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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

domenica, novembre 30, 2025

💛I 64 codoni /cordone ombelicale / rito della fune

 Come sapete dai miei precedenti scritti, la mia personale interpretazione sul bronzetto di Bolsena, di cui parlai già nell'agosto del 2021( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-bronzetto-sardo-di-dolsena.html?m=0), che ho ampliato e approfondito recentemente, si basa sulla mia personale convinzione che questa simbologia della fune, da me identificata come un simbolico cordone ombelicale, presente, come corda, anche intorno al capo di alcuni nostri bronzetti sardi, e intorno al collo, contestualizzato come ornamento "anelli al collo", appartenga alla simbologia dell'archetipale cerimonia della tiratura della fune. 

Dal mio scritto 

https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/simbologia-anelli-al-collo.html?m=0

Quindi la presenza degli anelli nel collo, non sembra appartenere ad un rango privilegiato, visto che è presente, indifferentemente, sia nei guerrieri, artigiani, sacerdotessa o nobile o semplice offerente. 

La simbologia degli anelli nel collo potrebbe essere ancestralmente legata alla simbologia specifica di una condizione privilegiata al momento della nascita, il cordone ombelicale attorcigliato intorno al collo, che può essere motivo di pericolo per la vita del bambino, ma se viene superato come ostacolo, se si sopravvive, diventa simbolo di una dimensione privilegiata, da eletti. 

Il collo, sappiamo, è un simbolo di connessione tra la testa( la dimensione spirituale) e il corpo( la dimensione materiale) 

Nel collo c'è "su gutturu", la gola in sardo, che ha affinità fonetica con "uturu/utero" 

Non solo. 

Ma anche lo stesso nome del Chakra della gola, Vishudda, trova corrispondenza, nella desinenza "-udda", nell'apparato riproduttivo femminile, anche se in origine, "ud-da" era un sintagma sacrale di fine cerimonia, beneaugurante(

Ma allora è plausibile pensare, come avevo approfondito, che la gola, sia indissolubilmente legata e collegata allo sterno, a "sa carena", che in sardo significa sterno, ma che in italiano significa anche carena, il fondo di un'imbarcazione rovesciata, come avevo approfondito nel mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0) 

La gola, con la doppia simbologia di gola e utero, di Udda/Vishudda, sa carena, lo sterno che custodisce l'afflato divino che dona la vita anche dopo la morte. La carena come simbolo dell'imbarcazione ( quell'arga/arca- arga in sanscrito significa vagina, di cui ho parlato altre volte), che porta il seme solare nell'altra dimensione, per una nuova vita".

Il cordone ombelicale rappresenta questo punto di connessione tra la vita intrauterina, interna, e la dimensione esterna. 

È fonte di vita, ma anche di morte. 

Una morte simbolica, necessaria alla vita nella nuova dimensione. 

La stessa simbologia del nodo di per sé, riconducibile al cordone ombelicale intorno al collo, ha questa valenza di profondo legame, in questo caso con la Madre, intesa, ancestralmente come Grande Madre, la Madre Cosmica, che indica un legame privilegiato, di sfida alla morte, in cui si è stati protetti dalla Grande Madre. 

Il primo respiro dopo la nascita, è considerato Sacro. 

È il Soffio Divino, quello che cercavano nelle nostre Domus de Janas, che con la simbologia dello sterno, lo rappresentano totalmente ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/sa-carena-domus-de-janas-su-murrone.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/i-flamen-dialis-de-sa-carena.html?m=0) 

Il Primo Respiro è il momento cruciale della nascita. 

È chiamato Pneuma. 

È il Soffio. 

Il Ruah in ebraico. 

"Rua", in sardo, significa "strada". 

La strada, il percorso che indica il Soffio Divino. 

E un passaggio stretto, una strada stretta, si dice "gutturu" esattamente come si chiama la gola in sardo. 

Quando il cordone ombelicale intorno al collo, che pure ha tenuto in vita per mesi, si scioglie, è come un passaggio alchemico, il respiro che vince sulla morte.

Per questo motivo, la simbologia del soffio divino, dello sterno, de Sa carena, è così evidente e importante, nelle nostre Domus de Janas, che dono luoghi alchemici sacri di transizione tra la vita e la morte. Luoghi di guarigione 

La presenza del cordone ombelicale intorno al collo che identifichiamo come decorazione di "anelli", potrebbe avere questa profonda valenza iniziatica. 

L'accesso al Soffio Divino, di Vita, nonostante il legame con la vita intrauterina.

Chi lo manifesta è portatore di un messaggio alchemico importante. 

Il legame tra le due dimensioni 

La presenza di questi anelli, in altre parti del mondo, come nelle "donne giraffa" della tribù Kayan Lahwi, in Myanmar/Thailandia, o alcune tribù in Africa, sottolinea, essendo riservata esclusivamente alle donne, questo profondo legame con la simbologia della Grande Madre. 

Non è un caso che siano di metallo prezioso (oro, ottone) che simboleggia l'immortalità, il sole e lo spirito purificato.

Non solo. 

Come abbiamo visto ci sono anche bronzetti che presentano un collo particolarmente allungato 

Gli anelli non soltanto allungano visivamente il collo, ma schiacciano la gabbia toracica e le clavicole. 

Simbolicamente, questo allunga la colonna vertebrale, che nelle tradizioni esoteriche (dallo Yoga alla Kabbalah) è il canale dell'energia spirituale primaria ( la Kundalini, la Shekhinah). 

Un collo lungo è quindi simbolo di un collegamento più diretto e elevato tra la Terra e il Cielo.

In una civiltà ancestrale, Monadica, ancestrale, come la nostra, attentissima alla sinergia tra le due polarità della Kundalini, il Mascolino e il Femminino, anche in questa particolare manifestazione, si esprime questo profondo concetto di integrazione, non solo tra le due polarità, ma anche tra la dimensione terrena e il profondo legame, da terra con una civiltà matriarcale come la nostra, legata al culto delle acque, e quindi alla dimensione amniotica del grembo, con la Grande Madre. 

Con questo prezioso simbolismo, di manifesta la bellezza degli Iniziati, non solo di coloro che hanno superato la prova del vincere la sfida della morte, nonostante il cordone ombelicale stretto intorno al collo, ma anche di coloro che hanno superato la prova dolorosa dell'applicazione degli anelli, per raggiungere, sbolicamente, uno stato superiore. 

È una prova iniziatica. 

Un segno di appartenenza ad una comunità che è interconnessa con le dimensioni superiori, con gli antenati, con la Grande Madre 

Il portare il "cordone" in modo permanente è un'onorificenza spirituale, in cui il dolore, alla stessa stregua di tatuaggi cerimoniale, di scarificazione o di quelle pratiche sacre che riguardano l'agire sul corpo per mapparlo attraverso sacre simbologie ben precise, diventa potere e bellezza, un veicolo di elevazione spirituale  

È come se fosse un Archetipo primario, il primo nodo da sciogliere per il passaggio alla vita oltre il grembo. 

Gli anelli al collo simboleggiano la rievocazione spirituale di questo momento sacro di rinascita. 

Si acquisisce uno status di prestigio nella comunità. 

Sono simbolo del Sacrificio, e come tale, è da onorare e da ritenere Sacro, perché sono simbolo del patto con la comunità, che ha reso possibile la nascita, e con Il Divino, rendendo tangibole, anche visivamente, con gli anelli al collo, questa connessione tra Cielo e Terra. 

Connessione, come sappiamo, profondamente intessuta, in ogni aspetto e manifestazione, nella nostra Antica Civiltà Sarda. 

Sardegna Cultura Madre, sempre. 

Senza contare che la simbologia del lungo collo potrebbe anche essere legata alla Costellazione del Cigno, e alla simbologia del lungo collo del Cigno, Importantissima per la nostra civiltà sarda, profondamente legata alla dimensione del Femminino, del suo apparato riproduttivo, quindi legato anche alla simbologia "gutturu /uturu" 

La cerimonia della tiratura della fune, che in Egitto è stata codificata come Peddj Shes, aveva come cerimoniante ufficiale, la dea Seshet, la dea della scrittura e delle Sacre misurazioni del quadrato del tempio sacro, per i riti di fondazione, che prevedevano anche un fossato  che riprendesse la conformazione placentare. 


Dal mio scritto

https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/la-cerimonia-della-tiratura-della-fune.html?m=0

"Trovo una profondissima corrispondenza tra PLACENTA , CORDONE OMBELICALE e l'antico cerimoniale della TIRATURA della FUNE degli antichi Egizi per delimitare uno spazio sacro. 

A livello antropologico, simbolico e concettuale vi è un profondo sincretismo 

Ho già parlato della Placenta e il Cordone Ombelicale nella Cultura Egizia. 

La  PLACENTA (khenenet o hesmen) e il CORDONE OMBELICALE non erano semplici scarti biologici. Avevano un profondo significato simbolico e religioso di Vita e Protezione. 


Ne ho parlato in un mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/dio-besgorgone.html?m=0) riguardo il sincretismo Bes/Gorgone, nominato ieri riguardo il cratere etrusco con la simbologia della Gorgone /Bes con il rocchetto sul capo, come il bronzetto di Bolsena ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/gorgone-cratere-principessa-di-vix.html?m=0) 

"Ora, il dio Bes era protettore della gravidanza e nella parola carrabus, nell'ideogramma " bs", abbiamo la simbologia del dio Bes, che fa rinascere  a nuova vita, in quanto protettore della gravidanza e dei neonati. 

Il KA è lo SPIRITO , ma rappresenta, nella sua rappresentazione a cuore dello scarabeo Karrabosu, la PLACENTA, il "GEMELLO ", come veniva chiamata, sacralizzata e ritualizzata presso gli Egizi. 

Placenta che, guardacaso è simboleggiata dalla LETTERA H , come Hermes/Mercurio, perché è traghettatrice di conoscenza, di vita

È la rappresentazione di questa nuova vita  auspicata dallo scarabeo, era rappresentata dalla placenta, che era considerata sacra, perché portava al mondo i bambini. 

Nell'Antico Egitto il faraone guidava la PROCESSIONE preceduta dalla sua PLACENTA in cima ad una lunga asta, che rappresentava il  cordone ombelicale come se fosse l'albero della vita. 

Secondo la dottrina egizia, il faraone era un GEMELLO della sua placenta, e costituiva il suo gemello abortivo, che non lo abbandonava mai. 

[...] La  PLACENTA era vista come un "GEMELLO " del FETO , un suo compagno protettivo nell'utero. Per questo, era associata alla protezione. Il dio Bes, protettore delle partorienti e dei neonati, era talvolta collegato a questo organo.

Il "KA " (la forza vitale, il doppio spirituale) di una persona poteva essere associato alla placenta. Era una parte integrante dell'identità dell'individuo.

Della simbologia del Ka, ne abbiamo traccia nella simbologia delle "CORNA TAURINE SQUADRATE ", nelle Domus de Janas ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/09/la-h-e-il-ka-nella-domu-de-jana-di-brodu.html?m=0) e nella simbologia archetipale della nostra TANIT TESSITRICE di TRESNURAGHES ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/la-tanit-di-tresnuraghes-tessitrice.html?m=0) 

Il geroglifico che rappresentava la placenta era un vaso con un cordone che pende ed era parte del titolo reale "suten bat" (Re dell'Alto e Basso Egitto), simbolo quindi, di regalità e potere. 

La placenta del faraone  era talmente importante da essere  imbalsamata e sepolta ritualmente, a volte in un'apposita "tomba placentare", a sottolinearne l'importanza.

Placenta e cordone ombelicale, quindi, rappresentavano l'origine della vita, la protezione, il legame con la forza vitale (Ka) e un simbolo di regalità.

La Cerimonia della "TIRATURA DELLA FUNE ", chiamata PEDDJ SHES , della quale ho già parlato in un mio approfondimento sulla SCIAMANA di SARDARA , che presenta un volto di Babbuino con il dio TOTH , la cui sorella SESHAT presiedeva alla cerimonia( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/la-divinita-androgina-di-sardara.html?m=0), era un rito fondamentale per la fondazione di un tempio, perché serviva a delimitare con precisione i confini dell'area sacra del futuro tempio, allineandolo con precisi assi astronomici (spesso con una stella polare o il sorgere del sole).

Si prendeva, come referente principale L'ORSA MAGGIORE , che indicava il Nord, ma non solo 

La corda non era un semplice strumento di misura. Rappresentava, simbolicamente, la dimensione dell'ordine cosmico, dentro il quale si riorganizza il caos. 

Delimitare questo spazio sacro significava ricreare il momento della CREAZIONE , quando il tumulo primordiale (il Benben) emerse dalle acque del Caos (Nun). 

Il tempio era quindi una riproduzione dell'universo ordinato.

Una traslazione del grande, della dimensione spirituale/astrale/astronomica, nella dimensione terrena. 

Come ho scritto, la cerimonia era condotta dal faraone in persona, affiancato dalla DEA SESHAT, la signora della scrittura, dell'architettura e della misurazione, e in questo ha delle analogie in comune con la nostra sciamana di Sardara. 

È spesso raffigurata mentre aiuta il re a tendere la corda tra due picchetti.

Ma metaforicamente, e questo è l'aspetto centrale del simbolismo, la corda del rito, rappresentava metaforicamente, non solo il punto di interconnessione tra le dimensioni, ma soprattutto DELIMITA quello SPAZIO SACRO della PLACENTA TERRENA , dell'utero, del microcosmo protetto, dove la vita può formarsi e crescere, isolata dal mondo esterno, che viene traslato in uno spazio sacro architettonico. 

Un tempio, un microcosmo ordinato, dove gli dei possano dimorare. 

Si traccia, quindi, con la corda /cordone ombelicale simbolico, un netto confine tra interno, lo spazio sacro della gestazione, e l'esterno. 

È la stessa simbologia che secoli dopo troviamo nella ritualistica della FONDAZIONE della CITTÀ, in ambito ETRUSCO e ROMANO ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/romolo-e-remo-e-acca-laurentia.html), nonché del MUNDUS PATET, che spesso si sovrapponeva alla simbologia dell'Umbilucus, del "tempio urbano di fondazione", ripreso dalla simbologia dei nostri NURAGHI ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/nuraghi-i-primordiali-mundus-patet.html) 

Il Cordone come "Fune Vitale", collegamento fisico e vitale tra il feto (il "nuovo creato") e la sua fonte di vita (la placenta e la madre). 

Una placenta, gemella, presupposto per la generazione della vita (umana o divina)". 


La Dea Seshat 

La Dea della scrittura 

Veniva trascritto, in questo quadrato sacro, come il quadrato archetipale, monadico, delle 64 caselle, della nostra scacchiera di Pubusattile, della Domu de Jana di Pubusattile, attraverso la cerimonia della tiratura della fune, che simboleggia il cordone ombelicale del nuovo tempio sacro nascituro, le fondamenta della città, attraverso proprio la Dea della scrittura, un codice. 

Esattamente come aviene nel passaggio del codice genetico. 

Attraverso l'Mrna trascrittssi, che è una vera e propria scrittura del codice genetico. 


Il numero 64, come ho approfondito, della scacchiera di Pubusattile, è straordinaria Matrice, della simbologia dell'occhio di Horus ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/locchio-di-horus-e-la-scacchiera-di.html?m=0), 

della quadratura del cerchio ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/la-scacchiera-di-pubusattile-e-la.html?m=0). 

del valore ghematrico 64, che riporta al concetto di Giudici /Giudizio Divino( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/simbologia-dei-64-quadrattini-della.html?m=0), 

e al numero 64, come griglia quadrata in cui sono nati i 22 sacri Archetipi /lettere ebraiche ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/lettere-ebraiche-e-le-64-caselle-della.html?m=0) 


E oggi sottolineo questa straordinaria correlazione tra il numero 64 e il DNA, che hanno una relazione affascinante e profonda, che lega la biologia molecolare alla matematica e all'informatica.

Sappiamo che il Codice Genetico è una sorta di "dizionario" con 64 parole, in quanto l'informazione genetica viene scritta usando quattro "lettere" chimiche. 

Si parla proprio di Mrna trascrittasi, durante il passaggio dell'informazione genetica, perché è una trascrizione vera e propria. 

Le 4 lettere chimiche sono le basi azotate, Adenina (A), Timina (T), Citosina (C) e Guanina (G). Nell'RNA, la Timina è sostituita dall'Uracile (U).

Le cellule non leggono il DNA una lettera alla volta, ma in gruppi di tre. 

Ogni gruppo di tre basi è chiamato codone.

Con 4 basi possibili (A, C, G, T/U) e 3 posizioni in ogni codone, il numero totale di combinazioni possibili è 64, quindi esistono 64 codoni possibili 

Queste 64 "triplette" formano un dizionario universale che tutte le forme di vita sulla Terra usano per tradurre il linguaggio del DNA in proteine

Parafrasando, i 64 codoni sono il set completo di istruzioni per costruire tutta la diversità proteica della vita.

Ma c'è anche un'interessante correlazione con L'I Ching, Il Libro dei Mutamenti, un antico testo filosofico cinese che usa un sistema di 64 esagrammi. Ogni esagramma è una figura composta da 6 linee, che possono essere intere (yang) o spezzate (yin).

Le 4 basi del DNA (A, T, C, G) potrebbero essere paragonate ai 4 possibili stati di una coppia di linee (yang-yang, yin-yin, yang-yin, yin-yang).

Un codone (3 basi) potrebbe essere paragonato a un esagramma (6 linee)

In pratica, i 64 esagrammi condividono la stessa struttura matematica dei 64 codoni possibili, il linguaggio genetico per costruire le proteine 

Questi esagrammi sono considerati gli archetipi fondamentali che descrivono tutti gli stati possibili del mondo e della vita. Sono, in un certo senso, il "codice della realtà", e può essere visto come il primo e più fondamentale "codice" o "canale" attraverso cui ci viene trasmessa la vita e l'energia per entrare in questa realtà.

Il numero 64, inoltre, in informatica e nella comunicazione digitale è fondamentale

Un indirizzo IPv6, che serve per identificare i dispositivi su Internet, è lungo 64 bit (in una sua comune suddivisione).

Molti sistemi di codifica e crittografia operano con blocchi di 64 bit.

Il numero 64, in generale, è un numero che ricorre spesso nella strutturazione di canali di informazione e connessione. 

Il cordone ombelicale, attraverso i  64 codoni è il mezzo attraverso cui si forma una nuova vita individuale.

Si agganciano ad elica, come la struttura elicoidale dei nostri nuraghi. 

Non è certo una coincidenza, che anche in questo aspetto specifico della trascrittasi, della scrittura, del codice genetico, venga usata una Matrice a base 64, come la nostra Scacchiera di Pubusattile. 

Questo è straordinario, se pensiamo che pur con le loro profonde conoscenze, gli antichi Egizi e ancor prima, gli antichi Sardi, non conoscevano le cellule, i geni, il DNA e tantomeno il processo di trascrizione genetica.

Ma è straordinario pensare che questa ritualistica della trascrittasi, attraverso una fune/cordone ombelicale, che traguardasse uno spazio sacro placentare in cui potesse nascere la nuova città, il nuovo tempio, fosse officiato proprio dalla dea Seshat della scrittura e architettura, della misurazione di un quadrato sacro, che è identificabile con la nostra Matrice della scacchiera, con 64, che rappresenta proprio la formulazione algebrica e geometrica della quadratura del cerchio, che si officiava con la fine Sacra. 

Il nostro Bronzetto di Bolsena, ne rappresenta un emissario, un Sacro Rappresentante, tanto più che porta la corda anche intorno al collo, come segno di regalità e appartenenza. 


Altro piccolo appunto sul numero 64

Il  ciclo completo della precessione degli equinozi è 25.800/26.000 anni. 

Un numero spesso usato nelle tradizioni esoteriche e nella cosmologia antica è 25.920 anni. Questo valore è una stima arrotondata e simbolica, ma molto precisa.

Dividendo questa cifra per 64, otteniamo un 405, che come somma fa un 9

La posizione degli equinozi, durante la precessione, si sposta lentamente all'indietro,  lungo l'eclittica (il percorso apparente del Sole nel cielo) di circa 1 grado ogni 72 anni

Anche 72, sommato, mi da un 8

I 405 anni potrebbero essere visti come una "sotto-unità" del grande ciclo precessionale. 

Quindi, in scala più grande, dalla cellula, ad un concetto di un ciclo cosmico completo che governa l'evoluzione delle ere.

La nostra scacchiera di Pubusattile, si sta rivelando Matrice a 360°. 

Una Matrice archetipale, la cui decodifica apre straordinarie dimensioni di conoscenze, e correlazioni, sempre perfettamente integrate tra loro, a creare una continuità concettuale, una koine' semantica, simbolica, che non si perda nel tempo, ma sia Memoria che unisce, che riporti all'uno. 

Alla Matrice. 

Sardegna Cultura Madre, sempre. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

64 codoni /cordone ombelicale/rito della fune


Immagine Sergio Melis 
















giovedì, novembre 27, 2025

💛Donna e Cigno natufiano

 Scoperta recente di pochi giorni fa( link di riferimento  https://archaeologymag.com/2025/11/rare-natufian-figurine-of-a-woman-and-a-goose/).

"Un reperto straordinario( prima immagine, che rappresenta una rara STATUETTA NATUFIANA di 12.000 anni fa, di donna e oca integrate insieme.
È stata ritrovata nel nord di ISRAELE e risale al periodo epipaleolitico. La statuetta di 12.000 anni fa, è stata identificata nell'insediamento tardo natufiano di Nahal Ein Gev II, vicino al mare di Galilea; raffigura una donna accovacciata con un'oca posata sulla schiena, un'immagine diversa da qualsiasi altra cosa precedentemente trovata nel sud-ovest asiatico.
La statuina, complessa, originale e articolata, è alta solo 3,7 cm, ed è stata modellata in argilla locale prima di essere riscaldata in un camino a temperatura controllata. L'esame microscopico ha mostrato tracce di ocra rossa su entrambe le figure e persino un'impronta digitale parziale lasciata dal suo creatore, probabilmente una giovane donna, sulla base dell'analisi del motivo a creste.
L'opera è stata rinvenuta in una struttura in pietra semicircolare utilizzata per sepolture e depositi insoliti, tra cui la tomba di un bambino e una collezione di denti umani. Il contesto, unito all'accurata modellazione e al soggetto simbolico, suggerisce che la statuetta avesse un significato rituale o spirituale per la comunità che l'ha realizzata.
I NATUFIANI , che vissero nel Levante tra circa 15.000 e 11.500 anni fa, furono tra i primi gruppi della regione a stabilire insediamenti permanenti o semipermanenti. Vivendo prima dell'avvento dell'agricoltura, stavano già sperimentando forme artistiche che avrebbero prosperato nel Neolitico . La nuova statuetta sottolinea il loro crescente interesse per l'immaginario narrativo, la creazione di miti e i legami simbolici tra le persone e il mondo naturale".

Sui NATUFIANI avevo già avuto modo di scrivere qualcosa, tratto  da MIRCEA ELIADE "Il dizionario degli Dei", mio grande punto di riferimento
( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/07/alla-fine-del-natufiano.html?m=0
"Alla fine del Natufiano, all’antivigilia dell’invenzione dell’agricoltura, assistiamo alla «nascita degli dèi». L’arte dei cacciatori franco-cantabrici durante il Paleolitico recente, precedente perciò alla cultura natufiana, era un’arte animalista. Tuttavia a volte è presente anche la figura umana: un esempio sono le Veneri paleolitiche dette aurignaziane. Il Natufiano ha lasciato pochi generi di figure antropomorfe. Esse compaiono soltanto nell’VIII millennio, soprattutto nella regione dell’Eufrate, sotto forma di figurine femminili che diventano sempre più numerose a partire dall’8000 a.C. circa. Le forme sovradeterminate di queste figurine e le loro posizioni sono simboliche e significative di un certo pensiero. Dopo averne compiuto uno studio sistematico, Cauvin non esita a scrivere che all’inizio dell’VIII millennio vediamo ritrarre la figura che sarà la «Grande Dea orientale». A Mureybet essa compare in un ambiente paesano sedentarizzato, ma che ancora non conosce l’agricoltura. La sua comparsa non simboleggia perciò un’idea di fecondità agricola – che si preciserà più tardi – ma un nuovo senso del divino. Intorno al 7000 a.C. una seconda figura umana maschile accompagna talvolta la dea, ma occorrerà attendere Çatal Hüyük nel VI millennio per trovare questo dio nel pantheon neolitico. Presso i cacciatori natufiani predomina ancora l’arte animalista. A Mureybet sono stati trovati dei bucrani, risalenti all’8200 a.C., inseriti in sedili, sebbene il toro non facesse ancora parte dell’alimentazione. Perché ciò avvenga occorre attendere un mezzo millennio (verso il 7700 a.C.). Ciò consente di dedurre che molto presto il toro ha avuto un ruolo nell’ideologia religiosa degli abitanti di Mureybet. Molto tempo prima della sua cattura, esso ossessionava la psiche dell’uomo, che gli attribuì un posto nella sua concezione del sacro. È questo l’inizio del culto del toro che si diffonderà in tutto il Vicino Oriente"

Interessante notare che studi sul DNA antico (come quelli pionieristici di Johannes Krause e David Reich) hanno chiaramente dimostrato i Sardi moderni e gli antichi Sardi mostrano un'altissima percentuale di ascendenza riconducibile agli Early European Farmers (EEF).
Poiché gli EEF contengono a loro volta una COMPONENTE NATUFIANA, i Sardi sono una delle popolazioni moderne con la più alta percentuale residua di questo ANTICO L'INGAGGIO LEVANTINO, nell'area del Levante che comprende gli attuali Israele, Palestina, Giordania, Libano e Siria.
Vivevano in villaggi, e costruivano anch'essi strutture in pietra circolari.
In pratica, geneticamente, la Sardegna ha agito come una "capsula del tempo" genetica, preservando in modo straordinario il profilo dei primi agricoltori neolitici europei, che a loro volta erano parzialmente derivati dai Natufiani.
Avevano il Culto degli Antenati e DEA MADRE , elementi comuni alla nostra cultura Sarda.

Ho già evidenziato in alcuni miei scritti, i PARALLELISMI con la SIRIA e con ISRAELE
Approfondimenti
https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/tracce-shardane-in-siria.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/10/vaso-sirianoscacchiera-pubusattile.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/nuraghe-siraisciraicapanna-sudatoria.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2024/05/baal-e-tanit.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/stele-israele-con-capovolto.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/stele-di-chemosh.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/04/capitello-motzacoppella-sincantu.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/05/porta-di-tel-dan.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/shasu-shardana.html?m=0

L'OCA /CIGNO presente, e la sua simbologia, sono molto particolari, soprattutto in stretta simbiosi con questa figura femminile, e mi rimanda ad un altro reperto straordinario, di cui avevo già avuto modo di approfondire, risalente al V secolo a.C., che rappresenta il mito di ELENA, la cui madre, Leda, fu sedotta da Zeus in forma di cigno e diede alla luce Elena e Clitemnestra (e talvolta i loro fratelli, Castore e Polluce) da una o più uova.
Reperto ritrovato in Magna Grecia (Italia meridionale), che era probabilmente associato a culti misterici orfici, dove L'UOVO era un potente simbolo di rinascita e rigenerazione nell'aldilà.
Questo tipo di rappresentazione, viene chiamata "EKKOLAPSIS" (schiusa), è uno dei reperti più preziosi esposti al Museo Archeologico Nazionale di Metaponto, in Basilicata, Italia.

Il CIGNO , e la costellazione del Cigno, sono profondamente  legati al FEMMININO .
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2024/08/costellazione-del-cignoelena.html?m=0
"Il Cigno è considerato una delle tre costellazioni legate proprio al segno dell'Acquario, in quanto allineate con la sua ellittica astrale, e insieme, formano una sorta di cono .
-Il Pesce australe, associato alla Dea del Mare Ishtar, l’aspetto femminile di Oannes-Capricorno
[...] Cigno simbolo della vita stessa, portatore di acqua pura e cristallina
Simbolo di VOLO , di energia che guida sulle acque del fiume astrale della VIA LATTEA. 
Uccello dello Spirito, la cui ala destra è la A, l'ala sinistra è la U, e la coda è la M. 
Il Cigno, HAMSA in sanscrito. 
Un nome sacro, mistico, che quando è preceduto da "KALA", diventa "Kalahamsa", l'uccello fuori dal tempo e dallo spazio", immortale. 
Vorrei sottolineare che KALARIS ( l'originario nome di Cagliari) e Cabras, o KABRAS, hanno la stessa radice Kala/Ka, di Kala( abbiamo tantissimi toponimi qui in Sardegna con radice Cala-) 
La A di Aum è collegata allo Scorpione, che ha il suo antipode nel TORO ( Toro che nella sua simbologia archetipale è legato al 9. I 9 archi del cielo, gli antichi Shardana, come scrissi già 4 anni fa ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0), e che trova nel glifo del Toro♉,  una esemplificazione della sinergia lunare e solare insieme, come il numero 9, chiave di lettura e di creazione dell'Universo. 
La U è la luce, la Causa prima, l'energia toroidale, legata al Toro( e ritorna la simbologia del Toro) 
La M è il Fuoco Sacro, il Leone del periodo estivo ( il triangolo estivo, si manifesta proprio durante il segno del Leone). 
AUM che attraversa il tempo-spazio. 
La sua STELLA MAGGIORE,  che è nella coda del Cigno, DENEB ( insieme a Altair  stella della costellazione dell'Aquila, e Vega, della costellazione  della Lira), forma il triangolo estivo con orientamento SUD-EST , il triangolo isoscele incastonato tra il Drago/Orsa Maggiore e le Costellazioni zodiacali dell’alto Cielo solare (Sagittario, Capricorno, Acquario) .

Il Cigno, o Croce del Nord, incrocia la Via Lattea con altre due costellazioni importanti( sulle quali avevo già scritto) Sirio e Orione, e insieme formano "i 3 SOLI ", considerati importantissimi fin dai tempi del paleolitico. 
Ho scritto a riguardo più volte, perché questa VIA di RINASCITA, attraverso i tre Soli, era considerata importantissima per gli Antichi Sardi, codificata con la Y taurina
( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0) 
"Solo un'accurata osservazione del cielo, e di tutta la mappatura stellare ha consentito agli antichi Sardi (ma anche alle altre civiltà), di individuare questi precisi punti, di Ascensione, e li avevano individuati già 17.000 anni fa nelle costellazioni delle Pleiadi, del Toro e di Sirio, tutte sulla stessa linea. 
Ci sono pitture rupestri che 17.000 anni fa rappresentavano il Toro dalle lunga corna, pur non essendo presente come animale, in quanto arriverà 10.000 anni dopo. 
Le stelle più luminose del cielo erano Sirio, con le sue 3 stelle più luminose, l'occhio luminosissimo del Toro, Aldebaran,  le tre stelle della cintura di Orione e le Pleiadi. 
Erano i "tre Soli", di cui Sirio era il primo sole, la Madre Divina creatrice, Iside. 
Abbiamo disposizioni triangolari anche qui in Sardegna. Come i nuraghi trilobati, specie il Santu Antine e il Nuraghe Losa, e di triangoli raffigurati, ne abbiamo ovunque, anche nelle Domus de Janas. 
Centri di creazione. 
Nascita, morte e rinascita, ma intesi ad un livello superiore, nei loro stargate stellari, che avevano individuato in questa conformazione stellare triadica. 
Le antiche mappe di Orione e delle Pleiadi, in ogni civiltà antica, mostrano tre "stelle solari", ma è come se fosse una mappa del paradiso dei loro antichi antenati"
Via di rinascita, lungo la via Lattea, di cui fa parte anche la costellazione del Cigno. 
Considerato l'uccello di Fuoco, viene chiamata anche croce di Sant'Elena, scopritrice della croce del Cristo sul Golgota, e artefice della stessa conversione dell'imperatore Costantino, suo figlio.
Il Cigno, insieme al cavallo, gli animali sacri del Sole/Apollo, che guida l'Auriga celeste. 
Quindi, una costellazione importantissima, quella del Cigno veicolato, nella sua simbologia esoterica, anche da Leonardo da Vinci.
Il grembo della vita.
Il SACRO GRAAL
Da sempre rappresentato come un TRIANGOLO VULVARE che contiene la vita.

[*i nostri nuraghi hanno l'ingresso triangolare https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0] 

Lo si trova anche nelle simbologie delle rappresentazioni artistiche nei quadri con iconografia religiosa, specialmente nei quadri di Leonardo da Vinci, grande genio del simbolismo celato.
Riporto un passo dello straordinario libro "POLARIS MUNDI . Il Leonardo svelato", di JULIANUS DEIULIO, dove si sottolinea, analizzando il dipinto di Leonardo da Vinci, il "Salvador Mundi", l'assonanza tra Cygnus e signum
"Esiste un asterismo particolarmente visibile, soprattutto nel cielo estivo, da cui prende il nome uno dei bracci spiraliformi della nostra galassia. Si tratta della costellazione del Cygnus, il Cigno, situata nel mezzo della Via Lattea e la cui forma ricorda una croce. Immenso e regale sembra volare nella notte, con le ali aperte. La sua particolare conformazione coincide sorprendentemente, al punto da risultare sovrapponibile, con la sagoma della croce di sant’Andrea del dipinto. Di queste geometrie parleremo però a breve. Meglio proseguire ricordando che il maestoso cigno, simbolo di sublime eleganza, è da sempre rivestito di un’aura di sacralità. Lo stesso Leonardo lo rappresentò spesso nelle sue opere, di cui forse la più famosa è la Leda. Il mito narra che Zeus, per sedurla, si tramutò nel candido volatile e dalla loro unione, come già detto, nacquero i Dioscuri. I quali, non a caso, risultano collocati nel dipinto proprio sulla croce-volante. E poi che, secondo Tolomeo, le stelle della costellazione avrebbero la stessa influenza di Venere e Mercurio, ovvero la bellezza e il dinamismo, sintetizzandone al massimo le caratteristiche. Termini che calzano a pennello col Cygnus. Giungiamo così al simbolismo macrocosmico. L’asterismo del Cigno è talmente simile all’insegna cristiana da essere denominato anche “Croce del Nord"
[...] Più imponente di quella del Sud, non visibile nel nostro emisfero, nel periodo di Natale splende nel firmamento, al punto tale da essere considerata uno dei segni della nascita del Cristo
A tal proposito proviamo ora a sovrapporre le principali stelle della costellazione del Cigno sulla leonardesca croce di sant’Andrea. Per prima cosa orientiamo il collo del volatile secondo la direttrice del braccio più lungo della croce, quello che termina in prossimità della mano benedicente del Salvator Mundi. Al centro dei bracci della croce – proprio sulla Terra – ci sarà la stella doppia Sadr. Mentre sul collo del Cigno la stella doppia Albireo. Deneb, l’astro supergigante più luminoso, coinciderà con la stellina della cornice che si trova in basso sul centro-destra. In alto a destra, sull’altro braccio della croce la stella gigante Gienah. Infine, in coincidenza con l’altra stellina in basso a destra sulla cornice, si collocherà la stella Delta cygni. Sorprendente vero? Tutto collima.
[...] Non meno importanti poi sono gli aspetti inerenti alla grazia e alla nobiltà del cigno, esaltati nei poemi cavallereschi. Wolfram Von Eschenbach, ad esempio, narrando le gesta del paladino della ricerca del Graal, descrive Lohengrin come il “cavaliere del cigno”. Fu infatti spesso ritratto in piedi su una barca trainata da uno splendido esemplare di questo uccello acquatico. Infine come non sottolineare il leggendario canto melodioso che la creatura emette prima di morire? Una vera e propria devota lode all’immensità del creato che Leonardo stesso fissò in una delle sue Frasi: Cigno è candido, sanza alcuna macchia e dolcemente canta nel morire; il qual canto termina la vita. Siamo certi che Leonardo fosse a conoscenza di tutti questi aspetti e che dunque i simbolismi del cigno non siano casuali all’interno del dipinto. Un altro modo di significare che il Cristo, con la grazia del cigno, ci conduce alla Salvezza. Accompagnati dalla melodia di uno stupendo canto – altro richiamo alla musica nel quadro – ascendiamo verso il cielo. Dovremo percorrere questa Via da veri cavalieri – alla ricerca del Graal, come Lohengrin –, con nobiltà d’animo e purezza di cuore. Seguendo le indicazioni del genio di Vinci, giungeremo prima o poi alla meta."

[...] anche  ELENA , era figlia di Zeus, e di Leda, regina di Sparta e moglie di Tindaro. Zeus si travestì da cigno per sedurre Leda ed Elena fu il frutto della loro storia d'amore. 
Anche Elena, quindi, strettamente legata alla simbologia del Cigno, poiché nata da un uovo di Cigno, vede questo stesso, come "uovo cosmico", vagina astrale, grembo, Teth, 9...
In un'altra versione del mito, la madre di Elena era la dea Nemesi, personificazione del castigo. 
Del fattore equilibrante.
In entrambe le versioni Elena nacque da un uovo di Cigno nella città di Sparta,
Tra i fratelli di Elena vi erano i gemelli eroi Castore e Polluce, e Clitennestra, futura moglie di Agamennone, re di Micene. 
Elena "responsabile" della guerra di Troia. 
Sulla sua figura ci sarebbe molto da dire, perché si tratta di uno di quei Sacri Femminini offuscati dal Patriarcato, come sempre. 
Un piccolo particolare, però 
Era conosciuta anche come ELENA "DENDRITE ”, o dendresis, L’ARBOREA . 
Correlata all'ambito vegetativo. 
Ma io ci vedo una correlazione linguistica e simbolica tra la radice "DEN- in comune. 
La stessa DEN di DENEB , la stella più luminosa della costellazione del Cigno. 
E, se vogliamo, la STIRPE dei DEN /DAN.
SHARDEN /SHARDAN
E ritorniamo ai 9 ARCHI della COSTELLAZIONE del CIGNO , designati come gli ANTICHI SHARDANA ".

Sapete, dai miei scritti di approfondimento, quanto la COSTELLAZIONE del CIGNO sia simbolica e importante per la nostra Antica Civiltà Sarda
Approfondimenti
https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2023/06/arciere-santa-vittoria-di-serri.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/cappello-ad-atza.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/costellazione-del-cignobronzetto.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/gonnellino-vcostellazione-cigno-utahuta.html?m=0

Simbolo, quello della croce della costellazione del Cigno, sincretico al simbolismo del cerchio.
La croce nel cerchio, simbolo del MUNDUS PATET ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/croce-nel-cerchioshamain-mundus-patet.html?m=0), che affonda le radici nella nostra Antica Civiltà Sarda ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/nuraghi-i-primordiali-mundus-patet.html?m=0)
Simbolismo presente e collegato anche al SANTUARIO di SANTA VITTORIA di SERRI, al carro, alla biga primordiale con le ruote che portano il simbolo ancestrale de "Urtzu", dell'Orco, custode del Mundus Patet ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/carro-e-pelli-rovesciate-di-santa.html?m=0
https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/la-simbologia-della-croce-nel-cerchio.html?m=0) "

Quindi non credo che il riferimento, della complementarieta' donna/oca, o Cigno, molto più probabilmente, sia solo una rappresentazione" romantica di questo legame.
Potrebbe essere UN'INDICAZIONE ARCHEOASTRONOMICA di fondo.
Non dimentichiamoci, che a proposito di civiltà mesolitiche, antichissime, come quella natufiana, risalente a 15.000 anni fa, ancora più recente, è quella di GOBLEKI TEPE, risalente a 12.000 anni fa, di cui ho approfondito altre volte per le correlazioni con la nostra Antica Civiltà Sarda

Nel "PILASTRO 43", detto il Pilastro dell'Avvoltoio, è raffigurata una scena che include un avvoltoio, uno scorpione, un serpente e un UCCELLO con le ali spiegate, che si ipotizza potesse rappresentare la COSTELLAZIONE del CIGNO , importante costellazione per le culture preistoriche del Vicino Oriente, ma soprattutto per la nostra Antica Civiltà Sarda, come sapete, perché ne parlo spessissimo ( il miei ultimi scritto a riguardo, per non fare l'elenco dei precedenti -l
( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/gonnellino-vcostellazione-cigno-utahuta.html?m=0 https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/croce-nel-cerchioshamain-mundus-patet.html?m=0)
Questa ipotesi, dal mio punto di vista, è estremamente plausibile, perché nel pilastro sono rappresentati anche 3 BANDUDDU , o borsette degli Dei, che potrebbero rappresentare, nella loro intrinseca simbologia di "attivatori di coscienza" ( approfondimenti nel mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-banduddu-e-le-tombe-dei-giganti.html?m=0), le 3 TAPPE dei TRE SOLI LUNGO la VIA LATTEA, di cui fa parte anche, come uno dei tre Soli, anche la Costellazione del Cigno
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0
"E questo centro cosmico di rotazione, è indicato con quella X(la conformazione di Orione è una clessidra) e Rho(che rappresenta la via retta che arriva sino ad Aldebaran, la consapevolezza). 
La Cruz Christi, il monogramma di Cristo Chi Rho, il Chhrismon, che non è un simbolo solare, ma la via Lattea, via retta per l'Ascensione percorsa attraverso queste X,  queste croci. 
Infatti la via Lattea è percorsa da tre croci :
1)La X di ORIONE , con la sua conformazione a clessidra (clessidra che ritroviamo anche nei nostri manufatti sardi) che è una croce primaria, cardinale, identificata con Cristo, Osiride e tutti gli Avatar, intorno alla quale ruota tutto, come è sottolineato dalla centralità della cintura dei Giganti di Mont'e Prama inseriti nella quadratura del cerchio, nel pentacolo dell' uomo vitruviano, e nella geometria sacra della Vesica Piscis.
2)La CROCE del NORD del CIGNO , fissa(altro punto di riferimento importante per gli antichi Sardi. La croce del "cigno/cunnus", la via per la rinascita, di cui già parlai in un mio precedente post).
3)E la CROCE che passa attraverso l'occhio del Toro, la stella ALDEBARAN . Costellazione del Toro, di cui fanno parte le Pleiadi, che si trovano sul "suo collo", nel chakra della gola, da dove si esprime  il verbo della Creazione, il Logos divino
Il grande uomo cosmico Orione/Osiride, produce la sua manifestazione divina, solare(il suo nome è luce, è Aur, Or, come Oristano), dà la caccia al "Toro materia", con la complicità di sua moglie Sirio/Iside attraverso le Orse, maggiore e minore, attraverso le quali passa la costellazione del Drago(di cui la sua stella Thibau era la stella Polare 2700 anni fa, che ha in sé, anche la costellazione del Cigno). 
Sirio che era chiamata "dente di serpente" o "arco" che scaglia la triplice freccia, le tre stelle della cintura di Orione, verso l'occhio centrale Aldebaran del  Toro/Apis, porta e perno(con l'opposto Antares-scorpione) verso il cuore solare. 
Orione è come Atlante che sorregge il mondo. Come i Giganti di Mont'e Prama, che reggono l'arco della via Lattea dell'Ascensione. 
La X di Orione, la doppia piramide, il Vajra degli opposti dinamici, la croce ad elica, ed è il motore della vita cosmica. 
Orione è come un Fuoco solare dinamico che consente l'ascensione. 
È una svastica con i rebbi, che gli consentono il movimento dinamico". 

La VIA LATTEA è un ARCO di cielo, sulla simbologia del QUADRATO , del BANDUDDU , che indica la TERRA .
Cielo e terra uniti, in Ascensione, attraverso tre tappe, i tre Soli, di cui la Costellazione del Cigno, rappresenta una delle tre tappe.
Una SIMBOLOGIA , quindi, ARCHEOASTRONOMICA importantissima, se consideriamo che d'altronde i due PILASTRI CENTRALI (nel Recinto D), secondo le loro ricostruzioni, puntavano verso un punto sull'orizzonte dove la costellazione del Cigno SORGEVA circa 12.000 
I pilastri a T
"SA TAULA " in sardo.
Anche il nostro Sacro Altare di Monte d'Accodi, con la conformazione a T, a "Taula", a "tavola", i primordiali altari, è orientato verso la Costellazione del Cigno
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2024/01/sa-taula.html?m=0
"Ho già avuto modo di scrivere riguardo le corrispondenze tra il nostro altare di Monte d'Accoddi( prima immagine) e Gobleki Tepe( seconda immagine, i pilastri). 
Per approfondire vi lascio alla lettura del mio scritto a riguardo, di cui riporto solo un breve stralcio. 
https://maldalchimia.blogspot.com/2023/07/monte-daccoddi-gobleki-tepe.html?m=0) 
"Struttura, che, vista dall'alto, sembra uno dei tanti pilastri a T, di Gobleki Tepe, lo straordinario sito archeologico turco, risalente a 12.000 anni fa, che presenta similitudini con i nostri siti( la conformazione ad utero, la H nei pilastri, gli stessi pilastri a T..) 
La  conformazione a T, di per sé, indica una zona Sacra di confine tra le due dimensioni. Indica una zona Sacra, divinizzata.
Un portale degli Dei.
Come quando la si trova anche in certe riproduzioni, come il setto nasale e l'arcata sopraciliare a "T", presente anche nei nostri Giganti di Mont'e Prama e nelle nostre dee Madri di Cuccuru S'arriu. Sono esseri divinizzati.
Ma non solo.
L'orientamento dei pilastri centrali nei recinti principali del sito di Gobleki Tepe, puntano a Nord, verso Deneb, che è la stella più luminosa della costellazione del Cigno, la parte finale, la Croce del Nord, e puntano verso la Via Lattea, che, abbiamo visto molte volte, era, per gli Antichi Sardi, la via di ritorno verso l'altra dimensione.
Il luogo delle divinità, il centro della creazione della vita, della rinascita, e dell'universo.
Ho controllato su Google Earth.
Anche l'altare di MONTE D'ACCODDI, è perfettamente orientato verso Nord, VERSO DENEB, che era la stella Polare nel 10.900 a.C. ( le stelle polari cambiano ogni 2000 anni circa. Adesso siamo sotto Polaris, la stella più luminosa dell'Orsa Minore).
Una stella Polare, quindi, visibile proprio durante l'edificazione del sito di Gobleki Tepe, che ha importanza simbolica in ogni Civita e in ogni contesto, come avevo scritto tempo fa". 
Ho riportato solo un breve stralcio, perché la mia attenzione, ad ulteriore conferma, ancora un altro piccolo tassello, che la nostra Antica Civiltà Sarda, sia Cultura Madre di tutte le altre civiltà. 
La mia attenzione si vuole soffermare su una parola sarda, "sa taula", che indica, genericamente, la tavola, ma che, sicuramente, in origine, era la "tavola Sacra", l'altare per eccellenza 
L'altare di Monte d'Accoddi, è un altare sacro, è una tavola Sacra, dove si celebravano unioni ierogamiche.
"sa Taula", in sardo, significa tavolo, ma anticamente, rappresentava sicuramente quel tavolo simbolico, quell'altare, i due pilastri dell'altare sacro.
Taula
Tau-la
Il nome tradisce la radice "Tau-", Sacro ventiduesimo Archetipo Ebraico, che indica il sigillo degli Iniziati.
Sigillo che è presente anche nel solo della tribù dei Dan, poiché la Tau, è formata da una Nun, quattordicesimo archetipo/lettera, e una Dalet, quarto Archetipo /lettera, insieme, e indicano gli Iniziati, i Giudici semidivini, come ho scritto tante volte. 
I Giudicati hanno origine da questo concetto.
Dicasi lo stesso per Sa Taula, un altare divino, celebrato da pochi eletti, da iniziati".

Come vedete, c'è un discorso Archeoastronomico continuativo, tra le antiche civiltà, natufiani, Gobleki Tepe, antica Civiltà Sarda, per le quali la costellazione del Cigno era estremamente importante. Noi ne abbiamo segni ovunque, non solo negli orientamenti, ma anche nei bronzetti e nei Giganti di Mont'e Prama ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/gonnellino-vcostellazione-cigno-utahuta.html?m=0)
E la COSTELLAZIONE del CIGNO , proprio perche è collegata alla nascita dei due gemelli Castore e Polluce, i figli di "Zeus/Cigno" e Leda, e quindi alla dimensione COSMOGONICA del GEMELLARE, estremamente presente in ogni antica civiltà, soprattutto nella nostra, sarda( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html?m=0), assume una valenza ancora più profonda, in questa rappresentazione simbiotica di un uovo cosmico in cui la Madre Terrena, è sinergica alla Madre astrale, la costellazione del Cigno.

Tiziana Fenu
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Donna e Cigno natufiano












mercoledì, novembre 26, 2025

💛64/ melagrana/ scacchiera

 

Ho scritto altre volte sulla SIMBOLOGIA della MELAGRANA, in relazione al significato dei suoi 613 ARILLI canonici e in relazione alla decorazione a scacchiera che spesso ho notato nelle sue rappresentazioni.
Oggi approfondisco ulteriormente, perché ho trovato la chiave dei 64 quadrettini della scacchiera di Pubusattile, nella Domu de Jana di Villanova Monteleone, proprio, e anche, nel simbolismo della Melagrana.
Dopo l'occhio di Horus ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/locchio-di-horus-e-la-scacchiera-di.html?m=0), e la quadratura del cerchio ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/la-scacchiera-di-pubusattile-e-la.html?m=0), ancora rivelazioni, sempre in ambito ebraico, come approfondito nei miei ultimi due scritti riguardo la scacchiera.

Sui 613 arilli della melagrana, dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/613-arilli.html?m=0
"613 arilli.
È un numero simbolo 
Un ARCHETIPO , associato alla simbologia della melagrana, che rappresenta il Femminino.
L'idea che una melagrana matura contenga esattamente 613 chicchi (in ebraico arilli, עֲרִילִים) non è un dato scientifico, ma un simbolo religioso profondamente radicato nell'Ebraismo.
Nella Torah (la legge ebraica), i rabbini hanno identificato 613 comandamenti (in ebraico Mitzvòt, מִצְווֹת). 
Di questi, 248 sono precetti positivi ("fa'") e 365 sono precetti negativi ("non fare"). 
Questo numero è diventato il fondamento simbolico della legge divina. 
La melagrana è un frutto ricorrente nella Bibbia e nella cultura ebraica, spesso simbolo di ricchezza, saggezza e fertilità. Il legame con i 613 comandamenti è stato stabilito dai saggi (Talmud e Midrash) per diversi motivi.
Così come il frutto è pieno di chicchi, l'ebreo osservante dovrebbe essere "pieno" di mitzvòt e buone azioni, proprio come una melagrana è piena di chicchi.
Il verso del Cantico dei Cantici (4:3) viene spesso citato per sostenere questa analogia: "Le tue tempie sono come uno spicchio di melagrana..." I maestri interpretarono che anche il più insignificante degli ebrei fosse "pieno" di meriti come una melagrana è piena di chicchi.
Si tratta di una convenzione simbolica e idealizzata. I rabbini contarono i comandamenti e associarono quel numero sacro a un frutto bellissimo e complesso, per rendere l'idea in modo tangibile. Nella realtà, il numero effettivo dei chicchi in una melagrana può variare notevolmente (di solito tra 200 e 1200), ma la tradizione ha fissato il numero ideale a 613"

Sulla CORRELAZIONE decorativa presente su un'antica rappresentazione di arte greca su una MELAGRANA , con la SCACCHIERA di Pubusattile
https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/la-melagrana-e-la-scacchiera.html?m=0
"Melagrana risalente al periodo greco del 750 a.C.circa, ed esposta al British Museum di Londra.
Una melagrana, che per simbologia rappresenta il Sacro Femminino, con il suo potere creativo e fertile.
I chicchi rossi della melagrana richiamano il fertile san*gue mestr*uale, e la loro capacità di generare e duplicarsi. Spesso la melagrana viene rappresentata nelle sacre iconografie raffiguranti Madonne, anche per la particolarità di avere come una sorta di "corona" all'estremità.
Ma il Sacro Femminino non ha nessun potere creativo senza la sua controparte energetica, il Mascolino.
Ed è proprio questo, che viene rappresentato in questo motivo "a scacchiera", molto comune in ogni civiltà ma che affonda le radici nell'Antica Civiltà Sarda.
Abbiamo infatti, come ho già approfondito in passato, una "scacchiera" che risale a ben due secoli e mezzo, tre secoli prima, all'epoca neolitica.
Si tratta della scacchiera della Domus de janas di Pubusattile, a Villanova Monteleone, in provincia di Sassari
Una scacchiera che consta di 64 quadratini, 32 bianchi e 32 quadrati, affiancata da 6 motivi ondulati, che probabilmente rappresentano la conoscenza, il serpente, o le onde vibrazionali che questa potente sinergia di opposti comporta, poiché il sei, è il numero della Sacra Coppia Divina.
Otto per lato. Il numero otto indica l'infinito, l'unione di cielo e terra.
La creazione di una dimensione a sé stante, tra Cielo e Terra. 
Una griglia, quella neolitica della nostra Domus, che resterà fino ai giorni nostri, nel gioco della scacchiera con gli scacchi, e che, come ho già approfondito, servirà da griglia per lo schema delle vibrazioni, nell'arte sacra del Kam*asutra, che è la dottrina delle vibrazioni.
Concetto che si accorda perfettamente alla rappresentazione dei sei motivi ondulati al lato della scacchiera della Domus de Jana, e alla rappresentazione, nella melagrana greca, della "corona" a sette sporgenze, che richiamano il motivo decorativo tra i tre anelli paralleli, che accompagnano la sfera.
Sembrano ricordare delle porte, il passaggio Alchemico delle porte, per il quale è necessaria la sinergia degli opposti, per potervi accedere.
Per poter accedere alla dimensione cosmica delle 7 sfere planetarie, che consentono di elevarsi oltre il terreno, il denso.
Il motivo nei "meridiani" della sfera, ricordano il motivo a "spiga", anch'esso simbolo di fertilità, così frequente, addirittura nella stessa disposizione dei massi nei nuraghi, nella nostra Antica Civiltà.
Grano, contiene in sé, nella parola, la particella "an", che indicava in periodo sumero(o sardo che sia, secondo molti studiosi), la stella più brillante dei cieli, che veniva identificata con Venere, rappresentata da una stella ad otto punte, che ha un ciclo di 8 anni terrestri, come ho già approfondito riguardo la stella ad otto punte.
Una disposizione grafica della spiga del grano, che quindi veicola in sé il messaggio di una simbologia del Femminino fertile e abbondante come il grano.
Decorazione a spiga, che si sviluppa lungo tre linee meridiane( e probabilmente ce ne sono tre, a formarne sei in tutto, anche nell'altro lato). Tre come la triade creativa e di "nascita/morte/rinascita", lunare, tipico del Femminino.
Da noi in Sardegna si dice "s'arrisu e s'arenara, pigada e squartarada", che tradotto, significa "la RISATA della melagrana, presa e scaraventata a terra, in modo che si apra e sparpagli tutti i suoi chicchi".
Questa similitudine "melagrana-risata-fertilità", è giustificabile dal fatto che si credeva il ridere fosse una prerogativa divina, e che gli uomini fossero stati creati in un moto di risata divina.
Il riso, riporta la primavera sulla terra, come sulla labbra di Demetra, nonostante la perdita della figlia Core.
La risata catarchica, che ci riconduce alla nostra divinità, e alla nostra capacità trasformativa, poiché unisce in sé gli opposti, e in essi ritrova un nuovo equilibrio, in un rinnovamento continuo, tipico del nostro "riso sardonico", eversivo, irriverente, vitale, talmente potente da riuscire a calmare anche l'ira, facendoci entrare in un altra dimensione fuori da ogni schema, liberi nella dimensione dove gli opposti si incontrano e creano una nuova realtà leggera e fluida, che sana, come una risata dionisiaca che non teme nulla, dove ci rinnoviamo a noi stessi, oltre la nostra dura scorza di melagrana, e liberiamo il nostro infinito potere creativo, oltre la piatta realtà.
[*sulla risata degli Dei, approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2025/06/la-risata-degli-dei-bauboabba.html?m=0)
Questo manufatto, non è solo la rappresentazione di una melagrana, ma è soprattutto, la rappresentazione di una dimensione divina, latente e presente in ogni umano, trasformativa, fertile e rigeneratrice, esattamente come la scacchiera di Pubusattile, che io amo chiamare il "tempio" della nuova dimensione ultraterrena, dove gli opposti agiscono in sinergia a creare buone e nuove vibrazioni d'amore e di sesso, di vita, di risate cristalline che fanno tremare gli stessi Dei"

Ma, considerando che la GRIGLIA "8 X 8" della archetipale SCACCHIERA di Pubusattile, della nostra Domu de Jana a Villanova Monteleone, è la griglia sulla quale hanno preso vita le LETTERE e gli ARCHETIPI  EBRAICI ( approfondimenti nel mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/lettere-ebraiche-e-le-64-caselle-della.html?m=0), c'è uno STRETTISSIMO LEGAME tra il 64 della griglia "8X 8", quindi con il simbolismo della scacchiera, e la stessa melagrana, i cui arilli, i 613 arilli sono i 613 comandamenti (Mitzvòt) della Torah (248 precetti positivi, "fai", e 365 precetti negativi, "non fare").

Sulla simbologia e ghematria ebraica del numero 64, e il significato dei concetti a cui è riconducibile questo valore ghematrico, ho già approfondito
( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/simbologia-dei-64-quadrattini-della.html?m=0)
Si riferisce al Giudizio Divino, collegato proprio al concetto dell'antica Tribù dei Dan, dei Giudici Divini, come spiego nel post, con riferimento anche al concetto di figlio, di rosso( il rosso del sangue, simbolicamente, della melagrana), e ancora, serpente, tempio di Davide, mano destra.
Ma soprattutto, come ho sottolineato nel mio scritto, "Inoltre il 64, indica le 64, possibili INTERPRETAZIONI dei testi sacri, della Torah riassunta nell'acronimo Pardes ( Paradiso), le cui consonanti PRDS, indicano il Pshat( l'interpretazione letterale), il Remez( l'interpretazione allusiva) Drash( l'interpretazione omiletica), il Sod( il segreto mistico)
Il numero 64 non è un totale canonico, ma simbolicamente rappresenta la totalità della Legge Orale e Scritta.
Sottolineo che ben 3 lettere  di questo acronimo PRDS, la S/D/R formano la parola Sardegna
Torah, che è anagramma della Dea Hator, che è stata rappresentata anche con un copricapo Shardana in testa ( approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2024/08/hatorshardana.html)
Hator /S'Hator/Sator
Legata al quadrato di Sator e al suo ben più antico, tutto Sardo, Quadrato del Sinis ( approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2025/07/hator-satorsator.html)"

Sapete benissimo, che, soprattutto nell'altra mia pagina, Maldalchimia, mi occupo di Archetipi Ebraici e del valore ghematrico delle lettere, straordinario strumento sacro che applico anche nel contesto dell'antica Civiltà Sarda.
La parola "MELAGRANA " in ebraico,
si scrive רִמּוֹן (si legge rimon).
Le lettere sono: Resh (ר), Mem (מ), Vav (ו), Nun (ן).
Calcolando il valore ghematrico delle lettere ebraiche, abbiamo
Resh (ר) = 200
Mem (מ) = 40
Vav (ו) = 6
Nun (ן) = 50 (la forma finale, nun sofìt)
Calcolo della ghematria:

200 (ר) + 40 (מ) + 6 (ו) + 50 (ן) = 296
Quindi, il valore di רימון (rimon), di melagrana in ebraico, è 296, non 64.
Ma il COLLEGAMENTO con il 64, è dato dalla stessa tradizione e precetti Ebraici
Attestato che ogni melagrana, per convezione simbolica, secondo i precetti Ebraici, ha 613 semi, un numero che corrisponde ai 613 comandamenti (mitzvòt) della Torah, nella parte superiore, nella corona, vengono considerate 64 punte, o protuberanze, simboliche, che i 64 MODI di INTERPRETARE LA TORAH , i cui precetti, sono appunto 613, quanto gli arilli della melagrana.
Il 64 è considerato un numero sacro, perché è collegato alle 64 facce della SAPIENZA , collegate alle 64 combinazioni del Tetragramma sacro.
I ROTOLI della Torah sono spesso sormontati da decorazioni argentee a forma di MELAGRANA , chiamate Rimmonim, a simboleggiare che le parole contenute in quel rotolo sono fonte di vita e di comandamenti, proprio come i semi sono il cuore vitale del frutto.

La "CORONA " della Melagrana  è chiamata Keter ha-Rimòn
Nella Cabala ebraica, KETER , che significa "Corona", è la prima e più alta delle dieci Sefirot (emanazioni divine attraverso le quali Dio crea e sostiene l'universo). Keter rappresenta la Volontà Suprema, il Potenziale Puro, l'Infinito (Ein Sof) prima che si manifesti in una forma definibile.
È al di là della comprensione intellettuale.
La "corona" della melagrana, quindi, non è solo la parte superiore del frutto, ma un riferimento a Keter.
Una melagrana con un "corpo" che  contiene i 613 semi, i comandamenti, la Legge rivelata, e la "corona" in cima, quel che resta, il calice del  residuo del fiore, con le sue 64 simboliche protuberanze, che rappresenta la fonte trascendente e misteriosa da cui quella legge emana.
Dalla Sephiroth Keter, che è l'unità assoluta, la corona che tiene unito tutto, l'energia della creazione, discende attraverso le Sephiroth, moltiplicandosi e specificandosi, fino a diventare i 613 comandamenti precisi.
Quindi, la Corona della Melagrana simboleggia il punto di transizione dall'Unità Divina indifferenziata (Keter) alla molteplicità ordinata della Rivelazione (la Torah con i suoi 613 precetti).

Quindi il NUMERO 64 è la chiave cabalistica che collega la CORONA (Keter) ai 613 COMANDAMENTI .
Ogni MITZVÀ è un "arillo" che trae la sua vita e il suo significato dalla "Corona" divina da cui proviene.

Un calcolo cabalistico mostra che la somma delle Ghematrie del Nome Divino attraverso i Quattro Mondi porta a 64.
La Cabala divide la creazione in Quattro Mondi (Olamot)
Atzilut (Emanazione) - Il mondo dell'unità divina.
Berià (Creazione) - Il mondo del trono divino e degli arcangeli.
Yetzirà (Formazione) - Il mondo degli angeli.
Assiyà (Azione) - Il mondo fisico

Il 64 rappresenta la piena manifestazione del Potere Divino (il Nome di Dio) attraverso tutti e quattro i livelli della creazione.
È la matrice divina completa che sostiene tutta la realtà.

La MELAGRANA rappresenta la TORAH nella sua COMPLETEZZA , con i suoi 613 comandamenti.
La Corona (Keter) della Melagrana rappresenta la fonte trascendente e divina della Torah, la Volontà Suprema prima della sua articolazione in leggi, rappresentata dal numero 64, la piena potenza divina organizzata, è la radice e la fonte da cui scaturisce il frutto contenente i 613 semi/comandamenti.
I 613 comandamenti sono l'espressione pratica, dettagliata e "fisica" della Volontà Divina, il cui principio unificato e trascendente è racchiuso nel simbolo del numero 64 e nella "Corona
Ogni mitzvà è un "arillo" che trae la sua vita e il suo significato dalla "Corona" divina da cui proviene.

Quindi, alla luce di queste osservazioni, che sono molto meno approfondite di ciò che è il calcolo ghematrico, che tralascio di postare, il simbolismo della scacchiera, "8 X 8", quindi, il 64, è strettamente legato ai precetti Ebraici, e la stessa melagrana, sulla quale è rappresentata la griglia a scacchiera è simbolo di questo numero sacro, il 64, rappresentato dalla corona della melagrana.

Senza contare che la SOMMA dei 613 arilli, mi da un 10, decimo Sacro Archetipo Ebraico YOD .
Anche il 64, guardacaso, mi da un 10, come somma.
E se sommiamo il 10 dei 613 arilli e il 10 delle 64 protuberanze della corona, abbiamo un "10+10", che mi da un 20.
E, incredibile, il 20 è il valore ghematrico dell'undicesimo archetipo ebraico KAF , che significa la CORONA , la piena realizzazione.

Mentre scrivo, penso alla simbologia delle DUE ARMILLE ( nome molto simile ad arilli, tra l'altro) del nostro SOMMO SACERDOTE
Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2024/05/simbologia-delle-armille-del-sommo.html?m=0

n principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". ( Gv 1)

" Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu" (Genesi 1, 3)
La manifestazione divina, passa attraverso il suono e la luce. 
Il Verbo è emissione di suono. 
I piedi dell'umano( rappresentati simbolicamente da un quadrato, il radicamento in Madre Terra), vengono benedetti da un cerchio per ogni caviglia, da due armille. 
Il cerchio indica perfezione divina, ed è collegato al decimo Archetipo Ebraico Yod, funzione "concentrazione", il punto energetico di snodo da cui inizia tutto, perché il Tutto rappresenta.
Un Archetipo universale. 
Yod, la prima lettera del tetragramma divino YHWH. 
Con questo simbolismo delle armille ai piedi, i passi del rappresentante divino sulla terra, vengono benedetti e sacralizzati dalla stessa Divinità, simbolo di perfezione assoluta.
Con due armille ai piedi, il valore ghematrico 10 della Yod, si raddoppia, e diventa 20, che è il valore ghematrico dell'Archetipo Kaf, con funzione "penetrazione", l'undicesimo Sacro Archetipo Ebraico, che indica la Corona, la Regina, il chakra più alto, il settimo, Sahasrara. 
Due Archetipi strettamente legati. 
Il pugno chiuso a cerchio, la nascita, il punto di inizio della creazione, la Yod, e ia mano aperta a ricevere, come una Corona, la Kaf, che riceve l'illuminazione divina 
Indica il raggiungimento del più alto grado di consapevolezza, quando si riesce ad andare oltre l'apparenza delle cose, a "penetrarne" e coglierne l'intima Essenza, l'Essenza Divina. 
Un'illuminazione che raggiunge l'ultimo chakra, la Corona, rappresentato visivamente, proprio con un'aureola, una corona, che indica l'illuminazione raggiunta, la mano aperta del Divino, sul capo dell'Iniziato.
Come lo è il nostro Gran Sacerdote. 
Sulla simbologia del  bronzetto del Sommo Sacerdote,  esposto al Museo Archeologico di Cagliari, provenienza sconosciuta (X-VII aC), mi sono soffermata più volte, come potete leggere dal link di approfondimento, il più completo e il più recente( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/07/sommo-sacerdote-approfondimenti.html?m=0) e dagli altri link all'interno di esso.

Due armille come due circonferenze, quindi come due 10
Rappresentano, come ho scritto all'inizio, il valore ghematrico della Sacra lettera e Archetipo Yod, prima lettera del tetragramma divino YHWH. 
Funzione "concentrazione", il punto di inizio. 
La lettera rappresentata da un punto, che è la base di tutte le altre lettere. 
La summa. 
Come il nostro Sommo Sacerdote, che è simbolo metaforico, dell'Essenza, della concentrazione divina. 
La YOD rappresenta L'ARTE dello SCRIVERE.  
Del tramandare la Sapienza ancestrale, ruolo riservato a pochi eletti, e questo lo accomuna all'altra figura sacerdotale della quale ho già approfondito( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/la-divinita-androgina-di-sardara.html?m=0) 
Quella che viene definita "la SCIAMANA " di Sardara,  con il volto da Babbuino, che rappresenta un'epifania del Dio Thoth, il dio della conoscenza e dell'arte dello scrivere, è della sua padedra Dea Seshat, che ho nominato da poco anche sul mio scritto riguardo la corrispondenza "occhio di Horus/scacchiera di Pubusattile" ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/04/locchio-di-horus-e-la-scacchiera-di.html?m=0) 

Sicuramente questa sciamana, non tiene in mano un bastone da rabdomante, ma un bastone di potere che ha la forma di mezzaluna, con, al centro, esattamente come le rappresentazioni egizie delle corna che hanno al centro il sole, rappresenta la sinergia delle corna lunari, quindi, taurine/uterine, che creano  l'Horus, l'oro, la luce, il sole, inteso come energia primordiale.

[*notare che la dea Seshat, di cui ho approfondito ultimamente è colei che ritualizza la cerimonia della tiratura della fune per stabilire lo spazio sacro, la quadratura del cerchio, infine, rappresentata dalla scacchiera di Pubusattile, "8X 8"
Approfondimenti https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/la-cerimonia-della-tiratura-della-fune.html?m=0]

Così come hanno fatto per il nostro Sommo Sacerdote, che fu fornito di una forcella semilunare, poi tolta. 
Dei demiurghi, come il nostro, il Dio della frase "e luce fu".
D'altronde questo Sommo Sacerdote, ha nelle due armille, proprio la simbologia del 20( 10+10) della YOD /YHWH , perché è un emissario divino. 
Un emissario divino potente, i cui paramenti, come spiego nel mio primo link, a inizio testo, sono stati indicati, per la vestizione, dallo stesso YHWH

La testa del Sacerdote è come circondata da una sorta di casco/cappuccio, che, visto frontalmente, mi ricorda il Sacro Ankh, la chiave della vita. 
Nel passo dell'Esodo, nominato da prof. Biglino( il video nominato nel mio link) , in cui si parla  della precisa prescrizione, da parte di Yhwh  della vestizione delle figure sacerdotali nella sala delle convocazioni, dove c'era anche un altare, si parla di "alta pericolosità" nell'entrare in momenti inopportuni nella "tenda del convegno. 
Scrivevo
" Questo mi ricorda moltissimo la  stessa pericolosità di cui si parla per il dispositivo sull'Arca dell'Alleanza, e di cui ho già approfondito ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/riflettevo-ancora-sul-nome-della.html?m=0) 
"Nel "Testo della piramide", un antico documento, si parla di una scatola d'oro nella quale Ra, il primo re egiziano ripose un certo numero di oggetti  egiziani molto preziosi, così come "s' Archedda" Sarda, custodisce il prezioso corredo della sposa
Sull' Arca dell' Alleanza, vi erano due Cherubini d'oro a protezione del coperchio, tutto in oro,  le cui ali quasi si sfiorano
L 'Arca era la manifestazione vivente del potere divino
Il potere che scaturiva dall'Arca in oro, deriva da quell'arco di luce che si creava dall'estremità di un ala all'altra, dei due Cherubini che stavano accoccolati sul coperchio  dal vano contenitore.
Una specie di luce ed energia, un arcobaleno, un arco elettrico, che distoglieva qualsiasi inconsapevole ad accostarsi all'Arca, senza prima aver fatto un percorso iniziatico, senza essere meritevole  di conoscerne il contenuto prezioso
Si narra che chiunque tentasse di forzarlo morisse bruciato e folgorato
Molto consono con l'aspetto elettrico e folgorante di Amon, dio dell'elettricità"
E poi, continuo a spiegare, nel post di cui ho lasciato il link. 
Che cosa, quindi, potevano rappresentare le due armille ai piedi, che già di per sé, a livello ghematrico, rappresentano il 20 della Yod di YHWH, se non la stessa manifestazione luminosa, elettrica di YHWH, con il disco sulla testa che si illuminava al contatto delle armille tra di loro? 
Ma allora, possiamo pensare che anche le ARMILLE ai piedi del Sommo Sacerdote, potessero, per contatto tra loro, GENERARE una tale TENSIONE ELETTRICA da risultare pericolosa per chi ne venisse a contatto, non con quello che definiscono flauto(  anche se, come ho scritto prima, il potere del suono aveva  sicuramente una forte valenza sacrale, terapeutica e fisica, pensiamo anche alla levitazione tramite le frequenze del suono), ma tramite un vero e proprio "taser", ancestrale, uno strumenti che "spara" scariche elettriche a basso voltaggio, comunque sufficienti per dissuadere, o anche per portare alla morte. 
D'altronde, sono convinta che avessero la stessa funzione i doppi scudi rappresentati nel bronzetto di Teti( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/06/osservavo-queste-tre-immagini-la-prima.html) 
E, sottolineo, che il guerriero di Teti, non è un demone, ma un Essere divinizzato, che corrisponde a precisi parametri della Geometria Sacra ( https://maldalchimia.blogspot.com/search?q=Teti&m=0), così come corrisponde il nostro Sacerdote, il cui fulcro, è proprio su quella mano destra che tiene in mano questo dispositivo

Ho scritto prima che la YOD rappresenta l'arte dello scrivere. 
Come un foglio bianco luminoso, che contiene il sé, tutte le potenzialità. 
Come il 10 della decima lettera Yod. 
Il 10 amplifica e potenzia tutto. 
È la SAPIENZA al più alto grado. 
Il suo valore ghematrico, 20, è già doppio potenziamento in atto. 
20 le spade ritrovate nella fonte Sacra de Su Tempiesu  ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/la-fonte-sacra-su-tempiesu.html?m=0) 
20 come i solchi nelle protezioni degli avambracci del Gigante di Mont'e Prama, 10 per lato, che ritroviamo anche nella "buttoniera" del costume tipico di Ittiri ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/04/costume-ittiri-e-gigante.html?m=0) 
10 come le 10 Sephiroth dell'albero della vita, schematizzato nei sigilli di Tzricotu, dei Giganti di Mont'e Prama ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/12/sephiroth-tzricotu.html?m=0) 
Come vedete, la simbologia della Yod è sempre presente, anche nella stessa conformazione ad arco della stele centinata, centrale, delle esedre  delle Tombe dei Giganti, la cui rappresentazione in geroglifico egizio, o molto più probabilmente, sardo, e poi ripreso dagli Egizi, rappresentava proprio un 10, la Yod presente anche nelle Tombe dei Giganti ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/il-cippo-del-nuraghe-losa.html),  nel nostro spettacolare nuraghe decalobato S'Uraki (https://maldalchimia.blogspot.com/2024/03/nuraghe-surakidecagono-radiostesia.html?m=0), oltre che avere un corrispettivo di rinascita, di immortalità, anche astrale ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0), e molto altro... 


La Sacra Yod. Il punto primordiale, la Sapienza Ancestrale dell'Idea Divina primigenia. 

I due piccolissimi trattini della Yod, sono, uno verso l'alto, e l'altro verso il basso. 
È interessante notare, che il piccolo tratto verso l'alto, è in diretta connessione con la Sephiroth KETER , la più alta delle Sephiroth nell'Albero della Vita, che indica la Corona, collegata all'undicesimo KAF , la CORONA , la luce. trascendente, la cui evoluzione, nel corso dei secoli e dei millenni, da luce tra le due polarità, tra le due corna taurine/uterine, si è codificata con la manifestazione dell'aureola dei Santi, del Cristo, della Madonna, e degli esseri divinizzati in genere. 
Keter è il punto d'entrata attraverso il quale la creazione si manifesta nel mondo, attraverso un'insufflazione permanente di esistenza.
È l'afflato divino che si manifesta. 
Quindi il nostro Sommo Sacerdote, attraverso la sinergia elettrica delle armille, che rappresentano il suo stato di essere divinizzato, una manifestazione vivente della potenza di YHWH, aveva già la potenzialità della manifestazione di luce, molto probabilmente anche in un qualche bastone di potere, e non solo sul capo, come se fosse una primordiale aureola. 
La Yod è il seme della luce che si sprigiona dal buio, come una gestazione che manifesta il suo frutto, la sua luce. 
Per questo motivo, ritengo che il Sommo Sacerdote, così come la Sciamana di Teti, rappresentino l'essenza dell'androgino.
Degli Esseri Divinizzati, cone i nostri Giganti di Mont'e Prama. 
D'altronde la simbologia tauruna/uterina delle corna che sorreggono il disco di luce, parla chiaro. Per accedere alla dimensione del Divino, le due polarità, maschile e femminile, devono essere in equilibrio, e agire in sinergia". 

Senza contare che la MELAGRANA , di precetto, fa parte della VESTIZIONE del SOMMO SACERDOTE

Dal mio scritto
https://maldalchimia.blogspot.com/2023/07/sommo-sacerdote-approfondimenti.html?m=0
Nel passo dell'Esodo, nominato da prof. Biglino, in cui si parla  della precisa prescrizione, da parte di Yhwh  della vestizione delle figure sacerdotali nella sala delle convocazioni, dove c'era anche un altare, mi soffermo su queste righe per alcune considerazioni. 
Esodo 28, 31-35

31 Farai il manto dell'efod, tutto di porpora viola 32 con in mezzo una scollatura per la testa; il bordo attorno alla scollatura sarà un lavoro di tessitore come la scollatura di una corazza, che non si lacera. 33 Farai sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, intorno al suo lembo, e in mezzo porrai sonagli d'oro: 34 un sonaglio d'oro e una melagrana, un sonaglio d'oro e una melagrana intorno all'orlo del manto. 35 Esso rivestirà Aronne nelle funzioni sacerdotali e se ne sentirà il suono quando egli entrerà nel Santo alla presenza del Signore e quando ne uscirà; così non morirà"


Vedete, come dunque i simbolismi non sono mai semplici decorazioni, ma bisogna approfondire, avere conoscenze multidisciplinari, capacità di sincretismo e analisi.

Elaborare.
Tutti simbolismi strettamente legati, radicatissimi, alla nostra Antica Civiltà Sarda
Perché poi, tutto coincide alla perfezione.
Ed è una perfezione di una Meraviglia assoluta

Tiziana Fenu
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64/ melagrana/scacchiera






💛Lapidi

 La conformazione della stele centinata centrale delle nostre Tombe dei Giganti( risalenti al 1800/2000 aC) sembra sia stata di ispirazione alle consuete lapidi cimiteriali, specialmente quelle che hanno avuto diffusione dalla seconda metà dell'Ottocento fino ai primi decenni del Novecento, con un picco tra il 1880 e il 1930 circa.

Siamo in pieno Romanticismo, un movimento culturale, che, come sappiamo bene, ha enfatizzato il pathos, il legame con la natura, una visione malinconica e spirituale della morte e una profonda connessione con la dimensione spirituale ed emotiva. 

L'arco quindi, presente nelle lapidi, rappresenta questa connessione con la dimensione spirituale drl cielo. 

Una visione che sicuramente rispecchia quella che era l'ancestrale dimensione del trapasso, della connessione con la dimensione spirituale, dei nostri Antichi avi, visto che anche nella stele centinata, centrale, dell'esedra delle Tombe dei Giganti, è presente questo tipo di conformazione. 

Come ho già avuto modo di approfondire, in un mio scritto del luglio 2020, anche le nostre stele centinate delle Tombe dei Giganti, nella parte superiore, hanno un preciso riferimento all'arco del cielo, come aveva individuato il compianto ricercatore belga Alain Beydts, con il quale abbiamo spesso condiviso opinioni e interessi in comune, il quale aveva riscontrato una particolare correlazione stilistica e simbolica, tra la stele delle Tombe dei Giganti e il Banduddu, la "borsetta degli Dei". 

Dal mio scritto

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-banduddu-e-le-tombe-dei-giganti.html?m=0

"Lo studioso ricercatore Alain Beydts, che lavora presso l'Istituto archeologico di Lussemburgo, ha scoperto come vi sia una straordinaria similitudine tra la cosiddetta "borsetta degli Dei", il "banduddu", il celebre secchiello dei bassorilievi assiri, ma presente in ogni civiltà e documentato già dal 12.000 a. C.( sito paleolitico di Gobekli, Tepe in Turchia) usato per un rito cerimoniale di purificazione, con l'acqua e la pigna, simbolismo della ghiandola pineale, e quindi di una nuova consapevolezza, e la stele centrale dell'esedra delle nostre Tombe dei Giganti

Questa indagine di confronto dovrebbe essere di prossima pubblicazione nel secondo tomo dalla sua prima pubblicazione "La decodifica dei manufatti romani"

Secondo la sua breve interpretazione, non anticipata del tutto, in vista proprio della pubblicazione della sua opera, la stele centrale dell'esedra  delle Tombe dei Giganti in Sardegna, è un allegoria dell'Unione tra cielo e terra, di fertilità tra il maschile, è il femminile, cioè del sole che feconda  la Stele centrale dell'Esedra, la quale rappresenta la vagina, la terra, quando il sole entra dall'ingresso, nel solstizio d'inverno. 

Questa Stele viene interpretata come un utero cosmico del principio femminile

Una ierogamia, un'unione ciclica che si ripete, una metempsicosi che come concetto si ripete già dal Neolitico, per garantire ai defunti  l'immortalità

E queste borsette degli Dei, i Banduddu( che sembra un termine sardo) , rappresentano il culto simbolico del  Cielo e della Terra insieme, di Madre  e Padre, genitori Cosmici. 

La stessa struttura quadrata che fa da base, sia alla borsetta degli Dei, sia alla Stele centrale dell'esedra, rappresenterebbe la terra, e  l'arco, la volta Superiore, il Cielo

Questo è quanto spiega a proposito, anticipando brevemente quello che sarà poi argomento del suo libro, di prossima pubblicazione. Concetto, che condivido totalmente. 

Questa similitudine mi ha portato ad indagare in proposito

Ho già scritto più volte come il concetto del maschile e del femminile, come Unione sinergica degli opposti, sia sempre presente nelle manifestazioni megalitiche e architettoniche della  civiltà Sarda

Parlando precedentemente dalle Tomba dei Giganti, avevo già sottolineato come la stele centrale, facente parte dell'Esedra semicircolare a forma di corna di toro, simboleggiante il  Dio Padre Solare e Taurino fecondante,fosse anche contemporaneamente un simbolo uterino del grembo della Grande Madre Sacra, dopo che il ciclo di vita si è concluso

[...] E questa Sigizia "maschile e femminile", la troviamo in ogni aspetto della civiltà Sarda, perché avevano capito quanto fosse energeticamente potente  e creativa

Sigizia energetica e creativa  che ritroviamo nel  Banduddu, considerata la miniatura cosmogonica della rappresentazione architettonica della stele centrale dell' Esedra delle Tombe dei Giganti, formate entrambe  dal quadrato, che rappresenta il 4, la materia, la terra, Madre Terra. Il Femminino, e dall'arco sopra, la volta del cielo, il maschile, rappresentato dal manico del Banduddu e dalla cupola dell'esedra. Vediamo in cosa consiste la simbologia della borsetta degli Dei, descritta e presente in tutte le antiche civiltà, comprese quelle precolombiane, mesoamericane, presso gli antichi sumeri eccetera

Il nome esatto è banduddu, come ho già scritto, che è un termine accadico

In sumero è "Ba- an - dus", e indica un piccolo cestello di canne o secchiello, ma per come è descritto , sembrerebbe un secchiello in metallo, poiché probabilmente doveva contenere l' acqua sacra per il cerimoniale di purificazione e la pigna, usata come aspersorio

La Pigna rappresentata è tenuta in mano generalmente da due divinità antropomorfe alate, perlomeno nelle rappresentazioni sumero- mesopotamici, chiamate Apkallu, i 7 Saggi Divini, scesi sulla terra, ad insegnare agli uomini la civiltà, di cui il primo fu Oannes un essere che veniva dal mare, ma non anfibio, ( viene rappresentato con una testa e un corpo a forma di pesce sovrapposto al suo) , e probabilmente furono creati dal Dio sumero Enki( parliamo del 3000/4000 a. C., anche se la "borsetta degli Dei appare molto prima, in qualsiasi civilta)

Ma ogni civiltà ha la sua cosmogonia mitologica particolare. Cambiano i nomi, ma il significato è lo stesso. Hanno la stessa valenza della coppia di Dei ermafroditi egiziani, Nun e Nunet, metà anfibi, creatori delle Acque e del Caos primordiali

Questo  cerimoniale che gli Apkalli rivolgevano al sovrano terreno del momento, con l' acqua, il secchiello Banduddu, la pigna  Ulillu ( sembrano tutti nomi sardi), e con l' albero della vita rappresentato affianco, poteva secondo me, rappresentare certo un rito di purificazione, ma nello specifico, un cerimoniale riguardante la memoria

Questo perché l'acqua, rappresentata dal tredicesimo Sacro Archetipo Ebraico " Mem",  è il fulcro sacrale e veicolante di purificazione

La lettera Mem è una delle tre Sacre Lettere Madri della Creazione

La Madre e Morte immortale

Le Tre Madri

Aleph, Mem, Shin

La Croce( il centro delle 4 direzioni), il Dio Creatore, //l' immanenza di Dio nella Creazione, //l' Azione Divina nelle cose

Spirito, Acqua e Fuoco

Soffio, acqua e fuoco

Busto, ventre e Testa

Aria, terra e cielo

L 'acqua, Il tredicesimo archetipo, è il sangue stesso della terra, ciò che genera, è il femminile, la metamorfosi, la Dea Madre che fluisce generando la vita

La Mem  è una lettera  androgina, poiché l'acqua, nel suo aspetto primordiale è anche il suo opposto

Quindi oltre che vita è anche morte

Infatti il tredicesimo Arcano Maggiore nei Tarocchi, è rappresentato dalla Morte, ma è anche rinascita, che è matrice di vita, che dona l'immortalità, rappresentata geometricamente  dalla Sacra Spirale ( che è la stessa struttura dei Nuraghi, edificati per celebrare la MadreTrra/Acqua che si innalza verso il Dio Sole/Toro) che rappresenta l'infinito e l'ascensione verso il divino

L'acqua come morte, trasformazione e rinascita come il tredicesimo segno, l'Ofiuco, il segno degli alchimisti, l'uomo che affronta la prova Suprema della materia per riconoscersi nello spirito immortale. 

L' Iside velata, l'utero cosmico di tutta la creazione, il sole nero dell'Eterno femminino

È proprio il 13, la lettera Mem, nella sua riduzione teosofica, 1 + 3, diventa 4, cioè il mondo della materia. 

Cielo e terra. 

Spirituale e materiale. 

Due facce della stessa medaglia

In geometria la Mem, l ' acqua, è rappresentata dal numero 40, che significa purificazione, e per l'iniziato è importante  saper morire, è il suo grande segreto, poiché morendo si libera da ciò che è inferiore per evolversi

E la morte iniziatica dell'acqua/Mem, rappresentata simbolicamente dall'albero dell'acacia, lo stesso legno usato dall'Arca dell'Alleanza, è associata alla Runa Laguz, che significa "fluire" e che rappresenta l'acqua in ogni sua manifestazione, come Madre Divina che da morte e vita insieme. 

Questo concetto della morte è molto importante, perché lo ritroviamo come elemento legato alla Pigna, che viene usata come aspersorio durante il rito con il Banduddu. 

La pigna, che rappresenta la ghiandola pineale, la nostra Anima, la nostra consapevolezza, era stata consacrata, insieme un bastone di ferula( era stata posizionata sulla sommità di questo bastone sacro) durante il periodo greco- romano, in onore del Dio Pan, il Dio della forza vitale, dell' Eros primordiale, durante i baccanali, un bastone simbolico, di alto valore sacrale, chiamato il "Tirso di Bacco"

[...]La somiglianza tra borsetta degli Dei e Esedra delle tombe dei Giganti è stupefacente. 

Istintivamente viene da pensare che  questa cerimonia rappresentata in molti bassorilievi, che riproduce generalmente due divinità alate antropomorfe, gli Apkullu sumero- mesopotamici, che fanno il rito di purificazione, fosse un rito che già esisteva in epoca lontanissima, poiché  ci sono troppi elementi che riconducono alla Sardegna, la ferula, il Tirso, la forma dell'esedra uguale al Banduddu

Magari in una lontanissima epoca  atlantidea

Pigna raccolta dall'albero della conoscenza, che è alto quanto gli Apkallu, gli attivatori di questa cerimonia di purificazione e rinascita, custodi dell' albero della conoscenza

Gli attivatori della consapevolezza, della ghiandola pineale, del Terzo occhio

In un bassorilievo, viene rappresentato il re dopo questa cerimonia, con un alveare in testa, e questo  indicava che gli erano stati rivelati i segreti iniziatici dell' Alveare, visto che le api erano considerate Sacre. 

E se il rito, inizialmente si fosse svolto proprio in una struttura megalitica come quella delle tombe dei giganti, nella Stele centrale, dell'Esedra e poi fosse rimasto come forma miniaturizzata, cosmogonica, in queste "borsette degli Dei", che troviamo in ogni civiltà, ma non in quella sarda?  Che bisogno avevano di rappresentare un qualcosa che vivevano nelle loro strutture megalitiche, magari in modo abitudinario?

Rito che poi è rimasto in forma "portatile" attraverso questo cestello rappresentato ovunque, ma che forse, inizialmente,si svolgeva proprio lì, nella  Stele centrale, tramite delle figure sacerdotali, o tramite delle dee alate, le Janas, il cui nome è troppo simile all'Oannes identificato come primo officiante di questa ritualità, nel 4000 a. C, probabilmente il primo" Giovanni Battista "

Le Oanas / Janas / Sciamane

Curandere, guaritrici, traghettatrici verso il mondo dei morti

Loro che sono dee alate, barbagianne, b-abba- janes

Le Janas dell' acqua

E guardacaso, proprio il bastone della nuova vita immortale, della forza vitale ancestrale, del Fuoco e dell' acqua uniti insieme, della Mem/ acqua / ghiandola pineale / memoria ancestrale, si chiama Tirso, acqua, fiume che scorre, unito al Fuoco, il bastone di Ferula

Cosa dovevano dimenticare, o cosa dovevano ricordare in questo rito, i sovrani che via via si sono succeduti?

Il banduddu è sacro. È rappresentato ovunque, in ogni epoca e civiltà

Cosa poteva essere di così prezioso, da essere portato sempre con sé?

La propria memoria, la propria identità

La propria origine Divina

Mem/ acqua / Mem- oria

Per non dimenticare

Per aprire il Terzo Occhio in consapevolezza, su chi realmente siamo

Dei scesi in terra. 

L' acqua veicolata memoria, come un liquido amniotico

Quando i due Apkullu agiscono sul sovrano di turno, posizionano la pigna, imbevuta di acqua presa dal banduddu, sulla nuca

Nella nuca abbiamo il chakra dei pensieri, quindi anche dei ricordi

Purifucavano e sanavano. 

[...] 

Il  terzo occhio, quello della consapevolezza, l'unico Occhio che non può essere aperto finché lo Spirito del Fuoco non viene generato attraverso i sette chakra, attraverso i 33 gradi della  colonna vertebrale, fino a che non entra nella camera, nella cupola, del cranio umano , ad invocare la potenza del Sole, che non è altro che la potenza della ghiandola pineale, così viene descritta in tutti i testi mistici, l' apertura del Terzo Occhio, dove si invoca il Sole, la luce, per attivare la ghiandola pineale

BaNDuddu 

Le stesse consonanti BND di benedire, per attivare la pineale, per guarire. 

"Su bandoni" sardo, il secchio, il contenitore"


La stessa tipologia di Banduddu la ritroviamo nei Giganti messicani di Tula. 

Tula, che guardacaso è anche il nome di un comune sardo in provincia di Sassari. 

E ci sono delle corrispondenze con la nostra Antica Civiltà Sarda ( approfondimenti nel mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/giganti-di-tulatula-mandra-manna.html?m=0) 


Ma se la parte superiore di queste stele, rappresenta il cielo, quale tipo di ORIENTAMENTO CARDINALE è stato prevalente, nel corso dei secoli per le LAPIDI che hanno la stessa forma della stele centinata delle Tombe dei Giganti? 


Non si può certo affermare che l'arco del cielo, così come era rappresentato nella stele centinata delle nostre Tombe dei Giganti, suggerisca un percorso solare di rinascita da est verso ovest, quindi equinoziale, perché le nostre Tombe dei Giganti hanno un orientamento prevalente verso SUD-EST , quindi rivolto verso il punto dell'orizzonte dove sorge il sole nel periodo del solstizio d'inverno (intorno al 21 dicembre) o, più in generale, verso il sole che sorge nei mesi invernali e primaverili.

Il sud est è l'orientamento prevalente in Sardegna, nei nostri siti archeologici (https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/orientamento-sud-sudest-di-alcuni-pozzi.html?m=0) 

Orientamento, dello stesso Mundus Patet, di cui probabilmente i nuraghi rappresentano la forma archetipale, poi inalzata verso il cielo (https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/nuraghi-i-primordiali-mundus-patet.html?m=0) 


Dal mio scritto 

https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/orientamenti-tombe-e-menhir-pranu.html?m=0

Pare che le Domus de Janas meridionali, che stanno al Sud della Sardegna, siano orientate per lo più verso il Solstizio invernale( sud est) , mentre quelle settentrionali, sono per lo più orientate verso il Solstizio estivo(nord est).

Quasi nessuna è orientata a Nord, dove il sole non sorge, né tramonta.

La maggior parte sono orientate ad est, verso le PLEIADI , verso la costellazione del TORO, che ingloba in sé anche le IADI , e che, come abbiamo visto  dal mio scritto sulla simbologia delle ierofanie nei nuraghi,  sono legate al concetto di RINASCITA legato alla costellazione del TORO, rappresentata con il corno sinistro più corto.

[*la Via Lattea di rinascita lungo i tre Soli-https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0] 

Le Domus, quindi, orientate verso la costellazione del Toro, tra Ariete (a ovest) e Gemelli (est), rappresentano il cardine delle due porte solstiziali insieme.

Aldebaran veniva associata a questa festa in quanto verso la fine di aprile Aldebaran tramonta al crepuscolo".


La COSTELLAZIONE del TORO si trova a est e si sposta gradualmente verso sud durante la notte. In particolare, è visibile a est subito dopo il tramonto e si sposta verso sud nel corso della notte.

Quindi ha una copertura SUD-EST .

Come non nominare la Costellazione del Cigno, così importante per gli Antichi Sardi? 

La sua stella maggiore,  che è nella coda del Cigno, Deneb( insieme a Altair  stella della costellazione dell'Aquila, e Vega, della costellazione  della Lira), forma il TRIANGOLO ESTIVO con orientamento SUD-EST , il triangolo isoscele incastonato tra il Drago/Orsa Maggiore e le Costellazioni zodiacali dell’alto Cielo solare (Sagittario, Capricorno, Acquario) 
Il Cigno, o Croce del Nord, incrocia la Via Lattea con altre due costellazioni importanti( sulle quali avevo già scritto) Sirio e Orione, e insieme formano "i 3 soli", considerati importantissimi fin dai tempi del paleolitico. 
Ho scritto a riguardo più volte, perché questa via di rinascita, attraverso i tre Soli, era considerata importantissima per gli Antichi Sardi, codificata con la Y taurina
( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html?m=0) 



Il sole nascente, soprattutto dopo il buio invernale, era un potente simbolo di rinascita, rigenerazione e vita dopo la morte. 

Orientare la tomba, la "casa dei defunti", verso la nuova luce significava propiziare un viaggio ultraterreno o una rinascita per i defunti della comunità.

L'asse della tomba (dall'ingresso alla stele centinata) è spesso allineato con la levata del sole in un periodo specifico dell'anno, con una forte concentrazione proprio attorno al solstizio d'inverno.

Alcune Tombe dei Giganti sono orientate verso Ovest / Sud-ovest, verso il tramonto, in particolare nel periodo del solstizio d'estate. Questo potrebbe essere collegato al completamento del ciclo vitale (come il sole che muore alla fine del giorno) o a culti di divinità diverse.

Questo ALLINEAMENTO SUD-EST,  non è casuale ma è un marcatore calendariale e simbolico, legato al culto solare e all'idea di rigenerazione e vita ultraterrena, simboleggiata dal sole che rinasce ogni mattina, specialmente nel periodo più buio dell'anno.


Invece, se parliamo dell'ambito GRECO e ROMANO, vediamo che le  lapidi e le stele funerarie erano spesso collocate lungo i lati delle strade principali che conducevano fuori dalla città (ad esempio, la Via Appia a Roma). 

La parte iscritta della lapide era quindi rivolta verso la strada, per essere vista e letta dai passanti. 

La direzione cardinale specifica dipendeva quindi dall'orientamento della strada, e non era quindi specifica di un unico orientamento. La visibilità era  un requisito fondamentale per il dovere sociale della memoria eterna.

L'orientamento non era quindi astronomico o sacrale come quello del Mundus, ma viario e pubblico

Quindi, sebbene entrambi avessero a che fare con la sfera della morte e della memoria, non condividevano lo stesso principio di orientamento. Il Mundus era un concetto topografico e religioso unico e centrale, mentre le lapidi erano un'espressione sociale e personale, distribuita e allineata con la vita della città dei vivi.


Invece nella TRADIZIONE CRISTIANA MEDIOEVALE , più recente, l'orientamento prevalente delle lapidi era verso EST , il punto dove sorge il sole, simbolo della luce di Cristo e della Resurrezione. 

La credenza era che i defunti, sepolti con i piedi verso est e la testa a ovest, si sarebbero alzati nel Giorno del Giudizio Universale volti verso est, verso la luce. 

Di conseguenza, la lapide, posta alla testa della tomba, era rivolta verso est, con il defunto che giaceva con il volto che guardava a est, nonostante la testa risultasse ad ovest. 


Anche i DEFUNTI MUSULMANI sono sepolti sul fianco destro, con il volto rivolto verso la Qibla, cioè verso la MECCA , ma la sepoltura, anche in questo caso, come nelle nostre Tombe dei Giganti, è orientata a SUD-EST . 


Stesso discorso per L'EBRAISMO 

i defunti guardano verso Gerusalemme, con le lapidi disposte verso est/SUD-EST 


Per quanto riguarda gli ETRUSCHI, il discorso sulle lapidi si differenzia in due categorie, le STELE e i CIPPI . 

Le STELE, specie quelle felsinee, somigliano alla stele centinata delle nostre Tombe dei Giganti, magnificamente scolpite 

con figure umane, con scene di vita quotidiana, simboli di status (come le navi) e iscrizioni con il nome del defunto. 

I CIPPI erano lementi scultorei tridimensionali che venivano posti a segnacolo della tomba. Potevano avere diverse forme, come globi, colonnette, pilastri, e in alcune zone, la caratteristica forma di "oboelo" (una colonna sormontata da un cono o da una sfera) o addirittura figure umane stilizzate. Anche questi spesso recavano iscrizioni.

Non avevano uno specifico orientamento cardinale, però la loro religione, basata sulla DISCIPLINA ETRUSCA (un complesso di dottrine divinatorie), attribuiva un significato profondo alle direzioni cardinali.

Infatti le intere necropoli (città dei morti) erano orientate secondo precisi schemi dettati dagli ÀUGURI . 

Le singole tombe, soprattutto quelle più monumentali (come quelle a tumulo di Cerveteri o le tombe a dado di Orvieto), erano costruite con un orientamento che teneva conto DELL'AXIS MUNDI (l'asse del mondo) e della DIVISIONE CELESTE in SETTORI DIVINI .

Un concetto chiave era la suddivisione dello spazio celeste in settori, attribuiti a diverse divinità. 

In particolare, il cielo era diviso in due emisferi, il PARS FAMILIARIS, era la parte di cielo a NORD-EST , favorevole e benigna, sotto la protezione degli dèi celesti.

Invece la PARS HOSTILIS era la parte di cielo a SUD-OVEST, infausta e legata alle divinità ctonie (sotterranee) e al mondo dei morti.

Questa divisione era fondamentale per l'orientamento dei templi e, di riflesso, influenzava anche le necropoli.

Spesso L'INGRESSO della tomba (il dromos) era orientato a SUD-EST o a Sud. 

Questo orientamento era probabilmente legato al percorso del sole, simbolo di rinascita, e alla connessione con la Pars Hostilis, il settore dei morti.

Nelle necropoli "urbanizzate" come quella di Cerveteri (Banditaccia) o Orvieto (Crocefisso del Tufo), le tombe sono allineate lungo "strade" principali e secondarie. 

Il loro orientamento segue quindi la planimetria della necropoli, che a sua volta spesso rispetta criteri astronomici o religiosi, generalmente con assi Nord-Sud o Est-Ovest.

Il CIPPO (un blocco di pietra più o meno lavorato) o la STELE (una lastra più grande, spesso figurata) aveva la funzione primaria di MARCARE la sepoltura, di rendere VISIBILE il defunto e la sua famiglia, e di essere un punto di contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

Il cippo viene posto in un punto preciso della tomba, spesso sopra la camera sepolcrale o all'ingresso, e ne segue l'orientamento.

Se la tomba è lungo una "strada", la stele o il cippo saranno rivolti verso di essa, per essere visti e riconosciuti dai passanti (vivi) che compivano riti e offerte.

Molti cippi, soprattutto quelli a forma di colonna o di obelisco (simboli fallici legati al concetto di rigenerazione), sono orientati verso Est o SUD-EST , il punto in cui sorge il sole. 

L'alba rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre, la rinascita quotidiana e, per estensione, la speranza in una vita oltre la morte. Questo è particolarmente evidente nelle stele figurate di età arcaica (VII-VI sec. a.C.) trovate in zone come Vetulonia e Populonia.

L'ORIENTAMENTO poteva anche essere stabilito IN BASE alla DIVINITÀ a cui il defunto o la sua famiglia erano particolarmente devoti. 

Ad esempio, come ho scritto prima, un orientamento verso Nord-Est (la Pars Familiaris) poteva essere una richiesta di protezione agli dèi celesti.


Come vedete, quindi, le lapidi, che hanno la stessa conformazione della nostra stele centinata delle Tombe dei Giganti, per lo più, esclusa la dimensione prettamente cristiana, in particolare medioevale e quella più tardiva, del periodo del Romanticismo, hanno un orientamento SUD-EST, come le nostre stele sarde, poiché ne veicolano la simbologia. 

Perché se l'orientamento est, nell'arco del cielo, rappresentato nella conformazione ad arco della stele stessa, rappresenta il percorso solare di rinascita nell'altra dimensione astrale del cielo, l'orientamento cardinale della lapide, verso sud-est, è ancor più significativo, perché a sud-est, traguardando l'alba del solstizio invernale, a cui è orientato, tra gli altri, anche il nostro pozzo Sacro di Santa Cristina ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/orientamento-sud-sudest-di-alcuni-pozzi.html?m=0) indica la dimensione gestazionale nel periodo più buio dell'anno, il solstizio invernale. 

Un'alba, un sorgere del sole, che squarcia il buio tenebroso, e per questo motivo, ancor più importante, luminoso e simbolico. 

Un'iconografia, quella della lapide, con la sua specifica conformazione, che affonda le radici nella nostra Antica Civiltà Sarda 


Tiziana Fenu 

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Nella prima immagine 

Tomba dei Giganti Coddu 'Ecchju, Arzachena, provincia Sassari

 Lapidi