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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

sabato, gennaio 04, 2025

💛I Sardi figli del Sole. B. Porcheddu

 .. È tutto convoglia verso il Sun(inglese:sole/son:figlio) e verso il Sur(sole in antico sanscrito

Sur>Sar>Sardegna.. Sar-cidano, altopiano del Sole.. Sar-tiglia...la festa della fertilità propiziatorie.. E quanti San abbiamo..tutti figli del Sole..


Stupendo articolo del prof. Bartolomeo Porcheddu, autore, ricercatore, ed insegnante di Lingua Sarda


I SARDI FIGLI DEL SOLE

Le popolazioni che si affacciano sul mare orientale della Sardegna sono le prime che vedono l’alba. Quando il sole sorge al mattino, i suoi raggi colpiscono l’acqua e si riverberano sulla terra accecando chiunque cerchi di sfidarli. I pescatori issano le vele prima che gli strali luminosi proiettino la loro forza sui loro visi, così da potersi riparare dietro le “mura” (lato della vela esposto al vento). Intanto, a terra, il gallo annuncia a tutti il nuovo giorno, sollevando la sua cresta in direzione de Sa Luche (la luce) che emerge dal mare sull’orizzonte. Questo è il momento de s’Impuddile, ossia dell’Alba, dove su Puddu, l’Apollo, si veste da Gaddu (Gallo).

I guerrieri sardi avevano messo sul loro elmo le piume e la cresta del gallo per mostrare che erano figli di Apollo o figli del sole che spunta con “sa Die” (il giorno). I copricapo pennuti, insieme a quelli cornuti, erano la loro caratteristica e potevano essere riconosciuti a migliaia di miglia di distanza. Almeno 1700 anni prima di Cristo, i loro elmi adornati dalle penne del gallo venivano impressi in un disco di argilla, a Festo (città nell’isola di Creta), per mostrare al mondo la loro provenienza. Non vi erano luoghi sconosciuti per i Sardi nel Mediterraneo antico e le loro veloci navi potevano risalire il Nilo fin dove l’acqua era navigabile. Nei pressi di Tebe, i loro elmi sono ancora scolpiti sui bassorilievi egizi.

L’imbarcazione del marinaio sardo era simile al suo elmo capovolto, che veniva per questo chiamato “galea”, in origine “galia”, sempre da gallo. Tale termine, considerato che in antichità le consonanti doppie non esistevano e la lettera /l/ trascriveva anche il suono cacuminale [ɖ], espresso nel sardo attuale con la doppia /dd/, poteva trasformarsi pure in “Gàddia”o Gàllia. In Sardegna, da Nord a Sud, erano stanziate sulla parte nord orientale le popolazioni dei Gadduresos (Galluresi) e su quella sud orientale i Galillesos o Gaddilesos. Costoro, inoltre, erano diffusi sul territorio con i cognomi dei vari Gali, Galia, Galistu, Gallistu e Gallus, tutti omonimi del più diffuso sambenadu “Puddu”.

I maggiori porti sulla Sardegna sud orientale a cui afferivano le popolazioni dei Gallilesus erano quelli di Sulci e Sarru. Il primo affacciato sullo stagno di Tortolì, il secondo posto sulla collina di "Cùcuru Santa Maria" presso la cittadina di Villaputzu, nei pressi della foce del Flumendosa, che è il secondo fiume dell’Isola. I Siculesus o Sulcitanus sono nominati nelle iscrizioni geroglifiche egiziane fra i “Popoli del Mare”. Tolomeo nella sua “Geografia” conferma le fonti egizie e colloca i Sykoulensioi proprio nel Sarrabus. I Sulcitani del Sarrabus erano omonimi di quelli residenti nell’Iglesiente ed entrambi dovevano il proprio coronimo al Solco (Surcu) sacro della terra.

L'etnonimo "Siculus" o, meglio, “sulculus”, in cui spesso la liquida /l/ è sincopata, viene generalmente associato al popolo dei Siculi della Sicilia, ma è verosimile che siano stati i Sìculi siciliani a prendere il nome dai Siculi sardi, quando quest’ultimi, ancora nel periodo del Bronzo, erano dominatori del Mediterraneo e pertanto anche delle coste siciliane, dove dalla Sardegna sud orientale si faceva rotta verso Lillybaeum, l’attuale Marsala, chiamata dai Sardi “Lillu” (giglio sardo) su cui è posato il “Baeu” (insetto). Ancora oggi, il cognome Galia è presente nella Sicilia occidentale, proprio a Trapani ed Erice, località direttamente collegate alla rotta sarda dei Galilensi.

Nella famosa “Tavola di Esterzili” (nome della località di rinvenimento), fatta scrivere nel 69 d.C. dal Proconsole romano della Sardegna, Lucio Elvio Agrippa, per dirimere una controversia sul territorio compreso tra San Nicolò Gerrei e Villaputzu, si stabilirono i confini tra i Galilenses e i Patulcenses Campani. Nel caso dei Galilenses è stato facile risalire alle popolazioni stanziate presso l’attuale comune di San Nicolò Gerrei poiché nella Curatoria di Gerrei erano menzionate le ville o le località di Galilla, Galidda, Galigui o Galigliu, tutte riferibili ai Galilenses. Un’altro villaggio medievale di nome Ygali era situato nell’attuale vasto territorio di San Vito.

Per quanto concerne invece l’individuazione della località di residenza del popolo dei Patulcenses Campani (Patulcesium Campanorum), molti studiosi hanno pensato che questi fossero dislocati nel Campidano di Cagliari, ingannati dal nome “Campani” loro attribuito nelle tavole. Altri storici hanno voluto invece collocare i Patulcenses addirittura fuori dall’Isola, nella Campania, e fatti giungere nel Sarrabus in un periodo imprecisato. Tale ipotesi, in realtà, trova riscontro, ma inverso; nel senso che furono i Sardi del Sarrabus a colonizzare in antichità la Campania dando, tra gli altri, il nome al fiume Sarno, che in origine si chiamava Sarru, proprio come il Sarra-busu sardo.

A trarre in errore gli storici è stata sicuramente un’errata trascrizione da parte dello scriba che ha riportato “Patulcenses” al posto di “Putiucenses”, il cui prefisso si legge “Putzu”. A tale proposito, il latinista Enzo Cadoni ha riscontrato nella “Tavola di Esterzili” diversi errori sia di interpretazione sia di trascrizione e incisione. Pertanto, occorre fare qualche piccolo aggiustamento per far tornare i conti. I “Campani” erano coloro che abitavano nella piana. La voce "Campu" in Sardegna è riferita alla pianura, come quella in cui è situata Villaputzu, e trova altri riferimenti nell'Isola nelle località di: Campu Giavesu, Campu Lazaru, Campidanu, Campeda, ecc.

In altre parole, i Patulcenses erano gli attuali Villapuzzesi (Pozzo del paese o città) e i Galilenses le popolazioni della curatoria di Gerrei o Galilla. Infatti, gli abitanti di BiddaPutzu, senza “Bidda” che significa paese, diventano Putzuxesus. La Tavola di Esterzili fu pertanto la risoluzione della guerra intestina tra due popolazioni che si scannavano per qualche ettaro di pascolo, quando in antichità, insieme, avevano conquistato tra gli altri la Campania e la Sicilia. In luoghi e in tempi ben più remoti, i Galli sardi avevano dato i natali alla Gallia Cisalpina e Transalpina, alla Galizia iberica, alla Galilea orientale e alla Galatia anatolica.

Ma i Sardi figli del sole erano anche quelli che abitavano la Sardegna occidentale, dove il gallo andava a dormire. Nel tempio di Antas a Fluminimaggiore era venerato il Sardus Pater (Padre dei Sardi) con l’elmo piumato, come quello di Apollo. Quando nel primo secolo a.C. Marco Azio Balbo, discendente della gens Atia (Atza), padre della mamma di Ottaviano Augusto (chiamato “Tzurinu” prima di diventare imperatore) fece coniare la moneta con l’effige del Sardus Pater, sapeva benissimo che quella divinità con l’elmo piumato era dio eponimo sia dei Sardi sia dei Romani, ma con una sostanziale differenza: in Sardegna era venerato secoli prima della stessa nascita di Roma come urbe.

I Romani chiamavano i loro dei con l’elmo piumato con l’epiteto di “Padri Penati”, tramandando con una corruzione vocalica il nome originario di “Padri Pinnati”, ovverosia con l’elmo “pinnato”. La gens Pin[n]aria (Pinnarza), infatti, a Roma, fin dai primordi, era una potente famiglia di sacerdoti, che lo stesso Cicerone definiva pericolosa per la democrazia della Repubblica perché concentrava nella propria parentela molti incarichi importanti. I Pinna sono attualmente il terzo cognome più diffuso in Sardegna e il primo nel comune di Sant’Antioco e nella provincia del Sulcis dove era presente il più grande tempio dedicato al Sardus Pater, il “Babbai” dei Sardi.

In altre parole, noi Sardi siamo discendenti del Padre “Pinnatu”, che era figlio di Apollo/Puddu, generato direttamente dal Sole per intercessione di Urano e di Gea. Collocata fra i Titani, tale divinità, con un calco greco del sardo-pellàsgico, era stata chiamata in seguito da Omero (Odissea, canto I) “Sole Ύπέριον” (Hypérion), parola composta da Ύπέρ- e da [δ]ιον che traduce letteralmente il “Super Dio”, ovverosia il “Grande Sole”.

“Galana”, donna dei Galilenses, era colei che nasceva dal Sole ed è per questo, ancora oggi, sinonimo sardo della bellezza femminile. A tale proposito, così recita un canto sardo: “Bella so e mi nde abbizo, fintzas mama mi l’at nadu, chi a su Sole m’assimizo” (bella sono e me ne accorgo, anche mamma me l’ha detto, che al Sole rassomiglio).


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I figli del Sole. B. Porcheddu



mercoledì, gennaio 01, 2025

💙Energie anno 2025/Archetipo Teth

 Come ho già anticipato nel mio scritto sul novilunio di lunedì, quest'anno 2025 sarà un anno 9, guindi guidato dall'energia del Sacro Archetipo Ebraico Teth, il nono, e dall'Arcano Maggiore IX dell'Eremita. 

Un anno che si apre con l'Archetipo Kaf, l'undicesimo, che rappresenta la corona, l'energia che siamo disposti ad accogliere quando riusciamo a penetrare l'Essenza delle cose. 

Quando ci apriamo come la K della Kaf ruotata di 90°, come le mani giunte, aperte a ricevere. 

Bisogna anche saper ricevere, essere predisposti all'accoglienza, all'ascolto, alla comprensione, al "prendere con sé", come indica l'Arcano Maggiore XI della Forza. 

La Maestria che si manifesta nella dimensione del Capricorno, ricordiamo, segno di terra, ma con radici nelle sacre acque della Madre Cosmica, visto la parte inferiore del corpo, a forma di coda di pesce, ma con anelito verso le vette, verso la dimensione subliminale dell'Aria. 

La Kaf, infatti, come Archetipo, rappresenta il Femminino che da forza al Mascolino, accogliendolo come una coppa. 

È la Forza della trascendenza universale. 

La Kaf è il coronamento, la mano aperta a coppa, pronta a ricevere. 

Come una zolla di terra, impastata con l'acqua ( l'elemento terra/acqua del Capricorno), che è pronta a ricevere il fuoco divino della Coscienza Superiore. 

Prima dello scatto, dello slancio energetico del Capricorno, verso la vetta, della Kaf, che riesce a penetrare l'Essenza delle cose, e riposiziona la Corona dove deve stare, sulla nostra testa, in concomitanza proprio con il chakra della Corona, e tenere attivo l'unico canale di connessione che conta, quello con la nostra dimensione superiore. 

Non a caso, abbiamo iniziato l'anno 2024 con un Archetipo 10, la Yod, concentrazione,  necessario per diventare punto propulsore di creazione. 

Il passaggio successivo era questo, il ripristino della Corona, con questo novilunio nero appena trascorso, che ci ha strappato ulter il velo dagli occhi, e ci ha facilitato nella  compenetrazione  dell'Essenza delle cose, attraverso l'Archetipo Nun di trasmutazione. 

Mi chiedo in quali situazioni abbiamo stagnato, in quali trappole karmiche ancora avessimo bisogno di "solstiziare", per vedere e affrontarle da un'altro punto di vista 

Con la forza della Kaf. 

Il Femminino primordiale, che penetra il lato occulto di qualsiasi cosa. 

Che vede oltre il velo e le tenebre. 

Che conosce debolezze e miserie. 

Ma anche la grandezza. 

È Forza che anima l'intento. 

È Regina, prima ancora di essere Corona. 

È Coscienza. 

Coscienza Universale. 

Questo, nell'Antica traduzione cinese, è stato, nel 2024,l'anno del Drago Verde, il Drago legato all'elemento Aria. 

Un Drago, che ha, a seconda della cultura, sia la coda serpentiforme, sia a forma di coda di pesce, come il nostro Capricorno. 

Un Drago che rappresenta una summa metaforica dell'intero cosmo, che domina e protegge. 

Perché il drago, per antonomasia, è il protettore dei tesori velati, custoditi nel cuore della stessa terra, dell'elemento Fuoco, di cui lo stesso drago, è simbolo primario, insieme agli altri 4 Elementi, legato alla direzione cardinale dell'est, nel Drago Verde, del sorgere del sole, dell'elemento Fuoco, che, in questo Drago Verde, si sublima nell'elemento Aria. 

È il drago legato al chakra del cuore, alla folgore che porta la conoscenza, l'illuminazione, e la porta ad un livello superiore, quello eterico, spirituale, da energia ctonia, propria del Drago, ad energia manifestata, elevata, sublimata, portata a maturazione, germogliata, proprio come nell'Equinozio di primavera. 

Il suo oggetto sacro, è la lancia di Lugh. 

La lancia di Longino, che dal costato destro, il lato del Mascolino, arriva fino al cuore, che sta a sinistra, ferita, che è metafora vulv*are, che indica una compenetrazione tra Mascolino e Femminino, dalla quale fuoriesce acqua e san*gue

Plasma, Inanzittutto. 

Plasma che ha lo stesso nome della componente dei fulmini, dell'elemento aria, eterico. 

La simbologia di Marte in Capricorno, come il novilunio appena trascorso in Capricorno, e sotto il segno del Capricorno, amplifica a mille questa correlazione tra la lancia di Lugh, elemento sacro al Drago verde e il ferro, elemento che accomuna sia il sangue che la lancia, che Marte. 

Marte, sappiamo che è legato al ferro, ed è un elemento, che nel corso della storia dell'umanità è stato importantissimo, tanto da considerarlo di origine divina 

Un ferro capace, tramite la spada dell'Eroe/Marte, capace di trafiggere il Drago, e alchemicamente, esotericamente, offrire all'Eroe, un'occasione di iniziazione. 

In particolare, questa occasione, viene offerta dal Drago verde, legato al sorgere del sole, agli equinozi, quindi all'equilibrio delle due polarità. 

Alla primavera, in cui i 7 pianeti sono allineati al Sole, alla Sorgente, metafora dell'allineamento dei nostri 7 chakra, necessari al passaggio verso quella dimensione sublimata, purificata, della dimensione astrale, eterica, verso la quale punta il Capricorno, nelle sue Ottave alte. 

Verso la quale, si addentra la Kaf, il nostro Archetipo di questo   inizio anno di oggi, che penetra l'Essenza delle cose, la loro valenza, non solo terrena, ma anche spirituale, eterica. 

Il Drago è il Mercurio alchemico, poiché manifesta energie sia Maschili che Femminili, è potenzialità per la pietra filosofale, per l'Oro alchemico. 

L'uccisione del Drago, in termini alchemici, può essere veleno e antidoto, distruzione o creazione, dipende dal nostro livello di Maestria. 

Da quella Forza, così ben rappresentata dall'Arcano Maggiore XI di primo dell'anno, che è capace di estrarre, di portare alla luce quell'energia mercuriale, che è la base di ogni processo alchemico di trasformazione e trasmutazione. 

Oggi, infatti siamo di mercoledì, un giorno governato da Mercurio

Arcano XI

11

Si è forti, perché si creano legami. 

Come le due colonne del numero 11, numero Maestro, numero primo. 

E in questi legami si crea correlazione e arricchimento. 

Si è più forti in due, ma si resta comunque 1+1, con la propria identità e forza

Questo rimanda in particolare alla figura dell'Eremita, che è una figura mercuriale, avendo con sé, il bastone di Hermes. 

Sono, comunque, un Archetipo e Arcano, successivi ai due che riguardano questo 2025, la Teth e l'Eremita, legati al numero 9

11 e 9

Che sommati, cifra per cifra, fa ancora 11

Il nono Archetipo Ebraico Teth, la cui energia guiderà questo 2025, rappresenta  il mistero dell'Albero della Conoscenza. 

È l'energia del Femminino primordiale, il grembo, la conoscenza, la Sophia, la Forma che crea, la kundalini. 

Il Mercurio. 

Mette in moto, in quanto energia dinamica e creatrice, tutti gli Archetipi dentro di noi. 

Il glifo della Teth ricorda un serpente, ma originariamente, nell'antico alfabeto ebraico era rappresentata con una circonferenza con una croce al centro, come un Orobourus, perché il 9 contempla la ciclicità. 

E quest'anno siamo proprio  2025 segnerà l'inizio dell'Anno del Serpente di Legno,  secondo il calendario cinese, un periodo che inizierà il 29 gennaio 2025 e terminerà il 16 febbraio 2026. 

Legno, che ha una connotazione positiva, legato all'altruismo, materiale perfetto per rappresentare l'amore: resistente, energico, malleabile, armonico, durevole. 

Il numero 9 è legato, alchemicamente, alla nona sfera, il punto alchemico di trasmutazione dal piombo all'oro. 

È la Nona Vhiave, che rappresenta il vecchio Saturno che cade e la Dea Luna che sorge vittoriosamente. 

La Luna, il Femminino, il Mercurio-Sophia, che  deve sollevarsi e ritornare verso l'interno, verso l'alto, verso sé stessa, come un seme che deve ritrovare la forza di volontà, quella che in greco viene chiamata Thelema, che ha la stessa radice fonetica della Thet, per germogliare, per rinascere a sé stesso. 

Thelema è il piacere di fare qualcosa. 

La volontà. 

Il volere. 

Il desiderare. 

Il nostro Fuoco Sacro, che si rinnova continuamente. 

La materia mercuriale ha infatti le proprietà di generazione e rigenerazione, e si lavora, in sinergia, nella materia prima, nel denso. 

Mercurio, il Femminino, lo zolfo, il Mascolino, e il sale, che funge da attivatore. 

Alchemicamente, significa riportare a purezza il corvo nero della prima fase della Nigredo, e arrivare al Cigno bianco della Dea Luna. 

Questa trasmutazione si lavora attraverso il fuoco.

Infatti si parla di quel Fuoco Sacro, di quel Fuoco interiore custodito dall'Eremita, Arcano IX, che rappresenta la Coscienza, che porta con sé la lampada di Hermes /Mercurio della Saggezza

Questo Archetipo Thet, è anche legato al segno del Leone, segno di Fuoco, e confermo, che in astrologia vedica, essendo anche io, un Archetipo 9, il mio corrispondente è il Leone, pur essendo Sagittario

La fucina di Vulcano in cui avviene la trasmutazione in energia Cristica 

Cristica

Cristallina 

Splendente

Come ho scritto altre volte, la parola ebraica tradotta come "serpente" è Nachash (pronunciato Nahash). Questa parola ebraica ha altri significati. Può essere usato quando si indica qualcuno che pratica la divinazione o qualcuno che è "ottone splendente;” come verbo significa "brillare" o "brillare"

Teth, il serpente  è nascosto all'interno della chiesa di Efeso, una delle 7 chiese dell'Apocalisse( rappresentazione metaforica della nostra kundalini con i nostri 7 chakra, quindi drl nostro percorso iniziatico) o chakra Muladhara, il primo chakra della radice, il cui effluvio è arrotolato tre volte e mezzo ed è collegato ai fuochi creativi dei nostri organi sessuali. 

Rappresenta il fuoco vitale ( Efeso/Efesto/Vulcano) che deve essere sublimato e purificato. 

Affinare e raffinare il gusto, poiché la Teth è legata al gusto, in maniera  da nutrire nel modo giusto, anima e corpo. 

La Teth, un Serpente Sacro, quindi, avvolto nel cuore della Terra, precisamente nella Nona Sfera. 

Nella nostra Essenza, che è al contempo, umana e divina. 

È settupla nella sua costituzione e ciascuno dei suoi sette aspetti ignei corrisponde a uno dei Sette Serpenti dell'essere umano

E la Teth è il serpente che porta nascosto il potere interiore della Madre Divina. 

Cosa può custodire una Madre Divina, se non il suo bene nascosto, il suo Horus, il Cristo, il suo Bambino che si sviluppa in Yesod, la nona sfera,  il fondamento, su cui è stato costruito l'albero della vita durante i periodi delle Iniziazioni? 

La Teth , come serpente energetico, riceve i poteri della creazione per mezzo dell'unione degli opposti (Cielo e Terra, Uomo e Donna, Ida e Pingala, le due polarità della kundalini), che si manifesta nella materia, ma si deve sublimare ad un livello superiore. 

Simbolo del Femminino per eccellenza, custode delle due polarità. 

Dea Serpente, presente fin dalle antiche civiltà, fondatrice dell'Universo, madre dello stesso Sole Ra, in ambito egizio

Nell' Induismo troviamo l'antica Dea serpente o divinità serpente avvolta nel mondo. 

In sanscrito, è chiamata Anata, che significa "infinita" Il simbolo di ‘Anata', ovvero quello senza fine, è un serpente avvolto nel mondo, che in Occidente divenne noto come Ouroboros, il serpente che si mangia la coda, che ha in sé il potente simbolismo dei cicli di creazione e distruzione, evoluzione e devoluzione, la Ruota della Vita stessa. E questa ruota è sinonimo del serpente, dell'antico serpente. 

Un serpente, che è anche un attributo della Dea Kali, la Dea Durga.

Un serpente, quindi, duale, nella sua simbologia, creativo o distruttivo. 

Come il serpente bronzo di Mosè, del quale ho parlato altre volte, di guarigione o di punizione per gli israeliti ribelli

Ma anche in contesti più recenti, in  Demetra, per esempio, la Dea greco-romana, strettamente legata alla simbologia del serpente. 

Demetra è la Dea della Terra, o Madre Natura. È legata ai raccolti e alla fertilità. Allo stesso modo in cui quella dualità è espressa nelle Dee, vediamo anche il serpente legato alla fertilità, al mais, al grano.

Quindi vediamo due punti importanti riguardo al serpente: è duale, ed è legato al seme, alla Terra, la Madre Terra.

Ed essendo duale, così come è legato alla vita, il Serpente è anche legato alla morte. 

Per esempio, pantheon azteco la Divina Madre Coatlicue, che significa letteralmente "vestita di serpenti", è la  Dea della morte, ma anche della vita, della fertilità, del Fuoco, e delle stelle del sud, e indossa teschi. 

Vediamo che anche la Dea Kali, o Durga, l'invincibile, che  è l'incarnazione dell'energia creativa femminile (Shakti),  ha in sé entrambi i poteri di creazione e distruzione, ed è anche essa, accompagnata da serpenti, legati alla morte. 

Quindi, la Madre, è la fonte sia della Morte che della Creazione.

Il Serpente, nella mitologia greca, è imparentato anche  con Zeus. 

Nelle prime forme registrate di Zeus, si presentava come un serpente. 

E nella forma del serpente, Zeus, il Padre degli Dei, diede alla luce Dio Dioniso, Dio del vino, il Dio dell'estasi. 

Ed è una figura molto controversa, perché anche Dioniso è una dualità. Dioniso è il Dio che provvede all'estasi, ma la sua estasi è duplice. 

Essendo il figlio del serpente, riflette la dualità di suo padre, il serpente. 

Quindi l'influenza di Dioniso può essere positiva o negativa.

Abbiamo anche il sacro pitone dei misteri greci, il Grande Serpente, che inseguì Leto quando era incinta dei figli di Zeus. 

Pitone era anche questo grande serpente, figlio del Dio. Leto fuggì da Pitone ed ebbe i suoi figli Apollo e Artemide

Apollo ovviamente è il Dio del Sole, il Dio della Luce e della Verità. 

Tornò indietro per uccidere il Pitone e, dopo aver ucciso il Pitone proprio in quel luogo, fondò l'Oracolo, che era il suo famoso tempio. 

Le Sacerdotesse di quel tempio erano chiamate ‘Pitonesse'

Il simbolismo qui è di nuovo la dualità del serpente. 

Il serpente negativo che deve essere conquistato dall'eroe e, una volta conquistato, quello stesso serpente dà potere all'eroe.

Lo vediamo anche nella Dea Atena, il cui simbolo nel suo culto successivo era il serpente. 

Atena autorizza l'eroe a scendere e conquistare Medusa, che è una dea dalla testa di serpente. Quindi vediamo le influenze positive/negative del serpente.

In alcuni scavi archeologici in Israele sono stati trovati piccoli serpenti di ottone in un tempio imparentato con ‘Asharat, che è una dea locale della fertilità. 

Della Dea Asherah, oltre che di questi aspetti del Femminino serpente, in particolare, ho parlato altre volte, perché ne abbiamo un'antichissima rappresenzione qui in Sardegna ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/statuina-dea-madre-asherah.html?m=0) 

Vedete quindi, quante  implicazioni, se antiche e simboliche, quante sfumature racchiude in sé, questo Archetipo 9, il Sacro Archetipo Ebraico Teth, correlato all'Arcano Maggiore IX dell'Eremita. 

Quando guardiamo gli otto arcani precedenti, vediamo in ogni lettera dell'alfabeto ebraico, in ogni carta dei Tarocchi, simboli che indicano certi processi di energia. 

Perché gli Archetipi e gli Arcano, sono energie dinamiche, viventi, connaturate in noi

Attraverso tutti questi personaggi, da uno a otto, vediamo diversi modi in cui l'energia della natura viene modificata, o viene elaborata, sia nel Macrocosmo che nel Microcosmo, sia nell'Universo che dentro di noi. 

E nel numero nove, possiamo vedere  come viene definita quell'energia. 

Come prende Forma. 

La Teth, infatti ha una funzione "cedente". 

È Forma che si manifesta. 

È grembo gestazionale. 

Da uno a otto abbiamo l'ascensione, il processo e il flusso di quella forza. 

Il numero nove è ciò che offre l’opportunità di definirlo, o in altre parole di polarizzarlo.

La  Teth, che ha la forma di un serpente, è come un 9, con la coda rivolta verso il basso, e questo è molto simbolico. 

Quella coda indica che l'Eremita, Arcano IX, l'iniziato, deve scendere, nello stesso modo in cui gli eroi e gli Dei scendono per compiere la loro missione, compiere il loro grande viaggio, compiere il loro dovere.

Gli eroi Teseo, Perseo o Orfeo scendono nell'abisso, scendono nel labirinto. Stanno scendendo per conquistare il Minotauro, la medusa, il serpente, quindi potrebbero ascendere di nuovo, ma cambiare.

Questo è il significato essenziale dell'Arcano IX. 

L'Eremita è colui che deve afferrare la luce, quell'energia che si è manifestata, in progressione, come in un percorso gestazionale, dall'Arcano e Archetipo 1, fino all'ottavo, e deve portare a manifestazione quella luce, per non rendere vano il processo, per chiudere il ciclo. 

Per ascendere e sollevare la luce, l'eremita deve scendere nell'oscurità per illuminare quelle regioni. 

È il processo dell'iniziazione.

"Iniziare" significa ovviamente "iniziare" L'iniziazione stessa è un indicatore di una tappa di un viaggio. 

Sappiamo che nelle nostre tradizioni esoteriche abbiamo iniziazioni legate al passaggio all'età adulta, in molte culture, in molte tradizioni. 

E , come ho già scritto e approfondito, gli ultimi due noviluni del 2024, di dicembre, sono stati uno, il primo dicembre, proprio sotto l'Archetipo Lamed di iniziazione, di misura, e l'altro, il novilunio nero del 30 dicembre, di trasmutazione, con l'Archetipo Nun. 

E queste tradizioni, queste iniziazioni o eventi simbolici rappresentano la necessità che l'anima passi anche attraverso stadi di crescita, ma come in ogni processo di crescita, c'è dolore. Scendere nella natura di se stessi implica dolore. 

Scendere nell'oscurità, scendere nell'abisso, è una questione di sofferenza, è una questione di prove, di combattimenti.

Raggiungere un'iniziazione implica una grande lotta e lo richiede. 

Ma l'iniziazione in verità, nel suo aspetto reale, non ha nulla a che fare con tutte le storie e i racconti di cui sentiamo parlare in tutta la letteratura new age. L'iniziazione non ha nulla a che fare con eventi fisici, simbolici; non ha nulla a che fare con titoli, distintivi, vesti, medaglie, certificati, o lo scambio di denaro. L'iniziazione è una questione dell'Anima. La ricezione dell'iniziazione genuina può avvenire nella propria coscienza solo da parte dell'Essere, il proprio Dio interiore.

L'iniziazione reale è un processo attraverso il quale passa l'Anima, e non è ricevuta dalla personalità terrestre. 

È ricevuta dall'anima, dall'Essere.

Un'Iniziazione rappresentata dal Serpente, il percorso iniziatico attraverso i 7 chakra. 

Il nostro Fuoco interiore, il nostro Drago

Questo fuoco è polarizzato a seconda di come lavoriamo con esso.

Bisogna farlo manifestare al meglio, e l'Archetipo Teth  il nostro Fuoco interiore, ci fa lavorare in questa dimensione, per liberare la nostra Coscienza, intimamente connessa alla Coscienza universale divina

Abbiamo quindi un Archetipo straordinario, per questo anno 9, che ci spinge a manifestare ciò per cui abbiamo lavorato. 

E la simbologia del Serpente di legno non solo simboleggia saggezza e strategia, ma ci aiuta anche a evolvere e a rinnovarci, con saggezza, intuizione e spinta propulsiva al rinnovamento. 

Un anno ricchissimo di sfumature, nel quale si arriverà al dunque. 

Con infinita gratitudine sempre, rinnovando i miei più cari auguri per questo intenso 2025


Tiziana Fenu 

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Energie anno 2025 /Archetipo Teth