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venerdì, giugno 21, 2024

💛Moneta Dio Bes/Kabirios

 Ho avuto modo, pochi giorni fa, commentando un post sul santuario del popolo etrusco, il lago di Bolsena(https://www.facebook.com/share/p/kAfdEqUSDFUdRLwA/), del ricercatore e autore Luigi Catena( " Ricerche e studi sul territorio del lago di Bolsena"), di postare un'immagine di un'interessante moneta di bronzo, la cui didascalia dice

"Kabeiros seduto, con martello e serpente Toro che carica.
Bronzo; ca. II secolo a.C."
Il post verteva sul santuario del popolo etrusco, il lago di Bolsena, e sull'importanza delle città etrusche nell'area Sacra del Fanum Voltimnae, compresa VELZNA, la odierna Bolsena
Interessante notare che, a pochi km dal lago di Bolsena, fu fondata  Pyrgi, dove vi era era un vasto santuario, tra i più importanti d’Etruria, sacro ad Uni, identificata con Astarte, e a Thesan, la greca Leucothea, “dea bianca” del mare.
Guardacaso, il lago di Bolsena è luogo di ritrovamenti di bronzetti sardi, come quelli dei sacri costruttori di pozzi( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/il-bronzetto-sardo-di-dolsena.html?m=0/ https://maldalchimia.blogspot.com/2021/09/i-costruttori-dei-pozzi-sacri.html?m=0
Soffermandomi sulla parola Pyrgi, del Santuario, ho sottolineato, nei commenti, come, la radice di questo nome, "Pyr-", sia la stessa radice  della parola piramide, "pir-
La  radice della parola nuraghe, "nur-"significa anch'essa fuoco, inteso come fuoco sacro
Secondo l’Insegnamento Tradizionale, al pari delle Piramidi i Nuraghi erano un luogo sacro dove si svolgevano i Misteri del Fuoco (Misteri Kabirici), e pertanto sono da considerarsi centri di Iniziazione
I fulguratores etruschi erano noti per essere  i custodi del Fuoco Sacro
Ma, lo erano sicuramente anche gli antichi Sardi, che con dei cerimoniali  svolgevano sulla sommità dei Nuraghi le cerimonie del Fuoco Sacro.
Non era solo "fuoco", erano cerimoniali che avevano a che fare anche con l'energia toroidale in particolare.
Infatti, nel Museo Archeologico di Cagliari, vi è un reperto, la pietra del tuono, che aveva questa funzione, di cui ho già parlato ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/10/pietra-del-tuono-pinacoteca-cagliari.html?m=0), creatrice di energia toroidale, fatta roteare a mulinello per attivare l'energia dei fulmini
Erano dei Sacri Fulguratores, dei Cabiri, divinità del fuoco e del fucina, considerate difensori delle navi e protettori dei viaggiatori.
È interessante che questa rappresentazione del Dio Bes, venga definita come un Kabiro.
Commento e immagine che non hanno tardato a postare in altri profili, spacciandola per una loro scoperta.
È una rappresentazione del Dio Bes, presentissimo qui in Sardegna, di cui ho parlato svariate volte, anche in un mio scritto recente( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/il-dio-be-bessiu-custode-della.html?m=0), che raccoglie anche gli scritti precedenti
In questa moneta, è un Dio Bes con il pennacchio, alla Sardus Pater, definito un Cabiro.
Vi è la presenza del Toro, la cui simbologia taurina/uterina, come sapete, è molto presente qui in Sardegna
Dei kabiri ho parlato ben tre anni fa, in un post in cui ho trovato correlazioni tra  Siria e la nostra Antica Civiltà Sarda
https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/tracce-shardane-in-siria.html?m=0
In Siria( anagramma del nostro monte Sirai, con omonimo nuraghe) sono state trovate tracce Shardana
Tralascio tutte le corrispondenze riguardanti la Siria e la nostra civiltà, che potete trovare nel link che ho indicato, ma trovo interessante questo passaggio sui Kabiri
"[...] Questa descrizione rimanda alle nostre antiche Janas, e la cosa curiosa, è che proprio in Siria è stata ritrovata la tomba della più antica sciamana, appartenente alla cultura natufiana (cultura che aveva la fissa delle coppelle sulla pietra) , risalente a 12.000 anni fa, diffusa anche in Siria. 
Tra i reperti trovati nella sepoltura, spiccano 50 gusci di tartaruga, che doveva essere considerata sacra. Questo mi fa pensare alla nostra tartaruga di Cala Ghjlgolu (o Girgolu), a San Teodoro, una degli antichi Custodi della nostra Terra e alla tartaruga è stata dedicata la creazione in arenaria sulla spiaggia di San Giovanni di Sinis. 
Per i Maya, la tartaruga era legata alle stelle e alle costellazioni. Il guscio è una rappresentazione della volta celeste. Lo scudo di Orione è chiamato tartaruga in lingua yucateca, il dio della Luna è raffigurato ricoperto da una corazza formata da scudi di tartaruga.
Secondo l'etimologia popolare, tartaruga deriva da "tartuus", o mondo sotterraneo, inteso simbolicamente come dimensione dei livelli superiori di coscienza. 
Ma "Tart-" è anche la radice di un'altra parola, Tartesso, la grande città dei Metalli, che sappiamo, probabilmente di trovava in Sardegna, nello stesso Sinis, a Tharros. 
Creatura di cielo e terra, che nel suo carapace ha impresso del calendario lunare. Le 13 forme più grandi sono le 13 lune piene dell'anno, e le 28 forme più piccole, sul perimetro, sono 28 giorni secondo il calendario lunare. 
Come il nostro calendario lunare con le tredici coppelle, dell'altare di Oschiri, di cui ho già parlato in un mio precedente post. 
Un animale simbolico estremamente importante, legato alla fertilità e alla saggezza della Dea, alle qualità lunari della morbidezza e dell'ombra dello Yin, alle acque primordiali in cui tutto ha inizio"

E qui arriva la parte interessante
"Nel Faust di Goethe, è proprio sull'enorme guscio di una testuggine marina, che sono raffigurati i piccoli Cabiri, divinità greche protettrice dei marinai( chi più degli Antichi Shardana potevano essere considerati abili marinai?) 
Il culto Misterico dei Kabiri è attestato per lo più sull'isola di Lemno, e i suoi abitanti venivano identificati come Pelasgi, identificati con i Dioscuri, e gli Dei onorati in questo culto, discendevano direttamente da Efesto, il Dio principale dell'isola, zoppo anch'esso, Dio del fuoco, dei vulcani, delle fucine, degli artigiani. 
Efesto allevato dalle Nereidi, in particolare da Teti, ed Eurinome (nel mio ultimo post ho parlato proprio di Teti e della grande importanza che ha nel ritrovamento dei bronzetti sardi), buttato giù dall'Olimpo dalla madre Era, per poi finire nell'Oceano. 
Zoppo e sciamano anche lui, che si reggeva con bastone. 
I treppiedi umani. Gli Sciamani.
I figli del Cigno. 
La costellazione del cigno era importantissima per gli Antichi Sardi 
Stella Polare con la sua stella Deneb, 12.000 anni fa, ma anche Cigno come "signum-cunnum-cunno", come una delle tre croci astrologiche di rinascita, sulla via Lattea, come ho scritto altre volte, importantissima per gli antichi Sardi (https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/l-ingresso-triangolare-dei-nuraghi.html?m=0).
O forse si trattava della nostra isola, visto che Sant' Efisio, nome così simile a Efesto, Sant'Efisio, che è copatrono di Cagliari, insieme a San Saturnino.
Stranamente, Cagliari, Cabras e Cabiri, hanno la stessa radice "Ca-".
Nell'Isola  di Lemno,  vi erano culti rivolti alle corporazioni di fabbri. 
E anche Tartesso, sede della Sacra metallurgia, che aveva come simbolo un'omega, con i suoi fabbri, era qui
E i Cabiri indossavano il tipico copricapo( il pilos) dei Dioscuri, i figli di Zeus e Leda, per la quale Zeus si trasformò in Cigno per conquistarla. Copricapo che somiglia molto alla nostra "berritta Sarda" 
"Berritta" sarda, che secondo me, rappresenta il Femminino, per tutta una serie di motivi che ho spiegato in questo mio scritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/05/baal-e-tanit.html)
Quindi, è molto probabile che gli Antichi Kabiri, che in questa moneta vengono rappresentati come il Dio Bes, in realtà fossero delle sciamane, delle antiche Janas, visto che è presente, nell'iconografia del Dio Bes, anche una sovrapposizione Dio Bes/Gorgone.

Nel mio post della Siria  in cui parlo dei Kabiri, avevo postato anche l'immagine di un iniziazione di Agamennone al culti misterici dei Cabiri, in Samotracia, in un bassorilievo esposto al Museo del Louvre.
Due cose da sottolineare.
Se si parla di Agamennone, c'è da sottolineare che Il tesoro di Atreo, detto anche Tomba di Agamennone, a Micene, in Grecia, ha una tholos, che sembra quella del nuraghe Is Paras di Isili, o come quella del nuraghe Arrubiu di Orroli.( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/08/tracce-sarde-in-ambito-miceneo.html)
La stessa mano, la stessa tecnica.
Per non parlare delle vesti delle donne micenee.
Corpino stretto e seno di fuori. Come il nostro costume sardo, che per pudore e decenza, ha aggiunto la camiciola a coprire i seni, ma il bustino che segue la sagoma del seno, è esattamente lo stesso.
Quindi, la rappresentazione di questo dio Bes-Cabiro, ha moltissimi aspetti in comune con le iconografia della nostra Antica Civiltà.

“Chi è iniziato ai Misteri dei Kabiri, che i Samotraci celebrano per averli appresi dai Pelasgi, sa quel che intendo dire, Infatti, quei Pelasgi che erano venuti a convivere con gli Ateniesi, andarono poi ad abitare a Samotracia; e da costoro i Samotraci appresero e conservano l’uso di quei Misteri"
(Erodoto, op. cit. II, 51)
Secondo Platone, il nome Pelagus significa grande mare, e pertanto i Pelasgi, gli antichi Etruschi, sono gli uomini provenienti dal grande mare o oceano, il cui viaggio è simboleggiato dal volo delle cicogne o gru, entrambi uccelli acquatici.  
Ma è anche vero, che gli uccelli acquatici trampolieri, come i Fenicotteri, sono presentissimi qui in Sardegna, e che, anzi, la radice Feni-, è riconducibile alla simbologia stessa del Fuoco( come la Runa celtica Fehu)
 I Pelasgi erano considerati discendenti di Iasione, e venivano anche chiamati Pelargi o cicogne. Pausania afferma che Pelasgo il primo uomo vivente, progenitore dei Pelasgi, emerse dal suolo dell’Arcadia[1], subito seguito da altri uomini ai quali Pelasgo come un Kabiro insegnò a costruire capanne e nutrirsi di ghiande e cucire tuniche di pelle. Il popolo Pelasgo era considerato un eterno vagabondo, un popolo errante che proveniva dalla favolosa Arcadia.
Secondo gli storici, i Pelasgi erano un popolo che abitava la Grecia prima degli Elleni. Erodoto sosteneva che gli abitanti di Atene erano di stirpe pelasgica, lentamente e faticosamente ellenizzatosi
Secondo Euripide e il geografo Strabone le mura poligonali ciclopiche sarebbero state costruite dai ciclopi, poi attribuite ai mitici popoli Pelasgi che avrebbero costruito le mura simili delle città micenee di Tirinto, Micene e Argo. La leggenda racconta che i Pelasgi siano stati istruiti nell’arte della costruzione dai Ciclopi, o dai Giganti, cioè uomini della Quarta Generazione, che La Genesi ebraica abitavano la terra prima del Diluvio di Noè. Si ritiene che i Pelasgi siano stati i primi Costruttori. Molti resti ciclopici delle opere dei Pelasgi si trovano sia in Grecia che in Italia; essi assomigliano molto alle rovine della civiltà Inca. Ai Pelasgi pare siano da attribuire anche i tumuli ed i dolmen. Platone farebbe derivare il loro nome da “pelagus”, il grande mare, ovvero l’oceano. È da lì dovevano esser venuti..
Orfeo viveva «tra i selvaggi Cauconi» presso la casa di Enopione. Secondo Pausania, Orfeo era venerato dai Pelasgi e la terminazione in -eus di un nome greco è sempre indice di antichità. «Orfeo», come pure «Èrebo», il nome del mondo infero su cui regnava la Dea Bianca, è fatto derivare dai grammatici dalla radice ereph, che significa «coprire» o «nascondere». Era la dea-Luna, e non il dio-Sole, che in origine ispirava Orfeo.

 Abbiamo una magnifica vasca ritualistica, nella Domu de Jana di Orfeo, a forma di Tanit ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/08/la-vasca-tanit-di-porto-torres.html?m=0), nel Parco Archeologico di Porto Torres, che si trova nella parte nord-ovest della città, ospita la località antica di Turris Libissonis
In una società matriarcale come la nostra sarda, la Dea Bianca è sempre stata di enorme importanza, e forse, tra le Dee Madri che meglio rappresentano la Dea Bianca, spicca la dea Madre di Turriga, in marmo bianco, che ha una morfologia cruciforme, proprio come la costellazione del Cigno, La seconda, la Dea Madre di Turriga, ritrovata a Senorbi, in modo casuale da un contadino, e risalente al 4.000-3.400 a.C., di cui ho parlato svariate volte, ma in particolare, insieme alle altre nostre Dee Madri Sarde, in relazione alla precessione degli equinozi( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/le-tre-dee-madri-cosmiche-sarde-della.html?m=0)
I Pelasgi, gli Eroi della tradizione greca sono gli appartenenti alla Quarta Generazione, quella dei Giganti, Ulisse e Enea ne facevano parte. La regione cui spetta il titolo di “popolazione gigante” è la Sardegna, che custodisce ossa di uomini enormi e tombe che non hanno nulla di “normale” come quelle di Iloi, Sedilo.
Precessione degli equinozi, la ruota del tempo, lo scorrere del tempo( il Femminino è legato a Saturno)
E anche Eracle, era un Kabiro, gloria di Era, allude allo scorrere del tempo, l’Era degli Dei Ercole, il Sole è anche la Luce Magnetica, il serbatoio delle Forze elettromagnetiche.
Secondo i Celti, Eracle era un Dattilo Ideo, cioè un Kabiro, che essi chiamavano Ogmio e rappresentava la prima lettera dell’alfabeto arboreo degli Iperborei, cioè la betulla.
Ogmio ha la stessa radice di Ogham, l'antico alfabeto dei Sardi
E il Giovane Eracle era lo stesso Sansone, perché  In Palestina il personaggio che gli corrisponde, a detta della Bibbia, è Sansone, il significato del cui nome è “piccolo sole”.
( ne ho parlato in un mio scritto https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/simbologia-api-in-sardegna.html?m=0)
"Sansone è un Giudice, come i nostri Giganti di Mont'e Prama. 
Ne ho fatto cenno nel mio post sull'analogia del pozzo di Santa Cristina con le Iadi(https://maldalchimia.blogspot.com/2022/05/le-iadi-e-santa-cristina.html?m=0).
Iadi, che, astrologicamente,  corrispondono all’arma con cui Sansone uccise i Filistei: una mascella d’asino.
Versetto di Giudici, 15: 19, («Dio aprì una cavità che era nella mascella, e ne uscì dell’acqua»
Le pluvie, acquose Iadi, identificate astrologicamente sia con la mascella della costellazione del Toro, che con le due corna. 
Sansone, che nella sua impresa da giovane Eracle, facendo a pezzi un leone, si trasforma in un baleno fa nascere il mito della generazione delle api da una carogna. 
Quell'Eracle(che poi diverrà l'Ercole mitologico romano), figlio di Zeus, e di un' umana, Alcmena, il cui figlio, Sardus, Sardo( uno dei figli che Erache ebbe dalle Tespiadi) parti dalla Libia, spinto dal verdetto oracolare, ricevuto dal padre Eracle, dopo le sue dodici fatiche, nell'oracolo di Delfi, con dei coloni, e arrivò in Sardegna, guidato anche dal nipote di Eracle, Iolao. 
La Sardegna degli "Eraclidi", dove si onorava l'Eracle/Ercole, resa fertile e agricola dai greci, narra la mitologia, facendo arrivare addirittura un "Architetto divino", Dedalo, che con queste opere maestose, le torri nuragiche, creò una "Daidáleia", creatura  ispirata all'architettura micenea, alle tholoi.
Dedalo che, sempre secondo la mitologia, porto' Aristeo, figlio di Apollo e di Cirene,  nell'Isola rendendola fertile e riappacificando le popolazioni in guerra fra loro. Fondò Karalis e ne divenne re, insegnando agli abitanti l'arte della caccia e dell'agricoltura.
La Statuina di Eracle, che è custodita nel Museo Archeologico di Cagliari e risalirebbe presumibilmente al V-VII secolo a.C., raffigurante un giovane nudo con cinque api disposte sul corpo, e che è stata ritrovata a Olien, in provincia di Nuoro.
Cinque Api. Il numero cinque è legato al Sacro Femminino. 
Ma i nostri veri Architetti divini, piuttosto che Dedalo, e le distorsioni mitologiche che riconducono tutto alla dimensione "greco-romana", sappiamo essere i Giganti di Mont'e Prama.
I Celti onoravano Eracle kabirico come patrono delle lettere e delle arti, in quanto su una betulla fu inciso il primo messaggio o scrittura.
Come vedete, ci sono tantissimi rimandi alla nostra Antica Civiltà.
Massimo Pittau, il nostro grande ricercatore e autore, sostiene questo, riguardo la definizione di Pelasgi
"Nel mondo antico correva una etimologia di questo vocabolo: Pelasgós = pelargós «cicogna» (uccello migratore); ma in realtà questa non era altro che una paretimologia o “etimologia popolare” (cioè errata), conseguente al fatto che i Pelasgi si spostavano spesso dal Mar Tirreno a quelli Ionio, Adriatico ed Egeo. E come dimostra soprattutto il fatto che i Pelasgi o Pelasgói sono citati dagli autori antichi, greci e latini, quasi sempre e soltanto in questo esatto modo.
A mio avviso, invece, Pelasgus/Pelasgós significava anch’esso «costruttore e abitante delle torri, torrigiano, turritano», derivando dalla glossa latino-etrusca fala «torre di legno, torre d'assedio» (DELL). E c’è da precisare che dell’appellativo fala i Glossari latini riportano pure la variante phala e inoltre che le alternanze delle vocali A/E e delle consonanti F/PH/P sono ampiamente accertate nella lingua etrusca (DICLE 13; LIOE, LLE Norme).
A mio giudizio dunque ha un elevato grado di probabilità e di verosimiglianza il fatto che anche l’etnico lat. Pelasgus e greco Pelasgós corrispondesse esattamente all’altro etnico Tyrsenós, Tyrrhenós = «costruttore e abitante delle torri», ma avendo come base la glossa latino-etrusca fala, phala «torre» invece dell’altra greco-etrusca tyrsis, tyrrhis «torre». Anzi, prendendo in esame la forma dell’etnico Tuscus «Etrusco, Toscano» (che deriva da Tur-sc-us), si vede chiaramente che Tuscus e Pelasgus sono due perfetti sinonimi, dato che hanno la stessa identica struttura: Turr-scus, Pela-sgus.
E come i veri e propri ed originari Tyrsenói, Tyrrhenói erano i Sardi Nuragici, costruttori delle «torri nuragiche», così pure i Pelasgi in origine indicavano anch’essi i «Sardi Nuragici( Massimo Pittau)

Quindi se i Pelasgi sono Kabiri, e il Dio Bes è definito come Kabiro, a maggior ragione, può essere la manifestazione al Femminile, di questi antichi Iniziati.
Cabiro.
Ka/Ca come Anima.
Ka come karrabosu, il nostro scarabeo primordiale rappresentato dalla nostra Dea Madre di Cuccuru Is Arrius
"Ca/Ka", che significa il corpo etereo, il doppio della persona, il gemello etereo, la placenta, che era rappresentata dalla lettera H, come Hermes/Mercurio, poiché traghettatrice di conoscenza, di Vita. 
"Ra" che indica la divinità solare. 

La "bs" finale della parola, rappresentava l'ideogramma del Dio Bes, protettore della gravidanza e della placenta, considerata nostro gemello sacro durante la nostra vita. 

Bes dalla grande testa, a forma di cuore, come sono state rappresentate alcune nostre Tanit, che in scrittura rappresentavano la lettera H. 
Quindi è chiaro che anche il nostro scarabeo Sardo, significa psicopompo per l'ascensione verso Orione, verso lo stargate divinizzante."
(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/lo-scarabeo-umanoide-egizio-khepri-e-la.html?m=0)
A dimostrazione che forse, il Dio Bes, è rappresentativo di quel Gemelli Divino che custodisce la vita, come la placenta, come le Domus de Janas, delle placente( il Dio Bes rappresenta la placenta) di pietra, che custodiscono la vita, prima e dopo la morte.
Che custodiscono, custodite da Janas "nane", "sa bessia", il venire alla luce, anche dopo la morte.
Perché le Domus de Janas sono luoghi alchemici in cui l'afflato divino che dona la vita, si manifesta, che passa, come ossigeno in questa placenta di pietra ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0)

Tiziana Fenu
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Moneta Dio Bes/Kabirios





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