Ombra come estensione, come protezione, non sicuramente come energia negativa, quindi, assolutamente non associabile alla dimensione "dell'uomo nero" o "de su Mommotti" sardo.
Anche nella nostra Antica Civiltà Sarda, l'ombra è dimensione divina.
È quella che si manifesta, capovolta, come una nuova rinascita nella dimensione divina, nella parete della tholos del pozzo Sacro di Santa Cristina, durante gli Equinozi, quando le due polarità, sole e luna, luce ed ombra, maschile e femminile, sono in equilibrio( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/03/ombra-capovolta-pozzo-santa.html?m=0)
Condizione necessaria, manifestata come dimensione archetipale, dal Sacro Femminino, in posizione di equilibrio, con i due animali di potere ai lati, fin da tempi remotissimi.
D'altronde, il Femminino è Ombra, è dimensione ctonia in cui la vita prende forma.
È buco nero, è antimateria.
Qui in Sardegna, perlomeno nel cagliaritano, era d'uso dire, a metaforizzare uno che sapeva molte cose "stampu nieddu".
Perché il nero, è dimensione di possibilità, di conoscenza, di Sophia, di Antica Sapienza ancestrale.
In questo testo che ho riportato, c'è scritto che l'ombra, in ambito egizio, è rappresentata con un solo occhio.
Il terzo occhio, quello che vede oltre.
E d'altronde, anche la simbologia dell'ureo, del Sacro cobra che protegge il faraone, è simbolo del Femminino, del Serpente/Sophia, rappresentato in concomitanza del terzo occhio, al centro della fronte.
Il Femminino a custodia del Mascolino, custode anche delle due polarità( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/su-col-oru-reale-il-nostro-wadjet.html?m=0)
Quindi, niente a che fare con su Mommotti, che come ho già scritto, è molto più affine, come concetto, alla figura del Mamuthones, nella sua dimensione di "animalita'", fino a che non viene divinizzato ed elevato a nuova consapevolezza, come in una nuova rinascita, dalla "soha/ankh" de su Issohadore ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/sa-soha-il-nostro-ankh-sardo.html?m=0)
Tiziana Fenu
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L’Ombra (Swt)
Come il corpo, l’ombra era considerata un’entità fisica in relazione alla luce.
Il termine shut è usato non solo riferito a persone, ma anche agli oggetti, come un albero o una costruzione.
Shut può avere anche il significato di “protezione” dal sole e dal clima e quindi esteso, in senso lato, anche a una divinità che protegge il re, al braccio del sovrano che protegge i sudditi, ecc.
Del resto, il determinativo della parola, è il flabello che produce ‘ombra’. Lo shut era inteso sia come componente dell’individuo, sia come entità con esistenza propria.
Ad esempio, l’immagine di un dio incisa su un muro di un tempio può essere chiamata ombra del dio e alcune volte lo era anche la costruzione stessa.
Parecchi riferimenti all’ombra di un essere umano si presentano nei testi funerari sull’aldilà.
I primi esempi appaiono nel Testi dei Sarcofagi in cui alcune volte lo shut è spesso menzionato con il ba e, come questo, ha un suo modo proprio di esistenza; in altri passaggi sono due entità distinte.
Come il ba, comunque, l’ombra poteva ritornare di notte alla mummia, anche se in alcuni casi sembra che lo shut fosse più legato al proprio corpo che non il ba.
In casi specifici, lo shut può essere tradotto con “fantasma; spettro”. L’ombra, nei rari casi in cui è rappresentata, appare come una silhouette nera provvista di un occhio
Tratto da "Heka La Magia nell’antico Egitto" di Pietro Testa. Harmakis Edizioni
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