Riporto un brano tratto dal libro di Augusto Mulas e Marco Sanna, "In cielo come in terra. I nuraghi e le Pleiadi", edizione Condaghes, in cui spiegano come il nuraghe Santu Antine e quelli della piana di Torralba, siano orientati alle Pleiadi, considerate un orientamento per i naviganti.
Questo spiega, come mai il nuraghe Santu Antine, viene edificato come un trilobato perfetto. Un perfetto triangolo con gli angoli a 60°, un parametro della Geometria Sacra, adottato anche in ambito architettonico dai nostri costruttori sardi.
È il Sacro Trilibato di cui parla Gilgamesh, come ho scritto in un mio passato post.
O forse dovremo chiamarlo con il suo vero nome, Noè in tempi più recenti, e Ziusuddu
Riporto un piccolissimo stralcio dal mio scritto, in cui parlo proprio del Trilibato
https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/i-custodi-della-memoria-del-trilobato.html?m=0
"Era un pezzo che riguardava l' epopea di Gilgamesh, l'Eroe accadico alla ricerca della memoria dell'immortalità, il quale narra di quando Noè/Enki, ricevette l'ordine di costruire l'Arca e introdurre in essa, in questo "Bozzolo gigante", il seme della vita, che viene chiamato proprio il "trilobato".
Ecco il passo in cui viene nominato :
"Il Trilobato
che ha una parte oscura
e un' altra luminosa
e una terza parte, che le unisce, amorosa"
Quindi anche i nostri nuraghi trilobati, potrebbero essere una trasposizione architettonica del principio molto semplice della creazione, dove i due poli opposti si uniscono e danno vita a un terzo elemento, che è la parte più bella, il frutto dell'amore, ed è l'unione tra i due
Visto in questa ottica, anche i nuraghi trilobati, sembrano in tridimensionale, oltre la planimetria triangolare , come delle Piramidi tronche a base triangolare, che si ergono, a degradare, verso l'alto, la cui planimetria ricalca il trilobato, il fiore a tre punte, il fiore, il triangolo, della creazione
Non dimentichiamo che il fiore a sei punte, è un'evoluzione del trilobato a tre punte, ed è il simbolo rappresentativo di due elementi molto importanti della Cultura e Civiltà Sarda".
Quindi il trilobato come simbolo di orientamento, come si scrive nel libro di Mulas e Sanna, sia astrale, attraverso le Pleiadi, a cui è orientato il nostro trilobato più famoso, quello di Santu Antine, che in terra, dove è stato riproposto lo stesso orientamento.
Ed è plausibile che il trilobato sia un riferimento simbolico ad un continuum tra generazioni, anche tra cielo e terra.
D'altronde, tutte le nostre navicelle nuragiche, sembrano delle arche di Noè, perché presentano per lo più animali a bordo, in particolare Navicella dalla Tomba del Duce di Vetulonia, detta "l’arca di Noè” per la presenza di numerosi animali
o per meglio dire, di Ziusuddu, nome, che sembra proprio sardo( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/11/la-navicella-di-baunei.html?m=0)
E d'altronde, tutte le nostre navicelle sono
queste navicelle nuragiche, per la maggior parte, sembrano proprio, viste dall'alto, la rappresentazione centrale della Vesica Piscis, il "pesce/mandorla" mistica( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/navicella-e-vesica-piscis.html?m=0) come ho approfondito altre volte ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/navicelle-di-mandas.html?m=0), ed è proprio in questa conformazione base, che poi si esplica il fiore della vita, il trilobato, nel perfetto triangolo equilatero rappresentato dal Nuraghe Santu Antine.
Tiziana Fenu ©®
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Riporto il brano di Mulas e Sanna:
"Alla fine del testo, ecco la notizia clamorosa – tanto intrepida quando sommessamente presentata dall’Autore – che spiegherebbe l’enigma della “peculiare” disposizione dei nuraghi nella piana di Torralba: i monumenti preistorici sarebbero dislocati a rappresentazione delle Pleiadi.
E il maestoso nuraghe “Santu Antine” è collocato esattamente come Alcyone, la stella più luminosa. «Incredibile dictu!» ebbe a dire Franco Laner nella sua presentazione al libro che uscì nel febbraio del 2012.
L’eccezionale intuizione di Mulas, tutta da verificare sebbene l’evidenza “visiva” fosse straordinaria, poteva però oscurare il resto dell’opera, frutto di anni di paziente lavoro. Inoltre, per completare la rappresentazione delle “sette sorelle”, mancava all’appello l’astro Maia che nella mitologia classica rappresentava la più anziandelle figlie che Atlante ebbe da Pleione. Come mai tanto sforzo da parte dei nuragici per poi escludere una stella che, tra l’altro, non era la meno visibile a occhio nudo? Si decise di presentare la “scoperta” come un’inconsueta coincidenza, nella speranza che la provocazione fosse ripresa dal dibattito sempre attuale sulla civiltà nuragica e con la promessa di ritornarci sopra per farne una pubblicazione a sé stante con i necessari approfondimenti. La svolta si ebbe l’anno scorso, sempre grazie alle perizie dell’Autore, profondamente convinto che la disposizione dei nuraghi non fosse accidentale. Durante le sue ricerche, neanche troppo casuali perché condotte nei “paraggi” della “stella mancante”, Augusto Mulas s’imbatté su un monumento sepolcrale ipogeico (domus de janas) non censito, ma collocato con straordinaria precisione nella posizione della stella Maia. Nel frattempo, un altro volenteroso, Marco Sanna, si fece avanti con uno scrupoloso lavoro di calcolo delle probabilità che dimostrava, in termini meno soggettivi, la quasi certezza della disposizione intenzionale da parte degli antichi costruttori.
[...] Quando fui contattato la prima volta dal dott. Augusto Mulas (circa un anno fa) trovai subito molto interessante la sua ipotesi. Era il 1° ottobre 2012 e, parlando della sua recente pubblicazione L’isola sacra, scriveva: «Nei capitoli finali espongo la mia teoria, o meglio si tratta di un'osservazione, dove alcuni nuraghi (otto per la precisione) del territorio del comune di Torralba furono edificati in maniera tale da riprodurre sulla terra la disposizione dell’ammasso delle Pleiadi…».
Ci ho dedicato un po’ di tempo, ma alla fine sono riuscito a mettere a punto una metodologia di calcolo adatta. Si sa che nel calcolo delle probabilità la determinazione delle “condizioni al contorno” costituiscono buona parte del lavoro e ne determinano il risultato finale. Ho dovuto considerare attentamente tutte le ipotesi e, in alcuni punti, la mia riflessione si discostava dalla visione che aveva illustrato il dott. Mulas nel suo libro. Mi riferisco in particolare alla posizione del nuraghe Tipireddu segnalato nelle carte del Taramelli e dell’IGM ma ora non più rilevabile. Nel mio articolo ne parlo con dovizia di particolari. I risultati sono, a mio parere, inequivocabili: quegli otto nuraghi sono disposti intenzionalmente come le Pleiadi con una probabilità del 96% (circa); se si tiene conto anche di una domus de janas, disposta come Maia (la nona stella), la probabilità cresce fino al 99,99%.
[...] È dunque evidente una delle funzioni principali che gli antichi attribuirono alle Pleiadi e che verrà espressa al meglio dagli scritti di Esiodo, vale a dire l’uso di questo ammasso quale guida per orientarsi durante la navigazione marina e non solo. È noto, infatti, come secondo una tradizione il termine Pleiadi derivi dalla radice del verbo greco “Пλειν”, che significa appunto navigare. Secondo l’autorevole testimonianza tramandataci da Vegezio, i Greci e successivamente i Romani misero in relazione l’inizio della stagione della navigazione con il sorgere eliaco delle Pleiadi (alla metà di maggio), mentre la fine coincideva con il tramonto cosmico6 di questo asterismo (al principio di novembre), in seguito cominciava il periodo del mare clausum durante il quale la navigazione era sconsigliata, se non addirittura interdetta".
Tiziana Fenu
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Orientamento Santu Antine verso Pleiadi
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