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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

mercoledì, luglio 15, 2020

💛Sa Sposa Sarda

Sa Sposa Sarda

Sa Sposa Sarda non e' certo diversa da altre spose di altre zone, ma sicuramente è una figura carica  di significati antropologici, ancestrali, di simbologie che risalgono alla notte dei tempi , che ancora si manifestano attraverso dei riti che ancora rappresentano  il matrimonio tipico sardo.
Se parliamo della sposa Sarda e de "sa spositedda" ci riferiamo  ad una figura che indica purezza d' animo nobiltà, delicatezza
Anticamente la sposa doveva accogliere prima del matrimonio tre bambine che non avessero superato i 10 anni  e che rappresentavano la verginità
Le accoglieva con molto riguardo, con sacralità
Doveva indossare per il loro arrivo, una gonna di orbace e la camicia bianca del classico costume sardo, il copricapo come un fazzoletto e il  giubbino, "su zippone" lo avrebbe indossato più tardi
Queste Tre Marias posavano le mani sul capo e sulla spalla della sposa, pronunciando formule di buon augurio, e vi era aspersione di acqua pura di fonte sulle spalle e sul seno della Sposa, per garantire la fertilità,  così come la madre della sposa aspergeva il letto nuziale di acqua, in segno di buon auspicio
Queste Tres Marias sicuramente in tempi passati, celebravano i matrimoni come Antiche Sacerdotesse, poi sostituite dalle tre bambine, e dal ruolo dei genitori che impartivano la propria benedizione agli sposi separatamente, prima di incontrarsi a casa di lei, quando lo sposo andava a prenderla per andare in chiesa

Le Tre Marie  non sono assolutamente collegate alla Maria cristiana, erano probabilmente tre sacerdotesse dell' antica divinità lunare
Nel mondo greco e romano furono  rappresentate come le tre Moire greche, divenute poi le tre Parche latine
Le Moire vestite di bianco, e le Parche vestite di nero
Spesso queste figure erano sintetizzate in una soltanto, ed erano coloro che controllavano il destino degli uomini, rappresentate filando e tessendo, come le Janas delle Domus de Janas
Anthropos era la più temuta, perché decideva dalla vita e dalla morte degli umani,  recidendo il filo della vita , figura rimasta nella tradizione sarda con la maschera carnevalesca di Ottana, chiamata la Filonzana( (letteralmente "la filatrice")
Si tratta di una sorta di Parca della tradizione sarda, molto temuta, particolare e inquietante, maschera tipica del carnevale sardo, rappresentata da una vecchia donna dall'andatura storta e sgraziata,  vestita di nero con il volto coperto da una maschera nera e orribile, a volte con la gobba e visibilmente gravida.  In mano tiene il fuso e fila in continuazione un filo sottile, il filo della nostra vita e del nostro destino che lei conosce molto bene, è nelle sue mani. Essa porta con se una forbice e dopo aver individuato una persona di poco gusto, taglia il filo di lana come augurio, alla persona prescelta, di malessere e sventura. Appare a fine serata, a monito dell' imprevedibilità del destino)
Sempre comunque eranoerano rappresentative di un' unica divinità, con i suoi tre aspetti di Luna  crescente,  piena e calante.

Le ritualità che ruotano intorno a Sa Sposa in Sardegna, affondano le radici in un cerimoniale ben preciso da rispettare

Iniziando dal corteggiamento ,  chiamato "su fastiggiu", l'amore segreto, quando si corteggiava discretamente con gesti e occhiatine Ci si trovava all'uscita della chiesa o alle fonti  per fare provvista di acqua o quando coraggiosamente  e romanticamente si faceva una serenata all'amata
Fino a che non si decideva a chiedere in sposa, a chiedere la mano della ragazza ufficialmente, al padre della sposa, tramite una persona di fiducia chiamata "su paralimpu",  che poteva essere un amico fidato, un parente o anche il parroco del paese
A casa della ragazza, di solito c'era una sedia sgangherata e scomoda, per mettere alla prova il richiedente, ed era chiamata "su scannu de su paralimpiu"
Se durante la richiesta si fosse rotto lo scanno per via della troppa agitazione, o se su paralimpu fosse caduto, sarebbe stato di cattivo presagio
Su paralimpu doveva essere molto discreto e diplomatico, doveva sondare il terreno e arrivare con tatto e gentilezza a strappare un consenso al padre della sposa( poteva riceverd anche un rifiuto, detto sa curcufica)
Infine era la mamma dello sposo, la suocera ( sa socra) ad essere ricevuta a casa della promessa sposa. Per lei veniva preparato s’ispiritu e s’ovu (la frollata) e servito nella tazza più preziosa quale segno di massimo riguardo e rispetto. In quell’occasione sa socra sigillava s’intrada (l’accoglimento) dello sposo con su donu alla nuora. Si trattava di un gioiello tipico del costume sardo o di un altro gioiello di valore, generalmente un anello che la suocera, in una sorta di investitura, infilava al dito della nuora che andava a sedersi vicino a lei per sancire l’appartenenza alla nuova famiglia. In seguito la suocera era solita donare altri oggetti: una preziosa spilla, una corniola, o un anello con impressa una chiave, simbolo della casa di cui la futura sposa ne sarebbe stata l’indiscussa padrona oppure un anello su cui poggiavano le forbici simbolo augurale contro l’invidia, le maldicenze e le malelingue
Finalmente poi il ragazzo si presentava a casa della sua amata, con un entrata ufficiale chiamata "s'intrada", a cui seguiva "s'assicuronzu", l'assicurazione al matrimonio, dove si stabilivano sia la dote e la data del matrimonio, e seguiva una festa con tutti i parenti dei fidanzatiI

E in questa occasione l'anello più sacro che ci fosse per suggellare questo fidanzamento era l'anello Maninfide , "le mani in  fede" , un particolare  anello che raffigura  due mani che si stringono ,che rappresentano  la stretta di mano tra i due sposi al momento del matrimonio
La futura Sposa ricambiava, regalando al fidanzato un coltello con il manico di muflone
Un anello che simboleggiava la promessa, l' unione tra i futuri sposi, da mettere all' anulare sinistro,  nel "dito d'Oro", quello del cuore ,quello dove batte la "Vena Amori", la vena che arriva direttamente al cuore
La "Dextrarum iunctio" (la stretta di mano cerimoniale) diffusa in ambito  greco-romano e in altre parti dell' Europa, è durata  sette secoli, fino al 600 d.C. circa,   era la formula dello stringersi la mano per suggellare il carattere sacro del matrimonio
Gli sposi si stringevano le mani su un altare sul quale bruciava un fuoco
Scena rappresentata in modo molto elaborato, specialmente in epoca greco romana , anche in alcune  aree funerarie, ad indicare la sacralità del vincolo che si prolunga anche dopo  dopo la morte, con tutta una simbologia intorno ai due sposi
Il paraninfo virile accanto allo sposo, la Pronuba( la matrona che assisteva la sposa nella cerimonia nuziale) accanto alla Sposa e  spesso con un diadema , che la spinge dolcemente verso lo sposo
Il piccolo fanciullo Imeneo con la fiaccola ascesa tra le sue mani,  dietro i coniugi, Giunone Pronubia , che rappresenta la Concordia, che posa le braccia sulle spalle dei coniugi, che li unisce in armonia

In Sardegna non si scherza in fatto di amore
Quando un impegno veniva preso bisognava rispettarlo
La fede giurata era sacra
L' innamorato poteva vedere la ragazza solo in alcuni giorni della settimana, per esempio a messa
Addirittura  vi era una messa particolare, chiamata "sa missa de puddu" riservata agli innnamorati e alle donne gravide

Un rito curioso, diffuso in Gallura che si svolgeva prima del matrimonio, era quello della "Pricunta" ( in spagnolo significa domandare), che  era il "rito della fidanzata nascosta"
Ciò che si "pricuntava", che si  domandava, era la mano della sposa, che veniva chiesta in senso giocoso e allegorico
Consisteva in un corteo capeggiato dal futuro sposo  e i suoi familiari in abiti tradizionali sardi, accompagnati da spari e canti, che arrivavano a casa della sposa per la "pricunta", formulata  sotto forma di una simpatica recita, nella quale il futuro sposo finge di aver smarrito un agnello o una colombella, entrambi bianchi ( simbolo di purezza) dicendo di essere alla sua disperata ricerca
In Barbagia la dichiarazione riguardante l'aver perduto del bestiame, è la stessa che si usa per la ricerca del bestiame rubato, quindi il rito della fidanzata nascosta è come un abigeato in forma scherzosa

"Siamo venuti a chiedere il vostro aiuto affinché possiamo ritrovare la pecorella smarrita che cerchiamo da lungo tempo
Essa è così bella che la vita senza di lei per noi non ha più senso
Siamo sicuri che si trova in questa casa perché non andremo via se prima non la consegnate a noi"

Con queste parole, si presentava il "fidanzato"a casa della futura sposa
Capita la richiesta , il padre della  fanciulla,  mostrava le donne della famiglia, ma non la futura sposa, sciorinando le doti di ciascuna, fino a che  veniva mostrata per ultima proprio la futura sposa, tra risate, balli e abbracci festosi

Una settimana prima del matrimonio si portava il corredo della futura sposa, detto "su portu de sa roba"( il portare la roba), in trionfo  a casa dello sposo, con amici cari e carri  addobbati a festa con fiori di arancio, limoni ,edera e campanelle( i carri cosi addobbati a festa venivano chiamati "is traccas")
I carri servivano per trasportare gli oggetti più pesanti come le stupende cassapanche in legno intagliate a mano e gli strumenti per fare il pane come "sa mesa sarda"( un tavolo piccolo apposta per impastare il pane), "sa scivedda"( il grande contenitore in terracotta smaltata, usato per la lavorazione degli impasti) e gli strumenti per la filatura , e le cose più fragili venivano trasportate nei cestini

La sposa Aveva il compito più bello e più simbolico perché doveva trasportare la brocca della sposa, con la quale il giorno del matrimonio doveva attingere l'acqua dal pozzo per la prima volta per dissetare il marito
Un rituale molto importante e simbolico, accompagnato da canti e balli, con il suono delle launeddas, perché l'elemento sacro dell' acqua era  importante, rappresentava la fertilità

Allo sposo era lasciato il compito di portare il materasso nuziale , e  poi  tra le lenzuola, prima del giorno delle nozze, magari da parte delle madri degli sposi, era usanza mettere grano e zucchero, per  simbolizzare l'abbondanza e la dolcezza, beneauguranti per un'unione felice
Il banchetto lo si cominciava a preparare giorni prima a casa della sposa, almeno 4 giorni prima, perché  particolare attenzione veniva dedicata al pane e ai dolci

Il pane del matrimonio era chiamato "su pai de sa coia"( il pane del matrimonio), ed era particolarmente elaborato , impastato con le migliori farine ,esclusivamente di grano e con  decori altamente simbolici e sacrali come le colombine  e i  fiori, e  non si trovava di certo nei panifici
Era un'arte riservata a poche donne e veniva commissionata a donne che conoscevano quest'arte di generazione in generazione
Spesso erano le stesse donne  che poi confezionavano le bomboniere
La tradizione voleva che fossero preparati due tipi di pane diversi, uno per i genitori dello sposo e uno per i genitori della sposa
È un pane simbolo di prosperità che durerà a lungo, perché era preparato senza lievito

E spesso le lavorazioni di questo pane ricordavano le finissime decorazioni in filigrana tipiche dell' oreficeria sarda , e della Fede Sarda in particolare, che io personalmente, considero l'anello più bello al mondo perché racconta dei fili d'oro tessuti e intrecciati da preziosi telai d'Oro delle Janas le fate che abitavano nelle loro Domus scavate nelle rocce
La Fede Sarda è un anello che racconta della loro grande abilità nell' intrecciare le auree fibre di filigrana ,che rappresentano i fili del grano dorato, simbolo di prosperità abbondanza e fecondità e di legame con la terra
Le Janas ,con le loro finissime abilità manuali in tutti i loro preziosi manufatti, suscitavano grande ammirazione da parte di tutti gli abitanti dell'isola tanto da essere considerate delle divinità
L' uomo che avesse il desiderio di sposare una donna, doveva, prima di chiederle la mano , rivolgersi alle janas, per ottenere la loro benedizione, e le janas intessevano così il "filo d'oro" per creare lo splendido anello  della Fede Sarda, da portare nel dito anulare, il dito del cuore,  con un alto valore sacrale
La fede Sarda veniva tramandata di madre in figlia e si narra che  questi gioielli venissero indossati dalle fate stesse in occasioni speciali, di incontro con la divinità, incastonando talvolta i gioielli con l'ossidiana e il corallo, che  abbondavano nella nostra isola e nei nostri mari
I gioielli sardi sono ricchissimi nella loro varietà , e sono  facilmente identificabili e distinguibili proprio per questa finissima lavorazione a filigrana, e  sono specifici della cultura orafa Sarda
Sono chiamati "is prendas" , i gioielli
Nelle Domus de janas vi erano conservati ricchi corredi funerari per preservare il corpo del defunto e per garantire il suo passaggio nell'aldilà
Di solito era la madre del futuro sposo ad acquistare la fede Sarda per la futura Sposa, e  veniva regalata dal futuro sposo
Un gesto importante, di riconoscimento della sacralità di questa nuova figura femminile che veniva "adottata" dalla futura suocera, come una figlia, depositaria di quel sacro femminino custode della vita e della  dimora dell'uomo che avrebbe sposato

Dopo questi preparativi , il giorno del matrimonio, lo sposo sottobraccio al padre, e con parenti al seguito , andava a prendere la sposa
All'uscita della chiesa, le madri dei due sposi li benedicevano ( e lo fanno ancora) con "sa arazia" ( la grazia), spargendo sugli sposi ,dopo tre volte il segno della croce, grano, sale e petali di rose, che significavano abbondanza, saggezza e salute, contenuti in un piattino bianco, che doveva essere scaraventato a terra davanti agli sposi, accompagnati poi da canti ,grano( ora si usa il riso) e benedizioni ,con il corteo verso la loro casa, dove sei festeggiava per 2 giorni
Gli sposi spesso dovevano mangiare dallo stesso piatto e bere dallo stesso bicchiere ,in segno beneaugurante di spartizione e unione
I festeggiamenti continuavano tra balli e danze e l'immancabile "e gi d'as fatta bella a ti coiai", "già l'hai fatta bella a sposarti"
Gli sposi ricevevano molti doni, soprattutto oggetti utili alla vita di tutti i giorni, grano e pane

Ci si prodigava per ricamare tutto il corredo della sposa rigorosamente a mano
In viaggio di nozze era di solito fissato in  santuario isolano, in segno di gratitudine e di devozione
Si capisce come "sa sposa" in Sardegna abbia un ruolo importantissimo ,benedetto dalle stesse janas che ne tessono i fili, per creare il simbolo dell'Unione per eccellenza, la fede Sarda, la fede in filigrana
Filigrana ufficialmente significa "filo di grani d'oro"
Concettualmente, visto che la lingua sarda si snoda per concetti più che per etimo, potrebbe anche significare "filigrana " fil' gr-ana / figlia della grande Jana
Come una sorta di figlioccia battezzata tramite questo dono simbolico  in cui "sa sposa" diventa custode depositaria di una dimora e del cuore di un uomo
Sa Sposa che doveva essere vergine, come le janas dal cuore puro, e ancora oggi in molte località della Sardegna si sente dire "bella commenti  una Jana ,"bella come una Jana"
Le janas Infatti venivano descritte belle e raggiungibili, con  dei bei monili in filigrana con pietre lucenti, particolarmente dotate nell'arte della filatura ,della panificazione e della tessitura
Erano maestre degli antichi telai d'oro che producevano finissimi broccati preziosissimi
Tradizione  che è rimasta nell'uso del corredo della sposa, finemente ricamato a mano

Le janas erano custodi di immensi tesori che erano nascosti presso i Nuraghe e le Domus de Janas, e li  mostravano solo a quei giovani prescelti
Concetto che è rimasto poi come tradizione nel preparare meticolosamente per anni la dote della sposa, che solitamente era riposta nella cassapanca di legno finalmente intagliata a mano
La cassapanca sarda chiamata anche "Sa cascia sardesca", la cassa Sarda , ed era anche l'elemento di arredo di maggior rilievo nella casa Sarda, fatta in prezioso  legno di castagno, destinata a contenere il corredo della sposa e  finemente intagliato in bassorilievo con cornici di motivi floreali,  fregi floreali e pavoncelle
Il colore bruno era ottenuto anticamente dalla ossidazione del sangue ovino poi steso sul legno, e il piede aveva una finitura zoomorfa
La cassapanca sarda veniva chiamata anche "s'archedda", nome più consono rispetto alla cassapanca, perché non è proprio l'ideale di comodità per starci seduti
I fregi de s'archedda , come le spirali, erano spesso rappresentati anche nelle Domus de Janas
Raccontano delle storie, come quella dei piccoli "puggineddos", delle piccole pavoncelle ,come gli uccellini  rappresentati nel "cohone de Vrores", il pane che si prepara per celebrare l'estate, il giorno di San Giovanni, il 24 giugno
Ci sono degli elementi geometrici semplici e lineari , rappresentati nella cassapanca, ma molto simbolici, la clessidra, oppure i rosoni floreali, e  spesso appaiono le corna di muflone o ariete
Le corna di ariete erano molto simboliche
L'ARIETE:
Simbolo di ENKI/EA
Segno zodiacale che indicava l'INIZIO DELL'ANNO convenzionale
segno zodiacale con cui cominciava il PRIMO CALENDARIO DI NIPPUR, il DAN.GIR
segno zodiacale con cui cominciavano le FESTE del CALENDARIO SHARDANA, rappresentato nella Pintadera/Calendario studiato da Melis
simbolo zodiacale con cui cominciava il CALENDARIO DI DENDERA identico al DAN.GIR e al CALENDARIO SHARDANA
simbolo zodiacale dell'inizio delle FESTE DEL FUOCO E de SOLE rappresentati dalla RUOTA DEL TEMPO-CALENDARIO SHARDANA-STELLA a 8 PUNTE
La Gimbutas, nel libro "Il linguaggio della dea"  indica una pittura vascolare, in originale di colore marrone su camoscio . Origine: Greco arcaico, Cipro 700 - 600 a.C.
Il motivo principale sono le corna di ariete con losanghe a rete incorniciata.
Questa combinazione (ariete e rete incorniciata) è presente già dal neolitico ed è comune nelle ceramiche delle culture Vinca, Cucuteni e Starcevo, quindi 4500 a.C passa tra Cipro, Creta, Micene e arriva al ferro.
Evidentemente è un motivo sentito importante almeno agli inizi.
Il motivo a rete incorniciata è molto comune nei vasi, brocche, e altri recipienti per l'acqua.
Secondo Gimbutas richiama la Dea Sorgente di Vita con l'energia rigenerativa del Ariete.
In sintesi:
Ariete - animale magico, forza vitale ed energia del sole (corna serpentiformi)
Rete - fonte, umidità, acqua di vita, peluria pubica, associazione con l'ariete e con funzione di datrice di vita della Dea.
I soli, ossia simbolo indicano il rinnovamento stagionale intercambiabile con le spire delle corna arietine. Il simbolo associato alla Dea di Morte e Rigenerazione - occhi della Dea.
Spessissimo  e' rappresentata la pavoncella , un simbolo di fertilità, di  vita ,come un'araba Fenice che risorge dalle proprie ceneri
Mentre simbolismo del loto era connesso al mito della creazione. Poiché il fiore si apre ogni giorno e si richiude ogni notte, era considerato il simbolo della resurrezione e della vita eterna, che costituivano i temi fondamentali della religione egizia. Il mito della creazione narra che Ra, il dio del sole nato dal caos, apparve per la prima volta innalzandosi dai petali di un fiore di loto.
Ogni notte, Ra ritornava al fiore e si lasciava nuovamente avvolgere dai suoi petali.

La storia della Sposa Sarda ha molte  simbologie in Sardegna
Sa Sposa è simbolo di una ritualità sacra , benedetta con riti e formule beneauguranti, attorno alla quale tutta la comunità si stringe per offrirle il meglio per la sua Unione con l' amato.
 Preparandole un corredo  finemente lavorato( bellissimi i copriletti e gli scendiletto a pibionis, la tipica lavorazione a "chicchi"), beneauguranti di fertilità e abbondanza , dei dolci deliziosi alla vista e al palato, del pane ad opera di sapienti mani raffinate
Tutto in preparazione del momento più importante della sua vita, solo per lei

La  Luna accogliente ,l'acqua che incontra il suo sposo ,il suo sole , il suo fuoco
Due elementi chiave ,fuoco e acqua, base di ancestrali forme di divinazione
Infatti i due sposalizi tipici della tradizione Sarda si celebrano proprio in estate , quando  il Sole, la divinità taurina si esprime in tutta la sua massima potenza per celebrare il femminile, l'acqua che va incontro al suo Sposo, al suo Sole
Il primo matrimonio importante , come da tradizione si celebra dal primo al 4 agosto quando si assiste a "sa coia maurreddina"( da "mauritano", nome delle antiche genti del Sulcis, derivanti a sua volta dagli abitanti della romana Mauretania, Algeria e Marocco odierni, che invasero la Sardegna nel VI sec.d.C.), a Santadi ,ricca di fonti di acqua purissima.
Un mese dopo, nella seconda settimana di settembre  ( quest' anno sara' la 59ma) e' la volta dell' antico sposalizio selargino, chiamata "sa coja  antiga cerexina"
Un tripudio, per entrambi i matrimoni, di bellezza , di canti , di gruppi folk da ogni parte dell'isola,di  i carri trainati dai buoi ornati a festa( is traccas)
Di rituali antichi benedetti dall' elemento femmineo di abbondanza per eccellenza

Gli sposi vengono benedetti con l'acqua e s'arazzia( la grazia ), e sono poi  legati poi da un patto, da una promessa, ma anche uniti da "  cadena nuziale" , che è molto più di un simbolo di legame tra i due
È  un simbolo di Fede ,costituito da 66 anelli di argento, elementi che esprimono un'intera comunità che si stringe intorno ad un nuovo nucleo familiare, in cooperazione e alleanza
Il 66 indica l'amore incondizionato.
Il 6 rappresenta gli amanti
Il 3 + 3 la doppia Trinità
Il 66 rappresenta l'amore anche dopo la morte
Se viene ridotto ad una sola cifra abbiamo che 6 + 6 diventa 12 e 1 +2, diventa 3 e si ritorna a questa simbologia del ternario Divino, della creazione della manifestazione.

In veste  di Sposa, infatti la donna manifesta  tutto il suo potere creativo, attraverso i suoi manufatti, attraverso le meraviglie che crea con le sue mani
E la comunità lo sa
Per questo si prodiga per farle avere il meglio. Il corredo più bello
La cassapanca più bella
Ma anche il pane nuziale più finemente decorato, i ricami più preziosi anche sulle camicie da notte
Viene trattata come una divinità, perché la comunità sa, quanto il suo operato poi sarà importante per la stessa comunità
Gli Sposi vanno in  luna di miele perché e' la celebrazione della Dea lunare che assapora con il suo sposo il prodotto della sua manifestazione e della sua creazione più dolce che è il miele,  l'alimento degli Dei per eccellenza
Tra le mani di un uomo la donna fiorisce, si manifesta
Si prepara a quest' incontro sin da piccola ,con la preparazione  meticolosa del corredo
Così insegnano le sue Antiche Madri, le Janas,  che preparano manufatti preziosi fin dalla notte dei tempi da rivelare solo ai prescelti

È sempre la donna a decidere
L' uomo sceglie
Ma la donna decide.
Le Janas insegnano, e gli uomini  sanno bene che devono meritarsi l'amore di una donna, perché la vera donna , rivela loro i suoi segreti più nascosti
Trovo queste tradizioni sarde della mia terra di una bellezza struggente
Non è solo folklore
Si tratta di sentirsi fiere ,degne di cotanta bellezza, di cotanto rispetto verso questa Terra Sacra, che si esprime in ogni aspetto di questi rituali
Sa sposa è preziosa come una divinità
In latino "sponsi" , in latino "sponsus/spondere",  significava promettere solennemente , garantire
"Spendo", in  questo senso significava l'azione di versare un liquido per sancire ritualmente un accordo , e "sponsus" quindi significava garanzia, un accordo

E anche se in spagnolo "le esposas", oltre che "mogli", indicano anche le manette, e la parola italiana "scapolo" deriva dal latino " exapulare", letteralmente "liberarsi dal cappio", a maggior ragione bisogna vedere come in Sardegna, la  parola Sa Sposa, sia legata ad una segreta e sacra  ritualità ancora incontaminata, che fa onore a questa terra misteriosa e piena di simbologia
La terra della Janas, le Madrine delle Spose.
Perché erano Spose loro stesse. Monadi, Sigizie Viventi del Sacro Matrimonio tra Maschile e Femminile, tra opposti, tra Sole e Luna, tra vita e morte, tra passato e futuro
Oggi come allora
Per non dimenticare mai chi Siamo

Tiziana Fenu

Sa sposa Sarda

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