Informazioni personali

La mia foto
Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

lunedì, giugno 24, 2024

💙Salome'

 

Cristo portatore del Fuoco purificato ("Io sono venuto a gettare il fuoco sulla terra " Lc 12, 49-53), sublimato poi, e purificato per mano di Giovanni, che lo battezza con un simbolico ritorno alla Madre, all'acqua ancestrale della memoria. 

Il Giovanni Battista, esotericamente, è legato al Femminino, solstizio d'estate.

Giovanni Battista, decapitato dalla lussuriosa Salome, era in verità la reincarnazione vivente di Elia, il Profeta dell'Onnipotente, massimo simbolo solare. 

Segno del Cancro, Acqua, elemento Femminino.


Nel Giovanni Battista, simbolicamente, si hanno, contemporaneamente sia l'iniziazione dell'acqua, con il battesimo, che con il fuoco, perché Giovanni deriva dall'ebraico caldeo "Io", che significa "colomba", e "Oannes", nome del Dio caldeo delle iniziazioni. Quindi Ioannes/Joannes, significa "colomba di fuoco



Battezza con l'acqua il Cristo, lo divinizza attraverso il grembo uterino.

Sarà poi, il Cristo, portatore delle due polarità, acqua e fuoco, a battezzare con il Fuoco " Io sono venuto a portare il Fuoco". 

Giovanni

Giano

Tutte derivazioni di Jana, le nostre porte solstiziali delle Domus de Janas. 

Quindi custode, San Giovanni, come Giano, come la Jana, delle porte solstiziali, della vita e della morte, di cui è custode il Femminino

Come ho scritto nel mio ultimo post, anche la decollazione/decapitazione del Giovanni Battista, ha un significato alchemico profondissimo.

Oltre ciò che ho già scritto, riguardo la simbologia di San Giovanni, mi viene una riflessione, in questo momento. 

Il Giovanni Battista è stato decapitato per il capriccio di un Femminino, presentato, come è nel solito vizio del fare della Chiesa, in modo distorto.

Salomè è il simbolo della lussuria, della donna peccaminosa, cattiva, capricciosa.

Mentre invece, alchemicamente, la simbologia è ben diversa e molto più profonda, ma dovevano trovare il modo, anche stavolta, di svilire il Sacro Femminino, e ridurlo, come hanno sempre fatto, ad elemento negativo, castrante, peccaminoso e crudele ( basti pensare alle Moire, alle Erinni, a tutte le creature mostruose create dal Mascolino patriarcale, nel corso dei secoli).

La simbologia del Giovanni Battista viene relegata, in quanto intimamente legata al Sacro Femminino purificatore e guaritore, in modo dispregiativo, dalla chiesa, alla dimensione esoterica degli Antichi Templari, dei Rosacroce, ignorando che, a livello archetipale è proprio il Giovanni Battista, la chiave della Forma, della manifestazione del Cristo, perché è legato all'Archetipo del Femminino, visto che opera la nascita del Cristo, porta alla luce il Cristo, lo presenta al mondo, attraverso l'acqua, il battesimo amniotico, uterino, in cui il Cristo prende consapevolezza di sé. 

Esotericamente, i Cavalieri Templari, sono legati ai tesori del Tempio di Salomone, che portarono via da Gerusalemme, verso la Scozia. 

Tra questi tesori, vi era anche un "Rotolo di Rame" ( uno dei rotoli del Mar Morto), contenente informazioni genealogiche della discendenza di Gesù e Maria Maddalena e chiari riferimenti  alla misteriosa eresia Giovannita, una corrente di pensiero gnostica per mezzo della quale i Templari potrebbero essere stati iniziati in Terra Santa, in quanto 

 la figura profetizzata per trovare la Città Santa del futuro, non è identificata con Gesù, ma con Giovanni Battista.

Un Messia descritto nella visione della Gerusalemme Celeste. 

Ma dimentichiamo forse, che tutte le iniziazioni venivano eseguite per mano femminile. 

Basti pensare alle Iniziazioni dei Misteri Isiaci, le invocazioni alle grandi Madri del passato, Astarte, Inanna, i Misteri eleusini, dedicati a Demetra e Kore, e alla loro simbologia solstiziale, di cui San Giovanni è la simbologia,

legato ai passaggi solstiziali, e molto altro.

Il Sacro Femminino Custode di Antica Sapienza. 


Viene presentata una Salome' nuda, ubriaca di lussuria e passione, e danzante con la testa di San Giovanni Battista tra le sue braccia lascive davanti al re Erode

Una rappresentazione simbolica molto forte. 

Una grande meretrice umana che danza davanti al mondo con la nostra testa terrena. 

Un passaggio iniziatico intensissimo, in cui si deve sacrificare la Testa. 

Oggi siamo proprio l'Archetipo Resh, il ventesimo, la Testa, in correlazione all'Arcano Maggiore XX drl Giudizio. 

La testa deve subire una trasmutazione, affinché si manifesti la Corona( la Sephiroth collegata alla Resh), e abbia il potere di emettere Giudizio. 

Giusto, sacro, equilibrato, dopo il percorso iniziatico attraverso la nostra Kundalini, metaforicamente rappresentata dalla Danza dei 7 veli di Salome', un percorso, all'apparenza più esteriore, alla profondità più intima, all'Essenza. 

Proprio stamane ho postato un San Giovanni, in un dipinto di Leonardo da Vinci, con la simbologia della Kundalini. 

(  https://www.facebook.com/share/p/p9GhDSk8VVN9uijm/

https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/giovanni-battista.html?m=0) 

Il passaggio attraverso la decapitazione è un momento di intensa trasmutazione, che può avvenire solo grazie all'energia femminile, che è Energia alchemica, mercuriale, per eccellenza

Passiamo attraverso la decapitazione di San Giovanni Battista ogni volta in una forma molto raffinata, poiché i sette serpenti passano in ordine successivo dalle vertebre del collo, attraverso i 7 centri energetici della Kundalini. 

La decapitazione è necessaria e funzionale alla discesa del Sole nella dimensione dell'ombra. 

Il sangue che viene versato, fertilizza e santifica questo momento, come nel sacrificio del Toro, da parte di Mitra, per ingravidare Madre Terra, di nuova fertilità, all'ingresso della primavera sotto il segno del Toro, che porta in sé, la sinergia del maschile e del femminile. 

La decapitazione, come la perdita della testa dello spermatozoo, per fecondare, in questi mesi di declassamento del sole, silenziosamente, nel grembo di Madre Terra. 

Una gestazione solitaria, silenziosa, fino ad arrivare alla nuova manifestazione del Sole, il Sol Invictus, il 24 dicembre, a cui segue, dopo i tre giorni in cui Johannes, come Joshua, come Jana, solstizia, esattamente come i tre giorni dopo il Solstizio, il festeggiamento di Giovanni Battista. 

Sono i tre giorni alchemici, come quelli di Giona, nel ventre della Balena. 

Tre come la simbologia alchemica del tre, presente nelle nostre Domus de Janas, che sono carene alchemiche di trasmutazione (https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0) 

Dei grembi di pietra, gli athanor dell'afflato divino che si manifesta. 

Questo passaggio alchemico verso la Rubedo, l'ultima fase della Grande Opera, rossa come il sangue, veicolo del Sacrificio e del rendere Sacro, avviene per opera di un Femminino, che deve calarsi nel ruolo del Femminino alle Ottave basse, perché la trasmutazione parte sempre dalla Materia 

Salome'

Sal-ome

Sal-vezza

Sal-vatrice

Artefice del martirio e della salvezza dell'Anima del Giovanni Battista. 

Iconografia misteriosa, su cu esistono molte varianti, un mito affrontato per secoli, dai più svariati artisti. 

Una Salome' desiderata, che ammalia, seduttrice, ma che, a sua volta desidera. 

Nonostante il percorso iniziatico attraverso la danza dei 7 veli, attraverso la musica, attraverso la sublimazione del Desiderio, alla fine ciò che rimane rivelatore, è la stessa fragilità di Salome'. 

Nell'opera di Oscar Wilde, dice, guardando la testa decapitata di Giovanni, fino a baciarlo. 

"Se mi avessi guardata, mi avresti amata»,

Se mi avessi guardata. 

Se ti fossi soffermato a solstiziare nei miei stessi occhi, mi avresti amata. 

Perché, una cosa è vedere, altro è guardare. 

Il guardare, la voce, il sentire, il percepire il profumo.. 

È attraverso la testa, che si sublima la connessione, non solo carnale, ma anche spirituale. 

È il sapore dell'amore, che ha anche il sapore del sangue, così come, ancora dice Wilde. 

È la solita questione, dell'essere spirituali, dimenticandoci che siamo in una dimensione materica, densa, fatta di carne di sensi, di sangue. 

Ho letto tanto su Salome, ed è talmente sfaccettata e complessa, così straordinariamente umana e misterica, che mi si erge dentro, come una cattedrale gotica dai mille segreti. 

Si erge. 

La sento con questa energia, e la sento intimamente simile. 

Il nome Salome' deriva dal termine aramaico schaloma che significa "felice". 

Ed è un nome, che è straordinariamente simile all'ebraico Shalom, che è usato come saluto di pace, di benessere, di abbondanza. 

Mi viene da capovolgere la clessidra. 

Di vedere le cose, la Salomè, da un'altra prospettiva. 

Come sempre. 

Quando si attraversano energie profonde e intense. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

A fine testo, "Monologo finale di Salome" di Oskar Wilde. Trasposizione artistica di Carmelo Bene 

https://youtu.be/84VhpxXvqNs?si=RyfPBg31O2tQsY-5

Salomè



💚Giovanni Battista

 "Io sono venuto a portare il Fuoco sulla terra" (Lc-12,49-53)


Giovanni Battista, il Guardiano della Porta della Dea Madre, battezzando il Cristo, benedice con l'acqua questa Unione Sacra indissolubile.

Acqua e Fuoco.

Imprescindibili e complementari.

In questo dipinto di Leonardo da Vinci, esposto al Louvre, risalente al 1508, il Giovanni Battista, riprodotto su un precedente Bacco, indica infatti il lato sinistro, il Sacro Femminino, la "parte del cuore", che governa l'unità degli opposti, perché è l'elemento alchemico della trasformazione, rappresentato simbolicamente da quel bastone nodoso, pieno di potenziali germogli, che tiene sulla sinistra, come se fosse un Sacro Caduceo, simbolo dell'Unione ierogamica tra Maschile e Femminile, tra acqua e fuoco, tra umano e divino. 

Il dito indice in evidenza, in entrambe le mani, indica l'elemento Aria, la sublimazione della sinergia tra Acqua e Fuoco. 

Viene chiamato il "dito di Giove", con una frequenza energetica molto alta, tanto da formare, insieme al pollice, il Sacro Simbolo dell'Om. 

Indica autorità, potenza, protezione, qualità riconducibili alla sinergia degli Opposti, che sta indicando con gli indici, che puntano su due versi opposti. 

L'indice destro, punta verso l'alto, esattamente come il simbolo del Fuoco, del Mascolino, con il triangolo con il vertice verso l'alto, mentre l'indice sinistro, al contrario, punta verso il basso, come il vertice del triangolo che simboleggia l'Acqua, il Femminino. 

E nella gamba sinistra, sovrapposta a quella destra, c'è un velato messaggio di subordinazione verso l'energia Femminile. 

D'altronde, anche il simbolico "scettro di potere", la simbolica kundalini, è trattenuta sul lato sinistro. 

Perché è comunque il Femminino, custode di questa sinergia, e in questo dipinto, è espresso in maniera eccelsa, criptata e armonica. 


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati 


Maldalchimia.blogspot.com

Giovanni Battista



domenica, giugno 23, 2024

❤️Non inseguo

Non inseguo.

Non rincorro.

Disposta

a morire mille e più volte.

Dalle vette agli abissi.

Senza identificazione.

Non mi sono mai

abituata a me stessa.

Figuriamoci agli altri.

Come un cuore

che si svuota ogni volta.

Finché l'ultima goccia di sangue

ne è stata distillata.

Come capinera selvatica 

al suo ultimo Canto d'Amore

su crinali di corallo

affilati di vento e di estasi. 

Senza più chiedere

a chi non può

e non vuole dare risposte.

Non ho mai bevuto

la mia stessa acqua avvelenata.

Ho imparato a scorrere.

A lasciar fluire. 

Fino a dissanguarmi. 

I Doni

riescono ad essere anche severi. 

Ma solo perché

ne valgono sempre il prezzo. 

L'ovvio, la certezza,

anestetizzano il pathos. 

Gestire il Fuoco

non è per tutti.

Non deve far danni.

Non si deve esaurire

in una Fiammata.

Deve ardere.

Rinnovandosi e rinnovando. 

Continuamente.

Non deve bruciare

tutto l'ossigeno.

Ho imparato 

ad andare a ritroso

sui miei stessi passi. 

Come orme sulla neve 

sulle quali nevica 

dal mio stesso cuore. 

Fino a smarrirmi. 

A diventare invisibile. 

Invivibile. 

A non avere più certezze. 

Se non l'esatto punto in cui ero. 

Si impara a stare. 

Il punto di massima tensione 

nello squilibrio dell'oscillare. 

Del non essere. 

Un cuore aggrovigliato

come un pesce

nella sua stessa lenza.

Finché non riemerge e respira.

Finché non scopre

una nuova luna.

Un nuovo grembo. 

Come una lente di rugiada. 

Una distesa di cenere iridescente 

nella quale incastonarmi

e d'Incanto adornarmi. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Lividi di Lavanda https://amzn.eu/d/aeGWif1

Non inseguo



sabato, giugno 22, 2024

💛Celebrazione di San Giovanni in Sardegna

La notte di San Giovanni in Sardegna è celebrata  il 23 giugno, come in altre zone, ed è la notte più magica che ci sia, poiché è la notte in cui la sacralità del sole proclama la sua supremazia sulle tenebre, e  dove le erbe profumate raggiungono la piena manifestazione di tutte le loro proprietà terapeutiche. 

Si accendono fuochi, insieme alle beneauguranti fave, piselli, orzo e soprattutto elicriso, il semprevivo sole d'oro della Sardegna, dalle innumerevoli proprietà. 

Elicriso, dal greco "helios"( Sole) e "Chrysos"(oro) per via dei fiori di un dorato luminoso, che non si decompongono mai. Veniva utilizzata dai greci e romani per incoronare le statue degli Dei. 

Una pianta molto resistente sia al vento che alla siccità, con un intenso profumo dei fiori che caratterizza olfattivamente la Sardegna, insieme al mirto. 

Riporta alla leggenda mitologica della fanciulla dai capelli dorati, non corrisposta in amore, che gli Dei trasformarono in piantina di elicriso, considerato anche un grande portafortuna. 

"Di fortuna resti intriso, chi si adorna di elicriso", di grande utilizzo in ogni settore, anche in cucina. 

Per favorire l'incontro con l'anima gemella, si fa bruciare nel falò della notte di San Giovanni, un mazzetto di elicriso lasciato essiccare tutto l'anno. 

E l'acqua nella quale sia stato immerso l'elicriso proprio la notte di San Giovanni, risulta benedetta. 

Usato per alimentare i fuochi di San Giovanni, dona a chi salta in coppia( maschio e femmina) sul fuoco, il Dono di diventare "cumpari e cumari de muccalori",  " compare e comare di fazzoletto", legati da un vincolo animico particolare. 

"Sa gommai", e "su goppai de is frorisi" 

La comare e il compare dei fiori, che quando interrompono il legame di amicizia tra di loro, si dice che "anti segau su Santu Juanni", hanno tagliato il San Giovanni, con tutta la simbologia intrinseca che comporta, di gemellaggio, di complicità. 

Una "prova del fuoco, che ancora oggi resiste bell'impegno dell'essere padrini e madrine di battesimo( diddina e diddino, in sardo) 

Ma anche l'iperico, dalle innumerevoli proprietà , tra cui quelle antidepressive, è proprio la pianta magica della Sardegna. 

Chiamato anche erba di San Giovanni in quanto il rosso ricorda il sangue versato dal Santo fatto decapitare da Salomè. 

L' iperico è conosciuto come “scacciadiavoli” in quanto, secondo la tradizione, protegge dalle streghe e dagli spiriti maligni.

Ma non solo: l’Iperico è l’erba di San Giovanni addirittura due volte, perché un’antica leggenda lo lega anche alla devozione  verso  Giovanni l’Apostolo, l'autore dell'Apocalisse. Si narra che l'apostolo Giovanni,  quando lasciò il Calvario della crocefissione, raccolse dei fiori di Iperico in memoria del suo Maestro

Fiori che hanno 5 petali, che rimandano alla conformazione della stella a 5 punte, solo di Venere e all'ancestrale Tanit, simbolo del Femminino. 

La tradizione vuole che per la sera del 23 giugno, che si raccolgano fiori e acqua da 9 fonti diverse per creare la "guazza" ( il numero che indica il completamento, la chiusura di un ciclo, e l'apertura di un altro, la gestazione, la nascita/rinascita, che corrisponde al Sacro Archetipo Ebraico Teth, il Femminino, il grembo, l'ancesteale Sophia ), e con questa acqua terapeutica e benedetta ci si lava e la si beve durante la cerimonia del falò. 

Con le erbe raccolte si fanno delle "punghe". 

"Is pungas" in Sardegna, sono chiamate anche "breves" o "scrapulari", ed erano usate per protezione da eventuali avvenimenti importanti, per impedire il peggioramento della situazione, come parti difficili, aborti, e addirittura erano ricercate anche dai banditi per proteggere le armi. 

Cosa  è "sa punga"? Significa sacchetto. 

Sono piccoli sacchetti di panno quadrati, con una piccola asola  cucita a mano, da appendere al collo o fissare all'interno degli indumenti, con dentro alcuni elementi protettivi dei più svariati, che potevano essere anche formule scritte chiamate " is scrittos", e che potevano contenere qualsiasi tipo di elemento che avesse valore apotropaico,  come erbe, cenere di candela benedetta,  ma anche sangue mestruale. 

Non si doveva mai, per nessun motivo aprire questo sacchetto perché erano sigillati e benedetti da formule ben precise. 

Il sacchetto veniva "Abrebbau", tramite "is brebus", le formule protettive con una tradizione tramandata solo per via femminile ed orale, ed erano personalizzati. 

Nel senso che non si potevano prestare ad altri e avevano un valore inestimabile, e quindi non quantificabile in denaro. 

E proprio le erbe che si raccoglievano per la notte di San Giovanni, servivano per "sa punga". 

Se questi sacchetti venivano aperti, dovevano essere buttati nel fuoco. 

Intorno al fuoco si svolgono riti canti preghiere, "is brebus" recitati sottovoce  mentre ci si passano  di mano in mano "is pungas ". 

Si interroga il futuro,  durante questa notte, lasciando che un albume d'uovo, tuffato in una brocca di vetro, ricolma d'acqua, meglio se proveniente da 9 fonti diverse, scivoli nell'acqua a creare coreografie divinatorie.  

Viene riposta sul davanzale e si lascia che si  cristallizzi al fresco della notte e la mattina si avra' il responso. 

Un San Giovanni festeggiato ovunque come festa dell'acqua e dei fiori. 

A Fonni, un paese in provincia di Nuoro, il cui patrono è proprio San Giovanni Battista, viene preparato anche un pane particolare, realizzato in modo scrupoloso con acqua di sorgente, miele semola e mandorla, realizzato con Intagli particolarissima. 

Un pane che è una vera e propria scultura e che si chiama "Cohone de Vrores", Covone di fiori, preparato come una sorta di torta, nella quale sono infilati a raggiera uccellini e galline , realizzato con con questi ingredienti benedetti. 

Una preparazione che richiede mesi di scrupolosa attenzione e abilità. 

È il pane dalla festa dei fiori,e viene benedetto dopo la messa solenne cantata, "sa missa cantada". 

La scultura ha un diametro di circa 40 cm  e regge 160 "puggiones", uccellini, e 4 "puddas", galline, con al centro un nido  di 5 cm che viene decorato, con i chicchi di grano finti,  con sopra tre puggioneddos, uccellini e con intorno 4 puddas, una delle quali ha addosso un puggioneddo piccolino. 

Ha un peso di circa 8 kg  e pare che la tradizione di questo pane particolare derivi dalla leggenda di Predi Murru. 

Tra parentesi, tutti numeri particolari

160=16

40

4

Tutti numeto che sono multipli del 4, che indica Madre Terra, e il Femminino. 

Nel 1865 a Fonni ci fu un'invasione di cavallette, che distrusse grano e orzo. 

La gente chiese al patrono del paese, San Giovanni Battista, di intercedere affinché si interrompesse questa questa invasione distruttiva. 

Ma nonostante l'intercessione, anche di altri sacerdoti, fu tutto inutile. 

Fino a che non si decise di chiedere l'intervento  di un altro prete, che però aveva la fama di essere "unu maiargiu", cioe' un "mago", chiamato Predi Murru. 

Era un prete che andava per ovili a chiedere l'elemosina in groppa al suo asinello, insieme ad un altro frate. 

La leggenda narra che avvicinandosi un giorno ad un ovile, per chiedere l'elemosina, i pastori proprietari del gregge, esclamarono "arrivano i corvi , sleghiamo i cani !"

Ma, inspiegabilmente, appena Predi Murru impugno' il crocifisso e lo mostro' ai cani, questi si azzannano tra di loro fino a morire tutti. 

Oltre al  Crocifisso, questo prete aveva anche sempre con sé un corno di cervo contenente  olio, e della cera di candele benedette. 

Recitava "is brebos", le preghiere, per allontanare gli uccelli dal raccolto, eseguendo con la mano tre segni della Croce e  gli uccelli per incanto cessavano di vivere. 

Quando viene chiamato nel 1865 per l'invasione delle cavallette, recitò dei brebos, e fece dei riti, che uccisero tutte le cavallette, ma anche tutti gli altri uccelli. 

Si salvarono solo  i cuculi  e altri tipi di uccellini piccoli. 

Allora i cuculi prepararono un grande nido per accogliere le altre specie, e si diede inizio alla covata. 

Dopo un po' di tempo, l'uovo di uno storno si schiuse prima degli altri, e al primo volo, un uccello piccolino di un'altra specie si pose sul dorso del cuculo. 

Si schiusero anche le altre uova, e la campagna di nuovo  si ripopolo' con uccellini di tante specie. 

L'anno successivo, nel 1876, i contadini confezionarono " su Cohone de Vrores", in ricordo del nido di cuculo che diede vita a tutti gli altri uccelli, e che fece rifiorire i campi. 

Venne riproposto come usanza annuale,  ma con la gallinella, che simboleggia la Dea Madre, al posto del cuculo. 

Una Dea Madre importantissima, per la nostra civiltà, perché il grembo alchemico della Dea Madre, le Domus de Janas, sono come porte("Janna", in sardo, significa "porta"), dei portali, orientati ai solstizi, come ho già avuto modo di scrivere, quello estivo, del Cancro, "porta degli Umani", e quelli invernale, del Capricorno, "porta degli Dei". 

Passaggio di Testimone che poi sarà di dominio del romano Giano bifronte. 

Anche il Giovanni Evangelista, celebrato il 27 dicembre, traguarda, insieme al Giovanni Battista, i due portali alchemici, le due porte solstiziali di trasformazione, di trasfigurazione, attraverso il Fuoco e Acqua purificatori. 

Il Cristianesimo ha adattato i suoi dogmi a questi riti ancestrali, facendo anche del Cristo, il portatore del Fuoco purificato ("Io sono venuto a gettare il fuoco sulla terra " Lc 12, 49-53), sublimato poi, e purificato per mano di Giovanni, che lo battezza con un simbolico ritorno alla Madre, all'acqua ancestrale della memoria. 

Il culto solare, base di tutte le teogonie, che piano piano si sostituì al culto lunare della Dea Madre  nelle società matriarcali, era un culto che veniva praticato in segreto( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/01/bassorilievo-shamash-shapash.html?m=0), dove la divinità solare maschile Shamash, accoltella la divinità solare femminile Shapash, per prendere il suo posto, era severamente vietato, al punto da essere punito con la lapidazione, secondo i precetti della Bibbia ebraica. 

Così, si integro' questo concetto solstiziale delle due porte, con quello del Giano bifronte, e del Giovanni  dei due solstizi, enfatizzando così, la dualità della divinità primordiale androgina originaria, che prevedeva le due polarità, maschile e femminile, integrate in un unica Essenza, con un Femminino veicolo e Custode del Mascolino. 

Si è giocato su quel concetto di specularità e di gemellaggio che rappresenta la Monade originaria, che, in una dimensione terrena, per poter sopravvivere, si deve scindere in due polarità contrapposte e complementari, come maschile e Femminile, come Fuoco e Acqua, come inverno ed estate. 

Inscindibili l'uno dall'altra, perché insieme, arrivano alla Quintessenza, all'elemento spirituale e purificato, dopo che il Fuoco porta ad ebollizione l'acqua.

Si arriva all'elemento etere Cristico, all'acqua di Fuoco, al vapore, più forte della stessa acqua e fuoco insieme(il vapore, infatti, anche in ambito pratico è più efficace della stessa acqua, nelle pulizie per esempio, o dello stesso calore, come nel ferro da stiro, dove il vapore, appiana ogni increspatura). 

San Giovanni si celebra tre giorni dopo il Solstizio. 

I tre giorni della "nascita/morte/rinascita", in seno alla sinergia del Fuoco e dell'Acqua insieme, dopo la manifestazione ierofanica del Corpo di Luce( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/solstizio-estivo-nellantica-civilta.html?m=0) 

Ed ecco il Battesimo con l'Acqua e con il Fuoco. 

In seno a quell'equilibrio degli Opposti, che nella nostra Antica Civiltà Sarda è sempre presente, e che ne costituisce la peculiarità simbolica, metaforica, principale.

Nella notte magica di San Giovanni , dove i sogni sono veritieri e anche l'impossibile si avvera, si celebra anche la notte dell'amore, notte di antichi riti per propiziare le relazioni sentimentali. 

La rugiada di San Giovanni è ritenuta preziosissima. 

San Giovanni è il Santo che battezzava con l'acqua, e proprio in questa notte l'acqua si sposa con il fuoco, la luna con il sole. 

In un unico posto al mondo potevano creare questa nozze mistiche tra acqua e fuoco, diletto del palato

"S'abbardenti". 

"L'acqua ardente" . 

"Su fil'e ferru" . 

Una grappa cristallina come l'acqua, ma che brucia come il fuoco. 

Sardegna, terra di estremi, di opposti che si armonizzano in una Bellezza da togliere il fiato, con un'energia che ti scuote intimamente, che ti fa vibrare come un diapason, perché ne riconosci la frequenza ancestrale. 

Perché l'Armonia, i Sardi ce l'hanno nel DNA. 


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com


Nell'immagine un manufatto, una bellissima  "punga" dell'artista sarda Ramona Burruni, realizzata con tessuto sardo, piante sacre nostrane, rame e ossidiana, che prepara anche unguenti, creme e oleoliti totalmente naturali, che potete contattare nel suo profilo https://www.facebook.com/ramona.burruni

San Giovanni





















💙Verso il passaggio per San Giovanni

 Il vento si è risvegliato, rispetto a questi giorni appena passati, ovattati, pesanti, statici. 

È vento impetuoso, è forte. 

Il Maestrale, il vento delle Antiche Madri, Is Maistrasa. 

Perché da noi, il vento è Femmina. 

È la manifestazione dell'afflato divino. 

Ha deciso di ribellarsi. 

Di ritornare al Bello. 

Alla Bellezza dei colori, dei profumi di questa terra selvaggia, che inebria di elicriso e mirto.

Ha deciso di farlo nel giorno di un plenilunio che celebra l'ingresso in segno d'acqua, il Cancro, segno simbolo proprio delle Acque Madri, che, insieme alla Luna Piena in Capricorno, che è terra, simboleggia proprio un Salto di Ottava, tra due portali, il portale degli Uomini, il Cancro, e il portale degli Dei, il Capricorno 

Acqua e Terra, i due elementi del Femminino. 

Perché è nella dimensione del Femminino, che si nasce e ci si alchemizzazione. 

La potenza del passaggio del solstizio in luna crescente in Sagittario, elemento Fuoco, si è affievolita, diventando radicamento, terra, dura roccia. 

Fuoco interiore. 

Dalla corrispondenza dell'Archetipo Ayin, dalla Torre, che doveva andare a Fuoco, siamo dentro l'Archetipo Tsade', con la consapevolezza di essere dei Frattali Divini, guidati dall'Arcano della Luna, e che, siamo dei "portatori sani di Sole", ovunque, in qualsiasi contesto. 

L'elemento Terra del Capricorno, che ricerca  intimità, comunione, amplifica l'umidità delle nostre intime secrezioni dell'Anima. 

La nostra intima fertilità, che è sempre vulnerabilità. 

Si è sempre vulnerabili, quando si è fertili, perché ci si deve aprire. 

Ci si deve lasciare fecondare. Ci si deve fidare. 

E la materia, il denso, talvolta fa fatica a lasciarsi fecondare. 

È dolore proprio fisico. 

Ma deve essere un atto di totale Fiducia, di totale Resa. 

Il 24 Giugno, in occasione dei festeggiamenti di San Giovanni Battista, festeggiato con i riti dell'Acqua e del  Fuoco, lunedì, in un giorno dedicato al Femminino, avremmo una Luna calante in Acquario, elemento Aria. 

L'acqua sublimata dal Fuoco, che diventa un elemento più nobile, purificato, l'Aria. 

È la chiave di lettura di questo passaggio che ci porta verso la celebrazione di San Giovanni, che avviene sotto un Archetipo Resh, il ventesimo, con funzione "perfezionante", che rappresenta la Testa, con Arcano Maggiore XX del Giudizio. 

Lo stesso Archetipo dell'eclissi dell'8 aprile, così importante, perché ciò che sentiamo nelle radici, nel cuore, a livello emotivo, deve arrivare alla testa, anche al mentale, per riconnessione della Corona, con la Sorgente, per un'espansione che bypassi il denso e ci connetta solo con le Ottave Alte dell'Universo 

Ma è nell'elemento terra, che ci si espande, in questa dimensione, quando il Seme squarcia il suo involucro, per poter germogliare.

Che si sente il tutto, e la sua frattalica potenza. 

Un germoglio che è anche doloroso, come tutte le nascite, nelle quali non siamo più protetti dalla sacca amniotica, e dove dobbiamo imparare a respirare con i nostri polmoni. 

In questo passaggio, che ci porta al 24 di San Giovanni, c'è un ritorno alla dimensione uterina del concepimento, del momento fecondo in cui le due polarità, acqua e fuoco, convergono per una finalità creativa, sublimandosi nell'elemento Aria. 

Alchemicamente, siamo  nella triade perfetta per una trasmutazione profonda.

Abbiamo tutti  gli elementi dell'Opera Alchemica, Nigredo, Rubedo, e Albedo, che si deve compiere nella materia, enfatizzata dai quattro segni di questi passaggi alchemici, Sagittario, fuoco, Capricorno, Terra, Cancro, acqua, Acquario, Aria 

Elemento terra, che è rappresentato dal Sale. 

Nella materia, reagiscono tra loro, lo zolfo, elemento legato al Mascolino, il drago senza ali, al Fuoco, allo Spirito, all'azione, al secco, e il Mercurio, il drago alato, elemento Femmineo, legato alla Luna, all'acqua all'umido, al passivo. 

L’unione di questi due metalli primordiali rende possibile la creazione di qualsiasi altro metallo, anche quello più prezioso e ricercato: l’Oro.

Lo zolfo interagendo col mercurio liquido, deve trasformarlo in mercurio igneo, per realizzare le Nozze alchemiche tra Sole 

 e Luna, e ottenere così l'Oro dei filosofi, capace di risanare la corruzione della materia.

Il sale, essendo solubile, rende possibile questa alchimia. 

La vera opera alchemica si ha quando si ottiene "l'Acqua di Fuoco", l'equilibrio tra i due opposti, la nostra dimensione naturale. 

Giovanni Battista battezza il Cristo con l'acqua, ma il vero battesimo è il battesimo di Fuoco, quello che calibra la nostra principale composizione, l'acqua. 

La sua controparte energetica. 

Un passaggio iniziatico e cosmogonico necessario.. 

Cancro e Capricorno, la Porta degli Umani e degli Dei, i due solstizi. 

Giovanni Battista come guardiano della Porta della Dea Madre. 

Non per niente, "Giovanni/Johannes/Giano bifronte/Jana", riportano tutti alla Jana, alle Domus de Janas, tutte orientate ai solstizi, perché erano le Guardiane delle Soglie, del mondo degli Umani e del Divino. 

Janas capaci di curare, con l'iperico, soprattutto, diffusissimo in Sardegna, la pianta del sole, e con tutte quelle piante officinali, benedette dalla rugiada mattutina, dall'acqua più pura che ci sia, e da mano femminile. 

Nel Giovanni Battista, simbolicamente, si hanno, contemporaneamente sia l'iniziazione dell'acqua, con il battesimo, che con il fuoco, perché Giovanni deriva dall'ebraico caldeo "Io", che significa "colomba", e "Oannes", nome del Dio caldeo delle iniziazioni. 

Quindi Ioannes/Joannes, significa "colomba di fuoco". 

Ma sappiamo anche che la colomba, non è altro che la Forma del Divino, la Shekinah, che è il Femminile, attraverso il quale, il Maschile si manifesta, e che gli Oannes, nella mitologia cosmogonica babilonese, sono gli ibridi "uomini pesce" che diedero inizio all'umanità. 

Quindi, nello stesso nome di Giovanni, sono presenti sia l'elemento acqua, che l'elemento Fuoco. 

Le nuove energie di attivazione arrivano stemperate, sono troppo forti. 

Il passaggio alchemico si sente, ed è molto profondo. 

Alchemicamente, ci viene chiesto di portare in superficie lo zolfo, la nostra parte più infiammabile, proprio come lo zolfo della capocchia dei fiammiferi. 

Perché  lo zolfo viene considerato la materia prima dello stesso sole e dell'Oro filosofico, quindi un elemento androgino.

Lo zolfo infatti, è l'elemento fondamentale della materia, è la materia vulcanica interna della terra. 

Il nostro elemento alchemico infiammabile, quello delle nostre intime profondità 

Unione che può avvenire solo grazie al fuoco segreto, al Sale.

Questo passaggio alchemico era considerato importantissimo, poiché portava all'integrazione delle due parti, al compimento dell'Opera alchemica, alle nozze alchemiche tra Maschile e Femminile, tra Sole e Luna.

A manifestare il Fuoco Trasmutante più potente, il Fuoco dell'acqua, poiché lo zolfo è puro fuoco nascosto nell'acqua, rappresentata dal Mercurio.

È quell'acqua ignea dove si lavano Re e Regina, pura, simile all' Oro.

Dove si purificano e sanano "la corruzione della materia", le nostre ferite. 

Dobbiamo tirare fuori il nostro zolfo, il nostro magma più intimo, il nostro Fuoco, la nostra rabbia. 

Il nostro ardore, la nostra più intima verità, il nostro "Fuoco nascosto nell'acqua", per trasfigurarci, esattamente come succede ai nostri corpi sotto il cono uterino di luce, nel grembo della terra, della pietra, dei nuraghi, durante il Solstizio estivo, quando si manifesta il "corpo di luce", con i raggi solari che toccano il grembo di Madre Terra, che ingravidano di luce, con la loro inclinazione a 72 °, cone la stella a 5 punte, come la Tanit primordiale, ogni creatura, trasfigurandola a nuova dimensione di luce ( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/solstizio-estivo-nellantica-civilta.html?m=0) 

Avevo scritto un post, tempo fa, sulla volpe e l'uva. (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/pensavo-al-detto-della-volpe.html?m=1), e oggi pensavo  proprio alle kitzune, alle donne volpe, capaci di dominare il fuoco. 

Sarà perché la volpe esotericamente rappresenta lo zolfo e lo spirito, il Fuoco. 

La conoscenza di tutte le cose.

E poi si dice che il diavolo abbia l'odore dello zolfo.

Ma senza lo zolfo , il vino si deteriora 

Lo zolfo ne previene l'ossidazione, ne blocca la crescita di lieviti.

Ma allora, lo zolfo che è spirito, che rappresenta alchemicamente la materia prima del Sole( perché è come la lava vulcanica sotterranea), è importante perché contribuisce alla trasfigurazione di quella divinità ( insieme a Mercurio) in quel "Figlio/vino" che altrimenti non riuscirebbe a manifestarsi.

Lo zolfo è utile anche alla maturazione dell'Uva, la protegge dal deterioramento.

Quindi protegge anche il corpo di Luce Cristico che è formato da UVA, da raggi ultravioletti e biofotoni. 

Quindi lo zolfo esoterico, meglio, la lava sotterranea che porta a maturazione "l'Uva/Cristo" sino a farlo diventare " vino/Cristo, lo protegge nel percorso.

[...] Perché  solo lo "zolfo/volpe" può aiutare l' "uva/Cristo" ad arrivare a maturazione, proteggendola dal deterioramento per farlo diventare prima mosto ( the most..il maggiore/migliore su tutti ) e poi vino( win...vincere..il vincitore)

Volpe. Fox un inglese

Troppo simile a vox 

"Voce", suono. Il suono, la vibrazione del suono crea la materia

Le Kitsune, le donne volpe, nella tradizione giapponese vengono rappresentate spesso nelle rappresentazioni artistiche a fianco di globi infuocati, poiché esse stesse sono associate al fuoco. 

Secondo i credo della geomanzia cinese ( il feng shui)il potere delle volpi sul male è enorme. 

Sono le guardiane degli ingressi terreni ad est. 

E mi vien da dire, che forse è vero, che quando la volpe non arriva all'uva, dice che è acerba. 

Ma forse è ancor più vero dire che se la volpe,  "fox/vox/ fire" non è sufficientemente fuoco, non può alchemizzare l'uva. 

Non può trasformarsi da uva, a U.V.A. Il Corpo di Luce. 

Il simbolo alchemico dello zolfo è una croce sormontata da un triangolo.

Maschile e femminile che si incontrano, come il caduceo, e si alchemizzano grazie all'Energia Trinitaria Divina. 

Siamo abbastanza "volpe" da riconoscere l'uva?

Non è mai stata questione di invidia come nei detti popolari. 

Ma di frequenza

Non riconosci l' uva, e non puoi accedere ad essa , perché non hai l' U.V.A. dentro te. 

Il Corpo di Luce Cristico.

Tutto sta spingendo prepotentemente in quella direzione. 

La risonanza Schumann rivela queste nuove frequenze, altissime a livello energetico, potenti. 

Stiamo viaggiando alla velocità della luce, verso l'alto, verso il sole, perché siamo riusciti a scendere nella nostra profondità, e a trovare il nostro sole interiore. 

Il passaggio per la celebrazione di San Giovanni è esattamente tra il 23 e il 24 giugno, con tutta una ritualistica legata anche alla raccolta dei fiori, detta la "guazza", che deve avvenire il 23, sera, con i quali benedire l'acqua con la quale ci si laverà il viso il 24 mattina. 

Quindi siamo a cavallo tra due Archetipi, il diciannovesimo, la Qoph, con funzione "legame", che rappresenta il Sole, Arcano XIX, e la Resh, ventesimo Archetipo. 

Il 19 è anche il numero della massima perfezione della Geometria Sacra, il Fiore della vita a 19 circonferenze, di cui la più antica rappresentazione si trova nel tempio egizio di Abydos, dedicato ad Osiride, al cui interno, si incastona, in una perfetta Geometria Sacra, la stella di David, simbolo dell'Unione degli Opposti. 

Ma se lo vediamo in modo tridimensionale, le 19 circonferenze, diventano sfere, i due  triangoli, due piramidi che si intersecano a formare un tetraedro, una Merkaba, il nostro Corpo di Luce, di cui ho parlato nel mio ultimo post sul solstizio. 

Ora, l'Archetipo Qpoh, era  rappresentato nel geroglifico fenicio, da un'ascia bipenne, la labrys, che è l'emblema dell'Unione delle due polarità ( anche la dea Inanna, nelle sue primordiali rappresentazioni, viene rappresentata con due asce bipenni tra le mani), usata per lo più a scopo ritualistico, ritrovata specialmente a Cnosso, quindi legata al Minotauro, al labirinto ( labrys, ha la stessa radice di labirinto) 

E Saturno, Crono per i greci, era proprio il nome col quale greci conobbero il dio-cielo, portatore di ascia dei Minoici. 

L'Archetipo Qoph, indica anche la nuca, la zona che si deve esporre, da sacrificare, durante i rituali, al colpo sacrificale della bipenne. 

La nuca che regge la testa, la Resh. 

La zona occipitale, sede della nostra parte intuitiva, dei ricordi delle nostre vite passate, in una dimensione lunare,  inconscia. 

Il Minotauro al centro del labirinto, ricorda se stesso, nell'inconscio, nel grembo. Scende dentro se stesso. 

Una scelta consapevole. 

Si offre al sacrificio, porge la nuca, la sacralizza, per ritornare alla sua integrità, alla sua primordiale unità, in verità. 

Ripercorrendo quelle esperienze karmiche, con la memoria, che deve ancora una volta, spezzare, per non emulare, per non scimmiottare ( la parola Qoph significa anche scimmia) esperienze già vissute. 

La simbologia della scimmia, che questo archetipo rappresenta, nella sue semantiche valenze (nuca, labrys, contenitore, scimmia, ago). 

Presso le culture orientali, la scimmia, è il simbolo della saggezza massima, lo stesso Dio Toth era rappresentato con il volto da Babbuino. 

Il mercuriale Dio Toth, che concilia gli Opposti. 

Che sa passare dalle tenebre alla luce. 

Dall'abisso alle vette.

Dalla follia dell'Heyoka, dall'irriverenza della scimmia, al totale raccoglimento iniziatico profondo, intimista. 

Il silenzio del "non vedere, del non sentire, del non proferire parola", come viene rappresentata nella tradizione buddista. 

Dall'esternare, all'interiorizzare. 

È in quel momento, che si crea quel legame archetipale, così ben espresso dal nostro Archetipo Qoph, tra la nostra Essenza folle, animalesca, e la nostra Essenza divina.

Ed è proprio, paradossalmente, nella ciclicità karmica della nostra esistenza, delle nostre esistenze, che si manifesta la presenza divina, esattamente come succede in natura,  scandita dai ritmi dell'universo.

Ciò che sta succedendo in questi ultimi giorni, dal punto di vista energetico, ha un'importanza straordinaria.

I picchi energetici della risonanza Schumann, danno  una sorta di ebbrezza, una percezione nuova.

Che significa risalire l'abisso leggeri, anche con irriverenza, con sfrontatezza, con quel guizzo, che mi rimanda alla leggerezza del witz ebraico.

Trovare il punto di equilibrio, di ironia, che spezzi la tensione, che spezzi il karma, e vedere le cose da una nuova prospettiva.

Le cose non cambiano.

Cambia la nostra percezione.

La nostra reattività.

La nostra energia.

Cambia lo spezzare la ciclicità, la reiterazione karmica.

Cambia il salto di Ottava.

La follia dell'Heyoka che vola alto.

Che compie in sé, l'unione mistica dell'Acqua e del Fuoco.

L'Universo sta continuando a lavorare energeticamente a specchio, a reiterazione, adattandosi ai cicli terreni, karmici, per agevolarci in questi passaggi così importanti, che spingono verso la fusione della dimensione terrena con quella spirituale. 

Nella materia, nella terra di questo Plenilunio, governata dal sale, reagiscono tra loro, lo zolfo, elemento legato al Mascolino, il drago senza ali, al Fuoco, allo Spirito, all'azione, al secco, e il Mercurio, il drago alato, elemento Femmineo, legato alla Luna, all'acqua all'umido, al passivo. 

L’unione di questi due metalli primordiali rende possibile la creazione di qualsiasi altro metallo, anche quello più prezioso e ricercato: l’Oro.

Lo zolfo interagendo col mercurio liquido deve trasformarlo in mercurio igneo per realizzare le Nozze alchemiche tra Sole 

 e Luna, e ottenere così l'Oro dei filosofi, capace di risanare la corruzione della materia.

Il sale, essendo solubile, rende possibile questa alchimia. 

La vera opera alchemica si ha quando si ottiene "l'Acqua di Fuoco", l'equilibrio tra i due opposti, la nostra dimensione naturale. 

Giovanni Battista battezza il Cristo con l'acqua, ma il vero battesimo è il battesimo di Fuoco, quello che calibra la nostra principale composizione, l'acqua. La sua controparte energetica. 

La Qoph del 23 giugno, rappresenta la fusione delle due dimensioni, e il passaggio importante veicolato da questa celebrazione è il riconoscimento, la compenetrazione.

L'orobourus che si mangia la coda, metafora di questo intenso solstizio trasmutativo. 

Si arriva ad un punto massimo di espansione, per cui ad un certo punto, il cerchio si deve chiudere. 

La decapitazione metaforica, alchemica del Giovanni Battista( il Giovanni-Giano solstiziale del 24 giugno, complementare al Giovanni Evangelista-Giano del solstizio invernale del 27 dicembre) offerta su un piatto d'argento a Salome', che chiese la sua decapitazione. 

Un sacri-ficio necessario. 

Si sacri-fica la testa( la Resh di lunedì, 24, San Giovanni, la parte più infiammabile, la sede dei limitanti processi mentali, e la si altarizza alla luna, del lunedì stesso( il vassoio d'argento). 

Un processo alchemico e metaforico che viene chiamato decollazione. 

Si purifica con il processo iniziatico  lungo la kundalini ( la danza dei 7 veli di Salome', come il percorso attraverso i 7 chakra) attraverso il battesimo dell'acqua ( San Giovanni Battista si celebra infatti sotto il segno del Cancro, segno d'acqua) e via via che si risale, che si manifesta verso l'esterno, prende fuoco, ciò che deve, purificato attraverso il Fuoco. 

Karmicamente. 

Come la Torre, l'Arcano di questo passaggio solstiziale, che prende fuoco sulla sommità, sulla "testa", metaforicamente, 

Ci si separa dal Superfluo, dal già costruito, dal già edificato. 

La testa deve passare per una nuova iniziazione, che contempli la corrispondenza, la fusione con quella parte lunare che è intuito sublimato, Intelletto. 

La testa deve acquisire nuovi sintagmi. 

I nuovi codici che stanno arrivando, chiedono di  essere accolti in Frequenza. 

Con la stessa frequenza dell'acqua, la nostra componente principale.

È memoria che si attiva nella ciclicità karmica della reiterazione, finché il ciclo non si interrompe, finché la testa non viene decapitata, e alchemizzata, come in un rituale iniziatico, per permettere alla vera luce, quella che contempla la solarizzazione anche della nostra dimensione lunare, che è la chiave per accedere a questi nuovi moduli, a queste nuove chiavi di lettura, a questi nuovi linguaggi, di manifestarsi. 

Unione, tra Acqua e Fuoco, tra Luna e Sole, che può avvenire solo grazie al fuoco segreto, al Sale.

Questo passaggio alchemico era considerato importantissimo, poiché portava all'integrazione delle due parti, al compimento dell'Opera alchemica, alle nozze alchemiche tra Maschile e Femminile, tra Sole e Luna.

A manifestare il Fuoco Trasmutante più potente, il Fuoco dell'acqua, poiché lo zolfo è puro fuoco nascosto nell'acqua, rappresentata dal Mercurio.

È quell'acqua ignea dove si lavano Re e Regina, pura, simile all' Oro.

Dove si purificano e sanano "la corruzione della materia", le nostre ferite. 

Dobbiamo tirare fuori il nostro zolfo, il nostro magma più intimo, il nostro Fuoco, la nostra rabbia. Il nostro ardore, la nostra più intima verità, il nostro "Fuoco nascosto nell'acqua", per trasfigurarci, esattamente come succede ai nostri corpi sotto il cono uterino di luce, nel grembo della terra, della pietra, dei nuraghi, durante il Solstizio estivo. 

Un piccolo particolare. 

Il liquore tipico della festa di San Giovanni, è il Nocino, che viene fatto con 13 noci verdi con il mallo tenero, raccolte proprio la notte tra il 23 e il 24 giugno. 

La conformazione della noce, rimanda ai nostri due emisferi cerebrali. 

Il numero 13 è legato al Sacro Femminino, all'elemento acqua, al tredicesimo Sacro Archetipo Ebraico Mem, ed è legato anche all'Arcano Maggiore XIII della Morte. 

Tutto abbastanza simbolico. 

Da un mallo di noce tenero, non ancora sedimentato in una forma finale, non ancora giunto a piena maturazione, per via Femminile, attraverso una morte simbolica, si può estrarre dell'Essenza pura, inebriante, prima che non sia più possibile. 

La Frequenza Schumann, ha manifestato in modo chiaro queste nuova intensità delle frequenze( perché, le frequenze sono abbastanza stabili, ma è la loro potenza a variare) in cui la mente deve percepire a livelli più alti. 

Non solo voce, ma frequenza telepatica, in connessione con il sentire di Cuore. 

Di interconnessione tra le parti, anche tra le parti di un corpo metaforicamente smembrato. 

Perché, ricordare, è anche ri-membrare. 

Riportare all'integrita, alla situazione originaria, virginale Monadica, in cui tutte le parti si rimagnetizzano in fusione, in compenetrazione. 

Perché abbiamo imparato a riconoscerle, ad accoglierle, a sublimarle. 

A portarle ad un livello superiore. 

A fare il salto di Ottava. 

È il Femminino ad operare quest'opera del "rimembrare". 

Non solo del ricordare, perché è Mem, quindi anche Memoria, uterina, ancestrale. 

Ma è soprattutto ri-membrare. 

Rimagnetizzare tra di loro, le membra. 

È Iside, a ricomporre il corpo smembrato in 14 pezzi, di Osiride, perché aveva Mem-oria di Osiride, della loro fusione e compenetrazione. 

OSiriDe. 

ISiDe

La S/D, in comune 

Iside che fa parte di Osiride. 

L'energia del Femminino, che può ricompattare, perché è magnetica. 

La testa non ci serve, in questo processo di smembramento e di ricompattamento. 

Non serve nemmeno allo spermatozoo, per creare la vita. 

E il detto, "perdere la testa", in questo senso, è affidarsi e fidarsi ciecamente del Piano Divino che è stato preposto per noi. 

Senza perdere la nostra Essenza, senza riscendere dinuovo nell'abisso. 

Non dobbiamo perdere la testa in quel senso, altrimenti tutto il lavoro fatto, viene vanificato. 

A nulla saranno servite le reiterazioni karmiche. 

Si perde la testa, per volare alti. 

Come dei Folli Innamorati dello stesso Amore. 

Della stessa Vita. 

Fusione della dimensione dell'amore. 

Decollazione. 

Perdita della testa. 

Dei limiti mentali, razionali. 

Ci sono altri orizzonti da sondare. 

Ci si decolla. 

Si offre alla Luna, alla Grande Madre. 

E si decolla. 

In una partenogenesi in cui accogliamo per prima, come in un parto, la nostra stessa testa. 

Tutti si frantuma. 

Noi, al centro del nostro zenit solstiziale. 

Stiamo in questa energia, e viaggiamo leggeri.

Si va più veloci..

Stiamo nel nostro Oro. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com

San Giovanni




venerdì, giugno 21, 2024

💛Moneta Dio Bes/Kabirios

 Ho avuto modo, pochi giorni fa, commentando un post sul santuario del popolo etrusco, il lago di Bolsena(https://www.facebook.com/share/p/kAfdEqUSDFUdRLwA/), del ricercatore e autore Luigi Catena( " Ricerche e studi sul territorio del lago di Bolsena"), di postare un'immagine di un'interessante moneta di bronzo, la cui didascalia dice

"Kabeiros seduto, con martello e serpente Toro che carica.
Bronzo; ca. II secolo a.C."
Il post verteva sul santuario del popolo etrusco, il lago di Bolsena, e sull'importanza delle città etrusche nell'area Sacra del Fanum Voltimnae, compresa VELZNA, la odierna Bolsena
Interessante notare che, a pochi km dal lago di Bolsena, fu fondata  Pyrgi, dove vi era era un vasto santuario, tra i più importanti d’Etruria, sacro ad Uni, identificata con Astarte, e a Thesan, la greca Leucothea, “dea bianca” del mare.
Guardacaso, il lago di Bolsena è luogo di ritrovamenti di bronzetti sardi, come quelli dei sacri costruttori di pozzi( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-bronzetto-sardo-di-dolsena.html?m=0/ https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/i-costruttori-dei-pozzi-sacri.html?m=0
Soffermandomi sulla parola Pyrgi, del Santuario, ho sottolineato, nei commenti, come, la radice di questo nome, "Pyr-", sia la stessa radice  della parola piramide, "pir-
La  radice della parola nuraghe, "nur-"significa anch'essa fuoco, inteso come fuoco sacro
Secondo l’Insegnamento Tradizionale, al pari delle Piramidi i Nuraghi erano un luogo sacro dove si svolgevano i Misteri del Fuoco (Misteri Kabirici), e pertanto sono da considerarsi centri di Iniziazione
I fulguratores etruschi erano noti per essere  i custodi del Fuoco Sacro
Ma, lo erano sicuramente anche gli antichi Sardi, che con dei cerimoniali  svolgevano sulla sommità dei Nuraghi le cerimonie del Fuoco Sacro.
Non era solo "fuoco", erano cerimoniali che avevano a che fare anche con l'energia toroidale in particolare.
Infatti, nel Museo Archeologico di Cagliari, vi è un reperto, la pietra del tuono, che aveva questa funzione, di cui ho già parlato ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/pietra-del-tuono-pinacoteca-cagliari.html?m=0), creatrice di energia toroidale, fatta roteare a mulinello per attivare l'energia dei fulmini
Erano dei Sacri Fulguratores, dei Cabiri, divinità del fuoco e del fucina, considerate difensori delle navi e protettori dei viaggiatori.
È interessante che questa rappresentazione del Dio Bes, venga definita come un Kabiro.
Commento e immagine che non hanno tardato a postare in altri profili, spacciandola per una loro scoperta.
È una rappresentazione del Dio Bes, presentissimo qui in Sardegna, di cui ho parlato svariate volte, anche in un mio scritto recente( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/il-dio-be-bessiu-custode-della.html?m=0), che raccoglie anche gli scritti precedenti
In questa moneta, è un Dio Bes con il pennacchio, alla Sardus Pater, definito un Cabiro.
Vi è la presenza del Toro, la cui simbologia taurina/uterina, come sapete, è molto presente qui in Sardegna
Dei kabiri ho parlato ben tre anni fa, in un post in cui ho trovato correlazioni tra  Siria e la nostra Antica Civiltà Sarda
https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/tracce-shardane-in-siria.html?m=0
In Siria( anagramma del nostro monte Sirai, con omonimo nuraghe) sono state trovate tracce Shardana
Tralascio tutte le corrispondenze riguardanti la Siria e la nostra civiltà, che potete trovare nel link che ho indicato, ma trovo interessante questo passaggio sui Kabiri
"[...] Questa descrizione rimanda alle nostre antiche Janas, e la cosa curiosa, è che proprio in Siria è stata ritrovata la tomba della più antica sciamana, appartenente alla cultura natufiana (cultura che aveva la fissa delle coppelle sulla pietra) , risalente a 12.000 anni fa, diffusa anche in Siria. 
Tra i reperti trovati nella sepoltura, spiccano 50 gusci di tartaruga, che doveva essere considerata sacra. Questo mi fa pensare alla nostra tartaruga di Cala Ghjlgolu (o Girgolu), a San Teodoro, una degli antichi Custodi della nostra Terra e alla tartaruga è stata dedicata la creazione in arenaria sulla spiaggia di San Giovanni di Sinis. 
Per i Maya, la tartaruga era legata alle stelle e alle costellazioni. Il guscio è una rappresentazione della volta celeste. Lo scudo di Orione è chiamato tartaruga in lingua yucateca, il dio della Luna è raffigurato ricoperto da una corazza formata da scudi di tartaruga.
Secondo l'etimologia popolare, tartaruga deriva da "tartuus", o mondo sotterraneo, inteso simbolicamente come dimensione dei livelli superiori di coscienza. 
Ma "Tart-" è anche la radice di un'altra parola, Tartesso, la grande città dei Metalli, che sappiamo, probabilmente di trovava in Sardegna, nello stesso Sinis, a Tharros. 
Creatura di cielo e terra, che nel suo carapace ha impresso del calendario lunare. Le 13 forme più grandi sono le 13 lune piene dell'anno, e le 28 forme più piccole, sul perimetro, sono 28 giorni secondo il calendario lunare. 
Come il nostro calendario lunare con le tredici coppelle, dell'altare di Oschiri, di cui ho già parlato in un mio precedente post. 
Un animale simbolico estremamente importante, legato alla fertilità e alla saggezza della Dea, alle qualità lunari della morbidezza e dell'ombra dello Yin, alle acque primordiali in cui tutto ha inizio"

E qui arriva la parte interessante
"Nel Faust di Goethe, è proprio sull'enorme guscio di una testuggine marina, che sono raffigurati i piccoli Cabiri, divinità greche protettrice dei marinai( chi più degli Antichi Shardana potevano essere considerati abili marinai?) 
Il culto Misterico dei Kabiri è attestato per lo più sull'isola di Lemno, e i suoi abitanti venivano identificati come Pelasgi, identificati con i Dioscuri, e gli Dei onorati in questo culto, discendevano direttamente da Efesto, il Dio principale dell'isola, zoppo anch'esso, Dio del fuoco, dei vulcani, delle fucine, degli artigiani. 
Efesto allevato dalle Nereidi, in particolare da Teti, ed Eurinome (nel mio ultimo post ho parlato proprio di Teti e della grande importanza che ha nel ritrovamento dei bronzetti sardi), buttato giù dall'Olimpo dalla madre Era, per poi finire nell'Oceano. 
Zoppo e sciamano anche lui, che si reggeva con bastone. 
I treppiedi umani. Gli Sciamani.
I figli del Cigno. 
La costellazione del cigno era importantissima per gli Antichi Sardi 
Stella Polare con la sua stella Deneb, 12.000 anni fa, ma anche Cigno come "signum-cunnum-cunno", come una delle tre croci astrologiche di rinascita, sulla via Lattea, come ho scritto altre volte, importantissima per gli antichi Sardi (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0).
O forse si trattava della nostra isola, visto che Sant' Efisio, nome così simile a Efesto, Sant'Efisio, che è copatrono di Cagliari, insieme a San Saturnino.
Stranamente, Cagliari, Cabras e Cabiri, hanno la stessa radice "Ca-".
Nell'Isola  di Lemno,  vi erano culti rivolti alle corporazioni di fabbri. 
E anche Tartesso, sede della Sacra metallurgia, che aveva come simbolo un'omega, con i suoi fabbri, era qui
E i Cabiri indossavano il tipico copricapo( il pilos) dei Dioscuri, i figli di Zeus e Leda, per la quale Zeus si trasformò in Cigno per conquistarla. Copricapo che somiglia molto alla nostra "berritta Sarda" 
"Berritta" sarda, che secondo me, rappresenta il Femminino, per tutta una serie di motivi che ho spiegato in questo mio scritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/05/baal-e-tanit.html)
Quindi, è molto probabile che gli Antichi Kabiri, che in questa moneta vengono rappresentati come il Dio Bes, in realtà fossero delle sciamane, delle antiche Janas, visto che è presente, nell'iconografia del Dio Bes, anche una sovrapposizione Dio Bes/Gorgone.

Nel mio post della Siria  in cui parlo dei Kabiri, avevo postato anche l'immagine di un iniziazione di Agamennone al culti misterici dei Cabiri, in Samotracia, in un bassorilievo esposto al Museo del Louvre.
Due cose da sottolineare.
Se si parla di Agamennone, c'è da sottolineare che Il tesoro di Atreo, detto anche Tomba di Agamennone, a Micene, in Grecia, ha una tholos, che sembra quella del nuraghe Is Paras di Isili, o come quella del nuraghe Arrubiu di Orroli.( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/tracce-sarde-in-ambito-miceneo.html)
La stessa mano, la stessa tecnica.
Per non parlare delle vesti delle donne micenee.
Corpino stretto e seno di fuori. Come il nostro costume sardo, che per pudore e decenza, ha aggiunto la camiciola a coprire i seni, ma il bustino che segue la sagoma del seno, è esattamente lo stesso.
Quindi, la rappresentazione di questo dio Bes-Cabiro, ha moltissimi aspetti in comune con le iconografia della nostra Antica Civiltà.

“Chi è iniziato ai Misteri dei Kabiri, che i Samotraci celebrano per averli appresi dai Pelasgi, sa quel che intendo dire, Infatti, quei Pelasgi che erano venuti a convivere con gli Ateniesi, andarono poi ad abitare a Samotracia; e da costoro i Samotraci appresero e conservano l’uso di quei Misteri"
(Erodoto, op. cit. II, 51)
Secondo Platone, il nome Pelagus significa grande mare, e pertanto i Pelasgi, gli antichi Etruschi, sono gli uomini provenienti dal grande mare o oceano, il cui viaggio è simboleggiato dal volo delle cicogne o gru, entrambi uccelli acquatici.  
Ma è anche vero, che gli uccelli acquatici trampolieri, come i Fenicotteri, sono presentissimi qui in Sardegna, e che, anzi, la radice Feni-, è riconducibile alla simbologia stessa del Fuoco( come la Runa celtica Fehu)
 I Pelasgi erano considerati discendenti di Iasione, e venivano anche chiamati Pelargi o cicogne. Pausania afferma che Pelasgo il primo uomo vivente, progenitore dei Pelasgi, emerse dal suolo dell’Arcadia[1], subito seguito da altri uomini ai quali Pelasgo come un Kabiro insegnò a costruire capanne e nutrirsi di ghiande e cucire tuniche di pelle. Il popolo Pelasgo era considerato un eterno vagabondo, un popolo errante che proveniva dalla favolosa Arcadia.
Secondo gli storici, i Pelasgi erano un popolo che abitava la Grecia prima degli Elleni. Erodoto sosteneva che gli abitanti di Atene erano di stirpe pelasgica, lentamente e faticosamente ellenizzatosi
Secondo Euripide e il geografo Strabone le mura poligonali ciclopiche sarebbero state costruite dai ciclopi, poi attribuite ai mitici popoli Pelasgi che avrebbero costruito le mura simili delle città micenee di Tirinto, Micene e Argo. La leggenda racconta che i Pelasgi siano stati istruiti nell’arte della costruzione dai Ciclopi, o dai Giganti, cioè uomini della Quarta Generazione, che La Genesi ebraica abitavano la terra prima del Diluvio di Noè. Si ritiene che i Pelasgi siano stati i primi Costruttori. Molti resti ciclopici delle opere dei Pelasgi si trovano sia in Grecia che in Italia; essi assomigliano molto alle rovine della civiltà Inca. Ai Pelasgi pare siano da attribuire anche i tumuli ed i dolmen. Platone farebbe derivare il loro nome da “pelagus”, il grande mare, ovvero l’oceano. È da lì dovevano esser venuti..
Orfeo viveva «tra i selvaggi Cauconi» presso la casa di Enopione. Secondo Pausania, Orfeo era venerato dai Pelasgi e la terminazione in -eus di un nome greco è sempre indice di antichità. «Orfeo», come pure «Èrebo», il nome del mondo infero su cui regnava la Dea Bianca, è fatto derivare dai grammatici dalla radice ereph, che significa «coprire» o «nascondere». Era la dea-Luna, e non il dio-Sole, che in origine ispirava Orfeo.

 Abbiamo una magnifica vasca ritualistica, nella Domu de Jana di Orfeo, a forma di Tanit ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/08/la-vasca-tanit-di-porto-torres.html?m=0), nel Parco Archeologico di Porto Torres, che si trova nella parte nord-ovest della città, ospita la località antica di Turris Libissonis
In una società matriarcale come la nostra sarda, la Dea Bianca è sempre stata di enorme importanza, e forse, tra le Dee Madri che meglio rappresentano la Dea Bianca, spicca la dea Madre di Turriga, in marmo bianco, che ha una morfologia cruciforme, proprio come la costellazione del Cigno, La seconda, la Dea Madre di Turriga, ritrovata a Senorbi, in modo casuale da un contadino, e risalente al 4.000-3.400 a.C., di cui ho parlato svariate volte, ma in particolare, insieme alle altre nostre Dee Madri Sarde, in relazione alla precessione degli equinozi( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/le-tre-dee-madri-cosmiche-sarde-della.html?m=0)
I Pelasgi, gli Eroi della tradizione greca sono gli appartenenti alla Quarta Generazione, quella dei Giganti, Ulisse e Enea ne facevano parte. La regione cui spetta il titolo di “popolazione gigante” è la Sardegna, che custodisce ossa di uomini enormi e tombe che non hanno nulla di “normale” come quelle di Iloi, Sedilo.
Precessione degli equinozi, la ruota del tempo, lo scorrere del tempo( il Femminino è legato a Saturno)
E anche Eracle, era un Kabiro, gloria di Era, allude allo scorrere del tempo, l’Era degli Dei Ercole, il Sole è anche la Luce Magnetica, il serbatoio delle Forze elettromagnetiche.
Secondo i Celti, Eracle era un Dattilo Ideo, cioè un Kabiro, che essi chiamavano Ogmio e rappresentava la prima lettera dell’alfabeto arboreo degli Iperborei, cioè la betulla.
Ogmio ha la stessa radice di Ogham, l'antico alfabeto dei Sardi
E il Giovane Eracle era lo stesso Sansone, perché  In Palestina il personaggio che gli corrisponde, a detta della Bibbia, è Sansone, il significato del cui nome è “piccolo sole”.
( ne ho parlato in un mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/simbologia-api-in-sardegna.html?m=0)
"Sansone è un Giudice, come i nostri Giganti di Mont'e Prama. 
Ne ho fatto cenno nel mio post sull'analogia del pozzo di Santa Cristina con le Iadi(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/le-iadi-e-santa-cristina.html?m=0).
Iadi, che, astrologicamente,  corrispondono all’arma con cui Sansone uccise i Filistei: una mascella d’asino.
Versetto di Giudici, 15: 19, («Dio aprì una cavità che era nella mascella, e ne uscì dell’acqua»
Le pluvie, acquose Iadi, identificate astrologicamente sia con la mascella della costellazione del Toro, che con le due corna. 
Sansone, che nella sua impresa da giovane Eracle, facendo a pezzi un leone, si trasforma in un baleno fa nascere il mito della generazione delle api da una carogna. 
Quell'Eracle(che poi diverrà l'Ercole mitologico romano), figlio di Zeus, e di un' umana, Alcmena, il cui figlio, Sardus, Sardo( uno dei figli che Erache ebbe dalle Tespiadi) parti dalla Libia, spinto dal verdetto oracolare, ricevuto dal padre Eracle, dopo le sue dodici fatiche, nell'oracolo di Delfi, con dei coloni, e arrivò in Sardegna, guidato anche dal nipote di Eracle, Iolao. 
La Sardegna degli "Eraclidi", dove si onorava l'Eracle/Ercole, resa fertile e agricola dai greci, narra la mitologia, facendo arrivare addirittura un "Architetto divino", Dedalo, che con queste opere maestose, le torri nuragiche, creò una "Daidáleia", creatura  ispirata all'architettura micenea, alle tholoi.
Dedalo che, sempre secondo la mitologia, porto' Aristeo, figlio di Apollo e di Cirene,  nell'Isola rendendola fertile e riappacificando le popolazioni in guerra fra loro. Fondò Karalis e ne divenne re, insegnando agli abitanti l'arte della caccia e dell'agricoltura.
La Statuina di Eracle, che è custodita nel Museo Archeologico di Cagliari e risalirebbe presumibilmente al V-VII secolo a.C., raffigurante un giovane nudo con cinque api disposte sul corpo, e che è stata ritrovata a Olien, in provincia di Nuoro.
Cinque Api. Il numero cinque è legato al Sacro Femminino. 
Ma i nostri veri Architetti divini, piuttosto che Dedalo, e le distorsioni mitologiche che riconducono tutto alla dimensione "greco-romana", sappiamo essere i Giganti di Mont'e Prama.
I Celti onoravano Eracle kabirico come patrono delle lettere e delle arti, in quanto su una betulla fu inciso il primo messaggio o scrittura.
Come vedete, ci sono tantissimi rimandi alla nostra Antica Civiltà.
Massimo Pittau, il nostro grande ricercatore e autore, sostiene questo, riguardo la definizione di Pelasgi
"Nel mondo antico correva una etimologia di questo vocabolo: Pelasgós = pelargós «cicogna» (uccello migratore); ma in realtà questa non era altro che una paretimologia o “etimologia popolare” (cioè errata), conseguente al fatto che i Pelasgi si spostavano spesso dal Mar Tirreno a quelli Ionio, Adriatico ed Egeo. E come dimostra soprattutto il fatto che i Pelasgi o Pelasgói sono citati dagli autori antichi, greci e latini, quasi sempre e soltanto in questo esatto modo.
A mio avviso, invece, Pelasgus/Pelasgós significava anch’esso «costruttore e abitante delle torri, torrigiano, turritano», derivando dalla glossa latino-etrusca fala «torre di legno, torre d'assedio» (DELL). E c’è da precisare che dell’appellativo fala i Glossari latini riportano pure la variante phala e inoltre che le alternanze delle vocali A/E e delle consonanti F/PH/P sono ampiamente accertate nella lingua etrusca (DICLE 13; LIOE, LLE Norme).
A mio giudizio dunque ha un elevato grado di probabilità e di verosimiglianza il fatto che anche l’etnico lat. Pelasgus e greco Pelasgós corrispondesse esattamente all’altro etnico Tyrsenós, Tyrrhenós = «costruttore e abitante delle torri», ma avendo come base la glossa latino-etrusca fala, phala «torre» invece dell’altra greco-etrusca tyrsis, tyrrhis «torre». Anzi, prendendo in esame la forma dell’etnico Tuscus «Etrusco, Toscano» (che deriva da Tur-sc-us), si vede chiaramente che Tuscus e Pelasgus sono due perfetti sinonimi, dato che hanno la stessa identica struttura: Turr-scus, Pela-sgus.
E come i veri e propri ed originari Tyrsenói, Tyrrhenói erano i Sardi Nuragici, costruttori delle «torri nuragiche», così pure i Pelasgi in origine indicavano anch’essi i «Sardi Nuragici( Massimo Pittau)

Quindi se i Pelasgi sono Kabiri, e il Dio Bes è definito come Kabiro, a maggior ragione, può essere la manifestazione al Femminile, di questi antichi Iniziati.
Cabiro.
Ka/Ca come Anima.
Ka come karrabosu, il nostro scarabeo primordiale rappresentato dalla nostra Dea Madre di Cuccuru Is Arrius
"Ca/Ka", che significa il corpo etereo, il doppio della persona, il gemello etereo, la placenta, che era rappresentata dalla lettera H, come Hermes/Mercurio, poiché traghettatrice di conoscenza, di Vita. 
"Ra" che indica la divinità solare. 

La "bs" finale della parola, rappresentava l'ideogramma del Dio Bes, protettore della gravidanza e della placenta, considerata nostro gemello sacro durante la nostra vita. 

Bes dalla grande testa, a forma di cuore, come sono state rappresentate alcune nostre Tanit, che in scrittura rappresentavano la lettera H. 
Quindi è chiaro che anche il nostro scarabeo Sardo, significa psicopompo per l'ascensione verso Orione, verso lo stargate divinizzante."
(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/lo-scarabeo-umanoide-egizio-khepri-e-la.html?m=0)
A dimostrazione che forse, il Dio Bes, è rappresentativo di quel Gemelli Divino che custodisce la vita, come la placenta, come le Domus de Janas, delle placente( il Dio Bes rappresenta la placenta) di pietra, che custodiscono la vita, prima e dopo la morte.
Che custodiscono, custodite da Janas "nane", "sa bessia", il venire alla luce, anche dopo la morte.
Perché le Domus de Janas sono luoghi alchemici in cui l'afflato divino che dona la vita, si manifesta, che passa, come ossigeno in questa placenta di pietra ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0)

Tiziana Fenu
©®Diritti intellettuali riservati
Maldalchimia.blogspot.com

Moneta Dio Bes/Kabirios





giovedì, giugno 20, 2024

💚Calendario lunisolare Dogon

 Antico manufatto Dogon, la Tribù del Mali, che rappresenta il sole.

Così dice la Didascalia, ma non ho trovato niente altro a riguardo

Secondo me, invece, rappresenta un calendario lunisolare, come le nostre pintadere sarde. 

Ho già avuto modo di parlare dei Dogon, e ho sempre trovato corrispondenze con la nostra Antica Civiltà Sarda. 

Ci sono 8 sezioni, anche se una, risulta vuota. Forse è stato smarrito l'elemento decorativo. 

Sono comunque 8 sezioni. 

Il numero 8 è legato al Femminino, a Venere, che nel suo percorso pentacolare in cielo, impiega 8 anni per compiere l'intero tragitto. 

È un numero che collega cielo e terra, il numero dell'infinito, ma ha anche una valenza cosmogonica che ha le radici nelle 4 coppie semidivine, nell'ogdoade, che diedero inizio all'umanità. 

Le nostre pintadere sarde, sono dei calendari, dei marcatori lunisolari, ne ho parlato più volte( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/05/pintadera.html?m=0) 

Ne abbiamo un antico esempio nel concio di trachite del nuraghe di Nordule ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/simbologia-dei-conci-di-trachite-del.html?m=0), in cui vi sono più pintadere con 8 sezioni. 

Sono le sezioni che traguardano solstizi ed equinozi. 

Una simbologia, quella delle 8 sezioni, e quindi, della stella a 8 punte, che rimanda anche al Femminino, perché l'alternarsi degli equinozi e dei solstizi, è una dinamica della ruota del tempo, di Cronos, di Saturno, che rappresenta il Femminino, il Sole dietro il Sole, con la sua ciclicità. 

Stella a 8 punte, simbolo antichissimo del Femminino, dell'ottagono delle fonti battesimali, simbolo delle antiche e potenti Dee, come Astarte, Ishtar, Inanna, che ritroviamo in tempi più recenti anche in  Moneta ritrovata nell'area archeologica di Mont'e Prama con stella a 8 punte sul Toro, e Sardus Pater. 

Simbologia, rimasta presentissima, nella nostra tradizione sarda, anche nei nostri stupendi  rosari sardi ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/la-simbologia-della-stella-otto-punte.html?m=0) 

Le pintadere marcano sicuramente  il ciclo lunisolare, così come è ben evidente nella pintadera del nuraghe Nuracraba( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/12/pintadera-nuraghe-nuracraba.html?m=0), e anche questo manufatto Dogon, è un marcatore lunisolare. 

Oltre le 8 sezioni, sono presenti 7 moduli, con 7 semicerchi concentrici ciascuno, che indicano i 7 giorni delle fasi lunari. 

A suddividere le 8 sezioni, 8 raggi, intrecciati come se fossero trecce. 

Come potete notare, il verso delle trecce, è alternato nelle due direzioni opposte, verso l'alto e verso il basso, e, simbolicamente, corrispondono alla sinergia del Fuoco( rappresentato con un triangolo con il vertice verso l'alto) e dell'acqua, rappresentata con un triangolo con il vertice verso il basso. 

Questa stessa simbologia delle trecce intrecciate nelle due direzioni opposte, è la stessa che abbiamo nel nostro bronzetto sardo di Vulci, e nelle trecce dei nostri Giganti di Mont'e Prama ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/simbologia-delle-trecce-nel-bronzetto.html?m=0) 

Una simbologia che rappresenta la sinergia delle due polarità, sole e luna, fuoco e acqua, maschile e femminile, atte alla creazione sinergica, che si manifestano in esseri divinizzati come il nostro sciamano di Vulci, o il nostro Gigante di Mont'e Prama. 

Degli esseri androgini, degli emissari Divini, che hanno le due polarità in equilibrio, e sappiamo bene quanto la tradizione delle treccine sia diffusa nei popoli africani, ma in questo caso, è sottolineata proprio la direzione inversa, consona al suo straordinario simbolismo lunisolare. 

Un manufatto straordinario, ricco di simbologia 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Calendario lunisolare Dogon




💜Inno al sole di Akhenaton

 Inno al sole di Akhenaton 


Magnifico risplendi tu

Sull’orizzonte del cielo, Tu sole vivente

Che determini la vita!

Tu sorgi dall’orizzonte d’oriente

E colmi ogni terra della tua bellezza.

Magnifico, grande e raggiante,

alto sopra tutti i paesi della terra.


I tuoi raggi abbracciano le nazioni

Fino al termine di tutto quello che hai creato.

Tu sei Ra quando raggiungi i loro confini

E li inclini per il tuo figlio amato.

Sei lontano, ma i tuoi raggi sono sulla terra;

sei nel suo volto, ma la tua via è inesplorabile.


Quando riposi oltre l’orizzonte occidentale,

il mondo è immerso nelle tenebre,

a somiglianza della morte.

I dormienti sono nelle stanze

Con il capo velato e nessun occhio scorge l’altro.


Tutti gli averi che tengono sotto la testa vengono loro rubati -

Non se ne accorgono.

Ogni animale da preda è uscito dal proprio covile

E tutti i serpenti mordono.

L’oscurità è una tomba,

la terra giace attonita,

poiché il suo creatore è tramontato all’orizzonte.


Al mattino però eccoti di nuovo al di sopra dell’oriente

E brilli come sole nel dì;

scacci le tenebre e scocchi i tuoi raggi.

Le Due Terre sono ogni giorno in festa,

gli uomini sono desti

e si levano in piedi, poiché tu li hai fatti alzare.

Il loro corpo è pulito e hanno indossato abiti,

le loro braccia si levano in preghiera al tuo sorgere

la terra intiera compie la sua opera.


Tutto il bestiame si pasce del proprio foraggio,

alberi ed erbe verdeggiano.

Gli uccelli hanno lasciato i nidi,

i loro voli lodano il tuo Ka.

Tutti gli animali selvatici stanno all’erta,

tutto ciò che si agita e ondeggia nell’aria vive,

poiché sei sorto per loro.

Le grandi barche risalgono la corrente

E poi la ridiscendono,

ogni viaggio è aperto dal tuo sorgere.

I pesci nell’acqua saltano dinnanzi al tuo apparire,

i tuoi raggi penetrano nel fondo del mare.


Tu che fai germinare il seme nelle donne,

Tu che procuri “il liquido” agli uomini

Tu che mantieni in vita il figlio nel corpo di sua madre

E lo acquieti così che le sue lacrime si asciughino -

Tu, balia nel corpo della madre! -

Tu che doni il respiro

Perché tutte le creature possano vivere.

Quando il bimbo esce dal corpo delle madre

E respira nel giorno della nascita,

gli apri la bocca completamente

e ti preoccupi di quel che a lui serve.


Al pulcino nell’uovo,

Che già si fa sentire nel guscio - Tu concedi l’aria e lo fai vivere.

Hai stabilito per lui il momento

Quando è tempo di rompere il guscio;

ed esce allora dall’uovo

per rispondere al termine fissato,

cammina già sui suoi piedi, quando esce dall’uovo.


Quanto sono numerose le tue opere

Che si nascondono allo sguardo,

tu unico dio, del quale non esistono eguali!

Hai creato la terra secondo il tuo desiderio, da solo,

con uomini bestiame e ogni animale,

con tutto quello che sta sulla terra,

con tutto quello che si muove sui piedi

con tutto quello che sta in alto e si muove con le ali.


I paesi stranieri di Siria e Nubia,

e con essi la terra d’Egitto -

hai collocato al posto dove si trovano e ti preoccupi dei loro bisogni,

tutti hanno nutrimento e il termine della loro esistenza è stabilito.

Le lingue sono diverse nei discorsi

E così pure i lineamenti;

il colore della pelle è differente, poiché tu distingui i popoli.


Nel mondo sotterraneo crei il Nilo

E lo porti poi in superficie a tuo piacimento,

per mantenere in vita gli uomini che tu hai creato.

Sei il signore di tutti che per tutti si affatica,

tu padrone di ogni terra che per te si schiude,

tu sole del giorno, potente nell’alto!

Tu mantieni in vita anche le terre più lontane,

hai posto un Nilo anche nel cielo

perché possa giungere a loro

e infrangere onde sui monti, come il mare

e rendere umidi i loro campi con ciò di cui hanno bisogno.

Quando sorgi essi si risvegliano e rivivono per te.

Crei le stagioni perché le tue creature si possano sviluppare -

L’inverno, per dar loro frescura,

il caldo dell’estate perché godano della tua presenza.

Hai posto lontano il cielo per salire fino a lui

E osservare tutto quello che hai creato.


Sei unico quando sorgi,

in tutte le tue forme di apparizione come Aton vivente,

che brilla e risplende,

lontano e vicino;

tu crei milioni di esseri da te solo - Città, villaggi, e campi coltivati,

ruscelli e fiumi.

Tutti gli occhi si vedono di fronte a te,

quando ti levi sulla terra come sole del giorno.


Quando tramonti, il tuo occhio non è più qui,

quello che tu hai creato per loro,

così non vedi te stesso come unico, ciò che hai creato - anche allora resti nel mio cuore

e non c’è nessuno che ti conosce

al di fuori di tuo figlio Neferkheprure Uanre

al quale hai fatto conoscere il tuo essere e la tua forza.


Il mondo sorge al tuo cenno, come tu lo hai creato.

Quando ascendi nel cielo essi vivono,

quando tramonti, essi muoiono;

sei il tempo stesso della vita, tutti vivono per te.

Gli occhi posano sulla bellezza fino a quando non scompari,

ogni opera viene tralasciata quando declini ad occidente.

Colui che si leva rafforza ogni braccio per il re

E ogni piede si affretta.


Da quando hai creato il mondo, lo fai sorgere

Per tuo figlio che è nato dal tuo corpo,

il re del duplice Egitto, Neferkheprure Uanre,

Figlio di Ra, che trae vita da Maat,

il signore del diadema, Akhenaton, grande nella sua esistenza,

e la grande sua sposa e regina, che egli ama,

la signora di entrambi i paesi, Nefertiti,

che è piena di vita e giovane

per tutta l’eternità.



Testo tratto da: “AKHENATON - La religione della luce nell’Antico Egitto” di Erik Hornung pubblicato da Salerno Editrice


Maldalchimia.blogspot.com 

Inno al sole di Akhenaton



mercoledì, giugno 19, 2024

💛Solstizio estivo nell'antica Civiltà Sarda

 Domani, 20 giugno, alle 22:51, per l'Italia, ci sarà il passaggio del solstizio estivo, a ridosso del plenilunio in Capricorno, il 22 giugno, e all'ingresso del segno del Cancro, sempre il 22, antipode del Capricorno. 

Il Solstizio, per definizione, è il punto in cui il Sole, raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione massima o minima. Questo significa che i solstizi di estate e di inverno rappresentano rispettivamente il giorno più lungo e più corto dell'anno.

Questi due segni zodiacali, Cancro e Capricorno, sono chiamati, rispettivamente, la Porta degli Uomini, e la porta degli Dei. 

Quindi, è un passaggio astronomico, quello del Solstizio,, che quest'anno, in Luna Crescente in Sagittario, segno di Fuoco, avviene nell'ambito di un segno d'aria, il Gemelli. 

Questo è molto interessante, perché il concetto di gemellare, come ho scritto tante volte, è molto sentito, e particolarmente manifesto, nella nostra Antica Civiltà Sarda. 

Ho già affrontato l'argomento, in relazione, in particolare, al pozzo di Santa Cristina, e al suo gemellare pozzo di Sant'Anastasia (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/il-concetto-di-gemellare.html). 

Un pozzo gemello a custodia del livello d'acqua del Santa Cristina, per evitare il "troppo pieno", e che quindi le acque possano contaminarsi con ciò che è esterno al pozzo.

Se ci badate, il nome "Anastasia", ha la stessa radice "ana-" della parola "anabasi", che indica la salita, l'ascesa verso il cielo, contrapposto al concetto di "catabasi", che indica la discesa verso gli inferi

L'anabasi non è possibile senza una base materiale, senza aver prima, figurativamente, esteticamente e moralmente, attraversato il proprio inferno personale; ecco il vero nesso concettuale tra il Cielo e la Terra; ecco perché non può esserci anabasi senza catabasi, senza discesa agli Inferi. 

 Il primo esempio letterario di catabasi da vivi, com’è noto, lo si rintraccia nella discesa agli Inferi di Enkidu, il fedele servitore di Gilgamesh. 

Questo concetto di pozzo gemellare, che ha la stessa conformazione a Menat, del nostro pozzo di Santa Cristina, lo troviamo nel pozzo di Kom Ombo( terza immagine) in un punto strategico verso la Nubia e  l’Etiopia, con le quali abbiamo molti più legami di quel che si pensa. 

In questa zona ci sono  due templi d’età Tolemaica dedicati al dio "dalla testa di falco" ed a Sobek il dio coccodrillo. Vicino questi templiprincipali ci sono altre costruzioni molto più antiche, tra cui un pozzo, il pozzo, appunto di Kom Ombo, che fungeva da nilometro. 

Cioè aveva la stessa funzione del gemello di Santa Cristina, il pozzo  di Sant'Anastasia, evitava cioè che il Nilo risultasse troppo pieno, e che le acque venissero contaminate da agenti esterni, straripando dal pozzo. 

La conformazione a Menat, lega tutti questi tre pozzi, perché oltre la sua simbologia, di fattore "equilibrante, equinoziale", come ho già approfondito( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/11/il-menat-e-santa-cristina.html?m=0/  https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0), c'è da sottolineare che il Dio Sobek, legato ai riti di mummificazione, quindi al concetto di anabasi ( ma anche di catabasi, perché "ricompatta" dopo la morte) è il marito della Dea Hator, il cui simbolo è proprio il Menat, e il pozzo, che contiene l'acqua, elemento femminile per eccellenza, non puoi che avere una simbologia femminile, che rimanda all'archetipale Tanit, di cui noi in Sardegna, abbiamo le primissime forme archetipali, come ho sempre scritto.

Il pozzo di Santa Cristina, rappresenta proprio questo, la discesa, verso il bacile d'acqua, nei 24 gradini, e poi la risalita, purificati, con i 12 gradini dimezzati, che indicano la purificazione avvenuta. 

È l'incontro tra Fuoco e Acqua, a decretare questa purificazione. 

Come spiega il ricercatore Sandro Angei, nelle sue ricerche sul campo( https://maimoniblog.blogspot.com/2018/11/il-12-anello-al-solstizio-destate-nel.html?m=1) la manifestazione ierofanica ( seconda immagine) che si manifesta il 21 giugno, in occasione del solstizio estivo ( che quest'anno è anticipato di un giorno perché siamo in un anno bisestile), è parte integrale di un rito che aveva inizio il 21 di aprile, aveva il suo culmine il 21 di giugno e terminava il 21 di agosto.

"Per il Solstizio estivo, quando  l'altezza del sole era di 72°42', in quel momento, un sottile pennello di luce illuminava tutto lo spessore del 12° anello . 

Ciò dimostra che il 21 di giugno del 1000 a.C (o meglio solo i giorni attorno al 21 di giugno compreso), il sole illuminava con una lama di luce l’intero spessore del 12° anello"

Questo è molto simbolico, perché il 12 è un numero Sacro, nella nostra Antica Civiltà Sarda, "su Santu Doxi". 

Se vogliamo far riferimento ai Sacri Archetipi Ebraici, il 12 rappresenta la Lamed, il parametro, la misura, in corresponsione all'Arcano Maggiore XII dell'Appeso o Capovolto.

Sottolineo, che il capovolto, è un'altra iconografia estremamente presente nella nostra Antica Civiltà, sia come petroglifi nelle Domus de Janas, sia come manifestazione nello stesso pozzo di Santa Cristina, quando per gli Equinozi, si manifesta il fenomeno dell'ombra capovolta sulla parete della tholos( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/09/equinozio-autunno-2023.html?m=0) 

Teniamo presente, che ciò che avviene all'interno del pozzo di Santa Cristina, a livello alchemico, è un vero e proprio rituale di fecondità, in cui, simbolicamente, il Fuoco ingravida l'Acqua, e insieme, diventano strumento di purificazione. 

Se sommiamo i 24 gradini di discesa, i 24 anelli della Tholos, e i 12 gradini speculari a quelli della discesa, abbiamo un numero 60, che è il valore ghematrico del Sacro Archetipo Ebraico Samech, il quindicesimo, che ha una funzione divinizzante sulla materia, e che il numero 15 indica la fertilità, il giorno centrale più fertile, quello dell'ovulazione, in un ciclo mestruale femminile, che corrisponde anche al ciclo lunare. 

La simbologia dell'inclinazione del raggio solare a 72°, che consente la manifestazione ierofanica sul dodicesimo anello della Tholos, è altrettanto importantissimo e simbolico. 

Perché, come ho scritto tante volte, anche l'ingresso triangolare del pozzo di Santa Cristina, ha proporzioni auree, 72 °/72 °/36°

Stesse proprorzioni, come ho approfondito altre volte, che ritroviamo nell'ingresso triangolare sia del pozzo di Santa Cristina, che nell'ingresso dei nuraghi( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/simbologia-angolo-72-nel-pozzo-scristina.html?m=0) 

Parametri Sacro, l'angolo a 72 °, che indica la Dea Madre, poiché è lo stesso che si trova negli ingressi dei nuraghi, e nella struttura delle nostre Dee Madri, da quella di Cabras, a quella di Turriga, fino a quella di Porto Ferro di Alghero. 

Le Dee Madri legate alla precessione degli Equinozi ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/le-tre-dee-madri-cosmiche-sarde-della.html?m=0) 

Questo fattore in comune, dell'angolo a 72°, comune ad elementi così apparentemente diversi come possono essere le dee Madri Sarde, i nuraghi e il pozzo sacro di Santa Cristina(e chissà quanti altri), è invece importantissimo, poiché indica un linguaggio comune, una Koine' interpretativa, che ci riporta ad un'unica decodificazione importantissima, come avevo già scritto: l'interpretazione della dinamica della precessioni degli equinozi, poiché il numero 72, sacro in ogni civiltà, corrisponde agli anni necessari per lo spostamento di un grado precessionale durante la precessioni degli equinozi. 

Cosa significa questo? 

Che i nuraghi, le Dee Madri, il pozzo di Santa Cristina, con il loro parametro che li contraddistingue, dell'angolo a 72°, sono degli indicatori cosmici di questo avanzamento nella ruota celeste, sia del Sole equinoziale sull'orizzonte celeste, sia dell'orientamento dell'asse di rotazione della terra stessa. 

Questo significa, in parole povere, che gli antichi Sardi avevano individuato questo parametro, questo angolo a 72°, che è colonna portante di tutto l'enorme ingranaggio cosmico che fa muovere l'universo intorno a noi. 

Riportandolo come parametro angolare sulla terra, nella dimensione della materia, è come se avessero portato un angolino di immortalità che consentisse loro di sentirsi parte attiva di questo ingranaggio. 

Di sentirsi nel grembo stesso della creazione universale. 

Partecipi e Co-partecipi..

Di unire l'umano e il Divino.

Il Maschile e il Femminile.

L'acqua e il Fuoco del solstizio

E questo aspetto, se ci pensiamo, è di una Bellezza infinita. 

È la perfezione della Bellezza materializzata nella materia. 

E questo trova conferma nel fatto che questo rapporto aureo dell'angolo a 72° si trova anche nella stella a cinque punte, nel pentacolo, che corrisponde, sia al pianeta Venere, che alla costellazione del Toro. 

Maschile e Femminile insieme, che si ritrovano nel grembo del 9, del "7+2", di quell'angolo a 72° che consacra questa unità, questo matrimonio alchemico degli Opposti, esattamente quando l'inclinazione dei raggi solari sono a 72", esattamente nel solstizio estivo. 

Un grado a 72 °, che èa costante della stella a 5 punte, della Tanit primordiale, del Femminino. 

Un Femminino, che, su manifesta attraverso l'inclinazione dei raggi solari a 72 °, e che consente, anche all'interno dei nuraghi, con i raggi solari che entrano dall'oculo apicale, la manifestazione del Corpo di Luce. 

La trasfigurazione 

Nei nostri Nuraghi, in alcuni, in particolare, come nel nuraghe Ruju di Torralba, o nel Nuraghe Aiga di Abbasanta, solo per citarne due, si verifica, nel solstizio estivo, quando il sole è nel suo punto più alto, il fenomeno della trasfigurazione, della "trasformazione della figura", in senso letterale, in corpo eterico, di Luce. 

La luce del sole entra dal foro apicale, sulla sommità  del nuraghe, attraverso un oculo dal quale, può essere rimossa o meno, la pietra di chiusura, accedendovi attraverso un soppalco che i nostri Antichi Padri, avevano ben progettato.

Questa luce, incanalata nel foro apicale, investe, come una investitura regale, il soggetto che soggiorna sotto il suo fascio di luce, trasfigurandolo, divinizzandolo, illuminandolo, fino a trasfigurare la sua fisionomia, che si amalgama con la luce, che diventa, così incanalata, fluida, pura, potente.

Si crea, in questo modo, un "gemello divino" in terra.

Si divinizza, e si altarizza, in questo modo, un "semplice umano", alla vigilia, sulla soglia della "Porta degli Uomini", traguardata dal segno del Cancro, che subentra il 22 giugno", e lo si fa assurgere a divinità luminosa, attraverso la trasfigurazione, attraverso l'investitura regale, del Dio Sole.

In questo modo, la "Porta degli Umani", del Solstizio estivo, può diventare passaggio alchemico per la "Porta degli Dei", del Solstizio invernale, traguardato dal Segno del Capricorno, il segno esotericamente più spirituale e trasmutante dello Zodiaco.

Il Cancro è un segno d'acqua.

È sull'acqua, che il Sole, manifesta la sua ierofania dorata.

È attraverso l'acqua, che si manifestano le ierofanie nel pozzo di Santa Cristina. 

Attraverso essa, il Divino si manifesta.

Attraverso il riflesso nell'acqua, l'Ombra speculare nel pozzo, di manifesta, in modo da enfatizzare l'immortalità degli Umani, in questa, e nell'altra dimensione.

Il solstizio estivo era considerato un momento importantissimo in passato.

Era considerato la "porta degli Umani", segnata dal segno del Cancro, contrapposta alla porta degli Dei, quella del Capricorno , custodite dal Giano bifronte, con i due volti, uno per vedere il passato, e uno per vedere il futuro.

Giano bifronte romano che potrebbe essere un'evoluzione della nostra Jana(Jana /Jano), poiché anch'essa è un portale, una porta, una "Janna", che consente l'ingresso a nuove dimensioni.

Abbiamo molti megaliti ad orientamento solstiziale, ed elencarli tutti sarebbe stato un lavoro certosino.

Tra questi, forse il più bello, per i miei gusti, è il Nuraghe Palmavera ad Alghero. Questo del solstizio è un momento alchemico molto importante.

La luce è alla sua massima manifestazione, il calore del sole cuoce i frutti sugli alberi, e le piante, germogliando e crescendo dalla terra, portano in superficie i sali minerali della terra stessa.

Quando l'aria diventa satura di calore, avviene un processo che viene chiamato sulfurizzazione, con predominanza dell'elemento zolfo.

L'aria diventa satura di sale, Mercurio e zolfo, e lo stesso corpo umano risente di questa corrente caldo-luminosa, che percorre anche gli elementi naturali, come un "Drago-Serpente" che offre vitalità, ma anche dissipazione di energie.

Alchemicamente, questo stato, viene contrastato dal fenomeno delle stelle cadenti. 

Ai primordi dell'umanità, si narra che le prime armi in ferro furono forgiate dai primi meteoriti, grazie al ferro cosmico, il "sideron", il ferro degli Dei, che protegge da questo calore eccessivo estivo.

Infatti d'estate, tutto sembra puntare ed evaporare verso il cielo.

Il calore spinge verso l'alto. Quando piove d'estate, se ci fate caso, spesso si sente odore di zolfo.

Fa parte di quel processo alchemico di  trasmutazione verso l'Oro, verso il Sole.

Ecco perché gli Antichi davano massima importanza ai riti che si celebravano per il solstizio. Essendo un periodo di massima manifestazione del sole, era anche il momento di potenziale, massima trasformazione alchemica dell'umano in divino." (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/simbologia-alchemica-solstizio-estivo.html?m=0) 

Immaginate quale meraviglia potesse suscitare tale investitura solare e regale, in un personaggio di potere della nostra Antica Civiltà Sarda, o in una coppia che si univa in un sacro legame. 

È una cosa che ci hanno copiato 

gli antichi romani, poiché è un fenomeno che si verifica anche nel Pantheon romano, poiché, nel 27 a.C.

( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/03/pozzo-s-cristina-pantheon.html?m=0). 

Marco Vipsanio  Agrippa, genero, amico e collaboratore del primo imperatore Augusto, fece costruire questo tempio, dedicandolo alle sette divinità planetarie. Ad esse si deve il nome di Pantheon, che, in greco, significa “di tutti gli Dèi”.

Solo e unicamente a mezzogiorno del 21 aprile, giorno in cui si celebra il Natale di Roma, il sole penetra dall’oculus con un’inclinazione tale da generare un fascio di luce che centra esattamente la porta d’ingresso del tempio. Anticamente, l’imperatore faceva il suo ingresso trionfale proprio in quel momento, investito dalla luce e consacrato divinamente agli occhi del popolo. 

Giorno, che, come ho scritto prima, fa parte, come giorno iniziale, di una manifestazione ritualistica ierofanica che aveva il suo culmine il 21 di giugno e terminava il 21 di agosto.

Il Sacro, dodicesimo anello. 

Forse retaggio di quella Matrice delle dodici tribù di Israele, alla quale ci siamo sempre più accostando. 

Il dodici come il dodicesimo Sacro Archetipo Ebraico Lamed, con funzione "misura", nella quale ci si misura con un qualcosa di più grande, l'Oro divino( perché i 12 anni, nelle Antiche civiltà, segnava il passaggio all'età adulta). 

Le iniziazioni, anche misteriche, avvenivano a quell'età. 

Un dodici, che traguardava anche "l'Oro nei campi", il livello di maturazione del grano nei campi. 

Un momento in cui si manifestava l'Oro, dato che "1+2", dà come risultato, "3", la Sacra Triade Divina. 

Si manifesta la resurrezione," quando i raggi solari si allineano in asse con la scalinata, e battendo sul primo bordo Inferiore , proiettano un'immagine luminosa nel  dodicesimo anello, a salire, della tholos, sul cerchio "anomalo", quello più grosso

Manifestazione luminosa amplificata  e magnificata da un accorgimento tecnico, dovuto alla presenza dell'olio, che avrebbe reso calmo lo specchio circolare della "funtana" unta, rendendo ancora più magnificente  il riflesso dorato sul dodicesimo anello. 

In questo lasso di tempo, che durerebbe una mezz' ora circa, si osserva la "divinità solare" che si manifesta e benedice simbolicamente il raccolto del grano. 

Da questo particolare, ho pensato che i rituali de "sa mexina de s'ogu", con l'acqua e l'olio, derivino proprio da questa antichissima pratica. 

Il 21 aprile segnava l'inizio del calendario nuragico( quindi era una data chiave per gli antichi Sardi, non per i romani, che hanno solo emulato, distorcendone il significato originario). 

Nel pozzo di Santa Cristina, e nei pozzi che presentano la doppia scalinata speculare (quella superiore, di solito, impraticabile, ha un numero di gradini dimezzati, rispetto a quelli inferiori, perché si scende da umani, e si sale, divinizzati, purificati dall'acqua), la trasmutazione avviene attraverso l'acqua e la luce solare. 

Nei nuraghi, la trasmutazione, la divinizzazione, avviene nell'umano attraverso la catarsi che la luce solare, così canalizzata, dall'oculo, opera sulla stessa componente primaria dell'essere umano, l'acqua. 

L'Umano diventa una ierofania vivente, una manifestazione del Divino, in modo da poter varcare, da poter dominare anche la porta degli Dei, i due solstizi, il presente e il futuro, come Giano bifronte. 

Come una Jana, una porta ("Janna", in sardo, significa porta), un portale per la dimensione del Divino, di ciò che sta oltre la vita stessa. 

Oltre la vista. 

Perché in quel momento, l'Umano non si vede più. Non si vedono più i suoi lineamenti, ma tutto il suo essere è magnificato ed enfatizzato dal Divino che si sta manifestando attraverso esso, in una bellezza, che solo una civiltà evoluta come la nostra, poteva cogliere e manifestare.

Solo una civiltà che tendesse al costante rapporto con il Divino, attraverso le sue ierofanie( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/simbologia-delle-ierofanie-in-sardegna.html?m=0), e che si facesse, anzi, testimone vivente in eterno, a dispetto del tempo, che gli Antichi Sardi, anzi, lo fermavano. 


Tiziana Fenu 

©®Diritti intellettuali riservati 

Maldalchimia.blogspot.com 

Prima Immagine di Mauro Aresu, ripresa all’interno del nuraghe Ola, Oniferi (Nuoro) nel giorno del solstizio estivo.

Solstizio estivo Antica Civiltà Sarda