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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

lunedì, luglio 20, 2020

💛Il labirinto in Sardegna e simbologia nelle civiltà

Le strutture architettoniche della Sardegna rimandano sempre ad una sensazione complementare ed opposta in ogni sua manifestazione , nelle Domus de janas, nei Nuraghe,  nelle Tombe dei giganti
Un' alternanza di "vuoto e pieno" , che è riflesso di quella più intima e interiore di  fuoco e acqua, tra maschile e femminile, in una continua ricerca di equilibrio, dove l'elemento "vuoto", riceve : è il vuoto cosmico che crea, è l'elemento femminile, mentre il  maschile riempie questo vuoto cosmico
È il "vuoto/ pieno" dei Nuraghi, della conformazione delle Tombe dei giganti, vuota esteriormente, con l' Esedra a semicerchio cerimoniale  aperta e accogliente, concava come un grembo che aspetta di essere fecondata dal Sole, e piena internamente
Come nei Pozzi  Sacri , vuoti esteriormente, senza strutture architettoniche ascensionali, diversamente dei Nuraghi,  che tendono verso l' alto, ma intimamente più sacrali, dove  l'incontro tra maschile e femminile, avviene in quell' Ogiva , tra Tholos e Bacile, dove si sacralizza l'unione tra acqua e cielo, tra padre e madre, tra acqua e fuoco, il sole "T- Oro"
È l'incontro tra il vuoto e pieno, tra acqua e fuoco
Tra Nun e Nur
Nu-, stessa radice di Nuraghe

Tra La Runa Isa ,  che  simboleggia il ghiaccio, l'attesa il perseverare, e il Fuoco della Runa Fehu, il suo complementare, che rimanda al culto di Efesto, il Dio dei vulcani, il Dio del Fuoco
Fu Efesto a costruire Talos, il primo automa della storia, un vero e proprio robot di bronzo quasi invulnerabile, posto da Minosse, (primo legislatore di Creta, vissuto nel II millennio a.C, che chiese Al dio del Mare Poseidone un Toro bianco in segno di riconoscimento del suo potere, che poi avrebbe sacrificato per lui. Ma Minosse non rispetto' i patti e Poseidone gli scagliò contro Il minotauro nato dall' unione del Toro con la moglie di Minosse, Pasifae
Il Minotauro fu rinchiuso nel labirinto costruito da Dedalo, fino a che, Teseo, principe di Atene, arrivò, e con l' aiuto del filo di Arianna, figlia di Teseo, uccise il Minotauro) a guardia dell'isola di Creta.

L' automa Talos operò anche in Sardegna, dove uccise molti uomini, prima di stabilirsi a Creta: le sue armi erano enormi pietre che egli lanciava a grande distanza, con terrore dei nemici.
L' infaticabile guardiano, l'automa alato Talos, il figlio di Efesto, impediva agli stranieri ed in particolare ai Sardi di penetrare nell'isola di Creta. Quando raggiungeva gli intrusi, egli saltava sul fuoco, portava il suo corpo metallico all'incandescenza e, stringendo fortemente al petto i malcapitati, li bruciava. Costoro, morendo, contorcevano la bocca a causa delle ustioni.
Secondo questa tradizione, l'automa Talos provocava dunque il riso sardonico, una dolorosa contrazione delle labbra, un modo di ridere forzato e falso. In questo modo l'antichissima espressione omerica riso sardonico si giustificherebbe a partire dal nome dell'isola di Sardegna

Efesto nel nome cui ricorda molto quello di Efisio il patrono della Sardegna
Efesto che agiva nella sacralità del suo creare, come fabbro degli Dei, come dio dei vulcani, nel grembo della madre terra nelle caverne uterine che non erano caverne oscure
Ma erano dei Templi, dei recinti sacri naturali, poi portati in  superficie, dove il Sacro si esprimeva nel culto del fuoco  e dell' acqua, celebrando i solstizi e gli equinozi, in balia del vento delle Antiche Madri, de su " maistrali" de is Maistras, delle Maestre del Maestrale, che come il vento forte e impetuoso del Maestrale, il vento tipico della Sardegna, danno la giusta direzione
Quel fuoco che brucia, illumina, scalda, unisce, da mantenere vivo e acceso  ad ogni costo
Quello sotterraneo, che illumina colei che trasforma e  fa rinascere a nuova vita

Fuoco rappresentato da questa Runa Fehu, che significa "creazione", abbondanza, il cui Emblema è la Vacca
Parola "Vacca", che già in se contiene la sigizia " vuoto /pieno", perché " Vac-", non solo è la radice è la radice di Vacca( Pienezza), ma è anche la radice di vacuo, che indica il contrario della Pienezza, il vuoto
La parola Vac  in vedico, significa " parola"
La  parola crea, e la parola necessita dell'elemento maschile che la pronunci, e dell' elemento femminile che lo porti a gestazione, a compimento

Il Nuraghe, internamente, è considerato un corpo cavo, un contenitore, è un vaso della Jana sotterraneo, e dentro il cuore del nuraghe, esternamente molto maschile e fallico,  fa nascere la vita, attraverso la luce che entra attraverso i pertugi, chiamati i "tori della luce"
Nuraghe  dalla  forma conica esterna betilica , che si erge sul vuoto della tholos, quasi a sublimarla in un moto ascensionale e spiralizzato, e attraverso un asse che forma una scala elicoidale intorno
Quasi a ricordare la struttura del DNA,  il serpente della Sofia, un liquido Vitale che permette la sacralizzazione della materia
Con un'apertura apicale, l' oculo, che può espandersi, eliminando le pietre apicali,  in perfetta congiunzione " cielo / terra",  con quel terrazzo ballatoio,  che è una perfetta rappresentazione di una corona che si espande come una corona di Raggi
Ricordiamo che molte divinità sono state rappresentate con una corona simile al nuraghe, in testa di cui il simbolismo con  la "v", indica splendore raggiante, che si irradia verso la divinità, verso il cielo

La parola pietra in vedico è "Patra", stessa  radice consonantica di "pietra"
"Patra", che significa  anche "coppa, vaso, contenitore"
È bellissimo questo concetto :la pietra stessa è una coppa che custodisce la scintilla Divina, è il cuore della scintilla Divina
Un Sacro Graal
E La parola " cuore", in sanscrito si scrive" Guha", che ha due significati, una "cuore",  e l'altro è calore
E la radice Gu- significa "coprire, tenere all'oscuro", da cui deriva il greco "kruptos", cioè "nascosto"
E questo mi ricorda molto, foneticamente, il nostro " cuau", per dire " nascosto"
Come la " Gu" della parola " nuraghe

La " Nu"  della parola nuraghe richiama la lettera ebraica " Nun" , il pesce simbolo di fertilità, il contenitore, il quattordicesimo archetipo sacro, espressione della ricettività femminile come il pesce che si forma all'interno della Vesica piscis  che è la madre di tutte le forme poiché è composta dall'Unione del maschile e del femminile
Nun in arabo significa "balena"
Ed è rappresentata graficamente da un semicerchio con dentro due puntini
Questo mi ha fatto pensare ad un senso di protezione del semicerchio, come un arco che protegge il contenuto
" Nun" in arabo significa balena , significa che è  legato  al mito di Giona e della balena, dove  Giona ritrova se stesso, ,
Giona che somiglia tanto al Giano/Giana/ Jana bifronte, divinità del. Passato e del futuro, della vita e della morte,
Così come la Jana, colei che da la vita, e colei che da'   la  morte bogadora  e accabadora

Il simbolo del  semicerchio come un arco rovesciato, come l'Arco del cielo che sulla terra diventa Arca
Arca che protegge e porta in Salvo come un grembo, il puntino, il sole
Come l' Arca solare egiziana a Mezzaluna
" Arca/Arga/ Argha" che indica la matrice, l' utero
" Argha"  è un termine sanscrito, e secondo il glossario della dottrina segreta della società teosofica significa vagina ioni
Quindi l' arca è una vagina cosmica
L' Arca  come una vagina cosmica, un'imbarcazione, una traghettatrice come lo è la Jana/ioni, una traghettatrice tra due dimensioni poiché Iana e anche Janna cioè porta

La Vesica Piscis, nell' intersecazione dei due cerchi, forma un pesce, una vagina ma anche straordinariamente, ha la stessa forma delle imbarcazioni degli Shardana, del popolo del mare
Guardando la forma della navicella nuragica, si può notare come sia assolutamente identica vista dall'alto  alla forma ogivale della pesce/ vagina/ ogiva/   della vesica piscis, ottenuta dai due cerchi, maschile e femminile che si intersecano
Questa navicella dalla forma affusolata  ritrovata  in vari siti archeologici (Baunei, Mandas..) che planava sull'acqua e che permetteva di entrare di uscire dall'acqua, ad alta velocità, limitando il pescaggio, come moderni aliscafi , senza avere vele, ad alta propulsione magnetoidrodinamica estremamente evoluta ed efficiente, risalenti al II - III millennio a. C. ( ne sono state ritrovate oltre 150, in bronzo, votive, anche al di fuori della Sardegna)
La navicella fusiforme degli  Shardana che   magari, in tempi remoti avevano  costruito per essere veloci e sfuggire alla sommersione di Atlantide,e  non si spiega altrimenti, il perché di questa piccola e aerodinamica imbarcazione, la cui funzionalità  principale sembra la velocità
Con queste imbarcazioni costruite nell' età del bronzo, gli Shardana hanno lasciato loro tracce ovunque e la forma dell'imbarcazione fa pensare che fosse dedicata ad una divinità  femminile poiché ha la forma di una vulva di un' Arca/ Argha/Joni

L'arca, detta " la cui forma dell' Arca per eccellenza, l' Arca dell' Alleanza come ho già spiegato,  ricorda la cassapanca sarda," s' Archedda ",
" sa  cascia "
S' ascia/ ascia
Nel mio precedente post che  lascia bipenne era molto presente in Sardegna, e che rappresenta il caduceo formato dalle due energie maschili e femminili, rappresentato dalla stessa Tanit  che la tiene in pugno è l'atteggiamento sacrale e cerimoniale, la dea Alata primordiale Jana Jana, che è un portale per l'altra dimensione e ha detto come lascia  bipenne è chiamata anche labrys
La stessa radice di labirinto poiché il labirinto ,  presenta la spirale al femminile il grembo  Arca sacra che ci porta in un'altra dimensione, nella dimensione della grande madre ma anche era dimensionare dell'elemento come se fossero corna spiralizzate l'elemento Taurino
È la madre originaria  che attraverso il suo grembo, manifesta un figlio solare
Gli  Hopi chiamano il labirinto. TAPU. AT. ( madre e bambino)

Un legame primordiale germinativo  simboleggiato anche  qui in Sardegna, di cui il più famoso è quello della domus de janas di Luzzanas a Benettutti, datato 6.000 avanti Cristo, che  ricorda altri labirinti trovati in altre parte del mondo, e che rappresenta una forma circolare ad albero
È un labirinto  di tipo cretese che appare già in epoca preistorica formato da 3 /7/11 circuiti
Unicursale, nel senso che si va solo avanti fino al centro  e poi si ripercorre la stessa strada indietro, dove il  centro è considerato il luogo sacro, dove si concentrano le energie materiali e spirituali
Dove il dentro è l'opposto del fuori, e  dove  l'anima è opposta al corpo

La prima parola labirinto viene ritrovata in una tavoletta minoica, la tavoletta di Pilo, del 1400 avanti Cristo in scrittura  lineare B dove si legge
DAPU - RI- TO- JO.  PO-TI- NI- JA-  ME- RI
"Alla Signora del labirinto un' anfora di miele, Potnia ( grande divinità del Mediterraneo)
Quindi" Dapurito" era labirinto, ed era legato alla divinità femminile
E non sembra poi così strano visto che labrys, che significa labirinto, sia foneticamente così simile a labbra
Labbra intesa come parte del viso, ma come labbra dalla vulva  la cui forma vulvare/ ogivale si trova esattamente anche nelle imbarcazioni nelle navicelle  degli Shardana

Il labirinto nella sua forma ricorda  il disco di Festo, usato nella Preistoria come rito che si celebrava nel labirinto, collegato al culto di Madre Terra con i suoi cicli di vita di morte, un reperto archeologico ritrovato nell'omonima città di Festo, sull'isola di Creta
Un disco di terracotta risalente al 1700 a. C., con 241 simboli rappresentati in una forma labirintica, spiralizzata
Il fronte del disco disco si riferisce ad una Dea incinta che brilla mentre il retro si riferisce ad una Dea che tramonta, probabilmente la Dea minoica Afaia, la dea del parto, ma anche con la luce. La dea alla quale si riferisce il retro del disco potrebbe anche essere Astarte ( STR, come nucleo sillabico) chiamata anche  Venere, ed è comunque una rappresentazione che richiama al figlio solare da partorire
Una rappresentazione allegorica del labirinto, e dell' addentrarsi in esso, nell' oscurità, tenuta celata, per poi rinascere a nuova vita, a nuovo sole, a nuova consapevolezza
Come si faceva nei riti di incubazione all' interno dei Nuraghi, per ripristinare l' equilibrio, l' energia perduta
Proprio lì, al centro del nuraghe, Templi religiosi catalizzatori delle energie elettromagnetiche delle Ley Lines terrestri.

Abbiamo anche  noi un labirinto nuragico nel villaggio sacro del Romanzescu, un santuario,  considerato uno dei luoghi di invocazioni cerimoniali più belli della Sardegna, dove il labirinto ha al centro una capanna, che sicuramente veniva usata per scopi cerimoniali
In questo stesso villaggio sacro abbiamo anche una bozza di Anfiteatro, uno spazio sacrale sicuramente collegato al  femminile e al culto delle acque
Romanzescu era un villaggio comunitario abitato solo da sacerdoti e sacerdotesse, dove si celebravano le feste lunari e solari, un santuario in mezzo ad un bosco di querce dove le sacerdotesse  della  Grande Madre erano custodi del culto delle acque
Dove  il Pozzo Sacro era al centro  del villaggio e dove a poca distanza vi era del fiume Tirso

Il labirinto rappresenta la madre originaria che attraverso il suo grembo manifesta un figlio solare
È l' eroe interiore che deve scendere negli inferi e affrontare se stesso, è il "filo/ figlio" luminoso che  ritorna alla sua totalità e integrità, perché è lui stesso il filo d' Oro
E questo può avvenire solo nel grembo della grande Madre  Cosmica, in cui maschile e femminile si uniscono , come nella Vesica Piscis che, intersecandosi, formano il  pesce( ricordiamo che anche il Cristo, il Sole, era chiamato Ichtys , pesce), la vulva, l'Arca, la navicella, grazie al filo che nella Upanishas ( gli antichi testi religiosi sanscriti ) è chiamato Sutra ( filo/ breve frase, aforisma) , che ha la stessa radice consonantica STR, che ritroviamo  come distintiva delle divinità femminili( Ishtar, Astarte, Hator, Astoret, per esempio, tutte rappresentazioni della Grande Madre, della Vacca Sacra) e che ricordo, si trova in Tirso e anche in " stria" il barbagianni in sardo, lo psicopompo Candido di purezza, che rappresenta la Barbagianna/ babbajanna/ b' abba-janna/ jana
"La porta dell' acqua"
Porta del passato e del futuro, della vita della morte
Come il Giano/Jano/ Jana bifronte
Jana bogadora ( levatrice) e accabadora( dispensatrice commiserevole  di morte)
Acqua / Mem che purifica la memoria e riporta alla memoria
La dea come recipiente, come Arca universale che brama l'essere divino per essere fecondata  nell'amore incondizionato e per portare  alla luce  quel "figlio /filo" d'oro che riporta a casa

Tre lettere del nucleo consonantico "STR", che ritroviamo in  " soter" " sator" e " pastor", che indicano il "figlio/ sposo"  contemporaneamente  Salvatore, seminatore e pastore, guida
Nel mio precedente post sulla scacchiera nella Domus de Janas de Sa Pala Larga a Bonorva, ho parlato del quadrato magico di Sator, Romano, del  185 a. C. , dove ci sono 5 parole con 5 lettere ciascuna, un testo palindromo dove le parole sono interleggibili  in ogni senso
E dove è presente questo nucleo consonantico STR , legato al femminino
Un perfetto labirinto semantico e linguistico carico di significati da decifrare
Dove al centro  troviamo la parola Tenet che non solo assomiglia ad una croce palindromica ma somiglia anche la parola Tanit
Avevo  nominato il quadrato perché la scacchiera, che è tutto tranne  che  una scacchiera a riproduzione di un passatempo " ludico" riprodotto come memoria dell' originario ambiente domestico, è una rappresentazione cosmogonica del tempio oltre la morte, un quadrato che rappresenta una nuova terra, un tempio virtuale, dove il defunto  dimorerà dopo la morte,
Una perfetta Sigizia del maschile e del femminile,  è la stessa Arca navicella che consente il passaggio dimensionale
Lettera N identificata come simbolo grafico centrale del quadrato di Sator, è la stessa N (come acrofonia dei Nahas, che significa serpente) che ritroviamo centrale nella scrittura nuragica documentata  in molti documenti, dove il serpente non è altro che la gnosi, la conoscenza, il cammino iniziatico, la via verso la consapevolezza di sé
Il serpente spiralizzato, il labirinto Il ventre della Grande Madre, del femminino, dove maschile e femminile, vuoto/ pieno, dentro/ fuori, si incontrano per aprirsi alla consapevolezza

Arianna come  Arachne ( hanno la stessa radice Ar- che ribaltata, risulta "Ra", sole,) il ragno che tesse il filo
La guardiana della porta degli Inferi, l'unica che può aiutare l'eroe nell'affrontare l'iniziazione  perché è un tessere la trama della sua stessa esistenza, nella cui profondità si nasconde il segreto del Minotauro,che si nutre di giovane energia di sacrifici di giovani ragazzi, 7 ogni anno
Minotauro che si chiama anche Asterion, il cui nucleo sillabico STR, anche qui, simbolo del femminile
Perché il labirinto riporta il mostro alla sua integrita', porta ad una regressione verso l'interno, in cui femminile salvifico consente la realizzazione dell'uomo nella sua totalità indivisa, con il suo "filo-serpente" che rappresenta l'importanza del  transitare tra gli inferi e il cielo

Il labirinto oltre che  Labrys,  l' ascia bipenne attributo di Zeus , riprodotta nella famosa Reggia di Minosse, che ha una pianta assai complessa e di vastissime proporzioni,  ha anche un significato etimologico che  si fa risalire alla parola " laura ", indicanti sia la caverna che la miniera sia loro tortuosi  cunicoli, la cui radice " Lau" riporta a " lav", "lava"
Perché chiunque attraversa labirinto deve passare per gli intrighi e inganni nell'oscurità, per vincere la morte
Questo Cosmo intricato, rappresentato dalle costellazioni celesti fu poi riprodotto nella danza di Arianna, il simbolo stesso del labirinto per i Cretesi, una danza che si svolgeva nel cortile centrale del palazzo di Cnosso chiamata "la danza della gru" , con il "filo/ serpente" che rappresentava il transitare  tra inferi, sede della bestia, il Minotauro e il cielo

E si poteva uscire  da questo labirinto, solo con degli accorgimenti inventati dallo stesso creatore del labirinto, da Dedalo, il quale per sfuggire da questo labirinto nel quale rimane lui stesso imprigionato, costruì delle ali di Cera, che poi lo portano in Sardegna per costruirvi i Daedeleia, i nostri nuraghi, talmente ne restò impresso positivamente
Il primo autore in ordine di tempo che menziona i nuraghi è lo Pseudo Aristotele  nel IV sec.  parla  di costruzioni a cupola edificate con straordinario rapporto di proporzioni. Diodoro Siculo (D. S IV, 30) racconta che «Iolao, costituita una colonia, mandò a chiamare Dedalo per costruire molte opere, rimaste fino ai nostri giorni, chiamate dal loro architetto Δαιδάλεια, Daedeleia

In effetti questi   complessi nuragici  nelle forme multilobate, con più torri, ricorda questa conformazione a labirinto, che  si erge verso l'alto
Che regala una nuova identità espansa immortale e divina, dove vi è unita tra pieno e vuoto, tra materia e divino, tra cielo e terra, tra maschile e femminile
Luogo del  femminile all'interno dei Nuraghi della Sacra Creazione dove vi è un recupero della dimensione perduta, nella forma a cerchio che è l'espressione perfetta della vagina, utero, dove la parola, la " Vac" in vedico,  può trovare manifestazione solo nel vuoto, nella Vac-uita'  della stessa Vac- ca  Madre
Il centro del vuoto dove si ritrova la Pienezza di sé stessi, come facevano nei tempi antichi, durante le sedute di incubazione

In India la piantina  dei Santuari ha sempre una forma circolare, da cui si accede da  uno stretto corridoio e questo ricorda, gli stretti pertugi di ingresso dei Nuraghi, prima di entrare nello spazio  centrale
E questo santuario circolare indiano, è chiamato "Garbha", che significa "embrione", da cui deriva la parola "Grha", che significa "dimora" ("dimora" come la lettera e Sacro archetipo ebraico Beth, che è la radice della parola "betilo" - "beth-El", la pietra che consente l' Ascensione alla divinità)
Dalla parola "Garbha", poi deriva la parola "Argha" che, come abbiamo visto prima, significa "vagina,  o yoni" ( da notare: "argha", somiglia ad "Arca"  e "yoni", somiglia a "Jana")
E anche le arcate delle chiese, si chiamano così perché derivano da " argha", che simbolicamente significa nel grembo della madre
Arcate delle chiese che formano le navate, derivazione da " nave/arca/argha/vagina

" D' altronde" intrái in sa uḍḍa",( secondo l' analisi del prof. Dedola) era originariamente un sintagma sacrale, un augurio altamente positivo enunciato nell'ambito di credenze profondamente spirituali. Il sintagma Intrái in sa uḍḍa è una rara sopravvivenza che illustra la credenza dei Sardi pre-cristiani nella metempsicosi, nel ritorno all'Uno, al Dio Unico, allo Spirito Onnipotente, da cui poi sarebbero rinati. Non possiamo dimenticare, infatti, che il concetto di Dio in quanto Essenza Unitaria dell'Universo, a quei tempi aveva la sua epifania proprio nel Sole, la Pura Luce, il Puro Spirito"

Nel grembo della Madre, nell'arca, " in sa Nai" ( nella nave/Arca) si può "sanai" (guarire. "sa/nai"), attraverso "su sonai" ( suonare, "so-nai") e anche attraverso "su Nai" ( il parlare), le parole ritualistiche di guarigione, " is brebus"
Quindi la trasformazione alchemica di guarigione, di ritrovamento di sé stessi avviene nell' Arca /vagina( Ventre Cosmico) della madre attraverso il suonare e il parlare
Che il suonare facesse parte di questa ritualistica di trasformazione, lo avevamo già visto nel mio precedente post, quando gli Apkalli, le divinità alate, durante la cerimonia di purificazione con l' acqua, passano la pigna( che simboleggia la ghiandola pineale) su una corda tesa, per emettere suoni che con la pigna, che agisce da cassa di risonanza, si amplificano

 Adesso con Arianna, la Signora del labirinto, Ariadne la purissima, abbiamo conferma che celebrava con una danza il  labirinto salvifico
La danza, il suono, è lo stesso labirinto
Perché il suono cura, la parola cura, la danza cura
Il labirinto è strettamente legato al suono perché è una struttura sia fuori di noi, che dentro di noi, poiché la spirale più il cerchio rappresentano sia cosmo, che il sole, il nostro sistema solare, ma anche alla nostra struttura fisica e corporea
Infatti all' interno dell'orecchio, abbiamo una labirinto membranoso protetto dal labirinto osseo, poiché nelle spirali del labirinto vi è un prezioso e delicato potere generativo e ordinativo, esemplificato nella perfezione del rapporto aureo di cui il suono è veicolo importantissimo per connettere il divino con l'umano
E il suono, la parola, è strettamente legata archetipalmente con il Toro( astrologicamente il Toro è la "parola", colui che crea), poiché la protome taurina stilizzata ha la stessa conformazione dell' utero
Come sopra, è sotto
Gola e utero, due " uteri" creativi
Uno crea la parola, uno la vita
La parola, il suono crea.
E  "l ' orecchio divino" ci connette al Sacro

Basta osservare anche  il bronzetto che appare come una figura sacerdotale, con turbante e Diadema di santità, come se fosse un sommo sacerdote, che ha inciso come un sigillo, con scrittura nuragica, con lettere alfabetiche assimilabili alla lettera  Tsade', all' Ayin e alla Nun, delle lettere ebraiche, che come sequenza consecutiva, formano  la parola "Sa' AN", "Santo"
Il " Santo diadema",  e vi sono altri segni alfabetici visibili nel mantello
Questo Sommo e Santo Sacerdote ha in mano  un aulos, uno strumento a fiato di cui si notano i due tubicini che simulano le ance della canna che servivano per far suonare lo strumento
Quindi nella cultura nuragica è presente questo strumento a doppia canna e anche tripla, che sono le primitive launeddas

E non solo
Questo sommo sacerdote nelle caviglie grosse presenta  dei grossi bracciali, e sembrerebbero di bronzo, che quindi emettono dei suoni mentre si danza, sbattendo tra di loro( si chiamano armille), e quindi si presume che questo sommo sacerdote forse anche un musico e un ballerino, e questo sottolinea il modo impressionante, che la danza è un elemento di connessione con il divino come dimostrato dalla stessa  danza di Arianna stessa
 "Giunto a Delo di ritorno da Creta … Teseo danzò con i giovani Ateniesi una danza tutt’ora eseguita dagli abitanti del luogo, consistente in movimenti tortuosi ed attorcigliati che rievocano il labirinto. Dicearco afferma che questa danza è chiamata “Gru” (Plutarco, Teseo, 21).
La danza della Gru (Geranos) venne eseguita per la prima volta a Delo dai giovani ateniesi (sette maschi e sette femmine) che Teseo, grazie al filo di Arianna, aveva sottratto al Minotauro e condotto fuori dal Labirinto
danza della Gru (Geranos) venne eseguita per la prima volta a Delo dai giovani ateniesi (sette maschi e sette femmine) che Teseo, grazie al filo di Arianna, aveva sottratto al Minotauro e condotto fuori dal Labirinto. Nonostante gli scrittori dell’antichità abbiano descritto la Geranos in termini molto vaghi, gli storici della danza si sono impegnati a fondo nel tentativo di comprenderne lo svolgimento e il significato. Nelle antiche descrizioni della danza ricorrono tre elementi – il filo di Arianna, il labirinto, la gru  –  che, per quanto non sia chiara la reciproca implicazione, di fatto potrebbero essere letti come tre distinte modalità per esprimere il medesimo concetto

Nella danza di Delo il filo di Arianna è simbolicamente rappresentato dalla linea dei danzatori che percorre nelle due direzioni le curve del labirinto. Quando i danzatori, guidati dal capo coro, si muovono verso il centro, la meta del loro viaggio è l’Aldilà. Quando poi, di certo ad un preciso segnale musicale, il senso di marcia viene invertito, colui che in precedenza chiudeva la fila diventa a sua volta capo coro e si mette a guidare i danzatori verso l’uscita, sulla via del ritorno al mondo dei vivi. Così la coda si trasforma in testa e la fine si identifica con l’inizio.
A me questa danza, richiama in modo inequivocabile al ballo sardo, "su ballu tundu"

E il riferimento  alla gru, come la cicogna, è  perché da millenni, è associata alla nascita, ma anche al ritorno alla vita dopo la morte, è un trampoliere  navigatore così ardito che la sua migrazione lo conduce da un capo all' altro del mondo, e quindi conosce anche la via per l' aldilà, e la via del rientro
E ci sono rappresentazioni di uccelli acquatici con funzione di psicopompo, già nel VI sec. a. C ( anche la nostra Jana è legata ad una creatura psicopompo, il barbagianni)
 E se le gru fossero i nostri Fenicotteri?
L' etimologia in greco significa " ala rossa", per via del loro colore
Ma è anche vero che la radice Feni-, ricorda la Runa Fehu, che significa fuoco, abbondanza, rappresentata proprio dalla " vacca"
Come dire...
Il volo dei fenicotteri mi ha riportato dinuovo in Sardegna..
Non credo sia un caso
E come sempre, credo ci siano due o tre cosette da rivedere, riguardo la nostra identità
Perché labirinto è identita
Basta vedere la conformazione delle impronte digitali e osservare
Impariamo ad osservare

Tiziana Fenu

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Il labirinto in Sardegna e simbologia nelle civiltà

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