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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

martedì, agosto 23, 2022

💛Dea Madre Turriga/Abruzzo

 Da un post di un'iscritta nel mio Gruppo, "JanaSophia. L'Origine#" (https://www.facebook.com/groups/456428585544417/?ref=share_group_link),  Lady Bri,  che ringrazio per la segnalazione dell'immagine.

Dea Madre ritrovata nel 1971 dentro mure ciclopiche nel Colle delle FATE (Aquila).  La didascalia dice che riporta un'iscrizione di somma importanza dell'alfabeto sillabico simile al lineare A cretese,  del II millennio aC,  in quanto completa,  unica nel bacino del Mediterraneo.

Direi  che è  uguale alla nostra Dea Madre Sarda di Turriga,  del IV millennio aC., la seconda immagine. 

Ne avevo parlato a proposito delle nostre "Dee Silenziose" sarde ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/dee-silenziose-link-di-approfondimento.html?m=0) 

Avevo scritto un approfondimento a riguardo ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/dea-madre-siciliana-e-dea-madre-sarda.html),  dove erano a confronto le Dee  Madri Cicladiche siciliane,  con la nostra di Santadi,  che risalgono alla metà del IV millennio a.C., come il periodo a cui risalgono anche le nostre Dee Madri, ritrovate a Santadi, a fine di quel periodo della "cultura di San Ciriaco"(prese il nome dal villaggio nuragico di San Ciriaco a Terralba, in provincia di Oristano) che va dal 4400, al 4000 a.C.circa. Periodo, che era stato caratterizzato, nel suo periodo iniziale, dalle figure volumetriche e rotonde delle Dee Madri di Cuccuru s'Arriu, del V millennio a.C (Neolitico medio, cultura di Bonu Ighinu) che poi invece, lasciano spazio a figure come queste, più asciutte e concettuali. 

Si parla quindi dello stesso periodo, riproponendo, in forma più stilizzata e raffinata, delle Dee Madri più concettuali delle precedenti. 

Produzione di San Ciriaco, che, riguardo le piccole Dee Madri, si evolverà,  elaborando poi delle ulteriori Dee Madri ancora più stilizzate e concettuali, come la Dea Madre di Turriga, ritrovata a Senorbi', anch'essa risalente al IV sec. a.C.

Queste Dee Madri così simili, quella di Santadi e del museo di Milena, rientrano, e preparano il terreno, a quello che sarà poi un contesto artistico più ampio, che rientra in quella che poi si manifesterà attraverso quella  "cultura cicladica", che avrà la sua massima espressione nel III millennio a.C.(in contemporanea con l'evoluzione della civiltà egizia e Mesopotamica, per poi diventare preminente nell'isola di Creta) di cui la tipologia più arcaica, evoca la cassa armonica di un violino, essenziale, senza braccia o gambe, oppure tenute conserte, con gambe triangolari, e testa allungata. 

Le isole Cicladi si imposero come cuore pulsante del Mar Egeo tra la Grecia continentale e l'Europa. 

L'abbondanza del marmo nel IV - III Millennio, spinge gli artisti a scolpire figure umane, specialmente femminili, deposte a corredo funerario, insieme ad altre splendide ceramiche. 

Sono figure, come ho detto prima, secondo me, estremamente concettuali, che tendono alla perfezione, riservate, essenziali.

Ma non è sulla cultura cicladica, che voglio porre l'attenzione. Essa sarà solo un epilogo di ciò che si stava già muovendo tempo prima. 

È interessante notare come sia nelle statuine del Museo di Milena, sia nella Dea Madre di Santadi, e nelle Dee Madri che verranno dopo, in particolare nella nostra isola, vi sia una particolare attenzione come le dinamiche dei cicli naturali della "nascita/morte/rinascita", così presenti nella nostra cultura, ed enfatizzate proprio dalla cultura cicladica, vi sia, in queste rappresentazioni essenziali, lineari, semplici, quasi una rappresentazione al di fuori del tempo, immortale, concettuale. 

È il tempo del mito, di ciò che resta immortale

È il tempo della Madre, dove tutto è circolare, dove non esiste la scansione cronologica, il prima e il dopo, l'oggi o il domani, il Maschile o il Femminile. 

C'è una continuità, senza divisione, senza catalogazione.

Non vi è nemmeno una grande divisione di generi, se non per piccoli particolari, sempre estremamente discreti. I seni appena accennati, un abbozzo di acconciatura, la divisione delle gambe,

Ma la struttura resta la stessa. Entrambi i generi senza volto, senza tempo. 

Poiché una visione circolare, spiralizzata, accoglie e ingloba in sé anche gli opposti, in una fluidità nella quale, al di là delle linee temporali, gli opposti si possano riconoscere al di là della separazione contingente che le limitanti linee del tempo impongono, in una Integrità che diventa Identità dell'Eterno Presente, sempre attuale, fedele solo a sé stessa, e a quell'imprinting primigenio e ancestrale quale è la Madre Primordiale. 

La spiccata natura minimalista di queste statuine, richiama l'Essenza, lo Spirito. 

Il ponte tra le due dimensioni di vita e di morte, inteso come passaggio fluido. 

Si celebra la Madre nella sua Essenza, sacrificando le forme, nel senso del renderle letteralmente "sacre"(e abbiamo visto come, nel mio post sulle ierofanie, "sacro" significa "rendere reale") affinché siano immortali, eterne, e possano parlare dell'Essenza della Grande Madre, al di là del tempo e dello spazio, attraverso una loro particolare koine', un loro particolare linguaggio, e assolute Imperatrici e Regine di quel tempo del mito immortale del Kairos, che sorvola incontaminato, al di sopra del tempo cronologico, del Kronos. 

Queste statuine, rappresentano, nella loro estrema Bellezza senza tempo e senza connotati cronologici, il ponte tra le dimensioni, e quindi hanno reso possibile, ciò a cui l'uomo da sempre ambisce: la comunione cosmica con il Divino. 

Al sentire il Divino nella materia, mentre si tiene tra le mani una di queste statuine, che hanno la levigatezza della volta del cielo, e la brillantezza delle stelle in esse  contenute.

Ci sembrerà di sentirci parte di quel Tutto che esse rappresentano, come un tabernacolo portatile dove si manifestano insieme le sinergie della creazione, di Madre e Padre Creatori, insieme.

Osservate le statuine, sono anche falliche, per certi versi, anche Maschili, non solo Femminili. "


Questo,  e  altro,  scrivevo riguardo questa splendida statuina,  che ora ritroviamo uguale,  nelle fattezze,  in una zona come l'Aquila. 

Questa, presenta dei simboli che abbiamo anche nella nostra Antica Civiltà Sarda. 

Abbiamo la croce dentro il cerchio,  ancora presente nei nostri Carnevali Sardi,  in quello di Seui,  in particolare ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/la-simbologia-della-croce-nel-cerchio.html?m=0),  che indica il Ka,  lo spirito,  trasposto in scrittura lineare A cretese, così come la chiamano. 

Abbiamo anche il simbolo dell'ascia bipenne,  tipico della civiltà cretese,  ma anche,  assolutamente,  della nostra.  La labrys

Una forma, quella dell' ascia bipenne, che richiama il mascolino, che ha sempre avuto un valore iniziatico, fin dalle antichissime civiltà. 

Uno degli attributi di Zeus. 

Il Minosse del Labirinto. E infatti a Cnosso, era il simbolo ufficiale della città. 

E dove può stare un maschile, un Minosse, uno Zeus, se non al centro di un labirinto? Dentro lo stesso centro del femminino, che feconda ed espande. E infatti l'ascia bipenne, era chiamata " labrys", con la stessa radice di labirinto. 

E infatti, sulla forma della Dea Madre di Turriga, si possono tracciare benissimo, seguendo esattamente i profili che indicano questa forma, due V, con il vertice verso il basso, simbolo del femminino, ma " incastrate", come due matrioske, l'una dentro l' altra, ad indicare un ciclo che si ripete, due lunazioni, quindi l'inizio dell'espansione, della riproduttivita', grazie alla presenza dell'elemento iniziatico ed energizzante maschile. 

L'ascia bipenne. 

Due triangoli uniti per il vertice.

"Due energie maschili e femminili, che agiscono in sinergia, per poter creare. 

Come le ali dell'ascia bipenne.

Bipenne. Due penne. Chiaro richiamo alle prime Dee Uccello. 

Chiaro richiamo alla potenza delle due ali, maschile e femminile, che agiscono in sinergia, le polarità opposte che sono necessarie per spiccare il volo, per creare potenza elettrica, come nel caso dei Cherubini sul coperchio dell' Arca dell'Alleanza. 

Spirale labirintica dei doppi occhi, come corna del toro  arrotolate a spirale. 

Come il serpente arrotolato su se stesso

La Sophia, la Conoscenza, che non si può comprendere il finché non si è dentro l'occhio della spirale. 

Dentro il terzo occhio, al centro del Labirinto, della Labrys, dell'Ascia Bipenne

Labirinto che è conoscenza iniziatica ai massimi livelli.

Diffuso in Sardegna, nella conformazione di molti villaggi nuragici, centro pulsante e rigenerativo di pratiche come l' incubazione

Labirinto in Sardegna. 

Perché un labirinto è come un'impronta digitale. È identità. Riporta a noi stessi. 

L' ascia bipenne è invincibile, è il Labrys, è labirinto, la conoscenza iniziatica a massimi livelli, perché unisce il sapere delle due energie, il maschile e femminile, degli opposti cosmici, bene e male, giorno e notte, sole e luna. 

La Tanit, il principio femminile che rappresenta le due polarità in unione. 

Anche se sono rappresentate con  il triangolo che ha il vertice  verso l'alto, che rappresenta il principio maschile, quello del Fuoco, quello elettrico. 

Le braccia aperte della Tanit, rappresentano i due aspetti del maschile e del femminile, quelli che danno la direzione cardinale primaria, l'est e l'ovest. 

Questo triangolo maschile in attesa di incontrare l' elemento circolare della testa, l'elemento che accoglie contemporaneamente sia il Sole che la  Luna. 

Perché il Dio Sole è il dio Toro, rappresentato con le corna taurine stilizzate, che rappresenta lo stesso utero femminile. 

L' elemento Fuoco /maschile /triangolare con il vertice verso l'alto che deve  incontrare la Monade, la deve attivare, energeticamente con il suo vertice fallico,

Il  "cerchio /sole/Toro/Utero/Sole/Luna",  tutte le due polarità insieme,

Deve incontrare il Padre e la Madre insieme, per essere davvero parabola del suo stesso viaggio iniziatico. 

Per essere davvero Manifestazione completa di queste polarità opposte, che in essa diventano Sacra Energia Creatrice.

La Tanit, la Dea Madre, che è Madre e Padre insieme, come i due Labrys che ostenta

L' ingenerato. Il perfetto equilibrio. 

Cerchio e triangolo uniti che diventano insieme monade sigizia di maschile e femminile, che quando si uniscono  conquistano i cieli

Il disco solare è maschile e femminile insieme, rappresenta il terzo occhio, l' Ankh, l' intelletto, la sacra Chiave della Vita, la consapevolezza di aver raggiunto la Sophia, la conoscenza. 

Percorso sacro necessario per poter intraprendere l'Arco del percorso iniziatico attraverso l'arca,  che conduce attraverso l'unione degli opposti, come  lascia bipenne, al labrys iniziatico dentro noi stessi. 

Per trovarci in consapevolezza anche dopo la morte, traghettati  da quella Arca simbolica   dal fondo capovolto rappresentata nel soffitto, (che non rappresenta il soffitto di una capanna, come semplicemente si vorrebbe interpretare, senza nessuna valenza simbolica) , quando abbiamo percorso  l'arco della nostra esistenza, dalla nascita alla morte, da est verso ovest e quando ritorniamo attraverso il labirinto, il. Labrys degli Opposti, nel seno della Dea Madre che ci ha generato"( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/s-arca-sacra.html?m=0) 


Li conosciamo,  i due triangoli uniti per il vertice, come caratteristica della cultura di Ozieri,  del quale avevo approfondito in uno scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/ballu-tundu.html?m=0) 

Frammenti di vasi della cultura di San Michele di Ozieri, periodo 3200-2800 a.C., primo nucleo della grande Civiltà Sarda. 

Un nucleo che parla di primo "Dna" della nostra Antica Civiltà Sarda

Io sono del parere che queste rappresentazioni non rappresentino solo la donna. Se ci pensiamo, nei bronzetti, la Figura femminile non è mai rappresentata con un gonnellino alle ginocchia, ma con una sottana lunga alle caviglie.

Credo che rappresentino, come è nel canovaccio concettuale del gemellare, del doppio, dello speculare, depositario della dimensione spirituale, tipico della nostra Antica Civiltà Sarda, come ho già avuto modo di approfondire parlando del concetto di gemellare in un post(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare html), quell'energia creativa che si innesta solo con il proprio doppio e speculare.

Come un dipolo.

Come nel Sacro Vajra indiano.

Questo modulo, queste figure ripetute, sono altamente cariche di energia, proprio a livello grafico.

Creano uno zig zag di energia dinamica, che crea continuità, in estensione, e tra "sopra" ( mondo spirituale) e "sotto" (mondo terreno).

È quasi un mantra attraverso le immagini.

E una danza (parola che ha la stessa radice di Dan, come la tribù dei Dan) può essere mantra energetico. 

Ha un forte impatto, anche per la sua insita costruzione di  Geometrica Sacra.

Una danza come quella del Dna (dinuovo, Dan, anagrammato), dove le basi azotate si combinano tra loro, in coppia, speculari.

Come un serpente che si snoda."


Tra i tanti simboli, in questa statuina dell'Abruzzo, che dovrei approfondire,  ne spicca un altro,  tra questi. Sembra un tridente,  o un fiore a tre petali,  il cui significato è  "re/giovane". 

Io credo che simboleggi un'Essenza androgina, con l'ascia bipenne al centro del petto,  ad indicare gli opposti in equilibrio. 

Questa ritrovata in Abruzzo,  risale al II millennio aC. 

La nostra,  uguale,  Dea Madre di Turriga,  risale al IV millennio aC. 

Fare voi... 

Sempre avanti,  la nostra Antica Civiltà Sarda. 

Lo dico da sempre. 


Tiziana Fenu 

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Dea Madre Turriga/Abruzzo




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