Mi ha colpito molto leggere che il fiore di nardo, simbolo di San Giuseppe, sia presente anche nel simbolo papale di Papa Francesco, ma non come fiore, così come è rappresentato per San Giuseppe, ma come rizoma, simile ad un grappolo d'uva.
Il fiore di nardo (Nardostachys jatamansi) è una pianta aromatica originaria dell’Himalaya appartenente alla famiglia delle valerianacee che cresce ad un’altitudine compresa tra i 3.000 ed i 5.000 metri, è molto simbolico, la cui radice, usata per estrarne il prezioso olio, venne usata, come viene riportato dai testi biblici, dal Cristo stesso, per la lavanda dei piedi degli Apostoli, prima dell'ultima cena.
Viene citato anche nel Cantico dei Cantici. Lo sposo e la sposa del Cantico affermano che il loro amore è come profumo di nardo, vale a dire, prezioso, buono, bello, unico, che dà senso alla vita: "Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo" (Ct 1,12).
Una simbologia, quella del nardo, che parla di devozione e spiritualità, il cui olio essenziale, veniva impiegato già al tempo degli antichi Egizi, ritrovato all’interno di anforette nelle tombe dei Faraoni.
È uno dei più celebri profumi impiegato al tempo dei romani: l’olio essenziale di Nardo veniva infatti preparato dagli unguentari, i mastri profumieri dell’antica Roma.
Citato anche riguardo la Maddalena: “E trovandosi Gesù a Betania nella casa di Simone il lebbroso, mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro di olio di nardo genuino molto costoso; rotto il vasetto di alabastro lo versò sul capo di lui.” Fu lo stesso olio che Maria Maddalena utilizzo per ungere i piedi di Gesù prima dell’ultima cena.
Proprio per questa sua antica tradizione devozionale, l’olio di Nardo è una delle undici erbe ancor oggi utilizzate per le fumigazioni rituali nel Tempio di Gerusalemme.
Simbolo dell’amore divino e dotato di considerevoli poteri mistici. In forma di unguento serviva all’unzione dei re e dei defunti, usato anche per le fumigazioni.
San Giuseppe viene sempre rappresentato con un bastone fiorito in mano perché, secondo la tradizione, qualcuno si prese gioco di lui scoprendo che Maria era incinta ma non per opera sua, e lo sfidò: se davvero era stato un angelo il suo bastone sarebbe dovuto fiorire. E così avvenne. Secondo un’altra tradizione fu proprio la fioritura del bastone il segno miracoloso con cui il Cielo indicò ai sacerdoti quale dovesse essere lo scapolo da scegliere come sposo per Maria.
Papa Francesco gli ha dedicato le celebrazioni nel 2021.
La stella, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale.
Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano.
Un ramo, appunto, non un rizoma, che non è nemmeno una radice, ha un decorso orizzontale e custodisce le gemme che poi si svilupperanno.
Perché scegliere un rizoma, piuttosto che il fiore del Nardo, se si voleva rendere onore a San Giuseppe?
Rizoma ha anche un'altro significato.
Con il termine rizoma (rizhome) i francesi Deleuze e Guattari intendevano un particolare modello semantico da opporre a tutti i modelli basati sulla concezione di albero (imperanti in tutte le discipline, dalla linguistica alla biologia). Il modello ad albero prevede una gerarchia, un centro, e un ordine di significazione.
Nell'albero i significati sono disposti in ordine lineare. Invece, secondo gli autori, a differenza degli alberi o delle loro radici, il rizoma collega un punto qualsiasi con un altro punto qualsiasi, e ciascuno dei suoi tratti non rimanda necessariamente a tratti dello stesso genere, mettendo in gioco regimi di segni molto differenti ed anche stati di non-segni. (…). Rispetto ai sistemi centrici (anche policentrici), a comunicazione gerarchica e collegamenti prestabiliti, il rizoma è un sistema acentrico, non gerarchico e non significante .
Per le sue caratteristiche semiotiche il rizoma è stato spesso impiegato come metafora della Rete, la quale sarebbe stata comunque realizzata in un tempo successivo al 1980.
Deleuze e Guattari descrivono sei principi che stanno alla base del rizoma. Alcuni di questi sono somiglianti a quelli che caratterizzano il funzionamento della Rete.
Il primo principio, Principio di Connessione, ricorda il tessuto dei collegamenti ipertestuali della Rete. Infatti secondo tale principio "qualsiasi punto del rizoma può essere collegato con qualunque altro”.
Secondo il Principio di Eterogeneità il rizoma mette in collegamento sistemi semiotici diversi. Il rizoma è una costruzione multimediale o, in altre parole, raggruppa elementi significativi di natura diversa, ognuno dei quali possiede una sua identità e una sua caratteristica.
Il Principio di Molteplicità esalta il concetto che il rizoma è un sistema aperto, liberamente e infinitamente percorribile, come sarebbe stata la Rete, la quale, a sua volta, avrebbe permesso d’inseguire molteplici percorsi, dandovi altrettanti valori. Sempre nuove interpretazioni, pertanto, possono essere elaborate, proposte e diventare, a loro volta, dati del rizoma. Chi percorre il rizoma, in qualche modo vi è reso partecipe!
Il quarto principio, o Principio di Rottura Asignificante, parte dalla constatazione che tutti i testi tradizionali sono separati da “rotture" significanti perché postulano sensi diversi.
Nel Rizoma, così come poi nella Rete, invece il salto da un testo all'altro non comporta rotture significanti, anzi il senso della navigazione tra i punti, o dati, provoca l’esperienza d’imprevedibili scoperte da reintepretare e da riconnettere tra loro.
Il quinto principio, detto della Decalcomania, strettamente collegato per via oppositiva al sesto, definito principio della Cartografia, apre la questione del calco, dell’imitazione pedissequa, indicando un testo, o un dato, il cui significato può essere infinitamente riprodotto, senza che in nessuna riproduzione il suo senso venga alterato o modificato: come nel caso dell’informazione genetica, che passa da un individuo all’altro della specie, ricalcando ogni volta lo stesso codice.
La Cartografia, invece, si predispone alla forma della mappa, di un percorso di possibilità, apparentemente tutte segnate, com’è in effetti un foglio in cui sono stampate o disegnate tutte le vie e le piazze di una città: non è vero che siamo sempre obbligati a seguire le indicazioni della mappa. Possiamo arrivare dove vogliamo per infinite scelte di percorso.
Un rizoma unisce tra loro fenomeni e concetti molto distanti, ma tali per cui noi possiamo sempre trovarvi relazioni logiche o casuali, e comunque, sempre interagenti reciprocamente.»
Questo è molto interessante, perché fa capire come la scelta del rizoma, piuttosto che del fiore, veicola un metalinguaggio, come se lo stesso "Papa", che Papa non è, a tutti gli effetti, facesse parte di una rete, di un rizoma, di cui egli non è al vertice, ma è parte di una rete capillare in cui tutti gli elementi sono in comunicazione tra loro, nell'obiettivo comune di garantire una certa continuità dialettica.
Inoltre ha scelto il 2021, per celebrare San Giuseppe, proprio con questo simbolo di rizoma del nardo, che, non dimentichiamo, significa devozione.
Se poi ci aggiungiamo che il 2021, come somma da 5, e il 5 è legato all'Arcano Maggiore V del Papa, al quinto Archetipo Ebraico He', con valore ghematrico 5, con valore vita, che indica nello specifico l'utero femminile( il rizoma come un grappolo di uva, come la melagrana, come il simbolo del fertile sangue mestruale che si moltiplica, si disperde, per offrire la vita, in questa stessa moltiplicazione), ma ribaltando la stella a 5 punte, si vede chiaramente a cosa si riferisce, ecco la scelta del rizoma, contestualizzata ad una semantica più estesa, trova il suo perché.
Sempre, per chi vuole capire.
L'intelligenza non serve per avere certezze, ma per porsi il dubbio, domande.
Ed io, domande, me ne faccio tante.
Tiziana Fenu
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San Giuseppe e il rizoma del nardo
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