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martedì, novembre 18, 2025

💛Simbologia anelli al collo

 Ho già scritto a riguardo del BRONZETTO ritrovato nel lago di BOLSENA , con approfondimento nell'agosto  2021

Dal mio scritto 

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-bronzetto-sardo-di-dolsena.html?m=0

"Il bronzetto nuragico testimonia oggi come questo Villaggio fosse un punto strategico di contatto sulla tratta tra costa ed entroterra, che toccava Vulci, Bisenzio, Gran Carro e Orvieto». Siamo di fronte ai centri che prefigurano la fondazione delle città etrusche. 

Immaginate il culto delle acque anche in quella zona, dove già è stato trovato uno dei nostri più famosi bronzetti, il bronzetto di Vulci. 

Immaginate i nostri Antichi Sardi, esperti in pozzi e pozzi Sacri, promotori del CULTO delle ACQUE , che magari dodici, tredici secoli avanti Cristo usano questa tecnica con carrucola per tirare su, l'acqua dei pozzi

Assolutamente meraviglioso, e molto compatibile con la spiritualità degli Antichi Sardi. Non so a cosa servisse quello strumento sulla destra, magari fungeva da punto di ancoraggio al bordo del pozzo, o in qualche pianta vicina, un argano quasi.. 

Resta comunque la straordinarietà dell' ingegno, e la ricerca estetica che ripropone anche nel busto, la stessa scanalatura della corda avvolta nella bobina.

L'espressione è quella dei bronzetti sardi.

L'arcata sopraciliare a T, insieme al naso, e gli occhi a "doppia pupilla", come nei nostri Giganti di Mont'e Prama, fanno pensare ad una figura importante, un INIZIATO , forse una figura sacerdotale, con le vesti che richiamano la cordatura con la quale si tirava su l'acqua.

Un ritrovamento emozionante, del quale, spero, ci mostrino altro, quanto prima, soprattutto riguardo questo bronzetto, a figura intera"


Ho approfondito in seguito, collegando questa simbologia, legata all' ARGANO  per tirare su, l'acqua dei pozzi, alla simbologia dei SACRI COSTRUTTORI di POZZI . 

Dal mio scritto 

https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/i-costruttori-dei-pozzi-sacri.html?m=0

"Il fatto che si sia risaliti ad uno SPILLONE nuragico in bronzo, risalente all'VIII sec. a. C., non ne spiega la simbologia, che per me, personalmente rappresenta una figura importante, magari un Iniziato, con quegli occhi a doppia pupilla come i Giganti di Mont'e Prama, e l'arcata sopraciliare a "T", insieme con il naso, la stessa dei Giganti, che rievoca la Tau degli Iniziati. 

L'acqua era considerata sacra, abbiamo pozzi sacri ovunque. 

E un personaggio "cordonato" come un argano vivente, con una bobina sulla testa che ne ricorda le fattezze, potrebbe simboleggiare questo ruolo così importante. 

Confrontando questo bronzetto con quello ritrovato a GENONI , nel pozzo di Santu Antine, di cui vi lascio il link per la descrizione accurata(https://www.nurnet.net/mediateca/?s=Genoni), trovo delle analogie. Un bronzetto raffigurato nu*do, con un bastone di comando sulla mano sinistra. 

Ha un copricapo a calotta, che sembrerebbe un elmetto di protezione. 

Al collo presenta un giro di corda ben visibile, indossata come se fosse quasi una cravatta. L'asse sopraciliare e il naso, ricordano moltissimo i simboli incisi nei due conci delle due file di conci basaltici, nel villaggio-santuario di S'arcu e Forros, di Villagrande Strisaili, in provincia di Nuoro, nell'altare di uno dei due templi a megaron, dove si praticava il culto dell'acqua e della fertilità, come ho già in precedenza descritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/idolo-di-pomos.html?m=0) 

Se ci badate bene, anche i Giganti di Mont'e Prama, hanno questa Raffinatezza nell'arcata sopraciliare. 

Un bassorilievo che, nell'attaccatura del volto, presenta una conformazione a T netta, spigolosa, ma che si ammorbidisce verso l'esterno, diventando come due archi vicini, quasi a rappresentare il Maschile e il Femminile, che si sovrappongono, come i bulbi oculari doppi, concentrici. 

Una Raffinatezza estetica degna solo di abili scalpellini e Architetti Divini. Ritornando quindi al bronzetto del pozzo di Genoni, mi fa pensare ad una figura importante per lo scavo dei pozzi. 

Un maschio sicuramente, ma che è guidato dal Femminino, dalle acque, che magari come un rabdomante, ha captato nel sottosuolo. 

Quel "bastone di comando" sembra contrassegnato da tacche, magari serviva per testare la profondità del pozzo pian piano che si scavava. 

Ma c'è un'altra figura, che mi ha molto incuriosita, trovata sempre nel pozzo di Genoni. Viene chiamata "offerente". Anche questa presenta una sorta di elmetto, di calotta. 

La mano sinistra è mancante, mentre la destra presenta, come la definiscono nella didascalia, "fasciata e steccata", con delle dita mancanti" Sostengono si tratti di un uomo, anche se ha un abbozzo di "bozze mamillari". 

Ora. 

Ragioniamo. 

Trovare due bronzetti in un prossimità di un pozzo, con una "calotta/elmetto" in testa, significa solo una cosa: che si dovevano proteggere la testa dall'eventuale caduta di pietre o materiale, durante un'escavazione. 

Che sicuramente, visto il periodo, doveva essere manuale. Quella mano sproporzionata, che definiscono "steccata", innaturale nelle proporzioni, mi sembra invece, uno strumento straordinario di eventuale scavo. 

Una mano non può essere così grande da avere dita così lunghe. Se il braccio fosse disteso, la punta di quell'unico dito rimasto, arriverebbe fino alle caviglie. Non mi sembra verosimile. 

Mi sembra invece, piuttosto verosimile, che i pozzi, venissero scavati con scanalature concentriche ravvicinate, come mostra la foto di un pozzo scavato interamente nella roccia, a sud ovest di Mont'e Prama( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/antico-pozzo-di-monte-prama.html?m=0) 

Quella "mano steccata", potrebbe benissimo essere un "guantone", o un attrezzo da indossare (non so come definirlo) rinforzato, che lascia dei solchi regolari, equidistanti durante la scavatura, proprio perché è già impostato dalle fattezze, nella conformazione, che presenta una sporgenza marcata, centrale.. 

La forma è molto strana, per essere una mano steccata. E l'elmetto mi da molto da pensare. Secondo me, queste, queste tre figure, il bronzetto di Bolsena, e questi due di Genoni, rappresentano gli "addetti alla scavatura dei pozzi" Delle figure di tutto rispetto. Forse rabdomanti, che una volta finito di scavare il pozzo, hanno ideato anche il modo di tirare su l'acqua, agevolmente. 

O forse, addirittura, si calavano con lo stesso argano ideato, durante la scavatura. Le corde intorno al corpo, il bronzetto nudo, il bastone con delle tacche, gli elmetti, l'argano. Non mi sembra proprio si tratti di semplici offerenti. Ingegneri durante l'opera. 

Chi ci lavorava aveva un grandissimo valore "Su Maistru de s'opera" "Il Maestro dell'opera" Grandi, grandissimi e ingegnosi costruttori. 

Come loro, nessuno, in quanto a perfezione". 


Vi è anche un altro riferimento, un amuleto di Tharros collegato alla simbologia del pozzo e dei costruttori in generale

( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/07/amuleto-tharros.html?m=0) 

La mia riflessione, oggi, si focalizza su un particolare di questo bronzetto ritrovato a Bolsena, gli ANELLI INTORNO al COLLO , caratteristica che ritroviamo anche in altri bronzetti, e che avevo evidenziato anche, in particolare, in relazione ad una statuina iraniana. 

Dal mio scritto 

https://maldalchimia.blogspot.com/2022/10/statuina-iraniana-con-anelli-al-collo.html?m=0

"La peculiarità degli anelli al collo, la vediamo tutt'ora nelle "donne  giraffa" della tribù dei Kayan Lahwi, anche conosciuti come Padaun. 

Questa tribù, appartenente al gruppo Kayan, che a sua volta fa parte del sottogruppo dei Red Karen, è una minoranza etnica di lingua tibeto-birmana, ed è nota per un peculiare accorgimento estetico adottato dalle loro donne, ovvero indossare numerosi anelli attorno al collo - in realtà una spirale di ottone - che causano una deformazione fisica che risulta, visivamente, in un collo straordinariamente lungo.  

Questa caratteristica ha conferito loro vari soprannomi, da "donne giraffa" a "donne cigno", ma in realtà non è il collo ad allungarsi, bensì le spalle a scendere e le clavicole a deformarsi a causa del peso degli anelli che viene progressivamente aumentato nel corso della vita della donna. 

Particolarità che si nota anche nel nostro bronzetto sardo, nel quale sembra proprio che le spalle (inesistenti) siano state deformate per il peso degli anelli.

Cosa che invece, non presenta la statuina iraniana, la quale espone un numero di anelli molto inferiore rispetto alla nostra sacerdotessa, in numero di nove, sembrerebbe, e spalle ben definite.

[...] Il numero degli anelli indossato dalla nostra sacerdotessa, è indefinito, sicuramente 24, ma potrebbero essere anche 28. 

Se sono 28/29, sono legati al ciclo lunare, al Femminino Sacro. 

Anelli, o per meglio dire, spirali, di ottone, per lo più, che possono arrivare fino a 20, 25 kg di peso.

Questa pratica, potrebbe anche sembrare un corrispondente femminile della pratica dell'indossare i campanacci di ottone, da parte delle nostre Maschere del nostro Carnevale Sardo, i Mamuthones e i Boes.

Entrambi questi elementi hanno una funzione apotropaica.

L'ottone, di per sé è il più "megerico" tra i metalli.

Molti amuleti, e strumenti di divinazione, in campo esoterico, sono in ottone.

L'ottone si ottiene da una lega ossidabile di rame e zinco.

Il rame ha un'alta conducibilità elettrica e termica ( basti pensare alle pentole di rame), ed è legato al pianeta Venere, alla bellezza, alla guarigione.

Infatti, le donne birmane che indossano questa spirale, lo fanno volontariamente, fin da tenera età, per accrescere la loro bellezza, e per protezione dagli spiriti maligni.

Mentre lo zinco, veniva usato dagli  alchimisti, che lo bruciavano per creare l’Ossido di Zinco, che loro chiamavano “lana filosofale” o “neve bianca. 

L'ossido di zinco è usato anche come protettivo e lenitivo a livello epidermico. 

L'ottone, quindi, è al contempo protettivo e radiante. 

I nostri Mamuthones, cadenzano, con tre passi e un saltello, accompagnato dallo scuotere dei pesanti campanacci in ottone, il ciclo della fertilità. 

Tre passi. 

Nascita/morte/rinascita. 

Un saltello pesante. 

Il Seme, la vibrazione del suono, come una frequenza che arriva fin sotto la terra, che la fa tremare, e che accoglie il Seme, per un nuovo ciclo di vita. 

D'altronde, le spirali di ottone, nel collo, proteggono, ed espandono, allo stesso tempo, proprio l'energia della gola, de "su gutturu", in sardo. 

La nostra sacerdotessa sarda, oltre ad avere la tipica conformazione del setto nasale-sopraciliare a "T", tipico delle personalità importanti, degli Iniziati, perché indica la Tau, le assi di legno sulle quali, in civiltà come quella egizia ed orientali, gli Iniziati trascorrevano distesi, a buio, per tre giorni, il loro percorso iniziatico, fino a ricevere poi la luce, l'illuminazione dai raggi solari, presenta anche un copricapo a cono, catalizzatore, per antonomasia, dell'energia. 

Il mantello è tipico delle personalità sacerdotali importanti, che funge da mantello protettivo, da barriera all'occorrenza. 

Mentre la mano destra, con il palmo in vista, è tipico dei nostri bronzetti Sardi che rappresentano le figure sociali di un certo rango sociale, sacerdoti o capitribu', come ho spiegato nei miei precedenti post (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/simbologia-del-palmo-della-mano-in.html?m=0). 


Questa particolarità degli anelli al collo, la ritroviamo anche in altri bronzetti dai guerrieri, alla sacerdotessa, al nobile sardo( Alba), madre con bambino( Siniscola), donna offerente, offerente con attrezzi del mestiere, fino alla donna con piatto d'offerta, e donna offerente 

C'è anche un bronzetto che rappresenta una donna con il collo lunghissimo, ma senza anelli nel collo 

E poi abbiamo lo SPILLONE con Capocchia ad avvolgimento Spiraliforme con  lunghezza 22 cm, ritrovato nel santuario di Abini Teti. 

Quindi la presenza degli anelli nel collo, non sembra appartenere ad un rango privilegiato, visto che è presente, indifferentemente, sia nei guerrieri, artigiani, sacerdotessa o nobile o semplice offerente. 

La simbologia degli anelli nel collo potrebbe essere ancestralmente legata alla simbologia specifica di una condizione privilegiata al momento della nascita, il cordone ombelicale attorcigliato intorno al collo, che può essere motivo di pericolo per la vita del bambino, ma se viene superato come ostacolo, se si sopravvive, diventa simbolo di una dimensione privilegiata, da eletti. 

Il collo, sappiamo, è un simbolo di connessione tra la testa( la dimensione spirituale) e il corpo( la dimensione materiale) 

Nel collo c'è "su gutturu", la gola in sardo, che ha affinità fonetica con "uturu/utero" 

Non solo. 

Ma anche lo stesso nome del Chakra della gola, Vishudda, trova corrispondenza, nella desinenza "-udda", nell'apparato riproduttivo femminile, anche se in origine, "ud-da" era un sintagma sacrale di fine cerimonia, beneaugurante( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/04/blog-post_18.html?m=0) 

Una simbologia che si lega alla relazione con lo sterno come imbarcazione, come carena, che è presente anche nel corridoio della piramide di Cheope 

Dal mio scritto 

https://maldalchimia.blogspot.com/2023/03/corridoio-piramide-cheope.html?m=0

"Il ricercatore Robert  Edward  Grant, ha notato come l'ingresso, che ritroviamo anche nelle nostre antiche architetture, sia strutturalmente simile alla conformazione della gola. 

[...] Ma allora è plausibile pensare, come avevo approfondito, che la gola, sia indissolubilmente legata e collegata allo sterno, a "sa carena", che in sardo significa sterno, ma che in italiano significa anche carena, il fondo di un'imbarcazione rovesciata, come avevo approfondito nel mio scritto ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0) 

La gola, con la doppia simbologia di gola e utero, di Udda/Vishudda, sa carena, lo sterno che custodisce l'afflato divino che dona la vita anche dopo la morte. La carena come simbolo dell'imbarcazione ( quell'arga/arca- arga in sanscrito significa vagina, di cui ho parlato altre volte), che porta il seme solare nell'altra dimensione, per una nuova vita".

Il cordone ombelicale rappresenta questo punto di connessione tra la vita intrauterina, interna, e la dimensione esterna. 

È fonte di vita, ma anche di morte. 

Una morte simbolica, necessaria alla vita nella nuova dimensione. 

La stessa simbologia del nodo di per sé, riconducibile al cordone ombelicale intorno al collo, ha questa valenza di profondo legame, in questo caso con la Madre, intesa, ancestralmente come Grande Madre, la Madre Cosmica, che indica un legame privilegiato, di sfida alla morte, in cui si è stati protetti dalla Grande Madre. 

Il primo respiro dopo la nascita, è considerato Sacro. 

È il Soffio Divino, quello che cercavano nelle nostre Domus de Janas, che con la simbologia dello sterno, lo rappresentano totalmente ( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/08/sa-carena-domus-de-janas-su-murrone.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/i-flamen-dialis-de-sa-carena.html?m=0) 

Il Primo Respiro è il momento cruciale della nascita. 

È chiamato Pneuma. 

È il Soffio. 

Il Ruah in ebraico. 

"Rua", in sardo, significa "strada". 

La strada, il percorso che indica il Soffio Divino. 

E un passaggio stretto, una strada stretta, si dice "gutturu" esattamente come si chiama la gola in sardo. 

Quando il cordone ombelicale intorno al collo, che pure ha tenuto in vita per mesi, si scioglie, è come un passaggio alchemico, il respiro che vince sulla morte.

Per questo motivo, la simbologia del soffio divino, dello sterno, de Sa carena, è così evidente e importante, nelle nostre Domus de Janas, che dono luoghi alchemici sacri di transizione tra la vita e la morte. Luoghi di guarigione 

La presenza del cordone ombelicale intorno al collo che identifichiamo come decorazione di "anelli", potrebbe avere questa profonda valenza iniziatica. 

L'accesso al Soffio Divino, di Vita, nonostante il legame con la vita intrauterina.

Chi lo manifesta è portatore di un messaggio alchemico importante. 

Il legame tra le due dimensioni 

La presenza di questi anelli, in altre parti del mondo, come nelle "donne giraffa" della tribù Kayan Lahwi, in Myanmar/Thailandia, o alcune tribù in Africa, sottolinea, essendo riservata esclusivamente alle donne, questo profondo legame con la simbologia della Grande Madre. 

Non è un caso che siano di metallo prezioso (oro, ottone) che simboleggia l'immortalità, il sole e lo spirito purificato.

Non solo. 

Come abbiamo visto ci sono anche bronzetti che presentano un collo particolarmente allungato 

Gli anelli non soltanto allungano visivamente il collo, ma schiacciano la gabbia toracica e le clavicole. 

Simbolicamente, questo allunga la colonna vertebrale, che nelle tradizioni esoteriche (dallo Yoga alla Kabbalah) è il canale dell'energia spirituale primaria ( la Kundalini, la Shekhinah). 

Un collo lungo è quindi simbolo di un collegamento più diretto e elevato tra la Terra e il Cielo.

In una civiltà ancestrale, Monadica, ancestrale, come la nostra, attentissima alla sinergia tra le due polarità della Kundalini, il Mascolino e il Femminino, anche in questa particolare manifestazione, si esprime questo profondo concetto di integrazione, non solo tra le due polarità, ma anche tra la dimensione terrena e il profondo legame, da terra con una civiltà matriarcale come la nostra, legata al culto delle acque, e quindi alla dimensione amniotica del grembo, con la Grande Madre. 

Con questo prezioso simbolismo, di manifesta la bellezza degli Iniziati, non solo di coloro che hanno superato la prova del vincere la sfida della morte, nonostante il cordone ombelicale stretto intorno al collo, ma anche di coloro che hanno superato la prova dolorosa dell'applicazione degli anelli, per raggiungere, sbolicamente, uno stato superiore. 

È una prova iniziatica. 

Un segno di appartenenza ad una comunità che è interconnessa con le dimensioni superiori, con gli antenati, con la Grande Madre 

Il portare il "cordone" in modo permanente è un'onorificenza spirituale, in cui il dolore, alla stessa stregua di tatuaggi cerimoniale, di scarificazione o di quelle pratiche sacre che riguardano l'agire sul corpo per mapparlo attraverso sacre simbologie ben precise, diventa potere e bellezza, un veicolo di elevazione spirituale  

È come se fosse un Archetipo primario, il primo nodo da sciogliere per il passaggio alla vita oltre il grembo. 

Gli anelli al collo simboleggiano la rievocazione spirituale di questo momento sacro di rinascita. 

Si acquisisce uno status di prestigio nella comunità. 

Sono simbolo del Sacrificio, e come tale, è da onorare e da ritenere Sacro, perché sono simbolo del patto con la comunità, che ha reso possibile la nascita, e con Il Divino, rendendo tangibole, anche visivamente, con gli anelli al collo, questa connessione tra Cielo e Terra. 

Connessione, come sappiamo, profondamente intessuta, in ogni aspetto e manifestazione, nella nostra Antica Civiltà Sarda. 

Sardegna Cultura Madre, sempre. 

Senza contare che la simbologia del lungo collo potrebbe anche essere legata alla Costellazione del Cigno, e alla simbologia del lungo collo del Cigno, Importantissima per la nostra civiltà sarda, profondamente legata alla dimensione del Femminino, del suo apparato riproduttivo, quindi legato anche alla simbologia "gutturu /uturu) 

Approfondimenti a riguardo, nel mio scritto 

https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0

E guardacaso, legati a Uta/Utah, che è correlato a gutturu /uturu 

( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/gonnellino-vcostellazione-cigno-utahuta.html?m=0) 

Anche un nostro nuraghe, il Pizzu Cummu ha correlazione con questa simbologia( https://maldalchimia.blogspot.com/2025/09/nuraghi-samatzai-lunamatrona.html?m=0) 

Anche l'arciere di Serri, veicolo della costellazione del Cigno, ha degli anelli intorno al collo

( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/06/arciere-santa-vittoria-di-serri.html?m=0) 

La Costellazione del Cigno è importantissima anche come sincretismo nel simbolo del Mundus Patet, che connette le dimensioni, in cui il cerchio dell'Orsa Maggiore delle costellazioni circumpolari legate alla nascita, le Mesket, si sovrappone alla croce della costellazione del Cigno 

(https://maldalchimia.blogspot.com/2025/11/croce-nel-cerchioshamain-mundus-patet.html?m=0) 

Si tratta comunque pur sempre di simbolismi legati, come vedete, alla connessione tra le dimensioni. 



Tiziana Fenu 

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Simbologia anelli al collo










































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