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giovedì, aprile 13, 2023

💛Manine grotta Thiesi

 Da un articolo ( https://italialibera.online/cultura/1-misteri-di-sardegna-lincredibile-storia-di-quelle-mani-dipinte-nella-grotta/) 

riportato anche da Nurnet ( https://www.facebook.com/506410149437714/posts/6165513543527318/), in cui si parla della scoperta di impronte di mani in una grotta, qui in Sardegna, andando verso Siligo, nel Meilogu, in provincia di Sassari, e Thiesi, in una cavità quasi circolare, ad una quarantina di metri di altezza. 

Lo specialista spagnolo Hipólito Collado, la ritiene «una scoperta straordinaria per tutta l’archeologia europea». 

Nell'arte rupestre, le impronte, realizzate ‘in negativo’, sono comuni e risalgono a tempi antichissimi. 

Me ne ero occupata in occasione di un mio post (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/impronte-grotte-paleolitico.html?m=0) in cui parlavo delle impronte ritrovate Grotte de La Cueva de Los Manos", Argentina di Santa Cruz. 13.000/9.000 anni fa, anche se in Indonesia se ne trovano di più antiche. 

"Impronte che hanno una grande importanza antropologica e sociale. 

"Le impronte lasciate, rappresentano, secondo molti studi, le impronte di adolescenti, ragazzi, si presume undicenni, dodicenni, in particolare,  che proprio alla soglia dei dodici anni ( il numero dodici è sempre stato considerato un numero sacro in ogni civiltà), affrontavano, sia maschietti che femminucce, la loro prima prova iniziatica, che dava loro ufficiale accesso al mondo degli adulti: la prima mestruazione per le ragazze, che le "nobilitava" ad essere donne produttive e feconde all'interno della comunità, e una qualche prova di coraggio, o di caccia, per i ragazzi, che li rendeva così parte attiva nelle dinamiche giornaliere della comunità, come il rendersi utile per la pratica della cacciagione o dover provvedere alla difesa della stessa.

Dei riti importantissimi. Non solo per chi li viveva in prima persona, ma anche per tutta la comunità, che 'di riflesso', partecipava a questi passaggi alchemici importanti.

Ho scritto "di riflesso", virgolettato, perché questi riti, di cui le grotte serbano testimonianza, di solito avvenivano in solitaria.

Erano sfide che si dovevano affrontare da soli, così come si narra in molti racconti delle tradizioni popolari di ogni Civiltà.

Anche il menarca, un passaggio importante per ogni bambina, e ragazza, lo si viveva in solitaria, offrendo alle divinità il proprio primo sangue simbolo di fertilità, per assicurarsi benevolenza e protezione per eventuali gravidanze.

Il fatto che queste pitture siano state rappresentate in modo 'corale', indica una forte coesione identitaria all'interno dello stesso gruppo sociale, che vede i bambini/ragazzi, maschi e femmine, indifferentemente, uniti, al "servizio" della stessa comunità, per un benessere e potenziamento collettivo"


Queste impronte ritrovate in questa grotta qui in Sardegna, in questa cavità definita quasi circolare, sono molto significative, perché, da quel che vedo, si tratta di piccole mani, sicuramente di bambine, adolescenti, perché lo si vede dalle proporzioni delle dita, e sono tutte mani sinistre. 

Il lato sinistro è il lato del Femminino. 

Quella che viene definita "ocra rossa", potrebbe essere il primo sangue mestruale di queste giovani donne. 

La grotta circolare, è sicuramente simbolica di una cavità uterina, di un grembo, di un ventre, che viene benedetto e divinizzato dal fertile menarca di queste bambine, il cui passaggio all'età adulta, diventa una risorsa e una benedizione per l'intera comunità. 

Conosciamo bene il valore antropologico e simbolico delle nostre cavità nella roccia, delle nostre Domus de Janas. 

La caverna, la grotta, come simbologia del luogo ideale per la nascita( la grotta del Gesù Bambino, di Mitra, e di altre icone), ma anche della rinascita. 

La grotta come simbologia del ventre, dell'utero di Madre Terra, in cui si muore e si rinasce. 

Infatti le nostre Domus de Janas sono orientate tutte ai solstizi, verso il punto più alto in cui si manifesta il Sole, nel solstizio estivo, e verso il punto più basso in cui il sole si manifesta, il Solstizio invernale. 

Le Janas, le custodi di questi due portali, dei due solstizi, come millenni dopo lo sarà il Giano (Jano/Jana, anche in questo aspetto, i romani non si sono inventati nulla) bifronte. 

Una figura simbolica che già in tempi antichissimi, veniva associata alle due icone dei due leoni, che rappresentavano i solstizi. 

Ne avevo parlato in occasione della Dea anatolica Cibele (https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/dea-cibele-con-leone.html?m=0),  di Çatal Hüyük, risalente al 6000 aC circa, dove è stata ritrovata proprio la celebre statuina della prima dea Cibele, con i due leoni al fianco, iconografia che è rimasta anche per le altre rappresentanti del Sacro Femminino, che si sono alternate nel corso della storia dell'umanità, fino ad arrivare ai giorni nostri con un Arcano Maggiore XI, la Forza, con una giovane donna che domina un leone. 

La Dea dei solstizi. 

Come le nostre Janas, che vengono descritte come piccole donne, dalle piccole fattezze, come se fossero nane. 

Ed proprio questo particolare che le assimila alla divinità Bes, che era rappresentato come un nano, e che, guardacaso, in molte rappresentazioni originarie, era rappresentato con la testa di leone.. 

Un Dio egizio Bes, che, era originariamente rappresentato come un leone rampante. 

Il dio Bes, protettore delle famiglie, e in particolare, delle madri, dei bambini e del parto.

Dunque, abbiamo una divinità nana, come le nostre Janas, che è protettore delle nascite ( "Bes" è la radice della parola sarda "bessiu", uscito in senso lato, nato, venuto al mondo), una divinità rappresentata spesso come un leone (e le nostre Domus de Janas sono rivolte ai leoni solstiziali), ed è una divinità che spesso viene sovrapposta ed identificata con la Gorgone Medusa, iconografia cara alla nostra Antica Civiltà Sarda, e di cui ho già approfondito a riguardo (https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/dio-besgorgone.html?m=0). 

Le Janas nane, e i Giganti, entrambi simbolo di immortalità, di rinascita, di completezza cosmogonica, di perfetta alchimia di proporzioni, di equilibrio, di sinergia tra le polarità. 

Immaginate se queste impronte, questa scoperta straordinaria, sono esposte in una parete che coincide con uno dei due solstizi, come negli ingressi delle Domus de Janas. 

Quindi asse sud est/sud-ovest per il Solstizio invernale, o asse nord est/nord ovest, per il Solstizio estivo. 

Sarebbe estremamente simbolico, visto anche la forma circolare della grotta, di un luogo di culto, sia per l'iniziazione all'età adulta di queste giovani donne, sia come simbologia di un luogo di nascita e rinascita, come può essere una Domu De Jana, benedetto da questo simbolo di vita, il Femminino, che benedice con il suo stesso sangue. 

Un simbolismo molto forte, che attraversa il tempo, in modo trasversale, in ogni civiltà, ma sempre con questo filo conduttore drl Femminino custode di vita e di abbondanza. 

Come è sempre stato fin dall'origine dei tempi. Un simbolismo che via via è andato distorto, perso, sacrificato, svilito, ma che rimane come forte simbologia fin dalle antiche civiltà, impresso nella roccia, nei manufatti, nelle iconografie che sono giunte sino a noi, in tutta la loro prepotente bellezza e regalità. 


Tiziana Fenu 

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Manine grotta Thiesi




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