Meraviglioso particolare della gonna plissettata di Busachi, in provincia di Oristano, in Sardegna, fotografata dal bravissimo fotografo artistico Gabriele Doppiu
A parte la ricchezza cromatica e la rifinitura delle decorazioni in passamaneria, la plissettatura pare che sia stata una tecnica diffusa fin dall' antico Egitto, che si otteneva grazie ad una pressione a caldo con la cera
d' api, che agiva da appretto
Plisse' , che poi è arrivato fino ai giorni nostri
Ma siamo davvero sicuri che l' origine sia presso gli Egizi, e che invece l' origine non sia da ricercare nella nostra terra?
Le gonne dei costumi sardi, quasi tutte plissettata, se tenute per i lembi dalle mani, sembrano delle ali dispiegate in volo
Delle ali di uccello, e se interpretiamo anche questo bellissimo manufatto, con una valenza simbolica, poiché niente nell' Arte Sarda, è lasciato al caso, e tutto ha una precisa valenza simbolica, possiamo facilmente accostare la figura della Dea Madre Uccello, per eccellenza, in Sardegna, il barbagianni, alla simbologia della plissettatura come ali di un barbagianni
Barbagianni, e non civetta, come genericamente si attribuisce, alla simbologia del femminino "Dea Uccello", in Sardegna
Innanzitutto, basta esaminare il nome, che già parla da solo, come ho scritto tante volte
Barbagianni > b-abba(acqua) > jani/o/a ( con riferimento alla jana/ jano/ Giano bifronte, capace di vedere passato e futuro)
Quindi "Jana" ( janna, come porta multidimensionale, anche per l' aldilà, colei che vede passato e futuro. Psicopompo anche nell'aldilà, come lo è simbolicamente, per eccellenza il barbagianni, con il suo manto candido, puro, che può accompagnare le anime nell" aldilà)
Una "B-Abba-Jana" tutta Sarda, simbolo della prima rappresentazione delle divinità femminili legate all' acqua, insieme alla Dea Serpente
Icone archetipali, che sono rimaste nella tradizione, fino ai giorni nostri
Il Barbagianni in sardo si dice "stria"
Cito testualmente la definizione dal vocabolario Rubattu, dizionario universale della lingua di Sardegna
barbagianni sm. orn. (Tyto alba) [barn owl, effraie,lechuza común, Schleireule] istria f. (lat. STRIGA), istriabianca f., lùgula f., puzone de istria, puzone demalagùriu (L), istria f., istria bianca f., istriga f., istrigabianca f. (N), stria f., stria bianca f., cuccufiu (C), pizoni disthrea (S), stria f., istria f., malistria f., pucion di stria, pizonidi stria, piggioni di strea (Cs), cuccumiau, fàccia d’omuf. (G) // Cando cantat s’istria b’est su mortu in bia (prov.-L)“Quando canta il b. c’è il morto in casa”; Su latti arrescottausi ddu pappat sa stria (prov.-C) “Il latte rappreso se lo mangiail b.”
Confrontiamolo con la traduzione di "civetta" in sardo, sempre dal Rubattu
civetta sf. orn. (Athene noctua) [owl, chouette, mochuelo, Kauz] istria, puzone de s’istria m., tirulia, cuccummiau m. (lat. CICUMA),
civetta (L), istria, cuccumeu m., cuccumiau m., cuccume‰ m., cucu de muredina m., tzivetta (N), stria, cuccumareu m., cuccumeo m.,
cuccumeu m., cuccumeu morighinu m., cuccubiu m. (C), cuccummiau m. (S), cionca, cuccumiau m., cuccumignau m. (Lm) G) // S’istria
cantende zente morzende (prov.-L) “C. che canta gente che muore”; S’abb½ghinat sa tirulia faghet annada de carestia (prov.-L)
“Se canta la c. fa annata di carestia”; Candu canta la cionca è tempu bonu (prov.-G) “Quando canta la c. il tempo è buono”
Come possiamo notare, per barbagianni, è proprio caratteristica la definizione istria/stria/istriga/sthrea(che somiglia tanto a strega) /malistria/strea
Mentre per "civetta", oltre che "stria" generico( in chiaro riferimento all'appartenenza generica agli Strigiformi, i rapaci notturni), vi è una netta prevalenza di cuccumiau/cuccumeo/cuccumareu/ cuccummiau, ecc.
Quindi "stria" è esattamente indicante il barbagianni, e non la civetta
Aggiungo un passo della studiosa Claudia Zedda, autrice di svariati libri sulla cultura e tradizioni sarde
"Nella zona più settentrionale dell’isola, nell’area dialettale della Gallura e del Sassarese la strega è conosciuta con il nome di Stria.
E’ interessante notare che nella medesima maniera viene chiamato anche l’animale notturno che la tradizione latina prima e sarda poi, hanno rivestito di significati profondi e inquietanti, il barbagianni.
Rapace notturno, portatore di malaugurio e tristi novelle, il barbagianni può, semplicemente sorvolando i tetti, far ammalare i sardi di un male tremendo, sa istriadura, meglio nota come itterizia."
Ancora, Archivio della Nuova Sardegna
" ORANI Istria, cuccumiau e zonca. Nell'ordine: barbagianni, civetta e assiolo. E il gufo? Qual è il nome sardo del gufo? C'è chi lo chiama cuccummiau, cuccumiau, cuccumeò, cucu, cuccumareu, cuccumeu, cucu de muridina, stria groga, così dice Antonino Rubattu nel suo monumentale Dizionario universale della lingua di Sardegna, italiano-sardo-italiano, antico e moderno, logudorese-nuorese, campidanese, sassarese-gallurese. Luigi Farina, invece, nel suo ricco Bocabolariu sardu nuroresu-italianu, italiano-sardo nuorese, spiega che il lemma cuccu sta per cuculo, mentre cuccummiau indica il gufetto. «Ispilire che cuccu, pelare come un cuculo» si legge anche nello storico Vocabolario sardo logudorese-italiano di Pietro Casu. A conti fatti, insomma, il gufo è un uccello ancora in cerca di un nome sardo proprio. Mentre sono assodati i nomi istria, cuccumiau e zonca."
Quindi barbagianni è assolutamente "sa stria", nello specifico
Da considerare anche, come ho scritto altre volte, come individuato dalla studiosa Maria Grazia Lopardi, che il nucleo consonantico "STR" è una costante dell' elemento femminino, riscontrabile in molte divinità femminili, come Ishtar, Astarte e altre
"STR", che ritroviamo anche in "Stria", e in Tirso, anche se lei non li nomina, poiché nello specifico non si è occupata di cultura sarda
"stria", dalla Treccani
stria s. f. [dal lat. stria]. – 1. Scanalatura di una colonna. 2. Lieve solco, incisione lunga e sottile sulla superficie di una cosa. Più genericam., riga di colore diverso da quello del fondo: le s. argentee lasciate dalle lumache sulle foglie; senza dare un’occhiata ... al nero cielo procelloso tagliato da s. bianche (Fogazzaro); fila Sottili e lunghe come strie di pioggia Tessuta in cielo (Pascoli).
Quindi "solco, scanalatura"
Come le scanalature delle gonne plissettate dei costumi sardi
E davvero vogliamo credere, con tutta la tradizione di apicultura che abbiamo sempre avuto qui in Sardegna, se è vero che usavano la cera d'api come appretto, presso gli antichi Egizi, con tutte queste similitudini fonetiche, concettuali e simboliche, che davvero la plissettatura sia una tecnica di provenienza egizia, della quale non è rimasta nessuna tradizione, quando invece qui, è una tradizione fortemente radicata, e che è rimasta con la sua forte valenza simbolica, in tutte le sfaccettature, anche linguistiche, che si incastrano perfettamente tra di loro?
Mi sembra quindi più verosimile che sia una tradizione nata ed esportata poi dalla Sardegna, visto la presenza del plisse' in alcuni Bronzetti ritrovati
Queste gonna tradizionale sarda( (tunica, fardetta, munnedda, saucciu, a seconda della zona), lunga, generalmente ampia, in orbace o in altri tessuti, spesso ornata sul bordo da nastri colorati e dorati, che si apre a ventaglio come una stupenda Dea Uccello, la B-Abba-Jana candida e pura, con le sue ali dispiegate
Solo il barbagianni, con il suo candore e purezza incontaminata del suo manto, poteva attraversare incolume il regno dei morti, quando accompagnava le Anime verso il trapasso
Come il candore che si vede negli occhi delle donne sarde che indossano questi meravigliosi costumi
Altere, bellissime, delle Regine dallo sguardo trasparente e fiero delle loro radici e appartenenza
Le Janas delle meraviglie, la cui Bellezza incanta il mondo intero
Tiziana Fenu
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Simbologia gonna plissettata costume sardo
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