonico, collegato al popolo degli Shardana
È una pianta che viene velocemente assorbita dall'organismo e che provoca spasmi muscolari soprattutto ai muscoli facciali, mettendo allo scoperto i denti, come una smorfia nel ridere, il riso sardonico appunto, il riso di sberleffo alla morte, di ghigno doloroso, in punto di morte

Tirso  e ferula
Acqua e Fuoco
Due  elementi tipici della Sardegna, che rappresentano rispettivamente l'acqua e il fuoco (visto  gli effetti altamente  irritanti e l' accostamento della ferula con il diavolo)
Acqua e fuoco due elementi cerimoniali perfetti
Rapporti sinergici che dovevano agire insieme, per purificare con la Mem/acqua, e agire sulla Mem/ memoria e far rinascere a nuova vita
Acqua Ardente, che prende fuoco, che brucia, che supera i 40°
L' ossimoro perfetto dell' Unione degli Opposti
L' abbiamo inventata noi sardi
Fuoco più acqua
Su fil'e ferru. Acquavite altamente alcolica dall' aspetto trasparente, come l' acqua

La somiglianza tra borsetta degli Dei e Esedra delle tombe dei Giganti è stupefacente
Istintivamente viene da pensare che  questa cerimonia rappresentata in molti bassorilievi, che riproduce generalmente due divinità alate antropomorfe, gli Apkullu sumero- mesopotamici, che fanno il rito di purificazione, fosse un rito che già esisteva in epoca lontanissima, poiché  ci sono troppi elementi che riconducono alla Sardegna, la ferula, il Tirso, la forma dell'esedra uguale al Banduddu
Magari in una lontanissima epoca  atlantidea
Pigna raccolta dall'albero della conoscenza, che è alto quanto gli Apkallu, gli attivatori di questa cerimonia di purificazione e rinascita, custodi dell' albero della conoscenza
Gli attivatori della consapevolezza, della ghiandola pineale, del Terzo occhio
In un bassorilievo, viene rappresentato il re dopo questa cerimonia, con un alveare in testa, e questo  indicava che gli erano stati rivelati i segreti iniziatici dell' Alveare, visto che le api erano considerate Sacre

E se il rito, inizialmente si fosse svolto proprio in una struttura megalitici come quella delle tombe dei giganti, nella Stele centrale, dell' Esedra e poi fosse rimasto come forma miniaturizzata, cosmogonica, in queste "borsette degli Dei", che troviamo in ogni civiltà, ma non in quella sarda?  Che bisogno avevano di rappresentare un qualcosa che vivevano nelle loro strutture megalitiche, magari in modo abitudinario?
Rito che poi è rimasto in forma "portatile" attraverso questo cestello rappresentato ovunque, ma che forse, inizialmente,si svolgeva proprio lì, nella  Stele centrale, tramite delle figure sacerdotali, o tramite delle dee alate, le Janas, il cui nome è troppo simile all' Oannes identificato come primo officiante di questa ritualità, nel 4000 a. C, probabilmente il primo" Giovanni Battista "
Le Oanas / Janas / Sciamane
Curandere, guaritrici, traghettatrici verso il mondo dei morti
Loro che sono dee alate, barbagianne, b-abba- janes
Le Janas dell' acqua
E guardacaso, proprio il bastone della nuova vita immortale, della forza vitale ancestrale, del Fuoco e dell' acqua uniti insieme, della Mem/ acqua / ghiandola pineale / memoria ancestrale, si chiama Tirso, acqua, fiume che scorre, unito al Fuoco, il bastone di Ferula
Cosa dovevano dimenticare, o cosa dovevano ricordare in questo rito, i sovrani che via via si sono succeduti?
Il banduddu è sacro. È rappresentato ovunque, in ogni epoca e civiltà
Cosa poteva essere di così prezioso, da essere portato sempre con sé?
La propria memoria, la propria identità
La propria origine Divina
Mem/ acqua / Mem- oria
Per non dimenticare
Per aprire il Terzo Occhio in consapevolezza, su chi realmente siamo
Dei scesi in terra
L' acqua veicolata memoria, come un liquido amniotico
Quando i due Apkullu agiscono sul sovrano di turno, posizionano la pigna, imbevuta di acqua presa dal banduddu, sulla nuca
Nella nuca abbiamo il chakra dei pensieri, quindi anche dei ricordi
Purifucavano e sanavano

Vi è un altro elemento  curioso, in un bassorilievo che rappresenta due di queste divinità alate, gli apkallu mentre celebrano il rito della pigna su loro sovrano, ma una di loro fa una cosa curiosa
Si vede  la punta  del cono della pigna che tocca una corda tesa dall'altro operatore
Una corda tesa pizzicata da sola  non produce il suono, poiché necessita di un oggetto di risonanza.
Il suono si genera perché la pigna è a a contatto con la corda, poiché la pigna, come ogni oggetto, ha una sua specifica frequenza di risonanza
Il suono crea
Il suono sana
"Su sonai( il suonare) / su sanai( sanare)"
"Su sanai in sa Nai"
L' ho scritto nel mio precedente post, quello sull Arca dell' Alleanza,  "s' archedda" sarda, la cassapanca sarda
I soffitti delle Domus de Janas come fondi di imbarcazioni, di un' Arca, la sacra Arca,
L' Arca che sana
Sa Nai  po sanai
L' Arca come un arco, un grembo
Un Arco teso
Arco come la Madre Arc primordiale
Arco che produce suono, se trova la sua cassa di risonanza
Guarivano e depuravano con il suono

E un' arco lo forma anche l' Esedra delle Tombe dei giganti.
Con le sue 15 Stele.
come i petali, il 15, 12, del rosone/ sole, del bracciale/orologio al polso degli Upkalli
 15 Stele. Una centrale, la più alta, e 7 laterali, a decrescere
7, un numero alchemicamente ed Esotericamente molto potente
7 Stele, come le 7 porte del Tempio di Osiride, il percorso per arrivare alla consapevolezza

Che passa attraverso quella Stele centrale, che si carica di energia solare, in sinergia con il Dolmen a fine corridoio
Due energie opposte, sperimentate sulla scia dei lavori di Ighina sull' elettromagnetismo
Due energie, Yin, negativa, fredda, davanti al dolmen a fine corridoio della Tomba
Yang, solare, calda, positiva, davanti alla stele centrale dell' esedra
Questo gioco alternativo tra saturazione e riflessione, detto in termini tecnici, delle due energie opposte, crea una naturale amplificazione dell' energia del ritmo "Sole( positiva, yang)  e Terra( negativa, yin).

È la" legge del ritmo " di Pierluigi Ighina
La conformazione ad arco, amplifica, sia l' energia che il suono
Secondo questa legge probabilmente il corridoio funebre della tomba dei giganti  forma una specie di  spirale che consente di raccogliere l'energia magnetica solare e positiva, quella Yang, che viene direzionata tramite la doppia Ala delle Stele, a parabola verso il suo centro o fuoco, cioè il Menhir centrale, che si carica di energia positiva, subisce un'inversione riflessione e si trasforma in energia negativa terrestre, l'energia, la quale si incunea nel buco della sfera centrale e arriva a colpire il Dolmen a fine corridoio funebre, il quale si satura di energia, subisce un'inversione, e ritorna come energia positiva chiudendo il processo di amplificazione  risonante
Questi  amplificatori energetici di 4000 anni fa
L' arco della stele centrale. La forma della Stele
Uguale a quella del Bandiddu sacro agli Dei

Il Bandiddu che custodiva l' acqua della memoria,  che ripuliva la memoria stessa, per attivare  l'occhio sacro degli Dei, per essere nuovamente un po come gli Dei
Il  terzo occhio, quello della consapevolezza, l'unico Occhio che non può essere aperto finché lo Spirito del Fuoco non viene generato attraverso i sette chakra, attraverso i 33 gradi della  colonna vertebrale, fino a che non entra nella camera, nella cupola, del cranio umano , ad invocare la potenza del Sole, che non è altro che la potenza della ghiandola pineale, così viene descritta in tutti i testi mistici, l' apertura del Terzo Occhio, dove si invoca il Sole, la luce, per attivare la ghiandola pineale
BaNDuddu 
Le stesse consonanti BND di benedire, per attivare la pineale, per guarire. 
"Su bandoni" sardo, il secchio, il contenitore. 

E quest' ultima immagine, sembra proprio una rappresentazione figurata, della cupola dell' Esedra delle Tombe dei Giganti, della cupola della Stele centrale, dove viene convogliata l' energia dello Spirito del Fuoco, della divinità Sole/Toro, fecondante la terra, e una nuova consapevolezza
Per accompagnare i defunti, vibrazionalmente visto che le Tombe dei Giganti sono monumenti funerari, verso un' altra dimensione, purificati da ogni memoria umana
Ma non solo. Luoghi anche di guarigione, dove si celebrava magari con le braccia e le mani unite a coppa, pronte a ricevere la potenza rigenerante del Sole, potenziata dall' azione purificante dell' acqua
L' Acqua che veicola memoria, l' acqua che purifica la memoria

E il pensiero gira su queste parole
Tirso di Bacco, ferula, il sole al polso degli Apkallu con 15 raggi, come le Stele dell' Esedra delle Tombe dei Giganti
Banduddu, ilullu, Apkallu, acqua ardente.
Fil' e ferru.
Non si poteva produrre qualche secolo fa. Era illegale, talmente era forte. La nascondevano sottoterra con degli alambicchi, ai quali legavano del fili di ferro per essere recuperata con facilità
Ci sono strane coincidenze, che riportano tutte alla Sardegna
E sicuramente la storia non è come ce l' hanno ufficialmente raccontata
A volte resta intrappolata come tra le pieghe delle gonne plissettate dei costumi tradizionali sardi
Ma basta un po di vento, per aprirle, come le ali delle Dee Alate
E rivelano, ciò che era già
Che è sempre stato
Basta un po di vento. Di maestrale
Di Maestrale che " ammaistrada", che guida, che insegna
Che conosce già la strada.
Basta lasciarlo fare, senza aver paura del polverone che può fare
Perché può solo far spiccare il volo, su ciò che si vuole tenere basso
Ma che merita di volare

Tiziana Fenu

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Il Banduddu e le Tombe dei Giganti

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