Da sottolineare che le "Mammelle" potrebbero essere metafora delle coppelle ritualistiche, estremamente presenti nelle nostre Domus de Janas, che, come ho sottolineato più volte, presentano importanti analogie, espressione di un sincretismo, tra cultura etrusca e antica civiltà sarda, da cui quella etrusca, deriva.
Il demone Charun è assimilabile alla nostra antichissima figura de S'accabbadora, descritta con lo stesso tipo di martello, su mazzolu /matzolu
( approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/simbologia-de-s-accabadora-in-sardegna.html?m=0), legata anche alla figura dionisiaca del nostro bronzetto itifallico di Ittiri( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/08/dea-acca-laurentiaaccabadorasan-lorenzo.html?m=0)
Vanth, inoltre, non è solo il nome il demone femminile che affianca Charun, ma è anche il nome dell'unico satellite naturale noto del plutino e candidato pianeta nano Orco. La sua luna, in pratica.
Curioso che Orco sia foneticamente simile a Forco( ma qui in Sardegna abbiamo Sa Dom'e S'Orcu, la "casa dell'Orco", presente sia come Tomba dei Giganti, a Siddi, che come nuraghe a Sarroch.
Dio dell'Oceano è delle isole tirreniche, Sovrano della Sardegna e della Corsica.
Dall'unione con Keto nacquero le Gorgoni, tra cui spicca Medusa, figura estremamente presente qui in Sardegna.
Da un mio approfondimento a riguardo
https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/basilisco-e-il-mito-di-medusa-in.html?m=0
"Il padre di Medusa era Forco, chiamato Urcheddu o Furcheddu, in sardo, Re del mare come Nettuno, che governava la Terra di Atlantide
Medusa affronta Perseo nei miti greci e in essi viene presentata come una Gorgone
Invece qui, nella mitologia Sarda, è rappresentata come una stupenda regina bellissima che si batte per il suo popolo
Quindi il mito di Medusa- Gorgone , qui in Sardegna si sviluppa in modo ben diverso da quello Greco, che viene stravolto per valorizzare il mito di Perseo eroe
Qui in Sardegna si narra che Medusa regnasse i paesi iperborei del settentrione, come dicono i greci, nell'estremo occidente, ma pare che abbia regnato precisamente (e la fonte la ritroviamo nello storico Fara, "de rebus sardi", del 1580) , per ben 28 anni, e pare, che le terre iperboree siano sempre state la Sardegna, e che Tartasso, la terra dei Metalli e delle pietre preziose, fosse la terra sarda di Atlantide"
Iconografie, quindi, che affondano le radici nella nostra Antica Civiltà Sarda
Tiziana Fenu ©®
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"L’eterno viaggio dell’anima
La simbolica che viene esternata dalle tombe e dagli oggetti di uso quotidiano in esse custoditi e riportati alla luce, nello specifico riguardanti la visione dell’aldilà, racconta un probabile proseguimento delle relazioni familiari e sociali in una dimensione parallela. Particolari sono le tombe di Cerveteri, dette anche “Mammelle”, denominazione dovuta ai reperti rinvenuti in una di esse.
Si tratta di un corredo funerario composto da una o più ciotole con l’accenno di seni femminili nella parte alta, legato alle sepolture femminili.
Altri reperti sono stati rinvenuti nella tomba a tumulo della “Pietrera” di Vetulonia (chiamata così, essendo stata utilizzata per secoli come cava di pietra).
Si tratta di una tomba a thòlos, ovvero costituita da una falsa cupola, come già spiegato.
Nella tomba etrusca delle “Cinque Sedie” di Cerveteri, invece, è venuta alla luce una figura femminile di marmo nassio (si tratta di un materiale traslucido, a grana grossa) conosciuta come “Venere di Cannicella”.
Tale simulacro simboleggiava colei che presiede alla vita e alla morte e quindi al ciclo infinito di morti e rinascite.
Essa era legata inoltre ai culti di fertilità, connessi con la rinascita nel regno dei morti in cui l’anima trovava una nuova vita nella dimensione ultraterrena. Non meno prive di importanza le tombe “Campana” (Veio, fine del VII secolo a.C.) e la tomba “della Scimmia” a Chiusi.
Degna di nota, la tomba “Campana” dal nome dello scopritore, è un sito carico di simboliche estremamente complesse riferite, come è evidente, al viaggio che le anime dovevano intraprendere per scendere negli inferi.
Al suo interno sono collocate particolari raffigurazioni ad affresco. Colpisce l’immagine di alcuni defunti ritratti senza vesti mentre cavalcano attraversando un paesaggio surreale accompagnati da alcuni demoni psicopompi, ovvero entità preposte a guidare le anime nei territori desolati dell’Ade.
Tra le figure che sono rappresentate in questa scena macabra rinveniamo il terrifico Charun, analogo in qualche maniera al greco Caronte contemplato anche nella mitologia romana e all’egizio Apopi, demone spaventoso divoratore di anime.
Il segno distintivo legato a Charun era un martello di grande dimensioni.
Figura demoniaca femminile, anch’essa legata alle regioni infere e presente nell’affresco, è Vanth, in genere raffigurata con una lunga chioma.
In tale contesto sono visibili anche leoni e altre fiere.
Accanto a essi una sfinge con testa umana, rapportabile a nostro avviso e in base ai nostri studi a elementi trasmutatori e criptici, tipici di questa figura arcana.
Stefano Mayorca "La magia etrusca" Edizione De Vecchi
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