Da una pagina ( https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=640101121571643&id=100067152822150)
"Conosci “Su Pistiddu” di Orotelli?
Il termine deriva dal sardo “pistiddare” ed indica una via di mezzo tra caramellare e fare una marmellata. Questo particolare vocabolo si riferisce al ripieno, di sapa o di miele, di questo delizioso dolce di pasta sfoglia o frolla, dalla forma rotonda sulla quale vengono realizzati dei bellissimi ritagli in rilievo"
Ph.: Foto Archivio Comune di Orotelli – M.G. Ladu"
.. una curiosità..
Se non ricordo male, e sono sicurissima di averlo letto da qualche parte, "su pistiddu", è anche quel punto "morbido", che rimanda a questa forma di questo dolce.
Un punto che, anatomicamente, si chiama mastoide, e che abbiamo dietro l'orecchio, verso la nuca, ma non è propriamente la zona rigida della nuca.
Viene definita esattamente come una "voluminosa prominenza dell'osso temporale posta dietro il padiglione auricolare; la cavità mastoidea (mastoide) è costituita da una massa di tessuto osseo spugnoso rivestita in superficie da uno strato di tessuto osseo compatto: nell'ambito dell'osso spugnoso sono accolte numerose cavità (cellule mastoidee) la più grande delle quali raggiunge circa un centimetro di diametro ed è denominata antro timpanico".
Il tessuto spugnoso, rimanda alla consistenza alveolata di questo particolare dolce, la cui forma, ricorda proprio questa prominenza, la più vulnerabile, insieme alla "fontanella", situata sulla sommita' del cranio.
È il punto in cui "s'accabadora" colpisce con "su mazzolu", per dare il colpo letale al moribondo, per non infliggergli ulteriori sofferenze.
Spittidarsi, perlomeno a Cagliari, significa farsi male malamente, ridursi in "poltiglia".
Sulla figura de S'Accabadora, avevo già approfondito(
https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/simbologia-de-s-accabadora-in-sardegna.html?m=0), ma sono rimasta colpita da questo dolce, che rimanda, sia nel nome, che nella forma, a questa pratica Sacra e millenaria, della nostra cultura, onorata e rispettata, perché è come un cerimoniale di accompagnamento verso la morte, per evitare ulteriori sofferenze.
Una figura, quella de S'accabadora, Sacra e rispettata come poche.
Riguardo "Su Pistiddu" di Orotelli, avevo già avuto modo di nominarlo, riguardo un mio scritto sulla maschera dei Thurpos di Orotelli, intorno al Falò di Sant'Antonio.
( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/il-lugh-d-oro-di-orotelli.html?m=0)
"Ma le sue radici affondano in tempi lontani, identificabile con quella divinità celtica, che era chiamata Lugh.
Lugh era un Dio Solare, che rappresentava anche lo spirito del grano, che non muore mai, perché il grano tagliato, rinasce come farina o pane, festeggiato ufficialmente per il Lughnasad, la festa dell'estate del primo agosto, che diventata poi la festa di Lammas.
E il pane, è il simbolo dei 4 elementi della Natura, si impasta con il grano, ridotto a farina(terra), con l'acqua, lievita grazie all'azione dell'aria, quando si alveola, e si cuoce con il fuoco.
Lugh si affaccia, sulla scena delle divinità, evidentemente quando il culto di Madre Terra, femminea e feconda, lascia spazio alle divinità maschili, che si sovrappongono al matriarcato monoteistico.
Lugh, il "luminoso", dio della fertilità, del Sole e della Luce, era il re dei Tuatha de Danann, abile in molte tecniche, che gli valsero il nome di Salmidanach, il "multiforme artigiano".
Lo si rappresento' come un "Mercurio Lugh" , proprio per le sue abili qualità alchemiche e trasformative in ogni forma di artigianato.
Aveva con sé dei corvi profetici, chiamati Lug, ed era associato al cinghiale, associato ai druidi, i sacerdoti e sacerdotesse dei tempi antichi.
Lug mi fa pensare a Logudoro.
Luogo d'oro.
Lug d'oro.
Luce d'Oro
Ma anche luogo, Logu, del Mercuriale Lugh, che poteva trasformare ogni cosa in Oro.
La magica Tartesso. La mitica terra dei Metalli, sempre più spesso identificata con la Sardegna"
Immaginate questo dolce, ripieno di un ripieno dorato come il miele, di color dell'oro.
Immaginate una morte, che per mano di una Sacra Accabadora, colpendo questa zona, rilascia metaforicamente l'oro della trasmutazione, quando avviene il passaggio dell'Anima ad una dimensione superiore.
Alchemicamente si compie l'Opera, la trasmutazione in oro, e solo in un luogo che ne porta la radice alchemica, potevano creare un dolce, simbolo di questo passaggio, di questa transizione, di questa trasmutazione.
Tutto, nella nostra cultura, nella nostra civiltà, è sempre intensamente simbolico.
Niente è mai come sembra.
E, ogni volta, è stupore e meraviglia.
Tiziana Fenu
©®Diritti intellettuali riservati
Maldalchimia.blogspot.com
Nessun commento:
Posta un commento