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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

domenica, giugno 28, 2020

💛I Guerrieri che dominavano l' energia

Osservavo queste tre immagini. 
La prima è un bronzetto sardo  che rappresenta un guerriero. 
La seconda è il Maschinganna, la maschera Sarda, maestra degli Inganni. 
La terza è la divinità egizia Amon, demiurgo e creatore di tutte le cose. 
Ho trovato tantissime affinità tra queste tre figure e sono molto più legate di quel che si voglia semplicemente raccontare. 

Partiamo dalla divinità Amon, non per importanza. ma perché è quella maggiormente documentata storicamente, artisticamente e iconograficamente. 
Amon era una divinità egizia, la principale del Pantheon delle divinità egiziane, era il Grande Demiurgo, il protettore dei  Re egizi, tanto ,che al loro nome affiancavano la desinenza Amon, come fece Tutankhamon
Considerato il "Dio nascosto", occulto e silenzioso, la cui identità non poteva essere rivelata.
Veniva rappresentato con un lungo copricapo aurorale, che rappresentava l'aurora boreale, come se fossero dei pennacchi di fasci di luce. 
Era considerato il Dio delle apparizioni elettriche, legate alla terra, ma non solo, perché tutti i  pianeti presentavano brillanti tratti aurorali di elettromagnetismo, e in particolare il pianeta Marte. 
Amon rappresentava anche il Dio Marte, perché lo vedevano dalla terra, ed  era rappresentato come un sole rosso, con un campo magnetico altamente visibile. 
E infatti Amon era  rappresentato simbolicamente anche da una testa  di ariete con le corna toroidali che richiamavano il campo elettromagnetico toroidale della terra e dei pianeti in generale. 
Amon era considerato energeticamente la divinità più potente dopo il re, perché era un re che si era autogenerato, era il dio della fecondità , il Dio Toro della sua stessa madre
Dio che era maschile e femminile allo stesso tempo, solare e  lunare, e che aveva  anche una parte oscura, invisibile. 
Solo dal II mill.a.C., Amon fu assimilato al Dio Ra, il Dio Sole, diventando un Dio  nazionale con un aspetto itifallico, la cui testa di  Ariete. esibisce tratti elettromagnetici simili a quelli della terra. 
Nel periodo faraonico infatti ci furono importanti tempeste, solari e geomagnetiche globali, con espulsione di polveri ,gas e detriti, che resero il sole rosso, così come è rappresentato nelle tombe e nei dipinti della Valle del Nilo, dove gli egiziani sono spesso rappresentati con la pelle rossa, e quasi sempre in abbigliamento succinto. 
Vi erano intense tempeste geomagnetiche, un gran vento solare, e molte manifestazioni di  Aurore. 
Queste luci danzanti erano rappresentate dal grande Dio Egizio Amon, il Dio delle apparizioni elettriche, con i suoi Pennacchi alti e colorati, che con le sue corna da ariete che riproducevano l'energia toroidali. 
A quell'epoca il sole risultava oscurato e molto più attivo elettricamente, così anche il vento solare, che era molto intenso, così forte da creare delle code di plasma visibili ad occhio nudo. 
Inoltre vi erano molti brillamenti solari ed esplosioni di alta energia che facevano aumentare il vento solare e quindi di conseguenza aumentavano anche le aurore visibili sulla terra. 

Amon non viene mai mostrato colpire un nemico, nemmeno  quando le sue aurore  virano sui temi del rosso, che è il colore dell'aggressività, poiché aveva sostanzialmente un indole pacifica. 
Questa divinità Amon, il dio pacifico elettrico e invisibile, ha la stessa fattezza  di due maschere sarde rappresentata nello stesso modo, con una testa  di ariete , e un pellicciotto sopra, a sembianza del caprone, dell'ariete. 

Una è la maschera del Maimone,  maschera sarda di buon auspicio,  invocata soprattutto per le piogge e i temporali. 
L'altra è la Maschinganna, il "maestro degli Inganni" conosciuto come "s'ingannadori"
Una specie di folletto che si prende gioco delle persone,  le attende per  risvegliarle terrorizzate.
Era considerato come un diavolo terrestre. 
Per questo ha le corna, ed era capace di illusioni acustiche ed elettriche, che manifestava spesso con fiammelle e scintille, facendo scappare i malcapitati. 
Non si faceva mai trovare, e a chi si voleva vendicare di lui, lasciava come passaggio visibile veloce, un fuocherello,e un po' di cenere come se fosse passato un fulmine carico di elettricità. 
Si dice che il Maschinganna fosse uno degli antichi custodi de "is Scurgiorgius" , i tesori nascosti, i segreti di questa terra, tramandati oralmente, che non si potevano dire a voce alta, e di cui non vi è traccia scritta e di cui nessuno, paradossalmente può parlare. 

L' altro personaggio che nelle fattezze è uguale a su Maschinganna ,con corna caprine da Ariete , è su Maimone, divinità molto diffusa nella mitologia della Sardegna, il cui nome pare sia la radice di quello che poi sono diventati i rappresentanti del carnevale sardo, cioè Is Mamuthones. 
Il Maimone era di buon auspicio, rappresentava il Dio delle acque ,della pioggia di cui in Maschinganna, è la variante più burlona, quella elettrica, rappresentata dal fulmine, che a volte si sente ma non si vede. 
Nella lingua canea la parola " maim", scritto "mam" significava acqua. 
"Amon/ Aman", in Libia, Berberia, presso i Tuareg e Guanci delle Canarie( di cui parlavo nel post della pintadera e pare che siano molto legati ai sardi, geneticamente), significa "acqua". 
Anticamente su Maimoni per essere di buon auspicio e propiziatorio per il raccolto, veniva portato in processione sotto forma di fantoccio come una specie di spaventapasseri, in  una barella costituita da due  canne incrociate, con al centro una corona di  pervinca, che rappresentava la divinità della pioggia, su Maimone, appunto
Veniva gettato nel ruscello per essere sommerso dall'acqua. 
La pianta che si usava per addobbare su Maimoni era la Pervinca ,che in sardo si chiama "Proinca" che è molto simile al verbo "proere", cioè "piovere " in sardo. 
Anche la divinità egizia Amon era indicata come "luce", luce che propiziava i raccolti. 

Quindi ci ritroviamo con una divinità egizia e  due personaggi  della mitologia Sarda che hanno le stesse caratteristiche, una la variante dell'altra. 
Amon, Maschinganna e Maimoni
Invisibilità, velocità, elettricità, effetti speciali elettrici e ottici, acqua ,pioggia, fulmini. 
Ci sono tutti. 

E poi arriva lui, il nostro bronzetto sardo
Soprattutto il guerriero con due scudi circolari. 
Pare non si siano trovati degli scudi del periodo nuragico perché si presume che fossero in legno e in cuoio rinforzato( quindi facilmente deperibili) con una struttura leggera di legno , ma comunque abbastanza resistente nel cuoio per attutire i colpi inferti dalla spada. 
Gli Shardana, gli antichi guerrieri del Mare
Tanto  valorosi da volerli come guardia del corpo personale, il faraone Ramses II
In una iscrizione della Stele di Tanis  risalente al Faraone Ramses II, del 1287 a.C., si dice testualmente :

"Gli Shardana dal cuore impavido. Da sempre non si sapeva come combatterli, essi arrivavano con il cuore ifiducioso, sui vascelli da guerra dal mezzo del Grande Verde (la parte tirrenica del Mediterraneo) e non  si poteva resistere davanti ad essi ". 

Gli Shardana appaiono intorno alla metà del secolo XIV a.C., e restano in Egitto almeno fino al IX sec. a.C.,dove si erano stabiliti, avendo ottenuto In concessione fertili terre nella valle del Nilo. 
Osservando i Bronzetti colpiscono il guanto, l'elmo con lunghe corna bombate all'estremità e gli scudi tondi che si toccano,  con un umbone centrale. 
La forma particolare delle corna , darebbe  da pensare che l'elmo con le corna a  finitura pomellata potessero far parte di un circuito elettrico di cui facevano parte anche gli scudi,  che creassero un contatto. 
Le altre caratteristiche di questo bronzetto sono le quattro braccia ,le due braccia superiori che reggono due stocchi ,mentre quelle inferiori reggono due scudi rotondi rinforzati da tre lamine centrali in bronzo e umbone centrale in bronzo, di difesa o attacco. 
Il bronzetto appare provvisto di  quattro occhi. 

Si dice che rappresentasse il Dio eponimo Sardan, il progenitore dei Sardi, figlio di Eracle( Ercole) o Eracle stesso, e identificato  anche come Marduk, una delle divinità poliade della Babilonia, il Dio guerriero la cui ira è come il diluvio( viene descritto con fattezze doppie e perfette, 4 occhi, 4 orecchie, due nasi..)

Gli Shardana
"Non si poteva resistere davanti a loro e che non si sapeva come combatterli"
Ma cosa avevano di così eccezionale?
Perché erano rappresentati con due scudi e due braccia? Non erano un popolo aggressivo e non credo che portassero con sé, in battaglia questi due scudi rotondi. 
Sarebbero stati ingombranti. 
A meno che , non si azzardi, e qualcuno lo avrà già fatto, che questi scudi,  non fossero un tipo di trasformatore risonante con circuiti elettrici accoppiati, rappresentati proprio da questi due scudi vicini
Inoltre dall'impugnatura dei due scudi, si ha un collegamento che termina dietro la nuca. 

Anche se non mi intendo di elettronica, sono andata a leggere qualche cosa riguardo le bobine di Tesla, e ne sperimento' una grande varietà. 
La bobina di Tesla è un dispositivo formato da un trasformatore che sfrutta l'induzione  elettromagnetica ed altri effetti simili ai fulmini, anche se di entità molto ridotta
Praticamente gli scudi ,in particolare gli umboni, potevano fungere da accumulatori di energia. 
Bastavano due piastre affiancate (in questo caso gli scudi) tra di loro, con un isolante tra le due parti (e il cuoio che le rivestiva poteva fungere da isolante), e in questo modo accumulavano tensione. 
Praticamente erano come un condensatore, o capacitore, usato come accumulatore di energia elettrostatica, collegato poi ad una batteria con diverso potenziale. 
Così facendo tra  gli elementi di quest'armatura(scudi ed elmo), si creava un campo uniforme ,e probabilmente il circuito si creava con le corna dell'elmo che erano in contatto( con una forma inusualmente bombata). 
La bobina di Tesla è famosa anche per la sua capacità di far accendere i tubi fluorescenti a grande distanza senza collegamento elettrico. 
Ora, pensando ai due protagonisti della mitologia sarda , Maschinganna e Maimone,  uno che emana corrente elettrica, l'altro che rappresenta la pioggia, e che comunque veniva usato come spaventapasseri, e pensando ai guerrieri sardi rappresentati del Bronzetti, ci si chiede se anche questi non fossero capaci di emanare corrente elettrica e spaventare il nemico. 
Credo che Tesla si sarebbe divertito molto, con i suoi esperimenti, con gli antichi Sardi.
I buoi con le corna addobbate, che sfilano per le sagre, per la festa di Sant'Efisio il primo maggio, con "is traccas", i carri addobbati a festa, per auspicare abbondanza, fertilità, fulmini che presagiscono ai temporali, portatori di acqua e nutrimento per la terra, custodiscono ancora oggi, questa usanza che evidentemente ha radici antichissime. 

Tutte le  strutture megalitiche in Sardegna, sono estremamente sinergiche. Tutte.
Certo e', che nel complesso, gli antichi Sardi erano abbastanza strani, visti da " un' occhio esterno". 
Più di 7000 nuraghi non idonei all'abitazione, senza tiraggio per il fumo, e soltanto una dozzina di persone all'interno. 
Con questi giganti di Mont'e Prama che facevano la guerra non con le armi, ma con dei "guantoni," che non avevano uno scudo ma una specie di protezione flessibile  con la quale si ricoprivano la testa, con una bassissima valenza sia difensiva che offensiva.
Ci si chiede, in modo azzardato,  se in guerra si difendevano o se preferivano spaventare  il nemico, visto che " non si sapeva come combatterli". 

Questi guerrieri nuragici sembravano più preoccupati di sfidare la morte, di gestire la morte, piuttosto che  cimentarsi in vere e proprie azioni belliche. 
Culturalmente i sardi sfidano la morte ,lo si vede all'interno delle Domus de Janas. 
Lo si vede anche nelle Tombe dei Giganti. 
Lo si vede anche nella peculiarità del riso sardonico, tipico del Popolo Sardo. 
Una sfida che  è uno sberleffo alla morte. 
Il guerriero sardo sembra doppio. 
Ha due occhi ,due  braccia, due scudi rotondi, gli  stessi occhi tondi della Jana. 
E' un "Janus" tridimensionale , quasi cubico.
Una tridimensionalità visibile. Non metaforica, spirituale, divinizzata.
No. È materiale e ben visibile.
Ed è sempre questa visione del doppio che ritorna prepotente, della sintesi degli opposti, vita e morte, passato e futuro, come è presente in ogni aspetto della manifestazione dell' Essenza dei Sardi.
Questo bronzetto incredibilmente bello ed enigmatico, è un guerriero potenziato.

Come dice la Stele di Tanis "non si poteva resistere davanti a loro".
Quindi aveva una potenza ben visibile e non trasfigurata.
Nel senso che non ricorrevano a nature diverse per impressionare il nemico, ricorrendo ,per esempio, alla combinazione tra uomo e animale, o tra  uomo e divinità
Tutto era concentrato in questo guerriero umano, che diventa quasi stereofonico, capace di difendersi da ogni  lato , perché ha quattro occhi,  quattro braccia e due scudi. 
Come se  fosse, non sono un guerriero , ma custode  di un qualcosa di più importante, forse di un'altra dimensione. 
Perché il guerriero sardo con questa altra dimensione ci gioca, non la teme, è il suo habitat naturale. 
Il guerriero sardo è un illusionista, se pensiamo che le sue armature, casco, corna e scudi,  potessero creare un circuito elettrico capace di spaventare i nemici, di paralizzarli di timore ,così come fa su Maschnganna quando si presenta all'improvviso, con  effetti sonori e ottici, che riguardano l'elettricità e i fulmini. 
Così come fa su Maimoni , con i suoi temporali che fertilizza la terra. 
Il guerriero nuragico a quattro occhi,  come Fanes, il primo nato, la divinità priginenia della cosmogonia orfica. 
Fanes che in greco significa "il brillante", il Dio luminoso,e questo ricorda molto Amon la divinità egizia, che veniva chiamato la "luce splendente". 
L' Eros primordiale, ingoiato, inglobato da Zeus, per manifestarsi in tutta la sua potenza, tramite il fulmini e le saette
Elettricità. 
Filo conduttore tra Amon, su Maschinganna, Maimone, e anche, credo proprio il guerriero sardo dai 4 occhi che spaventava i nemici. 
E il caos della materia prima del tutto in Potenza. 
Lo spirito vitale increato e ingenerato. 

Fanes il donatore di vita , Eros primordiale, le forze contrapposte che si manifestano eternamente. Estasi e terrore, vita e morte, creazione e distruzione, dolore e silenzio
Fanes è ciò che si crea dall'uovo primordiale. 
E questo spazio di creazione che unisce gli opposti- contrapposti, i  Sardi l'hanno trovato nella pietra e della Pietra ne  hanno fatto un Uovo Cosmico Narrante. 
I Sardi nascono dalla Pietra e nella Pietra.
Così come diceva Pinuccio Sciola di sé stesso
Fanes mise in moto l'universo. 
L'ermafrodito dalle Ali d'oro. 
E ali d'oro, verranno poi rappresentate, come due angeli Custodi, nella riproduzione dell'Arca di Noè, che ha la stessa dinamica elettrica della bobina di Tesla, come ho scritto in un altro post.(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/s-arca-sacra.html) 
Come le due pavoncelle l'una difronte all'altra che insufflano l'afflato divino, il "respiro della vita". 
Stessi Sardi ideatori? 
Maschile e femminile insieme.
Questa sinergia sempre presente in ogni manifestazione dell' Animo Sardo in ogni campo. 
Dove tutto è Sigizia
Monade Primordiale.
Armonia. 
Fanes era il doppio, perché guardava davanti e dietro, e ha quattr'occhi perché credeva che nulla dovesse essergli occulto. 
Era  incarnato anche nel Giano bifronte
Il Tempio di Giano era di forma quadrata, con una porta formata da due parti con due anelli. 
Da poco abbiamo festeggiato il solstizio d'estate, la porta degli uomini. 
L'altra, lo ricordo, è solstizio invernale , chiamato il solstizio degli Dei. 
Queste due porte, erano per gli antichi, consacrate a Giano bifronte, delle soglie, dei passaggi, dei portali dimensionali. 
San Giovanni si celebra per celebrare  il solstizio d'estate, il Johannes /  Giano /Jano bifronte, che  ha in mano le chiavi con le quali apre e chiude le porte dei cieli
Jano/Jana/ Janna, che è una porta, un portale dimensionale, che veniva scolpito nelle Domus de Janas, come  i Torii giapponesi. 

Fanes ha un aspetto infuocato, come un'estrema e suprema illuminazione, perché è il simbolo della consapevolezza, della Sophia, della conoscenza. 
Il Fanes  dai quattro occhi,
Come  la Jana, come i Giganti  di Monte Prama. 

La Sardegna è sempre stata considerata una terra misteriosa e sconosciuta. 
Sconosciuta perché era considerata dagli antichi greci,  "la terra del sonno atemporale", secondo la quale nove figli di Eracle in Sardegna  vi si addormentarono, sospendendo lo scorrimento del tempo , attraverso la morte. 
Lo pensava anche Aristotele. 
Immaginarono che per i sardi dovesse  essere un rito  per vincere la morte dormendo. 
Tipico degli sciamani e forse in questo ancestrale desiderio , vi era  il desiderio di unire i  periodi solari e lunari, in un  periodo più grande,  chiamato "grande anno"  dove i 9 giorni lunari, i Figli della Luna, cadono fuori dal tempo, e vengono catturati  dall'esperienza della sospensione,  del solstizio del sole, che si ferma,  che soggiorna
Solstizio, o "sonno senza sogni"..

Aristotele descrive la Sardegna come una porta di fuga dal tempo, come un confine estremo di questi 9 giorni fuori dal tempo
Questo mi fa venire in mente la simbologia del numero 9, della  ierofania  sul nono anello della Tholos , e sul nono gradino del pozzo di Santa Cristina proprio il giorno del solstizio, di cui ho parlato nel mio post.
Un  9 simbolico.
I 9 giorni  nei quali non si è dentro la sincronicità del cielo che si ripete.
9 giorni in cui si sta fuori dal tempo.
È un portale dove il ciclo si interrompe.
Tutto in Sardegna è un portale simbolico
La stessa Jana è una porta portale, ed è lo stesso tipo di leggenda che si trova presso i Dogon, i figli di Sirio, ai quali i sardi sono legati.

Quindi la Sardegna veniva considerata la terra del sonno.
La terra di Crono, del tempo addormentato che si ferma per 9 giorni.
Gli immortali i dormienti, che sono i veglianti delle soglie.
Eroi,  Dei immortali, che praticavano questa veglia attraverso pratiche come l'incubazione.
9 giorni come 9 mesi, i mesi della gestazione, dell' incubazione. Per rinascere a sé stessi.
Le Domus de Janas rappresentavano metaforicamente il  grembo materno. Dove il defunto veniva posizionato in una posizione fetale, pronto per rinascere ad una nuova vita, e spesso vi erano pendenze, dove  penetrava l'acqua, quasi a simboleggiare il liquido amniotico che  accompagnava il defunto nella sepoltura.
Sepolture che erano scavate nella roccia in particolari copelle ,con all'  interno una falsa porta, così come presso gli egiziani
I sardi usavano  l'incubazione anche  per scopi terapeutici, quando giacevano nelle tombe per 5 giorni
Infatti è leggendario, il sonno dei Sardi
Un sonno così profondo, da essere senza tempo, ancestrale.  Solitamente i sardi dormivano anche presso le tombe, dove facevano lunghi sonni, quasi ipnotici. Stavano nello spazio più interno dei nuraghi( molti, con le strutture che li circondano, sembrano labirinti), quello più sacro e isolato. 
Un santuario dove si ha un rapporto diretto  con il divino, in isolamento, in rinascita, dentro quelle spirali che ricordano il femminino che avvolge come una Sacra Vulva, che è un  ritorno al grembo materno, dove si è senza tempo. 

Si narra che Aristeo ,il dio benefico originario della Tessaglia che vigila sui prodotti della terra, come ho già scritto in un mio precedente post, rimase incantato dalle caratteristiche selvagge e dalla bellezza della Sardegna e la rese abitabile. 
Come uno sciamano insegnò riti particolari, come quello delle api e del miele, trasformando l' ogliastro in  olivo ,inventando il formaggio. 
E proprio Aristeo percepisce la Sardegna come un viaggio iniziatico verso l'aldilà. 

I Sardi sono strettamente collegati a questo senso di sfida e di beffa della morte. 
Da una parte ne hanno estremo rispetto perché considerano la morte soltanto un passaggio per una dimensione spirituale e contemporaneamente giocano a beffarla, probabilmente anche mentre combattevano
Questa sfida perenne e ancestrale verso la morte, del giocare con il fuoco, con l'energia, è una loro caratteristica.
Erano temutissimi in  battaglia, si narra, e probabilmente lo erano, perché erano ancestralmente avvezzi a sfidare la morte.
Il riso sardonico nasce sulla bocca degli antichi Sardi. 
E' il prendersi beffa della morte che non viene tenuta. 
E il riso burlone del Maschinganna,  che compare e scompare come un fulmine
Si narra che gli Dei  creano e distruggono ridendo. 
Su Maimone con la sua pioggia e con i suoi fulmini crea e distrugge come tutti gli dei
Amon il dio dell'invisibile della potenza elettrica, appare e scompare, ma è sempre presente. 
La progenie più grande, quella più antica e ancestrale, nella mitologia è quella che nasce da una madre vecchia e da un Dio capriccioso,  in vena di scherzare. 

Me li immagino questi antichi guerrieri , sfidare la morte, il fuoco, l'energia. 
Spavaldi ,fieri di sé. 
Sfidarono Talo, il gigante di bronzo, guardiano di Creta, nella sua morsa di fuoco, tra le sue braccia, quando tentarono di invadere l'Isola di Creta. 
Lui, l'uomo di bronzo li strinse nel suo abbraccio infuocato ,ridendo malvagiamente con il suo riso sardonico, e loro risero, con il riso ghignante, sardonico, di questa morte atroce. 
Riso sardonico che e' rimasto una caratteristica del Popolo Sardo in particolare collegata alla maschera ghignante di  San Sperate. 
Chi è tra i miei contatti ,avrà visto sicuramente quanto ami le maschere degli antichi Samurai giapponesi. 
Maschere paurose, eppure ghignanti beffarde verso la morte. 

E  i guerrieri sardi, questi uomini che hanno edificato dei Nuraghi alti,  hanno considerato la pietra come una potenza nascosta, da rivelare, che  unisce in sé Cielo e Terra, Alto e basso, materia e Spirito.
E chi può ascendere verso il cielo è solo colui che conosce la natura intima delle cose e i sardi la conoscevano bene a cominciare dalla pietra. 
I sardi diventano essi stessi, "natura intima delle cose", rispettandone  la dualità, creando in sinergia degli opposti, in qualsiasi loro creazione. 
Fanes dei Doppi occhi  che nasce da un uovo, così come il sardo, nasce dalla pietra primordiale. 
I nuraghi sono come una scala collegati al cielo , e del  cielo incarnano l'essenza intima,  la pioggia e fulmini. 
Il sardo è un guerriero con più occhi e più braccia che "abita" il nuraghe, che  e" simbolo della sua stessa Essenza. 
Un Nuraghe fallico che si erge verso il cielo come pietra a spirale. 
Come in una sacra spirale aurea. 
La Pietra e la Folgore. 
Un guerriero che e' invincibile, con  quattro occhi e quattro braccia , dalla vista potenziata e solare , con scudi tondi come il sole che abbaglia il nemico anche con effetti elettrici speciali, visto che era all'avanguardia su tutto. 
Un Maschinganna anche sul campo di battaglia. 
Un' ingannatore con spettacolari effetti ottici, che magari emanava scosse elettriche. 
"E non sapevano come combatterli". 
Questa frase Incisa nella Stele di Tanis,  andrebbe sondata, rivalutata e indagata
Perché ancora ,dal mio. di vista, c'è stato raccontato solo la punta dell'iceberg,  e il resto dell' iceberg è ben diverso  da qualsiasi  altra civiltà sia stata mai raccontata. 

Tiziana Fenu
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I Guerrieri che dominavano l' energia

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