Da un post nella pagina "La Sfinge del Sinis"( https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=672747277680638&id=100048361166342), che ho postato nel mio Gruppo, una settimana fa
"Sardegna , marina di Torregrande (Or)
Il Pozzo di "Serracus"
il pozzo dove i cabraresi si rifornivano di acqua fino agli anni 30. Dalla foto d' epoca si intravede che il pozzo era attorniato da 12 Betili , con delle bretelle(rappresentavano il serpente?) di collegamento agli angoli della vera del pozzo . Mentre nella struttura superiore del pozzo si nota chiaramente la raffigurazione di un toro. Il monumento è stato completamente dimenticato dalle istituzioni preposte , lasciato in uno stato di abbandono ".
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La presenza dei due simboli, del serpente e del Toro, mi rimanda ad un nostro bronzetto famoso, il bronzetto di Nule, del quale ho già parlato in passato, e del quale riporto un brano:
" In definitiva abbiamo che: gli ipogei di Ħal-Saflieni e di Anghelu Ruju risalgono allo stesso periodo; i due siti presentano caratteristiche del tutto simili (architettura in negativo, falsi elementi architettonici, false porte, colore rosso e simbologia); al loro interno sono stati ritrovati numerosi resti umani; la percentuale di teschi dolicocefali tra tali resti è molto elevata; in entrambi i sepolcri sono state ritrovate statue della D.M. e simboli del dio Toro.
Le popolazioni che si resero protagoniste della trasmissione del culto doppio Dea/Toro di Malta e della Sardegna, potrebbero essere di etnia simile se non addirittura appartenere alla stessa.
Forse i culti venivano tramandati da sacerdoti dal cranio dolicocefalo, sacerdoti serpente, che provenivano dalla Mezzaluna Fertile. Come accennato nella Parte I, nel sito archeologico pre-sumerico di Al’Ubaid in Mesopotamia, sono state rinvenute numerose statue davvero particolari: raffigurano esseri metà uomo e metà serpente, con il cranio decisamente allungato.
Sono quasi tutte abbigliate in maniera bizzarra, con imbottiture sulle spalle e alcune con strani caschi (quasi indossassero tute sportive o addirittura spaziali). Molte statue, indubbiamente femminili, presentano a livello del pube segni a triangolo e alcune sono intente ad allattare il proprio figlio, anch’esso dalle chiare fattezze rettiliane: si tratta forse dell’antenato comune alla base delle raffigurazioni classiche di Iside e della Madonna?
Il teschio allungato delle donne-serpente è diventato il copricapo egizio di Iside e l’aureola della Vergine Maria?
Sono tutti tentativi di diffondere un messaggio antico di migliaia di anni legato a questa particolare forma del cranio?
[...]Del resto Iside/Dea Madre . era sempre raffigurata con un grosso sole tra corna bovine e la compagna di Akhenaton, Nefertiti, era sempre al suo fianco e rivestiva grande importanza, così come la sua progenie dal cranio allungato.
[...] A complicare (o forse a semplificare) ulteriormente le cose ci pensa ancora la Sardegna, restituendo un reperto davvero incredibile, del quale è d’uopo parlare: si tratta di una statuetta in bronzo di epoca nuragica ritrovata nei pressi del comune di Nule, in provincia di Sassari, zona che offre davvero una ricchezza archeologia enorme.
Viene comunemente definito ‘toro androcefalo’ in quanto raffigurerebbe un toro con cranio umano, una sorta di centauro giusto per citare la mitologia classica.
Personalmente non vedo assolutamente nulla di androcefalo, anzi.
Scorgo un essere per un terzo toro, un terzo umano e un terzo serpente. Addirittura si intravedono gli occhi allungati, del tutto simili a quelli delle statue di Al’Ubaid. Questo reperto sembra rappresentare il missing link tra toro, serpente e uomo. Per stimolare ulteriormente la vostra curiosità accenno al fatto che una statua simile è stata ritrovata tra gli idoli della tribù Dogon del Mali, già famosa per le presunte informazioni astronomiche che la legano alla stella Sirio (adorata anche dagli Egizi)
Tratto da "Misteri di un antichissimo culto: la Dea e il Toro" di Giancarlo Maria Longhi
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Queste osservazioni, mi hanno fatto pensare, come ho scritto nel mio Gruppo, al mito greco dell'Ofiotauro, un ibrido con il corpo di toro e la coda di serpente, il contrario di ciò che potrebbe essere il bronzetto di Nule, che invece ha la testa umana/serpentina, e il corpo di toro.
Ci sono elementi interessanti che rimandano alla Sardegna.
L'Ofiotauro fu ucciso dai Titani, quindi Giganti, dopo che riuscirono ad imprigionarlo in una triplice mura circolare, che mi ricorda tanto l'iconografia del simbolismo delle coppelle con tre cerchi concentrici, così presente nella nostra Antica Civiltà Sarda.
Che sia successo che sia nato prima il nostro Ofiotauro, il nostro bronzetto di Nule, e poi è stato modificato in senso maschilista e patriarcale, visto che la testa serpentina simboleggia il Femminino, declassandolo poi invece, nella coda?
Secondo me, potrebbe essere andata proprio così.
D'altronde, il Sacro Femminino, di cui Iside, forse è stata la massima rappresentante, è sempre stato rappresentato con elementi che riguardano il toro, il serpente e il sole.
Le corna taurine, il globo solare tra le corna, l'ureo, il cobra dal collare espanso, esattamente come la testa del nostro bronzetto di Nule, e così come è presente nell'Ofiotauro.
Ma vi è un altro particolare, nel mito greco dell'Ofiotauro, che mi rimanda al Sacro Femminino.
Il nibbio, uccello che, tra gli altri, rappresenta Iside.
Il mito narra che le viscere dell'Ofiotauro, partorito dalla Terra, conferiscono, a chi le brucia, il potere di rovesciare gli dei.
Lo Stige, avvertito dalle Parche, imprigionò l'Ofiotauro (per impedire che fosse ucciso) in un bosco circondato da un triplice strato di mura. Durante la Titanomachia, il mostruoso ibrido fu ucciso con un'ascia adamantina da Briareo, un gigante con 100 braccia, un alleato dei titani, ma prima che le interiora potessero essere bruciate Zeus inviò gli uccelli a trafugarle. Quello che gliele riportò fu il nibbio: allora, per ricompensarlo del servizio resogli, Zeus lo elevò al cielo trasformandolo nella costellazione dell'Aquila.
Il nibbio, quindi, salva le interiora dell'Ofiotauro.
Una storia che si ripete, come Iside, il Sacro Femminino, che ricompone il corpo di Osiride.
Perché solo l'energia del Femminino, che tutto contiene, può ricompattare e rigenerare il tutto.
Aquila e Toro.
Il cielo e la terra.
Un'iconografia poi ripresa dall'antico Testamento, che fa del Toro e dell'aquila, uno dei quattro aspetti del tetramorfo, che è una raffigurazione iconografica dei quattro animali dell'Apocalisse, leone, toro, aquila e uomo, alati, a figura intera o solo il capo, che fu usato anche come simbolo degli evangelisti.
Iconografia, che però risale alla ben più antica cultura assira, la quale, aveva rappresentato la figura del Lamassu, un ibrido tra umano e toro alato, chiamato anche il Toro alato di Khorsabad, e che era posto a protezione del palazzo reale di Sargon II sovrano assiro della Mesopotamia.
Quello rappresentato nell'immagine che ho postato, è il Toro alato di Khorsabad, 721-705 a.C., in alabastro, altezza 420 cm, esposto Parigi, Museo del Louvre.
Ritornando quindi, al simbolismo del Toro e del serpente, del pozzo di Serracus, visto che si tratta di un pozzo, quindi di un luogo sacro dedicato al culto dell'acqua, e quindi del Femminino, e ritornando al nostro bronzetto di Nule, l'ibrido con la testa di serpente, e il corpo di toro, mi sembra evidente che il bronzetto rappresenti una divinità dall'energia androgina, in cui il serpente, rappresentato con il collare aperto, come l'ureo egizio( e quante volte, a tal proposito, ho sottolineato che la civiltà egizia, deriva da quella Sarda, e non, invece, il contrario), rappresenta proprio quel Sacro Femminino potente, così come è sempre stato in ogni cultura, dove il Femminino è sempre stato legato alla Sacra figura del Serpente.
E poi abbiamo anche il nibbio, presente sia come veicolo di elevazione dell'uomo -Toro, che come simbolo del Sacro Femminino, in Iside.
Proprio il nibbio, e non un altro uccelli qualsiasi.
"Elevazione dell'uomo-Toro", verso il cielo, nobilitato da Zeus stesso, attraverso la costellazione dell'Aquila, in tempo greco-romano.
In un periodo, cioè che aveva già surclassato e ghettizzato il Sacro Femminino, relegandolo a dei Femminini truci e malevoli, come le Parche, le Moire, Medusa che pietrifica con lo sguardo.
Un Femminino, privato, insomma, del suo immenso potere.
Così come, viene rappresentato, nella sua grande potenza, nel nostro bronzetto di Nule, che sembra invece la versione opposta e speculare dell'Ofiotauro greco, che invece, ha nella coda, la parte meno nobile del corpo, quella più "bestiale e demoniaca", la rappresentazione del serpente.
Serpente, che invece, come un nobile ureo egizio, domina la testa del nostro bronzetto di Nule.
Ma non poteva che essere così, in una antica società matriarcale come la nostra, dove l'icona della protome taurina si sovrappone alla sagoma uterina, nelle tombe dei Giganti, nelle Domus de Janas, e ovinque ci sia questo simbolismo, indice di una potente sinergia creativa.
Ed è naturale che il femminino, rappresentato dalla testa del serpente, così come in ambito egizio, venga rappresentato come struttura portante del bronzetto.
Serpente e Toro, indissolubilmente uniti.
Perché il Toro, essendo un segno femminile, un segno di terra, rappresenta anche l'energia femminile di Madre Terra, a cui appartiene il serpente, animale che striscia in terra, ma che appartiene anche all'acqua.
Come sempre, i simbolismi, sono sempre collegati tra loro in un continuum narrativo, e assolutamente logico, che lega ogni espressione della nostra Antica Civiltà.
Basta vedere oltre, e capire, che molto è stato ribaltato, mistificato e deturpato, e che inizialmente l'Ofiotauro poteva essere quella magnifica creatura simbolo del Femminino, della fertilità, della saggezza, che si è intrecciato con il destino degli uomini, per apportare Bellezza e civiltà.
Per nobilitarli, ed elevarli verso piani spirituali più alti, verso, simbolicamente, la costellazione dell'aquila, simbolo del Sole, è simbolo anche del Sacro Romano Impero, non a caso. Un importantissimo simbolo di potere.
Guardacaso, "aquila" in sardo, si dice "ae".. "ae/ave"...
Ma questa è un'altra, interessantissima storia...
Tiziana Fenu
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