Come ho già avuto modo di commentare ieri, in un post del gruppo "Preistoria sarda" di prof Montalbano,( https://www.facebook.com/share/p/1F2dcTJbDP/), riprendo la mia risposta a riguardo.
Trattasi di uno Stibadium "romano" di Frosinone, un letto /banchetto romano, con acqua corrente. Una sorta di sala da pranzo in una grande Domus. Se ne è parlato già due/tre anni fa
"Romano" molto virgolettato, perché ricalca la forma a Menat del nostro pozzo Sacro di Santa Cristina, ma siccome i romani, desacralizzavano e gozzovigliavano, hanno ideato questo banchetto /letto, in una Domus di un benestante."
In pratica si tratta di una struttura destinata ai banchetti conviviali, che fa parte di una struttura termale più ampia, presso l'antica città di Frusino.
Come ho già sottolineato la struttura rimanda al nostro pozzo Sacro di Santa Cristina, una struttura a Menat, a Tanit( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0)
Si trova nell'area archeologica di Castrocielo (comune in provincia di Frosinone, nella media valle del Liri, a due passi dall’Abbazia di Montecassino)
Frosinone, Lazio, sud-est di Roma.
Ho già sottolineato come ci siano importanti correlazioni tra Pantheon e pozzo di Santa Cristina ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/03/pozzo-s-cristina-pantheon.html?m=0), e come lo stesso nome Paulilatino, in cui si trova il Santa Cristina, è collegato alla Dea Pales celebrata dai romani sul colle Palatino ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/solstiziopales.html?m=0), per non parlare della ierofania sul dodicesimo anello della tholos, del pozzo di Santa Cristina, che si verifica il 21 aprile, data che è stata ripresa dai romani, per celebrare il capodanno romano.
"Quindi, il 21 aprile, traguardava la levata eliaca, di Palilicium, il nome latino di Aldebaran, e l'intero colle Palatino, e il Palazzo imperiale, sede dell'imperatore Augusto, era dedicato a Pales e a Palilicium.
Quindi la fondazione di Roma è legata a questa congiunzione, alla Dea Pales, e alla celebrazione del Natale romano"( approfondimenti nel mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/solstiziopales.html?m=0).
L'Etruria, l'attuale Toscana e Lazio settebtrionale, terre in cui sono stati ritrovati numerosi bronzetti sardi, di cui il più famoso è sicuramente il bronzetti di Vulci( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/simbologia-delle-trecce-nel-bronzetto.html?m=0/ https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/sacchetta-sciamanica.html?m=0).
Io stessa ho sottolineato più volte nei miei scritti, le correlazioni tra civiltà etrusca e antica civiltà sarda.
Che poi, sull'architettura di un antico pozzo Sacro sardo, abbiamo creato uno stibadium, è fattibile.
Nella terza immagine, scena di banchetto all’aria aperta, particolare del medaglione centrale di piatto in argento dorato conservato al museo Archeologico di Cesena (foto Ravennantica)
Il banchetto è uno dei momenti sociali più importanti nella vita dell’aristocrazia tardoantica, un’occasione di incontro, di esibizione del proprio status e di condivisione di valori comuni. Tra i valori del simposio è anche il rispetto della condizione gerarchica dei commensali, che trova espressione nell’arredo del triclinio) la sala da pranzo dei romani, con tre letti ai lati della tavola) e nella disposizione degli invitati.
La tavola da pranzo, che nella maggior parte dei casi assume la forma di una mensa semicircolare in marmo, attorno alla quale si disponevano radialmente i letti per gli invitati (stibadia ), in modo tale che essi potessero appoggiare il gomito al lungo cuscino collocato tra i letti e la mensa dalla quale venivano prese le vivande.
In sardo, vi è una certa corrispondenza tra la parola stibadia, e il sardo "stibbau".
Se gli stibadia erano usati per i banchetti, in cui si infittiva la presenza di conviviali, "stibbau", in sardo, indica un infittirsi, un riempirsi.
Un modo di dire tipico sardo, è "prenn'a instibbu"
"Piena fino ad esserne completamente infittita".
Satura, satolla.
Come i banchettanti che gozzovigliavano nei loro stibadium romani.
Se i pozzi sacri, come quello di Santa Cristina, erano un punto di ritrovo, di culto per la comunità, di guarigione terapeutica, di trasmutazione ed elevazione spirituale, di purificazione, questa stessa antica struttura, in mano ai romani, è diventata l'esatto opposto, e il termine stesso, di Matrice Sarda , lo rivela.
Tracce di Civita sarda, di pozzi sacri a "menat/Tanit", ovunque, dall'India ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/05/pozzo-santa-cristina-pozzo-indiabadlapur.html?m=0) alla Nubia (https://maldalchimia.blogspot.com/2024/07/pozzo-canopolicanopi-egizi.html?m=0)
Niente è mai per caso.
Tiziana Fenu
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