Sciamani si diventa attraverso un processo di autoiniziazione e iniziazione assai impegnativo, perché implica una disgregazione dell’Io ordinario e l’acquisizione della capacità di gestire stati di dissociazione e possessione che mettono a repentaglio l’equilibrio psicologico.
Spesso, per esempio nella Siberia meridionale, la missione sciamanica viene tramandata per via ereditaria a individui che presentano fin dall’infanzia o dall’adolescenza segni di una sensibilità particolare, o che attraversano condizioni di malattia e isolamento che li aprono alla visione dell’Oltre.
In questo percorso gli aspiranti sciamani sono assistiti dagli spiriti invisibili degli antenati e della Natura, con i quali sovente intrattengono un rapporto di tipo erotico. Tra gli Iacuti gli spiriti conducono l’anima dello sciamano nei mondi inferiori e superiori, e le danno istruzioni, talvolta su una montagna sacra o sui rami di un albero sciamanico.
L’iniziazione prevede lo smembramento simbolico del composto psicocorporeo dello sciamano, di cui troviamo un corrispettivo ellenico, nella sfera del mito, nello sparagmós di Dioniso, e uno egizio in quello di Osiride, e la familiarizzazione con i viaggi astrali, ovvero i voli del corpo sottile, per raggiungere gli spiriti che presiedono alle malattie o alla caccia, e che possono esercitare il loro influsso sulla vita degli uomini.
Per comunicare con essi l’aspirante sciamano impara dagli anziani la lingua segreta che permette di dialogare con gli spiriti, in particolare la lingua degli animali, che sono adiutori fondamentali e lo guidano negli oltremondi.
“Il culmine dello stadio transitorio è l’iniziazione estatica, l’esperienza tramite la quale il candidato ha coscienza che gli spiriti lo trasformano in sciamano.
Le visioni dell’iniziazione estatica ripetono i temi della morte e resurrezione, della lacerazione del candidato da parte degli spiriti e la sua ricomposizione e investitura dei poteri soprannaturali, della definitiva trasformazione in sciamano capace di ‘vedere’ e ‘sentire’.”
Di questa così ampiamente estesa, e pressoché universalmente diffusa, esperienza spirituale, che alle varie latitudini assume forme diverse, pur mantenendo ferme le costanti fondamentali, affidata alla comunicazione orale e a pratiche rituali, permangono chiarissime tracce nelle opere scritte di alcuni dei maggiori Sapienti greci, in particolare nei poemi Katharmoí e Physiká di Empedocle.
Qui troviamo l’annuncio, da parte del Sapiente, della propria indole di sciamano profeta e taumaturgo, dotato di ogni genere di poteri (che non possono non far pensare anche alla tradizione orientale dei siddhi).
Tratto da "Negli abissi luminosi. Sciamanesimo, trance ed estasi nella Grecia antica". A cura di Angelo Tonelli. Edizione Feltrinelli
Maldalchimia.blogspot.com
Nessun commento:
Posta un commento