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sabato, marzo 05, 2022

💚Dea dei Serpenti minoica

 Dal 2700 al al 1450 a.C. circa, fiorisce la civiltà minoica sull'isola di Creta, che si avvalse dello straordinario modulo espressivo delle decorazioni in ceramica su intonaco bagnato, che permetteva ai pigmenti di metallo di legarsi all'intonaco, dipinti con grande leggerezza e maestria

La Dea Serpente minoica è uno splendido esempio di quest'arte raffinata, ritrovata (ne sono state ritrovate svariate) nella camera sotterranea del tesoro del Santuario centrale del palazzo di Cnosso. 

Luogo di conservazione di questa statuina in particolare, museo di Iraklion, Creta. 


La Dea Madre dei cretesi, potente simbolo di fertilità e di equilibrio delle due energie, mascolina e femminina.

I due serpenti richiamano questo equilibrio, come le due nadi, i due serpenti energetici della kundalini, ma riportano anche alla simbologia della ciclicità, del cambio ciclico di pelle, all'elemento Terra, tipico della Dea Madre, ma anche all'elemento acqua( visto che i serpenti possono anche essere acquatici), elemento tipico del Femminino.

Sul capo, ha un gatto seduto.

Il gatto, per antonomasia, è l'animale che rappresenta l'intuito, psicopompo nell'altra dimensione, quindi rappresenta la dimensione lunare, profonda, intuitiva, legata alla dimensione spirituale, del Femminino.

Il seno scoperto, con un corpetto che richiama quelli della nostra tradizione sarda, che lasciano totalmente il seno in vista, è simbolo di una femminilità sicura di sé, che ostenta nutrimento, equilibrio della consapevolezza della propria avvenenza e capacità nutritiva, naturalmente, poi penalizzato e censurato dai canoni religiosi. 

La gonna è formata da 7 balze, un numero che richiama le sette Pleiadi, le stelle del Fuoco( il calendario di  52 anni, degli Atzechi, voluto e insegnato agli umani dal Serpente Piumato, è legato a Venere e alle Pleiadi, e "5+2", fa "7").

Inoltre, le balze della gonna, presentano dei segni verticali, che sembrano il plissettato della gonna dei costumi tradizionali Sardi, "sa fordetta". 

Il grembiule, che che copre il ventre(e che mi ricorda la forma della stele centinata dell'esedra delle nostre Tombe dei Giganti qui in Sardegna), ha una decorazione reticolata, simbolo dell'intersecazione degli opposti. 

I colori sono quelli della terra e del Sole, del femminile e del maschile. 

Ma, particolari, sono i due serpenti che tiene in mano. 

Non sono serpenti qualunque, ma sono dei serpenti corallo, che hanno una loro particolare simbologia. 

L’Antichità Classica  fa nascere il corallo dal contatto di alcune alghe con la testa recisa della Medusa, la cui testa era sormontata da un groviglio di serpenti aggressivi, trasponendo la proprietà del suo sguardo, nel Corallo stesso.

Ovidio descrive così la nascita del corallo nelle sue "Metamorfosi", nel capitolo IV. 

"L’eroe intanto attinge acqua e si lava le mani vittoriose;

poi, perché la rena ruvida non danneggi il capo irto di serpi

della figlia di Forco, l’ammorbidisce con le foglie, la copre

di ramoscelli acquatici e vi depone la faccia di Medusa.

I ramoscelli freschi ancora vivi ne assorbono nel midollo

la forza e a contatto con il mostro s’induriscono,

assumendo nei bracci e nelle foglie una rigidità mai vista.

Le ninfe del mare riprovano con molti altri ramoscelli

e si divertono a vedere il prodigio che si ripete;

così li fanno moltiplicare gettandone i semi nel mare.

Ancor oggi i coralli conservano immutata la proprietà

d’indurirsi a contatto dell’aria, per cui ciò che nell’acqua

era vimine, spuntandone fuori si pietrifica".


In un certo senso questa Dea Minoica, anticipa la simbologia di Medusa, ma in senso positivo. 

Ha la potenza del serpente corallo, che comunque è un serpente letale, e la simbologia del corallo, richiama alla simbologia dell'acqua, poiché si trova nelle profondità marine, dalle quali, nascevano le divinità femminili, come descrive lo stesso Ovidio nelle sue Metamorfosi, per Iside, e come poi sarà per Venere, rappresentativa del Femminino, e della Stella Maris cristiana, Maria( il cui nome ha la stessa radice "Mar-" di "mare"). 

Quindi, il corallo come simbolo di origine della vita, dell'acqua. 

Come un albero della vita rosso sangue, le cui ramificazioni ricordano il reticolo del sistema venoso. 

Corallo che unisce in sé i tre regni, animale, vegetale e minerale, simbolo quindi di continua rigenerazione, dalle proprietà curative e apotropaiche, diventato poi anche simbolo dell'iconografia mariana, utilizzato anche nei rosari e presente come decorazione nelle vesti. 

E il corallo più prezioso al mondo, è proprio quello sardo. 

Nelle cosmogonie delle varie civiltà, tutti siamo "figli" della Dea Serpente

Nella Bibbia il medesimo vocabolo è nahash, “serpente”, correlato alla progenitrice Eva, tradotta come “vita”, “serpente femmina”, “Signora del serpente” e “madre di tutti i viventi”. 

È il Femminino, che veglia e protegge anche il Mascolino, come l'ureo egizio, posizionato nel terzo occhio, sede del sesto Chakra, quello dell'intuito, il chakra lunare.

Ora, possiamo immaginare quale forte simbologia potesse avere la scelta di questo particolare tipo di serpente corallo, piuttosto che un altro, dove, la simbologia del serpente, del Femminino, già forte di per sé, si amplifica e si complementa con quella del corallo, anch'esso indice del Femminino, ma di un Femminino potenziato, che, non è distruttivo come lo sarà Medusa nella patriarcale e maschilista mitologia greco-romana, ma assume le caratteristiche di una forza primordiale, come il sangue che nasce dagli abissi del mare, e si fa amuleto ed elemento di guarigione e protezione per gli Umani. 

Un serpente corallo, che sacrifica sé stesso, nel senso di "farsi sacro", come è naturalmente insito nella natura delle donne, che si "sacrificano" per offrire una nuova vita, per offrire, simbolicamente pietrificata dal suo stesso potere, quella versione di sé che non è più quella del serpente velenoso che uccide, o, della Medusa che pietrifica, ma di un serpente corallo potente, anzi, di due, in perfetta sinergia tra le mani della Dea, che offre nascita e rinascita continua, al massimo delle sue potenzialità. 

Tra l'altro, proprio il morso del serpente corallo, provoca paralisi neuromuscolare, il che, equivale, simbolicamente, allo stesso effetto pietrificante di Medusa, le cui origini, sebbene distorte nella sua valenza simbolica, poiché esclusivamente distruttive, affondano evidentemente nella rappresentazione simbolica di questa straordinaria Dea dei Serpenti minoica, così simile, nell'abbigliamento, ai nostri abiti tradizionali Sardi.

E, sottolineo, che Forco, il padre di Medusa, e delle Gorgoni, era il Dio dell'oceano delle Isole tirreniche, sovrano del regno di Sardegna e di Corsica.

Il mito narra che quando Perseo tagliò la testa di Medusa, dal suo sangue nacquero Pegaso e Crisaore, il quale, unitosi a Calliroe, ebbe come figlio, Gerione, il primo re di Tartesso(o forse la nostra Tharros) la quale figlia, Eritheia, unitasi a Hermes, diede alla luce Norace, che fondò Nora.

Da un mio post(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/basilisco-e-il-mito-di-medusa-in.html?m=0) 

" Il serpente, da animale venerato nel Paleolitico e Neolitico, diventa invece, sotto il patriarcato maschile, pericoloso e velenoso. 

Solo a Creta, soprattutto nel periodo fino al 1400 a. C. , abbiamo ancora riti minoici  legati alle mestruazioni, al concepimento, all'attamento, dove il serpente è simbolo di regalità e di divinità femminile. 

Mentre, soprattutto  nell'arte greca, dal VII sec a. C. in poi, si assiste ad una ghettizzazione della donna malefica, mostruosa, orribile, che deve essere sconfitta per mano di un eroe greco tendenzialmente  omosessuale(quasi tutti gli  eroi greci infatti hanno delle tendenze omosessuali). 

A Creta, e in Sardegna, invece il mito della donna serpente come figura positiva, sopravvive più a lungo. 

A Creta abbiamo anche il mito del labirinto, quel labirinto che è tanto caro all'iconografia Sarda, che poi  ritroviamo anche inciso nella roccia, come il  labirinto di Benetutti. 

Labirinto che troviamo nella stessa conformazione dei Nuraghi polilobati, che sembrano dei labirinti, quello che abbiamo nel complesso nuragico di Romanzesu, che richiama sicuramente il femminino, il serpente che si avvolge su se stesso. 

Il labirinto del cordone ombelicale, che porta comunque ad una rinascita. 

E non è un caso che sia stato proprio il basilisco, simbolo dell'androgino, Unione degli opposti, del maschile e del femminile, del fuoco e dell'acqua, che abbia creato nella pietra, una voragine profonda come un utero(il Golgo di Baunei) che è diventata poi un Luogo sacro per la celebrazione di riti ancestrali e che ha dato origine, intorno, ad un complesso nuragico molto articolato, composto da nuraghi, Domus de janas e Tombe dei Giganti. 

Ma anche il mito della Medusa in Sardegna, assume dei connotati totalmente opposti a quelli negativi che le vengono attribuiti nella civiltà e nella cultura greca e Latina. 

Il Mito di Medusa è sempre stato presente in Sardegna e con una valenza estremamente positiva è questo ancora una volta indica  l'importanza che aveva il matriarcato in Sardegna. 

Dolores Turchi, famosa etnologa, descrive la leggenda di Medusa, poiché se ne è occupata nei suoi studi accurati

Esistono due castelli dedicati a Medusa : uno a Samugheo(Or) e l'altro a Lotzorai(Nu) 

Il castello di Samugheo,  è chiamato "sa domu de Orgia", la "casa di Giorgia" ,  che poi è diventato una fortezza bizantina con pianta a megaron (a rettangolo allungato), come quella delle strutture micenee del XV - XIII secolo a. C. 

Anche a Orune vi è la leggenda di Medusa

Il padre di Medusa  era Forco, chiamato Urcheddu o Furcheddu, in sardo, Re del  mare come Nettuno, che governava la Terra di Atlantide. 

Medusa affronta Perseo nei miti greci e  in essi viene presentata come una Gorgone. 

Invece qui, nella mitologia Sarda, è rappresentata come una stupenda regina bellissima che si batte per il suo popolo. 

Quindi il mito di Medusa- Gorgone , qui in Sardegna si sviluppa in modo ben diverso da quello Greco, che viene stravolto per valorizzare il mito di Perseo eroe. 

Qui in Sardegna si narra che Medusa regnasse i paesi iperborei del  settentrione, come dicono i greci, nell'estremo occidente, ma pare che abbia regnato precisamente (e  la fonte  la ritroviamo nello storico Fara, "de rebus sardi", del 1580) , per ben 28 anni, e pare, che le terre iperboree siano  sempre state la Sardegna, e che Tartasso, la terra dei Metalli e delle pietre preziose, fosse la terra sarda di Atlantide. 

Una terra sarda atlantidea che ha restituito dignità al mito originario della Dea Serpente, svilita nel corso dei secoli fino  ad essere un'orrenda maschera decapitata, depauperata di tutta la sua potenza e bellezza"


Considerando il vestiario tipicamente sardo, potrei anche azzardare una Dea Serpente, piuttosto che minoica, sarda, visto che la sinergia degli opposti, è la koine' concettuale e simbolica di tutta l'Antica Civiltà Sarda, di cui la Dea è sublime e raffinato esempio.

Il Labirinto, il Toro, l'ascia bipenne.

Arianna.

O forse era Ar-janna.

La Jana di Ra(speculare di Ar, per quel "gioco" dello speculare così presente nella nostra Antica Civiltà Sarda).

La razza Ar-jana.

Le figlie del Sole.

Così come lo era la Dea dei Serpenti "minoica".

Il Labirinto "cretese" a 7 percorsi nasce qui...


Tiziana Fenu

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Dea dei Serpenti minoica





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