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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

sabato, giugno 22, 2024

💛Celebrazione di San Giovanni in Sardegna

La notte di San Giovanni in Sardegna è celebrata  il 23 giugno, come in altre zone, ed è la notte più magica che ci sia, poiché è la notte in cui la sacralità del sole proclama la sua supremazia sulle tenebre, e  dove le erbe profumate raggiungono la piena manifestazione di tutte le loro proprietà terapeutiche. 

Si accendono fuochi, insieme alle beneauguranti fave, piselli, orzo e soprattutto elicriso, il semprevivo sole d'oro della Sardegna, dalle innumerevoli proprietà. 

Elicriso, dal greco "helios"( Sole) e "Chrysos"(oro) per via dei fiori di un dorato luminoso, che non si decompongono mai. Veniva utilizzata dai greci e romani per incoronare le statue degli Dei. 

Una pianta molto resistente sia al vento che alla siccità, con un intenso profumo dei fiori che caratterizza olfattivamente la Sardegna, insieme al mirto. 

Riporta alla leggenda mitologica della fanciulla dai capelli dorati, non corrisposta in amore, che gli Dei trasformarono in piantina di elicriso, considerato anche un grande portafortuna. 

"Di fortuna resti intriso, chi si adorna di elicriso", di grande utilizzo in ogni settore, anche in cucina. 

Per favorire l'incontro con l'anima gemella, si fa bruciare nel falò della notte di San Giovanni, un mazzetto di elicriso lasciato essiccare tutto l'anno. 

E l'acqua nella quale sia stato immerso l'elicriso proprio la notte di San Giovanni, risulta benedetta. 

Usato per alimentare i fuochi di San Giovanni, dona a chi salta in coppia( maschio e femmina) sul fuoco, il Dono di diventare "cumpari e cumari de muccalori",  " compare e comare di fazzoletto", legati da un vincolo animico particolare. 

"Sa gommai", e "su goppai de is frorisi" 

La comare e il compare dei fiori, che quando interrompono il legame di amicizia tra di loro, si dice che "anti segau su Santu Juanni", hanno tagliato il San Giovanni, con tutta la simbologia intrinseca che comporta, di gemellaggio, di complicità. 

Una "prova del fuoco, che ancora oggi resiste bell'impegno dell'essere padrini e madrine di battesimo( diddina e diddino, in sardo) 

Ma anche l'iperico, dalle innumerevoli proprietà , tra cui quelle antidepressive, è proprio la pianta magica della Sardegna. 

Chiamato anche erba di San Giovanni in quanto il rosso ricorda il sangue versato dal Santo fatto decapitare da Salomè. 

L' iperico è conosciuto come “scacciadiavoli” in quanto, secondo la tradizione, protegge dalle streghe e dagli spiriti maligni.

Ma non solo: l’Iperico è l’erba di San Giovanni addirittura due volte, perché un’antica leggenda lo lega anche alla devozione  verso  Giovanni l’Apostolo, l'autore dell'Apocalisse. Si narra che l'apostolo Giovanni,  quando lasciò il Calvario della crocefissione, raccolse dei fiori di Iperico in memoria del suo Maestro

Fiori che hanno 5 petali, che rimandano alla conformazione della stella a 5 punte, solo di Venere e all'ancestrale Tanit, simbolo del Femminino. 

La tradizione vuole che per la sera del 23 giugno, che si raccolgano fiori e acqua da 9 fonti diverse per creare la "guazza" ( il numero che indica il completamento, la chiusura di un ciclo, e l'apertura di un altro, la gestazione, la nascita/rinascita, che corrisponde al Sacro Archetipo Ebraico Teth, il Femminino, il grembo, l'ancesteale Sophia ), e con questa acqua terapeutica e benedetta ci si lava e la si beve durante la cerimonia del falò. 

Con le erbe raccolte si fanno delle "punghe". 

"Is pungas" in Sardegna, sono chiamate anche "breves" o "scrapulari", ed erano usate per protezione da eventuali avvenimenti importanti, per impedire il peggioramento della situazione, come parti difficili, aborti, e addirittura erano ricercate anche dai banditi per proteggere le armi. 

Cosa  è "sa punga"? Significa sacchetto. 

Sono piccoli sacchetti di panno quadrati, con una piccola asola  cucita a mano, da appendere al collo o fissare all'interno degli indumenti, con dentro alcuni elementi protettivi dei più svariati, che potevano essere anche formule scritte chiamate " is scrittos", e che potevano contenere qualsiasi tipo di elemento che avesse valore apotropaico,  come erbe, cenere di candela benedetta,  ma anche sangue mestruale. 

Non si doveva mai, per nessun motivo aprire questo sacchetto perché erano sigillati e benedetti da formule ben precise. 

Il sacchetto veniva "Abrebbau", tramite "is brebus", le formule protettive con una tradizione tramandata solo per via femminile ed orale, ed erano personalizzati. 

Nel senso che non si potevano prestare ad altri e avevano un valore inestimabile, e quindi non quantificabile in denaro. 

E proprio le erbe che si raccoglievano per la notte di San Giovanni, servivano per "sa punga". 

Se questi sacchetti venivano aperti, dovevano essere buttati nel fuoco. 

Intorno al fuoco si svolgono riti canti preghiere, "is brebus" recitati sottovoce  mentre ci si passano  di mano in mano "is pungas ". 

Si interroga il futuro,  durante questa notte, lasciando che un albume d'uovo, tuffato in una brocca di vetro, ricolma d'acqua, meglio se proveniente da 9 fonti diverse, scivoli nell'acqua a creare coreografie divinatorie.  

Viene riposta sul davanzale e si lascia che si  cristallizzi al fresco della notte e la mattina si avra' il responso. 

Un San Giovanni festeggiato ovunque come festa dell'acqua e dei fiori. 

A Fonni, un paese in provincia di Nuoro, il cui patrono è proprio San Giovanni Battista, viene preparato anche un pane particolare, realizzato in modo scrupoloso con acqua di sorgente, miele semola e mandorla, realizzato con Intagli particolarissima. 

Un pane che è una vera e propria scultura e che si chiama "Cohone de Vrores", Covone di fiori, preparato come una sorta di torta, nella quale sono infilati a raggiera uccellini e galline , realizzato con con questi ingredienti benedetti. 

Una preparazione che richiede mesi di scrupolosa attenzione e abilità. 

È il pane dalla festa dei fiori,e viene benedetto dopo la messa solenne cantata, "sa missa cantada". 

La scultura ha un diametro di circa 40 cm  e regge 160 "puggiones", uccellini, e 4 "puddas", galline, con al centro un nido  di 5 cm che viene decorato, con i chicchi di grano finti,  con sopra tre puggioneddos, uccellini e con intorno 4 puddas, una delle quali ha addosso un puggioneddo piccolino. 

Ha un peso di circa 8 kg  e pare che la tradizione di questo pane particolare derivi dalla leggenda di Predi Murru. 

Tra parentesi, tutti numeri particolari

160=16

40

4

Tutti numeto che sono multipli del 4, che indica Madre Terra, e il Femminino. 

Nel 1865 a Fonni ci fu un'invasione di cavallette, che distrusse grano e orzo. 

La gente chiese al patrono del paese, San Giovanni Battista, di intercedere affinché si interrompesse questa questa invasione distruttiva. 

Ma nonostante l'intercessione, anche di altri sacerdoti, fu tutto inutile. 

Fino a che non si decise di chiedere l'intervento  di un altro prete, che però aveva la fama di essere "unu maiargiu", cioe' un "mago", chiamato Predi Murru. 

Era un prete che andava per ovili a chiedere l'elemosina in groppa al suo asinello, insieme ad un altro frate. 

La leggenda narra che avvicinandosi un giorno ad un ovile, per chiedere l'elemosina, i pastori proprietari del gregge, esclamarono "arrivano i corvi , sleghiamo i cani !"

Ma, inspiegabilmente, appena Predi Murru impugno' il crocifisso e lo mostro' ai cani, questi si azzannano tra di loro fino a morire tutti. 

Oltre al  Crocifisso, questo prete aveva anche sempre con sé un corno di cervo contenente  olio, e della cera di candele benedette. 

Recitava "is brebos", le preghiere, per allontanare gli uccelli dal raccolto, eseguendo con la mano tre segni della Croce e  gli uccelli per incanto cessavano di vivere. 

Quando viene chiamato nel 1865 per l'invasione delle cavallette, recitò dei brebos, e fece dei riti, che uccisero tutte le cavallette, ma anche tutti gli altri uccelli. 

Si salvarono solo  i cuculi  e altri tipi di uccellini piccoli. 

Allora i cuculi prepararono un grande nido per accogliere le altre specie, e si diede inizio alla covata. 

Dopo un po' di tempo, l'uovo di uno storno si schiuse prima degli altri, e al primo volo, un uccello piccolino di un'altra specie si pose sul dorso del cuculo. 

Si schiusero anche le altre uova, e la campagna di nuovo  si ripopolo' con uccellini di tante specie. 

L'anno successivo, nel 1876, i contadini confezionarono " su Cohone de Vrores", in ricordo del nido di cuculo che diede vita a tutti gli altri uccelli, e che fece rifiorire i campi. 

Venne riproposto come usanza annuale,  ma con la gallinella, che simboleggia la Dea Madre, al posto del cuculo. 

Una Dea Madre importantissima, per la nostra civiltà, perché il grembo alchemico della Dea Madre, le Domus de Janas, sono come porte("Janna", in sardo, significa "porta"), dei portali, orientati ai solstizi, come ho già avuto modo di scrivere, quello estivo, del Cancro, "porta degli Umani", e quelli invernale, del Capricorno, "porta degli Dei". 

Passaggio di Testimone che poi sarà di dominio del romano Giano bifronte. 

Anche il Giovanni Evangelista, celebrato il 27 dicembre, traguarda, insieme al Giovanni Battista, i due portali alchemici, le due porte solstiziali di trasformazione, di trasfigurazione, attraverso il Fuoco e Acqua purificatori. 

Il Cristianesimo ha adattato i suoi dogmi a questi riti ancestrali, facendo anche del Cristo, il portatore del Fuoco purificato ("Io sono venuto a gettare il fuoco sulla terra " Lc 12, 49-53), sublimato poi, e purificato per mano di Giovanni, che lo battezza con un simbolico ritorno alla Madre, all'acqua ancestrale della memoria. 

Il culto solare, base di tutte le teogonie, che piano piano si sostituì al culto lunare della Dea Madre  nelle società matriarcali, era un culto che veniva praticato in segreto( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/01/bassorilievo-shamash-shapash.html?m=0), dove la divinità solare maschile Shamash, accoltella la divinità solare femminile Shapash, per prendere il suo posto, era severamente vietato, al punto da essere punito con la lapidazione, secondo i precetti della Bibbia ebraica. 

Così, si integro' questo concetto solstiziale delle due porte, con quello del Giano bifronte, e del Giovanni  dei due solstizi, enfatizzando così, la dualità della divinità primordiale androgina originaria, che prevedeva le due polarità, maschile e femminile, integrate in un unica Essenza, con un Femminino veicolo e Custode del Mascolino. 

Si è giocato su quel concetto di specularità e di gemellaggio che rappresenta la Monade originaria, che, in una dimensione terrena, per poter sopravvivere, si deve scindere in due polarità contrapposte e complementari, come maschile e Femminile, come Fuoco e Acqua, come inverno ed estate. 

Inscindibili l'uno dall'altra, perché insieme, arrivano alla Quintessenza, all'elemento spirituale e purificato, dopo che il Fuoco porta ad ebollizione l'acqua.

Si arriva all'elemento etere Cristico, all'acqua di Fuoco, al vapore, più forte della stessa acqua e fuoco insieme(il vapore, infatti, anche in ambito pratico è più efficace della stessa acqua, nelle pulizie per esempio, o dello stesso calore, come nel ferro da stiro, dove il vapore, appiana ogni increspatura). 

San Giovanni si celebra tre giorni dopo il Solstizio. 

I tre giorni della "nascita/morte/rinascita", in seno alla sinergia del Fuoco e dell'Acqua insieme, dopo la manifestazione ierofanica del Corpo di Luce( https://maldalchimia.blogspot.com/2024/06/solstizio-estivo-nellantica-civilta.html?m=0) 

Ed ecco il Battesimo con l'Acqua e con il Fuoco. 

In seno a quell'equilibrio degli Opposti, che nella nostra Antica Civiltà Sarda è sempre presente, e che ne costituisce la peculiarità simbolica, metaforica, principale.

Nella notte magica di San Giovanni , dove i sogni sono veritieri e anche l'impossibile si avvera, si celebra anche la notte dell'amore, notte di antichi riti per propiziare le relazioni sentimentali. 

La rugiada di San Giovanni è ritenuta preziosissima. 

San Giovanni è il Santo che battezzava con l'acqua, e proprio in questa notte l'acqua si sposa con il fuoco, la luna con il sole. 

In un unico posto al mondo potevano creare questa nozze mistiche tra acqua e fuoco, diletto del palato

"S'abbardenti". 

"L'acqua ardente" . 

"Su fil'e ferru" . 

Una grappa cristallina come l'acqua, ma che brucia come il fuoco. 

Sardegna, terra di estremi, di opposti che si armonizzano in una Bellezza da togliere il fiato, con un'energia che ti scuote intimamente, che ti fa vibrare come un diapason, perché ne riconosci la frequenza ancestrale. 

Perché l'Armonia, i Sardi ce l'hanno nel DNA. 


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati 

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Nell'immagine un manufatto, una bellissima  "punga" dell'artista sarda Ramona Burruni, realizzata con tessuto sardo, piante sacre nostrane, rame e ossidiana, che prepara anche unguenti, creme e oleoliti totalmente naturali, che potete contattare nel suo profilo https://www.facebook.com/ramona.burruni

San Giovanni





















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