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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

martedì, maggio 19, 2020

💛Simbologia dell'ape e culto in Sardegna.

Oggi che 20 maggio, è la giornata mondiale delle Sacre Api, il mio Animale Totem, mi piace soffermarmi su alcune riflessioni, visto la complessità delle loro infinite sfaccettature come animali sacri, fonte di un prodotto ritenuto sacro, come il miele  e considerati animali esoterici e simbolici fin dalla notte dei tempi. 
Quello che colpisce delle api e' che sono animali eusociali, cioè formano delle vere società con gerarchie, caste e generazioni tra loro attraverso una linea aploide. 
Cioè si possono riprodurre senza la fecondazione da parte dei maschi ( diversamente dai diploidi). 
Anche la stessa parola "ape ", rimanda per assonanza fonetica al termine sanscrito "apas" che vuol dire acqua( termine che ritroviamo come assonanza fonetica nel sardo "abba", "acqua") quindi legata all'elemento femminile, che nella vita delle api e' estremente preponderante. 
Infatti le api sono guidate da un'ape regina che determina la discendenza femminile senza la necessità di fecondazione da parte del maschio. 
In ebraico  la parola ape si indicava con la parola "Dbure" da cui "dbr" che indica discorso, intelligenza ed eloquenza. 
Presso gli antichi egizi erano considerate sacre perche si diceva che erano nate dalle lacrime del dio Ra, il dio del Sole. 
La cera d'api veniva usata dai capi spirituali sia per la mummificazione sia per le celebrazioni  ritualistiche, essendo fortemente simbolica come simbolo di purezza che favorisce l'illuminazione e la consapevolezza. 
Durante la mummificazione le fasce venivano impregnate con la cera e altri oli essenziali per impedire la decomposizione dei cadaveri. 
Le api erano considerate gli esseri di fuoco, legate alla purezza e rappresentavano l'anima. 
Nelle antiche rappresentazioni della Dea  Ape, spesso erano rappresentati anche i leoni, molto frequentemente con un ape in bocca poiché rappresentavano la parola Divina. 
L'Ape si ricollega anche alla Leggenda di Sansone, che  affronta simbolicamente il fuoco rappresentato dal leone ( che rappresenta i nostri istinti più bestiali, gli aggregati psicologici , gli attaccamenti), e che dopo che lo affronta e lo uccide trova nella criniera del leone del miele e si nutri' di esso. 
Questa immagine è molto simbolica e ha una valenza prettamente esoterica, nel senso che ogni iniziato deve affrontare i propri demoni per poi nutrirsi  della stessa saggezza che si è sviluppata da questi stessi demoni alchemizzati e trasformati, e portati ad un livello superiore, più spirituale. 
Ed è la stessa metafora del leone che si mangia il sole.
Si mangia il sole alchemico , divino, e diventa lo stesso nutrimento che lo ha  portato fino a quel punto di consapevolezza
Infatti il nome Sansone significa "Shemshon ", Shemesh the Sun, la forza del Sole, negli organi sessuali del Fuoco, esotericamente parlando.
Gli antichi Babilonesi veneravano il dio Mitra, rappresentato anch' esso mentre teneva tra le labbra un'ape. 
E poi nel mondo Cristiano  la naturale evoluzione e' stata associare la figura Sacra dell'ape alla figura del Cristo.
Infatti anche il nome in inglese dell'ape, Bee, sembra una forma espansa del verbo "to be", del verbo essere. 
Verbo essere che rappresenta comunque "quell'io sono colui che sono" ( secondo l'unica Natura Divina, la quale sussiste in tre Persone Divine, Padre, Figlio e Spirito Santo)  e dove il pungiglione rappresentava la Giustizia, e il miele la Misericordia. 
In ogni caso le Api rappresentavano anche la sacralità e la verginità della Vergine Maria, legata anche come simbologia all'alveare, come simbolo della vita casta e monadica.

Anche nella mitologia greca era presente un importante figura rappresentata dalla madre di Zeus , Melissa, che simboleggiava con questo nome, una Dea  che offre il nutrimento, la linfa del miele, la Regina di tutte le api.
Melissa era una sacerdotessa dedicata alla Dea Demetra , depositaria dei grandi Sacri Misteri dedicati alla  Dea sulla quale doveva serbare l'assoluto silenzio. 
Disturbata e istigata da un gruppo di donne che volevano carpire i segreti della Dea,  la uccisero la fecero a pezzi
E allora Demetra per ciò che era accaduto, trasformò il corpo straziato dalla sua amata figlia in uno sciame lucente di api che si levò in  volo dal suolo verso l'infinito per ricongiungersi a lei.
Infatti le sacerdotesse della Dea Madre Demetra dei misteri iniziatici Eleusini, erano proprio chiamate Api dai Greci, e sua figlia Proserpina era soprannominata Mellita. 
Si pensava che le api fossero nate spontaneamente dei cadaveri degli animali e che quindi rappresentassero la resurrezione e la rinascita. 

Secondo gli antichi, l'Ape era una sacra messaggera perché viaggiava lungo i sentieri che erano chiamati i Sentieri della Luce, perché erano i messaggi che gli Dei portavano agli uomini, Sacre creature che avevano anche virtù profetiche e divinatorie per determinare il futuro , perché erano portatrici del Fuoco Divino. 
E infatti in epoca cristiana rappresentarono spiritualmente il  Cristo, il fuoco, il nutrimento sacro, solare, dorato. 

Tutte le antiche dee Mediterranee delle Api, dalla Mesopotamia e per tutto il Mediterraneo  sono connesse alla dea indiana Indù Bhramari Devi che la è Dea delle api indiana. 
Questa divinità delle api era intimamente connessa con tutti gli insegnamenti che riguardano i 7 Chakra, che sono rappresentanti dei sette reami della coscienza , rappresentata da una certa particolare vibrazione Cosmica. 
Infatti e' rappresentata con la Kundalini in  festa, in forma di suono, come un' Ape Regina circondata da nuvole di api ronzanti.
Io credo che questo sia da collegare anche ai cosiddetti acufeni, che  spesso vengono considerati come un  profondo  cambio di frequenza energetico vibrazionale, e la cui vibrazione ricorda molto uno sciame di api. 
Si sa che le api comunicano attraverso le vibrazioni, e io credo proprio che la  vibrazione  sia comunque  un elemento portante del cambio di consapevolezza e di frequenza. 
Sono convinta che ci si riconoscerà sempre di più attraverso le vibrazioni, e tutta la vita sociale  delle api è incentrata sulla vibrazione. 
Sulla vibrazione, sulla produttività, e sulla cooperazione, guidata da una energia femminile che sa come portare avanti  migliaia di api per linea matriarcale, senza fecondazione maschile e senza andare incontro a defezioni lungo la linea evolutiva, perché a livello genetico durante la meiosi ci sono sempre comunque dei Crossing over che rimescolano la discendenza, la razza, in modo che resti sempre abbastanza pulita..
Il modo in cui le api lo fanno resta comunque ancora molto affascinante, perché a livello gerarchico e sociale genetico sono  molto evolute.
Infatti su questo potere,  come "sciame", e non come singole api,   si incentra la manifestazione delle api Bhramari Devi che attorniano il suo corpo e che la difendono dai demoni .
Profondo insegnamento alchemico di questa Dea, perché, come le api si nutrono dell'essenza dei fiori per trasformarlo in miele, noi dobbiamo nutrirci dall' Essenza delle cose, e trasformarlo  in nettare di immortalità.

Il Miele era noto per tutte le sue grandissime proprietà curative fin da tempi antichissimi
Infatti  la più antica ricetta medica con il miele si trova sulle delle tavolette di argilla  datate 2000 a.C.
Nella medicina ayurvedica però il miele non è solo considerato come un alimento importante , ma anche come una vera e propria medicina che viene usata a scopo terapeutico, aumenta l'Agni, il Fuoco Sacro, che attiva tutte le funzioni metaboliche del nostro Organismo, e ci sono dei particolari esercizi Bhramari Pranayama che riguardano una terapia eseguita attraverso la vibrazione sonora, molto simile a quella dei calabroni, che serve a ridurre lo stress, l'ansia, la rabbia e la pressione sanguigna e a rimuovere i disturbi legati alla gola .
Il brusio  dalle api  sarebbe il suono dell'Om che le api "recitano" nella loro costante meditazione mentre svolgono il loro lavoro. 
Il canto dell'ape regina sarebbe una vibrazione acuta udibile nell'alveare al momento della sciamatura, ed è una evento al quale lo stesso  apicoltore assiste molto raramente
Pare che la vibrazione risuoni nel torace dell'ape regina senza la necessità di muovere le ali.
Le api all'interno dell'alveare cacciano via le api pigre e puniscono quelle che hanno poca voglia di lavorare fino ad ammazzarle a causa delle punture, buttandole fuori dall'alveare perché odiano la sporcizia. 

I fuochi, le api maschi sono chiamati in sardo "Abe Maxu", (Ape Maschio)e le api femmine se ne liberano dopo che non sono più utili per fecondare.
Gli alveari sono aperti verso est e Sud perché sono sensibili ai venti freddi dell'occidente.
Fin dall'antichità il rapporto uomo- ape è stato quello di Cacciatore-preda poiché la prima scena apistica è una raffigurazione rupestre trovata in una grotta risalente a 7000 anni fa, raffigurante un raccoglitore di miele, anche se prestissimo, venne considerata una delle figure principali della divinità non solo femminile,  ma anche maschile, perché in Mesopotamia si venerava il dio Lulal chiamato "l'uomo del Miele", identificato con il Dio Latarac. 

In Sicilia e in particolare in Sardegna, fecero dell'Ape grande oggetto di culto tramite il mito dell'eroe Aristeo figlio di Apollo e Cirene, il quale dalle Ninfe apprese l'arte di allevare le api, e diffuse la sua conoscenza in tutto il Mediterraneo.
In Sardegna, nel 1834, a Oliena vicino a Nuoro fu ritrovata una statua in bronzo raffigurante un uomo ricoperto di api, Aristeo, il civilizzatore che insegnò ai Sardi (anche se non credo che stessero aspettando lui per saperne in proposito) la coltivazione dell'olivo, e lavorazione del latte e l'apicoltura. 

I primi modelli di arnia in Sardegna chiamati bugni
Ma già nel Neolitico si trovano arnie rustiche, che sono state realizzate con cilindri di sughero prelevati dalle querce , molto diffuse in Sardegna.
Era anche diffusa l'idea che un alveare non si potesse comprare e che accettare denaro per le api portasse sfortuna. 
Nella Lidia dell' Asia minore, forse  terra di origine dei Sardi dalla cui capitale Sardis, derivarono forse  il loro nome, era venerata come divinità nazionale, la Dea Artemide alla quale era dedicato il famoso santuario nella capitale Sardis, chiamata Artemide Sardiana e vi era anche quello più famoso  di Artemide Efesia, del quale ho già parlato in un mio precedente post,  da cui forse deriva il nome Efisio, che è considerata una delle sette meraviglie del mondo.

Ci sono svariati riscontri toponomastici che ci fanno capire che il culto di Artemide , o Diana o la Dea Ape, era conosciuto e praticato in Sardegna.
Per esempio il villaggio di Assemini che nel Medioevo era chiamato Arsemine, che è situato nella zona occidentale della laguna di Santa Gilla di Cagliari,  che era un centro marittimo molto importante
Nella lingua lidia, del I sec.a.C.( la Lidia, era nella parte occidentale dell' Anatolia, e in assiro era chiamata Luddu, che sembra sardo) Artemide si diceva "Artimus".
Parola che poi si è trasformata nella parola sardo-meridionale "Arsemine"
Il quale presuppone un latino precedente "Artemide".
Quindi è molto probabile che "Arsemine >Assemini", sia stato il principale di  punto di approdo dei Sardiani/Shardani, provenienti dalla Lidia, che poi , successivamente, è diventato il loro centro più importante, e che questo sia stato consacrato alla Dea della madrepatria anatolica Artemide.
Probabilmente anche il villaggio di Serdiana, vicino ad Assemini trae la sua denominazione da Artemide Serdiana. 
Quindi vi è una distinzione di origine rituale, tra Assemini, che era dedicata ad Artemide Efesa, e Serdiana, che era dedicata ad Artemide Sardiana, quella venerata a Sardis. 

Connessa al culto della Artemide anatolica e a quella lidia, era l'usanza della prostituzione sacra, diffusissima anche in Sardegna, specie a metà dell'Ottocento, e pare che le prostitute che esercitavano  fossero delle "Maghiarjas", delle Janas. 
Artemide appare già nel XIII secolo, come la signora della fauna e degli animali, nonché della fertilità .
I romani, come ho già scritto in precedenza, la identificarono con Diana .
Da qui è molto facile dedurne, la parola Diana, come  derivazione di Jana >Diana> DNA,  visto che la discendenza tra le api avviene per via  matriarcale.
Artemide era invocata dalle donne al momento del parto e a lei si sacrificavano le fanciulle prima del matrimonio. 
In Sardegna sono state ritrovate centinaia di statuine, per lo più funerarie, della Dea Artemide.
Divinità che si creava per partenogenesi, nata da "se stessa", dispensatrice di vita, ma anche di morte. 
Le erano sacri  i fiumi e le fonti. 
Infatti come ho scritto prima, "ape" è molto simile alla parola sanscrita "Apa",che significa acqua , "abba" in sardo. 
Era la dea vergine che feconda la natura, spesso rappresentata come la signora delle belve Alata, la Pothia Theron. 

E sarà forse per questo che la "babbaiola"( coccinella) sarda, con quella  radice "b-Abba",  ricorda il termine sanscrito  "Apa" quindi "babbaiola apa/ape" che vola. 
"Apa" inteso come acqua, elemento femminile dotato di ali , beneaugurante e portatrice di fortuna, come dea della fertilità visto che la coccinella è il simbolo per eccellenza della della fortuna. 

Ma questo mi fa pensare anche ad un'altra cosa. 
Che nelle Domus de janas sono spesso rappresentate quelle che sembrerebbero rappresentare corna taurine allungate, ma che invece  rappresentano una conformazione a trespolo molto simile ai Torii giapponesi,  che rappresentano proprio un portare di accesso, una porta che porta ad una Jinja, cioè ad un santuario, o molto più semplicemente ad un'area sacra. 
Praticamente sono dei Sacri Portali che sono semplicemente delle porte  che sono simbolicamente dei passaggi dal mondo terreno verso il mondo ultraterreno. 
L'etimologia  della parola "Torii", pare che derivi dalla parola "Torana", che letteralmente significa "palo per gli uccelli", ed era utilizzata per identificare le strutture ornamentali di ingresso ai templi nella religione buddista, induista e giainista. 
Quindi che anche in Sardegna , nelle Domus de janas abbiamo esattamente le stesse porte, con la stessa forma, chiamate "false porte', che erano dei portali di purificazione, quindi un punto di passaggio tra puro e impuro, tra mondo dei vivi e mondo dei morti. 

E la presenza di questi Torii anche nella religione giainista mi rimanda anche ad un altro concetto
Giano era  la Divinita' romana degli inizi materiali e immateriali, raffigurato con due volti, e che quindi  può guardare sia il futuro che il passato, quindi un ponte tra futuro e passato, esattamente come le "jannas/ janas", le  Sacre porte sarde, e non solo. 

E allora non sarà che forse i tori( le cui protomi taurine si trovano nelle domus del janas) oltre che rappresentare l'elemento fertilizzante che si legava a Madre Terra, forse erano  proprio una rappresentazione di una Divinità femminile con le ali ?
D'altronde anche il nome "babbaiola"  e' inteso come "b-abba"/acqua che vola". 
L'elemento femminile che può passare  da una dimensione all'altra. 
Una traghettatrice tra le due dimensioni, la cui rappresentazione è proprio  in quel Torii o "porte finte" che si trovano in ogni Domus de Janas, che non sono semicircolari come le protomi taurine,  ma sono stilizzate esattamente le Torii giapponesi.

Quindi in virtu' di queste  queste similitudini così evidenti, si può anche affermare che il mito della Dea  "Diana/ Jana", se vogliamo risalire alle prime divinità della civiltà gilaniche e matriarcali, di cui la Sardegna è rappresentante,  riguardasse proprio una dea Alata, forse la dea Ape o forse la dea uccello, che faceva da traghettatrice dal mondo dei vivi a quello dei morti. 
Un po' come è rimasto anche nel nome del barbagianni,  "b-Aba Gianni//aba/ jano/ Jana". 
Simbolo comunque di purezza, con il suo piumaggio bianco virginale, che tende a risaltare nell'oscuritàa della notte, e legato nell'immaginario popolare al mondo delle streghe e quindi anche al mondo delle janas. 
Sentire un barbagianni, che in sardo si chiama "sa stria", presagiva ad un richiamo funesto di morte, quindi legato al mondo dei morti e anche alle janas
Inizio e fine. Ponte tra due mondi. 
Materia e spirito. 
Vita e morte. 

La Dea che accompagnava nel culto trasformativo della vita. Dalla vita alla morte.
Da levatrice (" bogadora") a s'accabbadora", " colei che dona la morte ai malati terminali
Acca/abba.
H/ Acqua
H come Hermes , il traghettatore, tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti,  tra il mondo della Materia e dello Spirito. Ape come Sacra Messaggera , come considerata fin dalle origini.
Perché nasce proprio come messaggera, come tramite, come porta Sacra, come "janna" (porta in sardo), come  Janas, come Torii, come Toro. 
Come il Dio Api, il Dio Toro, la divinità egizia Api che fu venerato sotto forma di un toro, nero con macchie bianche, scelto in base a particolari forme delle macchie stesse, considerate segni sacri se raffiguranti una mezzaluna sul fianco e un triangolo bianco sulla fronte.
La mezzaluna che si ritrova nelle protomi taurine all' interno delle Domus de Janas, e triangolo elemento triadico divino per eccellenza che unisce la dualità, al terzo elemento, il divino. 
L'elemento mercuriale elemento di ogni trasformazione alchemica, di cui le Sacre Janas erano magiche artefici. 

Tiziana Fenu

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