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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

sabato, agosto 08, 2020

💛Le Dee Silenziose

Le Dee Silenziose Le Dee Silenziose

La storia delle Veneri , attraverso le rappresentazioni della Dea Madre, si snoda attraverso i secoli attraverso forme che raccontano il simbolismo legato alla fertilità e alla fecondità con forme che hanno caratteristiche  in comune, di questa Dea Madre, dispensatrice di vita di morte
Il culto della Dea Madre nasce in epoca preistorica,  dall'osservazione del ciclo delle stagioni, e dal fatto che la vita stessa rifletta questa ciclicità
Ciclicità impersonata dalla figura femminile con i suoi cicli fertili in  sincronia con  quelli lunari, generatrice di vita, come Madre Terra
Ma anche di morte ,quando rilascia l'ovulo non fecondato, dove non genera vita, ma simbolicamente, morte
Portatrice dalla doppia valenza del sangue. 
Sangue come  veicolo di vita, attraverso il parto, e della fertilità, attraverso il ciclo mestruale, e sangue come ovulo non fecondato e quindi simbolo di morte
Sangue rappresentato da quella pittura color ocra, proveniente dall' ematite, un ossido di ferro molto abbondante in natura usato fin dalla preistoria, e soprattutto usato nel Paleolitico medio, soprattutto in Europa, dove viene considerato simbolo di vita e di morte nei siti sepolcrali del musteriano recente, mentre nel Paleolitico superiore, viene usato soprattutto come colorante nelle pitture parietali, nelle decorazioni corporali e delle pelli animali

Le Veneri, le Dee madri, iniziano ad essere rappresentate già dal 500.000 a.C.
La più antica rappresentazione  della dea Madre è riconducibile alla Venere di Tan Tan, in quarzite ritrovato in Marocco e colorata con l'ocra rossa, di sesso indeterminato e senza volto, risalente ad un periodo incerto, preistorico, tra il 500.000 e il 300.000 a. C.

Le Veneri che si susseguono successivamente, nel Paleolitico, hanno le caratteristiche  della fertilità, seni prominenti e cosce grosse, simboli di garanzia di nutrimento e di buona fertilità

Le più famose tra le dee madri del periodo Paleolitico, tutte steatopigie, cioè " dalle grosse natiche" simbolo di fecondità, sono la Venere di Hohle Fels del 35.000 a. C., scolpita in una zanna di mammut , priva di testa, con seni, fianchi pancia e genitali prominenti, per richiamare  la fertilità, la Venere di Lespugue del 27.000 a. C.,in osso di mammut, e la Venere di Willendorf del 23.000 a. C., in pietra calcarea, per citare giusto le più importanti
Quest' ultima, è una figura volumetrica con grosse gambe corte, seni enormi, pube gonfio, senza volto, e completamente ricoperto da riccioli stilizzati, o da quelli che forse potrebbero essere gli elementi ornamentali di un copricapo composto da conchiglie
Conchiglie, che se fossero tali rappresenterebbero con la loro forma, uno degli elementi simbolici della Dea Madre, la spirale,  che rappresenta il continuo divenire e trasformazione, attraverso i cicli della fertilità e della gravidanza

Le Veneri del Paleolitico sono così piccole che stanno nel palmo di una mano e vanno dai 5 ai 14 cm, e alcune di loro al posto della testa, hanno, come la Venere di Hohle Fels,  un occhiello, in modo che potessero essere utilizzate appese al collo come amuleti scaramantici e protettivi
Nel Neolitico, assistiamo addirittura  alla produzione "quasi in serie" di queste piccole Veneri, di queste Dee Madri protettive, che venivano tumulate insieme ai defunti, chiuse nel pugno  sinistro dei defunti, per garantire loro protezione e guida, nel passaggio verso il mondo dei morti
La produzione "quasi in serie", è testimoniata dagli insediamenti neolitici provvisti di fornaci

Il Neolitico è il periodo che può essere considerato dal 9. 000 al 5.500 a.C. circa
Inizia dove finisce il Paleolitico medio, iniziato nel 60.000 a. C.,  e subito dopo, abbiamo l'età del Rame, dal 5.000, al 4.000. C.

Le Domus de Janas in Sardegna cominciano a comparire nel IV-V millennio a.C. quindi in pieno Neolitico prenuragico
Periodo in cui vengono ritrovate molte statuine , circa 130, della Dea Madre, di cui la più antica è la Venere di Macomer
Ha una datazione incerta, ma si ritiene che possa appartenere al Paleolitico superiore, V - IV millennio a. C.
Ha una testa che sembrerebbe zoomorfa simile al Prolagus Sardus,  un piccolo mammifero simile alla lepre, estinto forse dal 1.400 in poi
Chiaro riferimento nella scelta di questo mammifero , verso la lepre /coniglio, nella sua valenza di animale estremamente fecondo e riproduttivo
La forma della statuina risulta mutilata ,ma ha una forma stetopigia, con glutei e cosce importanti simile a quelle delle statuine ritrovate in Anatolia e nel nord Europa  nello stesso periodo
Realizzata con pietra basaltica alta circa 14 cm ed è stata trovata insieme ad un ricco corredo di oggetti litici sulle sponde del Rio Marras a Macomer( Nu)

Ma per arrivare ad una vera rappresentazione plastica e volumetrica della Dea Madre a tutto tondo, in Sardegna, bisogna attendere la cultura di Bonu Ighinu, del Neolitico medio, del  4900 /4400 a. C. circa
E' la fase culturale precedente alla cultura di Ozieri, che caratterizza il Neolitico medio, di cui il sito più importante e' quello della necropoli di 19 tombe del Neolitico antico, il sito di Cuccuru is Arrius a Cabras, dove nel 1979 furono ritrovate dalle tombe ipogeiche, nelle quali il defunto è sempre accompagnato da una o due statuine femminili
Le statuine ritrovate, di cui è rappresentativa la statuina con copricapo a tamburello, sono di tipo volumetrico, in linea con le statuine ritrovate anche in altre località , a Narbolia ,a Olbia ,a Cabras ,a Decimoputzu , a Santa Giusta, e anche una  a Perfugas con un bambino  in braccio appena abbozzato

Ed è proprio su queste statuine di tipo volumetrico che cade la mia attenzione
La forma quasi ad uovo , una forma volumetrica piena , perfettamente inseribile ,dalle sovrapposizioni che ho fatto, all'interno della Vescica Piscis, che e' la forma madre di tutte le forme geometriche, così come aveva mostrato per la piantina del Pozzo di Santa Cristina strettamente inscrivibile all'interno  della Vescica Piscis

Vesica Piscis che indica l'unione dei due opposti ,del maschile e del femminile ,del sole e della luna ,del fuoco e dell'acqua e questo concetto è perfettamente in linea con la volumetria delle statuine di quel periodo
Di quella fase durata  6 millenni, dal 8000 al 2500 a. C., in cui vi è stata una fioritura delle società Gilaniche, le grandi società matriarcali largamente diffuse in Europa, un' organizzazione sociale anteriore al patriarcato, esistita in  Europa tra 7000 e 3500 a. C.
Periodo Neolitico nel quale vi era un assoluta uguaglianza dei sessi e dove non vi era nessun tipo di  gerarchizzazione e di patriarcato
Dove vi era un  matriarcato pacifico, intessuto in una comunità egualitaria, soppiantate poi da un' altra cultura neolitica, quella dei Kurgan, una società androcratica e patrilineare, che assoggetto l' Europa e distrusse la cultura gilanica
Questo perlomeno sino al 4000 circa a. C., periodo in cui, come ho scritto in un precedente post, si lascia spazio al patriarcato, dando spazio a forme di divinizzazione che vedono la comparsa di divinità prettamente maschili

Nelle società matriarcali, di cui la Sardegna era una delle più importante rappresentanti si trovano I primi segni della Dea Madre nel Paleolitico superiore, risalenti a 30.000 /10000 anni fa, dove la Dea Madre governava l'universo con il suo ventre cosmico, con nutrimento e protezione per tutti, con ventre e fianchi prominenti, che sarà la tipica tipica rappresentazione del Neolitico

Culture gilaniche, quelle di carattere protettivo, pacifico, produttivo e riproduttivo, con importanti interazioni a livello culturale ed economico con altre popolazioni
Caratteristica che  si rivela anche in questi manufatti scultorei sardi,  di una  Dea Madre dalle forme morbide e accoglienti, eseguite in stile naturalistico- volumetrico,  con un busto ovoide, con  linea di demarcazione tra  il petto e la zona ventrale e una demarcazione per  la zona inguinale a forma di Y

Questa figura in un unico blocco ovoide, a forma di uovo, mi ricorda moltissimo con queste linee di demarcazione, la forma dello scarabeo
Dello scarabeo come figura simbolica, ho già parlato in un mio precedente post
Avevo scritto che gli scarabei  come Amuleti Sacri e protettivi verso i defunti, tanto da essere istoriati con invocazioni e simboli per una buona rinascita , prima di essere deposti sul petto del defunto, comparvero in Egitto tra  2128 e il 2055 a. C., e che molti segni sugli scarabei sardi  sembrano più disegni di Tanit, che di Ank egizi, con grafemi antropomorfi riconducibili a quella che poi diventerà la lettera H, assimilabile alla Tanit, la quale faceva già parte dell'alfabeto antico sardo
Una Tanit con la sua simbologia  di Hermes/Mercurio, psicopompo, traghettatore verso dell'aldilà, che conduce i defunti nell'altra dimensione, che non è della morte, ma è la dimensione della Rinascita
"Su Karrabusu", lo Scarabeo Sacro, dove  "Ka", simboleggia lo spirito,  "Ra" il dio sole, e "Bs", una forma contratta del dio Bes, la divinità protettrice   della  gravidanza, della fertilità della nascita, di cui la Tanit rappresenta la controparte femminile, che guida alla rinascita

Stiamo parlando di scarabei ritrovati in Sardegna e datati 1200-1300 a. C., e di Tanit che spesso venivano rappresentante con la testa grossa a cuore  come quella degli scarabei votivi egiziani
La H della placenta in Egitto, visto che la placenta era rappresentata dalla lettera H
La Tanit/H come placenta, come cordone ombelicale che collega due vite, che fa da ponte tra la vita e la morte
La Tanit come lo Scarabeo psicopompo
Su babballottu, come vengono chiamati in generale gli insetti piccoli in Sardegna, quelli con le ali, anche gli scarabei, che quelli più grandi, hanno atrofizzate
Babballotti
B-Abba.. Acqua, Dea Madre
E se è vero che le statuine delle Dee Madri portavano incisa la "bs", il cerchio si chiude
'bs", come il Dio Bes, protettore delle nascite, molto diffuso in Sardegna
Dea Madre, Scarabeo, Dio Bes, la Tanit spesso rappresentata con la testa grande come il Dio Bes, e a forma di cuore, come gli scarabei egiziani.. Il primo scarabeo sacro, nasce qui, in Sardegna, ed è la stessa Dea Madre a forma ovoidale, lo psicopompo che accompagna nel regno dei morti..

Ma allora, fermiamoci un attimo.
Abbiamo degli  scarabei votivi datati 1200/1300 a.C., sia  in Sardegna che in Egitto
E poi troviamo invece una  Dea Madre, come quella trovata a Cuccuru S' Arriu, nella Necropoli di Cabras(Or), Oppure quella "su  Anzu" di Narbolia ( Or), e delle altre con questa forma volumetrica, trovate in altre zone, che ricorda  esattamente lo scarabeo e che hanno una datazione del 4000- 6.000 avanti Cristo
Stiamo parlando di 2500 anni  prima degli scarabei egizi
Stiamo parlando di statuine  che venivano tumulate insieme ai defunti, così come hanno fatto 2500 anni dopo, gli egizi che  posavano Lo. scarabeo sul petto del defunto
Con questo, bisogna dire che gli antichi egizi non hanno inventato niente
Che su Karrabusu, lo Scarabeo sacro, esisteva già nel 4000 a. C. , e che aveva esattamente le fattezze della Dea Madre che amorevolmente accompagna il defunto nell' altra dimensione, come farà la Jana, la personificazione umana della Dea Madre
La Jana che è anche Janna, perché lei è una porta, un portale dimensionale che conosce l'arte del gestire entrambe le dimensioni, dei vivi e dei morti

Dea Madre/ Scarabeo, che veniva deposta sulla mano sinistra del defunto, dalla parte del cuore, a protezione, come una madre amorevole che si prende cura di accompagnare in un'altra dimensione, in quella dimensione dei morti che conosce molto bene, perché lei è la Dea della vita e della morte
Colei che porta la luce con la nascita, ma colei che porta la morte, la signora del buio,  la dea civetta, la Dea barbagianna (b-abba- Jana) l'unica che può varcare la falsa porta che divide il regno dei vivi, dal regno dei morti
Poiché lei conosce il segreto
Il segreto rappresentato dalle 3 cornici, "corna /utero /Torii/trespolo/ Arca" che rappresentano il ciclo vitale, che solo una Dea lunare può donare e rappresentare : nascita, morte e rinascita,

La forma  ovoidale di questa bellissima Dea/ Scarabeo, potente come un' Amuleto rigenerativo di rinascita, senza piedi, con gli arti superiori assorbiti in un unico volume lungo i fianchi, oppure con le mani sui seni, come quella ritrovata a Cuccuru s'Arriu, alta 11 cm, e dipinta di ocra rossa, scolpita nella pietra calcarea,  è opulenta si, ma ben diversa dalle Veneri che l'hanno preceduta
Non ha il ventre prominente, non ha le cosce deformi, è rappresentata in un'unica forma racchiusa in una Ellisse perfetta
Perfettamente inscrivibile nella Dea Madre di tutte le forme geometriche, la Vesica Piscis
Con una impostazione rigida, immobile,  eterna nel tempo e nello spazio
Un'immagine plastica perfetta, che non può che essere il risultato di un elevato codice proporzionale e di simmetria a dimostrazione del fatto che si mantiene invariato il rapporto tra le sezioni anatomiche
È un capolavoro di raffinatezza, di perfezione, di equilibrio, finemente lavorata  nei dettagli, come il copricapo a rete,  la cui decorazione, o  i capelli, scendono fino alle spalle

Le losanghe romboidali della decorazione del copricapo, rimandano a simboli antichissimi
Il segno a "V", è un simbolo  del triangolo pubico, uno dei segni principali delle iscrizioni del "sacro", dell'Europa antica
A volte i simboli richiamano nel loro interno idee che hanno un assemblaggio di Segni, di due o più concetti che si cristallizzano in una  terza immagine, che li evoca entrambi
La losanga che forma la  rete del copricapo, indica due " V"   speculari, dove il  rombo diventa una vulva stilizzata
Indicano la V dalla vulva  e la V che scandisce il tempo lunare, "nascita /morte e rinascita"
È una rappresentazione  lunare della ciclicità del tempo
Il trascorrere del tempo, fin dal Neolitico, è stato rappresentato  come un fenomeno che nasce, cresce in apogeo, e poi diminuisce.
In questo  copricapo, sono presenti sia  losanghe, che mezzi cerchi concentrici in gruppi di tre , ad indicare, questi ultimi, la concavita' dell' utero, della caverna, in cui questo ciclo lunare di "nascita/morte/rinascita" si compie

In pratica, la "V" è usata come grafema dell'unità di misura del tempo
Anche la dea Tanit ha un corpo a triangolo, e questo indica il ciclo siderale della luna
La testa  indica il ciclo completo  della lunazione, ma anche, secondo me, l'altra faccia del Sole, che è inglobata in essa, l'aspetto femminile del dio Baal, del dio Sole-Toro"

Il segno a "V" è il più presente fin della Sardegna preistorica
Si trova spesso nelle stele
Come quella stele a losanghe, che si trova a Ossi nella Domus s'Adde e'Asile
La Dea Madre, è sempre stata associata a simbolismi che richiamano il serpente, il cordone ombelicale, la vulva, il triangolo, la linea tratteggiata a zig zag, la retta, il labirinto, la linea doppia, e anche l' ascia  bipenne
Sono tutti i simboli dell'energia Vitale dell'associazione tra ciclo di morte e rinascita
Simboli legati  al concetto di rigenerazione, come componente essenziale della sua personalità, dove non vi è, in questo simbolismo angoscia per la morte, ma  anzi gioia per la rinascita che prevale sulla morte
È proprio questa Dea Madre che ritroviamo nel Neolitico, dalla forma ovoidale, ricorda proprio un  uovo, simbolo di rinascita, di fertilità e rigenerazione
L' Uovo Cosmico della Vita
Ovoidale come il recinto del Pozzo di Santa Cristina, anche esso perfettamente inscrivibile nella Vesica Piscis, nella sua perfezione di Recinto Sacro che custodisce un Luogo Sacro di rigenerazione
L' uovo è stato fin dal Paleolitico superiore, simbolico di vita di rinascita, e gli uccelli rappresentati dalle prime Dee Madri, sono portatori di  un uovo cosmogonico collegato all'acqua e al toro come generatori di vita
Uovo come  simbolo del divenire
Infatti, i vasi funebri avevano una forma ovoidale che ricordava il grembo della Dea, da cui la vita dovrà emergere

Ma se questa Dea neolitica, così perfettamente volumetrica come un uovo, che custodisce l' Anima del defunto, fino alla rinascita nella nuova dimensione, è il frutto di un maschile e femminile che si incontrano a creare quell' Uovo rigenerante, quale è il simbolismo di quella bellissima Dea Madre, rappresentativa del periodo successivo, in Sardegna, quello della Dea Madre di Turriga, in marmo bianco, alta 44 cm, ritrovata vicino a Senorbi( Ca), appartenente al IV millennio a. C.?

Stilisticamente, è totalmente diversa dalla Dea Madre/Scarabeo
È un capolavoro di raffinatezza. Potrebbe essere un' opera moderna. Una creazione scultorea di arte moderna, o di alta oreficeria simbolica
Si, perché il simbolismo, pur se molto personale, lo vedo assolutamente
Due Dee completamente diverse
Entrambe Dee Madri , simbolo di vita e rigenerazione, ma in questa ci sono indicazioni in più, nonostante la forma stilizzata e minimalista

Cerco sempre l' elemento sinergico maschile, in ogni rappresentazione della civiltà Sarda, perché gli antichi Sardi, li hanno sempre fatti andare di pari passo, in sinergia continua
Nei Nuraghi, nell' elemento fallico della struttura accolto dall' Energia di Madre Terra
Nelle Domus De Janas, dove le protomi taurine sono ovunque
Delle Tombe dei Giganti, dove il Sole/Toro energizza l' Utero/Taurino della stessa struttura
Nei Pozzi Sacri, dove il Sole entra a fecondare l' Acqua
Nell' acqua ardente della grappa sarda, su " fil' e ferru"

Ed ecco che davanti a questa Venere bianca, stupenda, si vedono i simbolismi del maschile e del femminile, sempre insieme, a creare energia positiva
La forma consente di tracciare due " V", come ho tracciato sull' immagine, una a contenimento dell' altra
Quella più esterna segue esattamente la forma dell' ascia bipenne, che la struttura cruciforme rivela
Una forma, quella dell' ascia bipenne, che richiama il mascolino, che ha sempre avuto un valore iniziatico, fin dalle antichissime civiltà
Uno degli attributi di Zeus
Il Minosse del Labirinto. E infatti a Cnosso, era il simbolo ufficiale della città
E dove può stare un maschile, un Minosse, uno Zeus, se non al centro di un labirinto? Dentro lo stesso centro del femminino, che feconda ed espande. E infatti l' ascia bipenne, di cui ho trattato in un mio precedente post, era chiamata " labrys",, con la stessa radice di labirinto
Solo il maschile consente l' espansione e la riproduzione
E infatti, sulla forma della Dea Madre di Turriga, si possono tracciare benissimo, seguendo esattamente i profili che indicano questa forma, due V, con il vertice verso il basso, simbolo del femminino, ma " incastrate", come due matrioske, l' una dentro l' altra, ad indicare un ciclo che si ripete, due lunazioni, quindi l' inizio dell' espansione, della riproduttivita', grazie alla presenza dell' elemento iniziatico ed energizzante maschile

Trovo questo messaggi subliminali, eccelsi, non ostentati
Ma sempre tutti da interpretare, da decodificare, da osservare attentamente
Discreti. Come il carattere dei Sardi. Che forse hanno taciuto su molte cose
Hanno fatto, facevano. Non istoriavano
Ma hanno lasciato simbolismi ovunque, per chi li sa interpretare

E a parte queste due splendide Dee Madri, tra le più importanti, ne abbiamo una terza
Nata in silenzio
Si tratta della statuina chiamata della " Grazia", o  "la madre dell' ucciso", in bronzo, ritrovata nella Torre a feritoie Del Santuario Nuragico di Santa Vittoria, a Serri, risalente a più di 3000 anni fa
Se pensiamo che Michelangelo ne scolpi' una simile, la  celebre " Pietà Vaticana", nel 1498, direi che forse non abbiamo mai avuto niente da invidiare, in nessun campo, perché nella civiltà Sarda, molto si è sviluppato prima che altrove, e che, mentre gli egizi stavano sottoterra ad istoriare le loro magnificenza, i sardi, in giro qua e là, lasciavano segni della loro cultura ovunque, magari con qualche Dea Scarabeo in tasca, che poi, allegramente, gli stessi Egizi, avranno preso ad emulazione, 2500 anni dopo, per onorare la rinascita dei loro defunti

Sono Dee Silenziose, vestite solamente della loro bellezza, senza ornamenti. Minimaliste.
Pregne di simbolismo
Di vera Divinità
Vestite di Sole e di Luna

Ci sono tante cose che andrebbero riscritte
Si comincia con il raccontarle diversamente, nel modo giusto
Ma è già un' ottimo inizio

Tiziana  Fenu

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Stele Domus de Janas s' Adde e s' Asile, Ossi( SS)
















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