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venerdì, agosto 25, 2023

💚💛La Tanit del delfino

 Mi hanno passato questa immagine su Messenger, chiedendomi cosa ne pensassi, visto che ho affrontato il discorso "Tanit", molte altre volte, nei miei scritti( trovate le referenze nel mio blog, cercando "Tanit"), così come ho parlato anche della simbologia dei Delfini( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/delfini-minoici.html?m=0), visto che in questa stele è presente un delfino. 

Un simbolo, che mi sta particolarmente caro, quello della Tanit, visto la sua preponderante presenza qui in Sardegna, anche come antico grafema della lettera H, e della cui forma archetipale, considero proprio la nostra Tanit del concio di Tresnuraghes ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-tanit-di-tresnuraghes-la-nostra.html) 

Ma vediamo la Tanit di questa stele:

"Stele votiva raffigurante Tanit, dea di Cartagine, che regge un caduceo con un delfino e un'iscrizione sottostante, fenicio, proveniente da Tophet El-Horfa, Algeria, II-I secolo a.C. (calcare)" 

Iscrizione che presenta una dedica a Baal Hammon, e alla  signora Tanit, volto di Baal. 

La Dea  Tanit, in ambito punico, è assimilabile alla Dea Astarte, in cui la coppia divina era considerata quella di Astarte-Ba’al. 

La stele presenta i simboli tipici della Tanit, il caduceo, e il delfino. 

Sul delfino scrivevo( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/delfini-minoici.html?m=0) :

"Il simbolismo del delfino è sempre stato presente in ambito religioso e mitologico, inglobato al concetto esoterico di pesce, quale ibrido che civilizza l'umanità in ambito Mesopotamico, con le figure degli Oannes, legato alla sinergia degli opposti, quando si vuole rappresentare una dimensione spirituale e i propri rappresentanti, come custodi dell'armonia delle due energie della Vesica Piscis.

Il delfino in particolare, per la sua bellezza estetica, per la sua armonia ed eleganza, era considerato un Animale Sacro, protettore dei naviganti, ma anche psicopompo nel mondo dei morti, Custode della soglia tra le due dimensioni, in quanto pesce, che però necessita di respirare, avendo i polmoni. Aspetto che lo pone, come cetaceo, insieme alle balene, ai vertici di una preminenza gerarchica sugli altri pesci, rendendoli più simili agli umani, anche per l'emissione di suoni simili ad un canto umano. 

Umano del quale, riconosce anche la voce. 

Talmente simile e protettivo verso gli umani che "delfino" divenne un titolo "nobiliare", per indicare i Principi ereditari francesi, i Conti di Albon, considerato il "delfinato". 

Particolarmente sentito e rappresentato in ambito minoico e greco, il delfino, era ritenuto un aspetto del Sacro Femminino, un attributo di Iside, ma è proprio in ambito greco, che trova la sua massima valenza Sacra e simbolica, tanto da diventare sacro ad Apollo e Poseidone. 

Apollo che, trasformatosi in delfino, battezzo' con il nome di Delfi, il suo santuario, che diede vita al fulcro dell'oracolo di Delfi, portando sul dorso i sacerdoti di Creta. 

Delfi come sinonimo di "delfino", chiamato "delphi" ma anche di "delphy", che significa "grembo/utero", simbolo, appunto di quel Sacro Femminino, il cui elemento simbolo è proprio l'acqua, ed è per questo che i delfini erano considerati i Custodi delle acque e dei pozzi sacri.

Per il loro modo di comunicare, e per la socievolezza con gli umani, erano considerate creature magiche, protagonisti di miti e leggende, presenti in ogni cultura e civiltà.

In ambito greco, i delfini erano la prole marina delle nazioni ninfe le Nereidi solo 50. Erano tutte figlie di Nereo, l'antico dio del mare, e di Doris, una delle Oceanidi". 


È infatti troviamo proprio un collegamento tra la Dea Tanit e i delfini, perché la Dea Tanit era il simbolo della "Casa dei Delfini' , il sito archeologico della sacra' isola di Delo nella Cicladi, in  Grecia, che, presenta, in questa" casa", in questo luogo sacro, un mosaico con la dea Tanit. 

Ma c'è anche, oltre ad altre case, la casa del tridente, e qui, viene spontaneo un collegamento con Nettuno, erede, probabilmente di un Ba’al "acquatico" di tradizione punica. 

Un tridente che, nella Tanit, essendo il volto di Ba’al, la sua Forma visibile, assume la simbologia del caduceo tenuto sulla mano destra, il lato Mascolino, dalla dea, e che ingloba in sé il concetto di sinergia delle due polarità, Mascolino e Femminino, che garantiscono, attraverso la comune simbologia dell'acqua, fecondità e nutrimento. 

Il mercurio, anche in alchimia, è legato al Femminino, mentre al Mascolino è legato lo zolfo. 

Inoltre, nelle scritture arcaiche, come la nostra sarda, la H, era rappresentata proprio da una Tanit. 

La H come Hermes, l'altro nome di Mercurio, con intrinseche capacità trasmutative, e dialettica energetica tra gli opposti. 

Sulle braccia alzate ad angolo retto della Tanit di questa stele, mi è stato chiesto se potesse rappresentare un gesto di venerazione, dopo aver offerto un bambino, un feto sacrificale. 

Ciò che sembra un feto/bambino, è un delfino, un animale sacro, come ho già spiegato, simbolo del Femminino, delle acque, del Mercurio, Hermes, che le rappresenta. 

È nell'acqua amniotica del grembo, che avviene la trasmutazione verso la vita, e secondo antiche cosmogonie, è dal Caos delle acque primordiali, che si origino' la vita. 

Credo che non sia assolutamente l'interpretazione giusta, parlare di sacrificio umano e di una sorta di reverenza con le braccia sollevate, per il sacrificio offerto. 

Ma l'iconografia delle braccia sollevate ad angolo è rimasta in segno di riconoscimento della divinità. Un segno di rispetto. 

Ho già parlato di questa particolare posizione delle braccia, sollevate ad angolo retto, in alcuni miei post, di cui vi dò traccia, di uno nello specifico ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/06/la-tanit-di-tresnuraghes-tessitrice.html?m=0) 

È la stessa posizione che ritroviamo nella nostra Tanit del concio di Tresnuraghes, in ambito minoico, in ambito egizio. 

"Invece, il segno che era rappresentato da due braccia sollevate ad angolo, tenute come un telaio, simboleggiava, presso gli Egizi, la forza vitale della persona, che si attiva a alla nascita., come se fosse il suo doppio spirituale. 

Il Ka veniva tramandato, come una sorta di “patrimonio genetico” delle divinità che lo avevano preceduto.

Le statue funerarie del defunto rappresentavano il suo Ka, e talvolta portavano sul capo un paio di braccia tese, come era anche il geroglifico Ka. La grande statua lignea del faraone Hor I (XIII Dinastia) è l’unico esempio di Ka in figura tridimensionale che sia giunto fino a noi. 

Creatore di questo Ka, insieme al corpo fisico, era il Dio Khnum, fautore dell'uovo della creazione, il vasaio divino, che modella le sue creature con il limo nero del Nilo. 

[...] Infatti, pur potendo andare ovunque, si riteneva che il Ka rimanesse per lo più nel sepolcro, nel corpo mummificato o nelle statue commemorative(come nella nostra Dea Madre sarda/Karrabosu, riposta nella mano dei defunti). 

[...] Quindi, questa Tanit di Tresnuraghes, secondo il mio punto di vista,  è il demiurgo androgino, vasaio e tessitore, che viene identificato con queste due braccia sollevate a squadra, come un telaio, come un fuso da tessitura, che, guardacaso, ha la stessa forma conica dei nuraghi. Conica come un ingresso uterino. Come gli ingressi nei nuraghi, come l'ingresso al pozzo Sacro di Santa Cristina, tutti con "angoli aurei" a 9. Come ho scritto tante volte". 


Infatti, la Tanit, esemplificata dalla stella a cinque punte, inscrivibile in un pentagono, ha gli angoli interni a 72 °


"E ritorniamo sempre al concetto di creazione, di nascita, morte e rinascita, attraverso il telaio metaforico delle braccia a squadra, che consentono di intessere, metaforicamente, una dimensione, un tessuto, dove la continuità dell'Anima, del Fuoco vitale, del Ka, da una dimensione all'altra, dal mondo dei vivi, al mondo dei morti, è possibile, proprio come il "tessuto", la scacchiera/griglia" della Domus de Jana di Pubusattile, della quale ho parlato molte volte. 

E questo lo si può fare, solo con le due polarità opposte in equilibrio. 

Il Sacro nome divino, YHW, o YHWH, nella sua versione estesa, ha già in sé queste polarità opposte integrate. 

La Y, decimo Archetipo, è il 10, maschile e femminile (la stele centinata delle Tombe dei Giganti) 

La H, archetipo 5, la He', con funzione "vita", è il Femminino che tesse questa creazione, sempre con le polarità in equilibrio. ( 5, come la stella a 5 punte, come il pentagono). 

La Waw, o Vav, il sesto archetipo, funge da agente collante, da "gancio", perché è il 6, unione degli opposti. 

Tutte e tre le lettere, simboleggiano le due polarità in sinergia. 

Come la nostra Tanit di Tresnuraghes, la nostra prima Yod, la nostra prima H, la vostra prima Waw, la nostra prima Madonna nera, la demiurga creatrice, il fertile limo nero che utilizzava il padedro Khnum, il vasaio, per creare l'umanità

Tornio, fuso, vaso. 

Telaio. 

Le Janas tessevano su telai d'Oro. 

Telomeri. 

I Telomeri sono fatti ad X, sono la parte finale protettiva, dei nostri cromosomi. 

"Telo", significa "fine". 

Morte, che ha in sé, implementato, anche il concetto di vita, in un ciclo continuo. In un tessere, continuo. 

Lui creava al tornio, lei filava, in complementarietà. Due atti creativi, che hanno la stessa valenza. 

La prima tessitrice androgina demiurga. 

Le braccia sollevate a squadra,  simboleggiano anche  l'offerta, il cibo. 

Ma quello è un aspetto secondario. 

Rappresentano principalmente il telaio, la possibilità di creare, di intessere una nuova dimensione, un nuovo tempio, anche nel mondo dei morti, così che il fuoco vitale dell'Anima, il Ka, come attraverso "su Karrabosu" psicopompo, la Dea Madre di Ka-Cabras, potesse passare anche nell'altra vita, nella dimensione dell'immortalita, come in un ciclo continuo triadico, esattamente come rappresentato nelle "corna/braccia" squadrate delle nostre Domus de Janas.


Tiziana Fenu 

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La Tanit del delfino


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