Il Dio Bes-Bessiu, custode della talassemia?
Riflettevo su come il Dio Bes, sia così presente in Sardegna, e che rappresenti un nano, dalla pancia prominente, la testa grande, e le gambe leggermente arcuate.
Se dovessimo trasporre questa fisionomia in correlazione ad una qualche malattia o tara genetica, sicuramente è una fisionomia che si ritrova come costante in chi è affetto da Anemia Maditerranea, o Talassemia, molto diffusa in Sardegna, in particolare, e nei paesi del Mediterraneo.
La "malattia che viene dal mare", particolarmente diffusa, su cui non mi soffermo per quanto riguarda le informazioni tecniche.
Da un link ( https://www.fondazionedemarchi.it/la-clinica/la-thalassemia/lanemia-che-vien-dal-mare/).
L'articolo è abbastanza lungo, ma esaustivo riguardo la talassemia e la sua diffusione, e la relativa relazione con la malaria.
Riporto solo alcuni stralci importanti.
"Questa malattia è compagna dell’uomo da almeno 10.000 anni.
Nacque, con gran probilità, sulle coste del Mediterraneo
Volendo ora ricostruire le vicende della nascita e della diffusione della talassemia nel tempo e nello spazio, è importante prendere in esame la stretta relazione che esiste tra questa malattia e la malaria, altra grande malattia del passato, ancora oggi presente in vaste zone della Terra.
[...] In breve, il rapporto che lega queste due malattie così diverse, la talassemia malattia genetica e la malaria malattia infettiva, deriva dal fatto che il soggetto talassemico, sia esso omozigote o eterozigote, risulta molto più difficilmente contagiabile dalla malaria rispetto ad un soggetto normale.
[...] La talassemia, pur essendo causata da un difetto genetico che in condizioni ambientali normali risulta svantaggioso e sarebbe quindi eliminato dalla selezione genetica, ha rappresentato invece, in un ambiente colpito dalla malaria, un notevole vantaggio e ha potuto in tal modo diffondersi largamente.
[...] In pratica una coppia di genitori portatori sani di talassemia, perdeva mediamente un figlio ogni quattro in quanto talassemico omozigote; questo significava che, specie in tempi in cui la mortalità infantile era già molto alta per altre svariate cause, per questi genitori era più difficile rispetto a soggetti normali avere dei discendenti e quindi trasmettere il propio difetto genetico.
Tale difetto si sarebbe perciò estinto nel giro di poche generazioni dalla sua comparsa. Al contrario, in un ambiente duramente colpito dalla malaria, il difetto talassemico si traduceva in un grosso vantaggio: se infatti la coppia di genitori portatori di talassemia da una parte continuava a perdere un quarto dei propri figli per la talassemia, dall’altra parte i rimanenti tre quarti risultavano protetti dalla malaria; malattia che di sicuro portava via alle coppie di genitori sani ben più di un quarto dei figli. In pratica, attraverso la mutazione genetica responsabile della talassemia, è come se il nostro corredo genetico avesse scelto di sacrificare qualche individuo malato per poter offrire, in ambiente malarico, più possibilità di sopravvivenza agli altri.
Per tale motivo in ambiente malarico le coppie di talassemici eterozigoti avevano maggiori probabilità delle coppie sane di avere una discendenza e perciò l’anomalia genetica poté ampiamente diffondersi proprio nelle zone malariche.
[...] Si può quindi dire che condizione necessaria affinché la talassemia potesse diffondersi era dunque la presenza della malaria. Ciò in virtù del fatto che la vasta diffusione della talassemia può essere giustificata solo dalla presenza della malaria, non essendo infatti stati fino ad ora identificati altri vantaggi che spiegherebbero una sua sopravvivenza ed essendo escluso che i soggetti eterozigoti possano aver un indice di fertilità più alto degli individui sani.
[...] In più gli archeologi hanno rinvenuto presso la città di Susa, oggetti votivi contro le zanzare, fra questi un sigillo cilindrico col simbolo di una mosca, simbolo che rappresenta il Nergal, il dio babilonese della malattia e della morte.
Così come nel caso delle zanzariere egiziane si potrebbe quindi dedurre che i medici babilonesi abbiano sopravanzato di migliaia di anni i nostri scienziati nell’intuire che la malattia era trasmessa non tanto dalla mala-aria quanto da insetti volanti.
( A questo proposito sarà interessante approndire sulla leggenda de "Sa musca macedda", la "Mosca macellaio", ampiamente diffusa in Sardegna)
[...] Non è ben chiaro quando la malattia fece la sua comparsa sull’isola, sembra tuttavia che durante la fioritura della civiltà nuragica in epoca neolitica la malaria fosse assente o comunque non fosse considerata un grave problema. Ciò è deducibile dalla dislocazione dei circa 6.000 nuraghi giunti fino a noi. Essi sono infatti per lo più costruiti lungo il litorale e presso i guadi dei fiumi, luoghi che in caso di malaria sarebbero stati particolarmente pericolosi.
Questi luoghi vennero infatti abbandonati circa nel VII secolo a.C., quando il crollo della civiltà nuragica porto le genti sarde a rifugiarsi sulle alture, probabilmente non tanto per sfuggire a nemici invasori, quanto piuttosto per trovare rifugio dalla malaria che iniziò in quel periodo a diffondersi lungo le zone costiere.
E’ probabile che, data la coincidenza fra l’instaurarsi di rapporti commerciali con le popolazioni fenice e l’arrivo massiccio della malaria sull’isola, siano stati proprio i navigatori fenici a portare l’infezione in Sardegna.
La presenza della malaria nell’isola era ben presente ai dominatori romani, esiste infatti uno scritto del geografo Strabo che nel 334 a.C. definisce la Sardegna insula morbosa.
Lo stesso Cicerone, il quale dovette patire la morte di suo fratello Quinto in Sardegna, parla della reputazione pestilenziale dell’isola.
La reputazione negativa dell’isola dovette certamente amplificarsi nel tempo, tanto è vero che sotto l’impero di Nerone, la Sardegna fu trasformata in luogo d’esilio, esilio che data la presenza tanto diffusa della malattia equivaleva quasi sempre ad una pena capitale.
Intorno al VI secolo a.C. popolazioni greche, dopo aver colonizzato la Corsica, fondarono una base presso l’attuale Olbia.
In quel periodo la Sardegna, come abbiamo visto era probabilmente già infestata dalla malaria, anche se in misura minore di quanto invece lo sarà in seguito. Quindi la talassemia, grazie alla presenza della malaria sull’isola portatavi probabilmente dai Fenici nel secolo precedente, potrebbe essere stata introdotta da quelle antiche genti greche, oppure, ricordando la dominazione bizantina nel medioevo, la talassemia potrebbe essere stata introdotta ugualmente dai greci solo che con un millennio di ritardo rispetto alla Magna Grecia.
Questo vuol dire che la dove sorsero le più fiorenti civiltà del passato, quasi sempre, vi era la talassemia"
Ho trovato tutto questo, particolarmente interessante, per tutta una serie di motivi.
Può darsi che, a livello genetico, i nostri Antichi Sardi, avessero trovato, proprio tramite la talassemia, un espediente genetico per bypassare la malaria, che, come sappiamo, decima la popolazione.
Nel link parla di 6000 nuraghi, ma sappiamo che sono molti di più, il doppio, tra censuri e non, quindi, riflesso di un popolo altamente operativo e diffuso.
Ritornando al Dio Bes, sapete bene che ho scritto più volte a riguardo, già a partire da tre anni e mezzo fa( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/parlare-della-dea-tanit-in-sardegna-e.html?m=0, in cui parlo del Dio Bes collegato alla Tanit, in particolare alla Tanit dalla testa grande, e alla placenta, ritenuta Sacra.
( Non solo, Bes, collegato allo scarabeo, alla nostra Dea Madre scarabeo, presente in Sardegna, già 4000 anni prima dello scarabeo psicopompo egizio - https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/lo-scarabeo-umanoide-egizio-khepri-e-la.html?m=0)
"Ma abbiamo anche un altro vocabolo per definire lo scarabeo, dal vocabolario Casu
La parola è" carrabusu" vocabolo scindibile in termini geroglifici
(Negli scavi di Tharros Lo scarabeo trovato recava inciso il nome regale di Thutmose IV, 1400 a. C., ma ne sono stati ritrovati molti altri)
Dove Ka indica lo spirito
Ra indica il sole
E " bs" è un ideogramma del dio Bes o Bisu( che sembra un nome sardo) , una forma popolare del Dio Sole.
Ora, il dio Bes era protettore della gravidanza e nella parola carrabus, nell'ideogramma " bs", abbiamo la simbologia del dio Bes, che fa rinascere a nuova vita, in quanto protettore della gravidanza e dei neonati
Scrivevano una formula sullo Scarabeo del cuore e veniva deposto sul petto del defunto vicino al cuore dove, ci si rivolgeva alla Grande Madre.
In questo modo, il "cuore Scarabeo" poteva intercedere verso il dio Osiride per il defunto, nel passaggio verso l'aldilà
In sardo Scarabeo si dice in due modi
Dalla spiegazione di Dedola abbiamo un
baballottu
Con un "babalu" che significa trascinare( Lo scarabeo Infatti trascina lo sterco di cui si nutre fino alla sua tana come una palla da ping pong)
Quindi un babalu (trascinare) più un sumerico "UD" (sole)
Babal - ud
O Babal- utu (colui che trasporta il dio sole)
Bab bal + utu ( colui che riporta restituisce in formula doppia esaltativa, il dio sole del cielo)
Quindi baballottu" significa "Scarabeo sacro, colui che riporta utu il dio sole nel cielo)
Ma abbiamo anche un altro vocabolo per definire lo scarabeo, dal vocabolario Casu
La parola è" carrabusu" vocabolo scindibile in termini geroglifici
(Negli scavi di Tharros Lo scarabeo trovato recava inciso il nome regale di Thutmose IV, 1400 a. C., ma ne sono stati ritrovati molti altri)
Dove Ka indica lo spirito
Ra indica il sole
E " bs" è un ideogramma del dio Bes o Bisu( che sembra un nome sardo) , una forma popolare del Dio Sole
Ora, il dio Bes era protettore della gravidanza e nella parola carrabus, nell'ideogramma " bs", abbiamo la simbologia del dio Bes, che fa rinascere a nuova vita, in quanto protettore della gravidanza e dei neonati
[...] Il Ka è lo spirito, ma rappresenta, nella sua rappresentazione a cuore dello scarabeo Karrabosu, la placenta, il "gemello", come veniva chiamata, sacralizzata e ritualizzata presso gli egizi
Placenta che, guardacaso è simboleggiata dalla lettera H, come Hermes/Mercurio, perché è traghettatrice di conoscenza, di vita
È la rappresentazione di questa nuova vita auspicata dallo scarabeo, era rappresentata dalla placenta, che era considerata sacra, perché portava al mondo i bambini
Nell'Antico Egitto il faraone guidava la processione preceduta dalla sua placenta in cima ad una lunga asta, che rappresentava il cordone ombelicale come se fosse l'albero della vita
Secondo la dottrina egizia, il faraone era un gemello della sua placenta, e costituiva il suo gemello abortivo, che non lo abbandonava mai
Il Ka, quindi, l' anima, era quindi rappresentata, in forma terrena, minore, da questo Dio Bes, con ideogramma "bs", Dio protettore della gravidanza, e quindi il dio Bes era simboleggiato dalla placenta, considerata il nostro gemello durante tutta la nostra vita
E qui ritorniamo al concetto di specchio /sistro/ Tanit/ Ankh /come cappio dalla forma allungata, nel quale ci si specchia per ritrovare se stessi
Un cappio con due estremità che potrebbe anche indicare il cordone ombelicale stretto intorno alla faccina del bimbo nuovo che sta per nascere e del quale si rappresenta una faccina a forma di cuore
A forma di cuore come lo Scarabeo beneaugurante di una nuova rinascita, "su carrabusu"
Quella faccina a forma di cuore che abbiamo ritrovato nella Tanit
E il Dio Bes assomiglia con la sua testa grande, alla Tanit "mostruosa" descritta e ritrovata in alcuni siti in Sardegna
Perché Dio Bes è nano, basso e ha una testa deforme molto grande rispetto al corpo, come quella dei neonati
Questa forma "besoide" ebbe una diffusione molto ampia dal II millennio a. C. in poi
La capacità apotropaica del personaggio si esplica attraverso una rinascita solare simbolica, con un piglio da combattente, agguerrito, spaventoso e con un ghigno che incute paura, perché deve proteggere chi viene al mondo, chi nasce e rinasce a nuova vita.
E guarda caso in sardo " esti bessiu" ( da "bes/ bessiu) significa" è venuto alla luce/ è uscito" in senso lato
Ecco perché alcune Tanit appaiono con la testa sproporzionata rispetto al corpo
Perché sembrano avere un aspetto mostruoso perché Richiamo questa divinità Bes del "neonato appena bessiu, appena venuto alla luce"
Quando si trovano Tanit e con questa testa mostruosa, significa che sono Tanit beneauguranti di una felice rinascita
E niente di strano che questa ritualità di invocazione /ringraziamento verso la divinità Bes, si sia diffusa inizialmente in Sardegna visto che il richiamo alla parola "bessiu" ( uscito) è inequivocabile, e anche perché alcune Tanit hanno assimilato in sé anche la valenza apotropaica di questa divinità protettiva
In Sardegna era molto diffusa
Lo attestano svariati ritrovamenti sia scultorei che, come amuleti, ed era rappresentato anche come lo strangolatore di serpenti, visto che ne portava uno arrotolato nell' avambraccio
Particolare, in Sardegna è il particolare sincretismo che lo accosta alla figura mitologica della Gorgone pietrificante della mitologia greca.
E questo è un aspetto straordinario , perché significa che nella simbologia della Tanit, del Bes, c'è stata un'evoluzione e un'integrazione simbolica tra i due, come è stato tra Tanit e Ankh egizio, che ne ha amplificato il significato, cosa che non è successa in altre civiltà.
In Sardegna troviamo sempre questo tipo di sincretismo
Una sorta di evoluzione/ commistione dei simboli, degli elementi iconografici, che ne amplificano il significato.
In alcuni Bes vi è addirittura la presenza di un ombelico sporgente rossastro appena tagliato, e questo indica il legame con la femminilità, con l'erotismo, un forte legame con la gravidanza e il parto
Vi era quasi una "prescrizione magico - terapeutica" nell' affidarsi a questa divinità che ritroviamo nel Mediterraneo nord-occidentale testimoniato in molte tombe femminili
Bes era chiamato anche "bisu" ( nome che sembrerebbe molto sardo) dio del focolare, protettore delle partorienti, e patrono dei ballerini, (amava danzare e bere vino, è attestato da alcune scene rappresentate all' epoca di Alessandro Magno, legato al vino e alla vinificazione, durante la quale si indossavano maschere rappresentanti il Dio Bes, per una ottimale vinificazione) che spaventava le divinità maligne con la bruttezza, con la li guadi fuori
Guardiamo come il vocabolo "bisu", con il quale veniva anche chiamato il Dio Bes, sia alla radice del vocabolo sardo " bisura", che significa aspetto fisico, perlopiù indicato a sottolineare un aspetto fisico sgradevole
"Bisu", che ha anche la stessa radice di "biddio", ombelico in sardo, dal quale parte il cordone ombelicale, e " biddio" poi si ricollega alla parola "bidda"
Perché intorno al "biddio/ombelico", si crea poi una comunità
Amuleto protettivo di Bes era ovunque, in ogni casa
Nel mondo romano si trovano immagini collegate al culto di Iside, e nel nord Italia è stato cristianizzato con il culto di San Besso
La divinità Bes, amante della danza, e presentato anche come un abile ballerino, dedito anche alle gioie della vita, tra le quali il vino rosso( rosso come la colorazione della maschera de Su Bundu)
Rosso come la placenta.
Tracce di questa divinità Bes, sono state ritrovate lungo litorale di Chia ( Ca) dove sono state trovate alcune antiche tombe e un insediamento urbano che risultava risulta essere del VII secolo VII sec. a. C.
Nelle vicinanze vi era un Tempio , dove fu trovata la statua in arenaria raffigurante un Bes con un Diadema formato da 5 Piume di struzzo così come appare nella rappresentazione egizia
Ma in altre rappresentazioni ( e ne abbiamo svariate Cagliari, Fordongianus, Monte Sirai, Tharros) appare senza diadema.
5 piume.
Il numero 5 è legato all' Archetipo Sacro della lettera ebraica He, con funzione Vita, la stessa valenza dell' Ankh e della Tanit( in Sardegna il 5 è legato al culto del Dio Toro)
He, la stessa H di Hermes e della H geroglifico che simboleggia la placenta
Il numero 5 è la conoscenza Superiore, oltre i quattro elementi. La conoscenza dei 5 elementi, che portano ad una consapevolezza superiore, ad una rinascita
Quinto Archetipo rappresentato da un Papa che tiene in mano un sistro risvegliatore di coscienze ( o forse le addormenta, secondo la prospettiva, ma il significato originario era quello)
E abbiamo un cinque rappresentato guardacaso da una Sacra Runa che rappresenta un gemello, una partnership, lo Spirito che si lega alla materia, la Runa Ehwaz
Gemello, come la placenta ritualizzata e onorata non solo presso gli egiziani, ma anche in altre parti del mondo, e in ogni epoca
Quindi alla fine tutto torna e coincide perfettamente
Un Dio Bes legato all'infanzia, all'ambito solare esplicato anche nello Scarabeo, al ciclo della nascita e della Rinascita a cui Bes, offre tutta la protezione.
Ma è abbastanza singolare che troviamo nelle Tanit isolane, spesso una una Tanit con la testa grande e deforme rispetto al corpo, e anche appuntita, come un cuore, particolare che rimanderebbe alla forma dello scarabeo a cuore, protettivo di una rinascita a seconda vita, ma anche che rimanda alla barba a punta del Bes ghignante
Forse rappresenta un Bes allo stato primordiale, il braccio operativo della dea Tanit della fertilità, quello che si occupava della "protezione attiva" delle partorienti e dei neonati, per i quali si esclamava, appena nato : "e bessiu!!" - "è venuto alla luce", perché pur sempre di divinità solari si trattava
Questa immensa Dea Tanit, e quindi grande Dea Madre della fertilità, rappresentata come un' Ankh, , tanto che le due immagini si sovrappongono, perché entrambe sono l'emblema della vita e della fertilità
Ankh, che è stato l'evoluzione naturale di quel primo abbozzo di laccio incrociato, con due cappi, i cappi di due destini che si incrociano per formare una nuova vita, rappresentata dal cortone ombelicale, fusione di due energie, maschile e femminile, che parte dal "biddio/ombelico", protetti da Bisu( l' altro nome della divinità Bes) per creare una " bidda", una comunità
Cappio incrociato che sarà il primo abbozzo dello specchio e del sistro
Lo specchio che servirà riscoprirsi nello specchiarsi, appunto, ad acquisire attraverso il riflesso, consapevolezza di di se stessi, il secondo, il sistro che tiene sveglia la coscienza e i neonati, coloro che sono appena nati alla consapevolezza dell'energia solare
Il sistro come l' Ankh, la Croce della vita, dell'immortalità, come la Tanit, la grande Dea Madre dispensatrice di vita
Nel corso della storia della civiltà Sarda le due immagini Tanit/Ankh, spesso si sovrappongono, creando degli ibridi che rimandano al concetto di nascita e rinascita, dove sono l' una lo specchio dell'altra, l'una l'albero della vita dell'altra, placenta l' una dell' altra, come due gemelle
E non solo. La Tanit in Sardegna ingloba in sé anche la divinità Bes, con la sua testa mostruosa, che io personalmente interpreto in questo modo, perché gli studiosi hanno già avuto modo di constatare come, proprio in Sardegna si sia notato nei ritrovamenti riguardo il Bes, un richiamo alla Gorgone della mitologia greca.
Questo perché la capacità sincretica della mente di un sardo, va oltre l' inimmaginabile, oltre a quel livello storico- antropologico e archeologico che si studia e si analizza.
Ho sempre notato questo aspetto
La Tanit non è solo una Tanit, un Nuraghe non è solo un Nuraghe, una "scacchiera" dipinta non è solo una scacchiera
Vi è sempre un substrato polisemantico, che rimanda ad altri linguaggi, ad altri codici
Ad interpretazioni parallele che si incastrano perfettamente tra di loro
Perché i Sardi cavalcano il tempo
Creano il " non tempo".
Dove ci si specchia e ci si riconosce in ogni periodo storico, a qualsiasi latitudine e longitudine
Nel grembo della Tanit ci si specchia il Sole, quando si riflette la suo grembo di acqua femminea
È quel cappio iniziale da cui tutto è iniziato, come un cordone ombelicale al quale è connesso l' albero della vita, l Ankh, stesso la Tanit stessa dispensatrice di vita
" Sa besadora o bogadora", la levatrice, colei che porta la luce, colei che fa nascere i bambini ( "besadora e accabadora". Vita e morte tra le sue mani. Tra le mani della Tanit, della Jana)
Bes- adora
Derivazione del Bes dall testa grande come quella di un neonato che abbiamo visto in alcune Tanit, perché lei protegge la nascita
Colei che è rappresentata con il viso a cuore, come lo Scarabeo a cuore degli egizi, perché lei è beneaugurante per un passaggio a nuova rinascita
Lo scarabeo Sacro, "su carrabusu"
Perché lei porta alla luce, al sole
La Tanit è uno Scarabeo Sacro vivente
È un ponte tra le due dimensioni, quella dei vivi e quella dei morti, con le braccia sollevate ad H, come Hermes, Il traghettatore tra le due dimensioni, come la H della placenta
Perché lei è l'Hermes, la porta, come è la stessa Jana, la Janna, la porta, che può passare da una dimensione all'altra
È lo scarabeo /cuore che accompagna e protegge morti
La parola," carrabusu", che già in sé contiene la benedizione del dio sole
Quella che nell' atto del rinascere, ritrova sempre se stessa nella sua placenta specchio
La placenta, considerata gemello vitale, che non ci abbandona mai.
Quella spirale rossa, quella doppia spirale del cordone ombelicale all'interno delle Domus de janas.
La Tanit, che come la Jana, porta alla luce chi passa attraverso lei
" È bessiu a su sobi", è venuto al sole, alla luce, al mondo come una focaccia appena sfornata
" Placenta" deriva dal greco " plakoys", che significa "focaccia", perché ha la forma di una focaccia schiacciata
Rossa come il sangue, come la vita, come la vite che produce il vino
Pane e vino, placenta e sangue
Una simbologia quasi eucaristica che anticipa di secoli quella puramente Cristiana
È straordinario come andando oltre un'osservazione superficiale, anche la Tanit sarda presenti invece delle valenze simboliche multiple e sfaccettate, che si incastrano perfettamente tra di loro
Un viso a cuore, che potrebbe sembrare un pezzo estetico e che riconduce invece ad altre simbologie come quella dello scarabeo a forma di cuore, alla parola carrabusu, a quel "bs" che riporta al Dio Bes, protettivo per una rinascita anche nell'aldilà
La Tanit come una matrioska dai mille segreti
E se c'era un segreto da tacere e da rivelare solo a chi ha occhi per vedere a chi ha " su sentidu" per sentire, passava attraverso il vino rosso, su Cannonau, il vino più antico del mondo, come il sangue passa nella placenta, di generazione in generazione".
Ho analizzato il Bes collegato alla conformazione dell'Omega ( la nostra primordiale Alfa e Omega - https://maldalchimia.blogspot.com/2022/07/alfa-e-omega.html?m=0)
https://maldalchimia.blogspot.com/2023/05/dio-bes.html?m=0
"L'omega Ω sembra essere un utero stilizzato collegato al fatto di essere la Dea madre e del parto, così come ho già approfondito per la Dea Hathor, Sacra Madre Cosmica, il cui nome Hathor, rimanda all'uter/ Ator.
Un utero primordiale
" Un atomo primordiale della creazione
Ne ho parlato a proposito della simbologia e conformazione del Menat, oggetto sacro della Dea Hathor, la cui conformazione ad Omega, come principio femminile, rimanda alla stessa conformazione della Dea, al Menat, e al nostro pozzo Sacro di Santa Cristina ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/04/il-menat-portale-alchemico-dei-pozzi.html?m=0)
Ma la conformazione ad Omega, può essere identificata anche con lo strumento che si usava per tagliare il cordone ombelicale, e molto probabilmente, anche per la circoncisione, sia in campo egizio, che ebraico e arabo.
In questo caso, visto che in questa rappresentazione è presente il Dio Bes, credo che la simbologia dell'Omega sia correlata al concetto di nascita, complementato dal concetto di ciclicità "vita/morte", visto che abbiamo i due serpenti alla base, che in una azione del mordere le estremità della stessa colonna che rappresenta le due polarità energetiche, sanciscono, come un Oroborus, la ciclicità della vita, in un susseguirsi di nascita e morte, in continuo rinnovamento".
Ne ho parlato in correlazione del dio Bes collegato alla Gorgone https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/dio-besgorgone.html?m=0
"La sovrapposizione "Dio Bes/Gorgone", Medusa, nella fattispecie, rimanda al concetto di Natività, di Gorgone, come un Gorgo uterino, un vortice d'acqua che rimanda ad una simbologia uterina, preposta alla gravidanza, alla nascita, come è, nella simbologia del Dio Bes.
La simbologia del serpente sul capo della Gorgone, indica il Femminino e la sua continua capacità di trasformazione, di cambiare pelle, oltre che la seduzione, la capacità ammaliatrice, il Labirinto, la ciclicità, il cordone ombelicale.
Ma non in senso negativo.
La figura di Medusa, è stata demonizzata in periodo ellenico, da una Civiltà, quella greca, con eroi poco propensi alla ierogamia, intesa come "unione degli opposti", ma piuttosto, tendenti all'esclusione del Femminino, ghettizzato e soppiantato da una omosessualità, da parte degli eroi greci, ostentata e riconosciuta socialmente, come fregio di alto valore.
Parlai di Medusa in un mio post ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/basilisco-e-il-mito-di-medusa-in.html?m=0), poiché in Sardegna, abbiamo dei luoghi dedicati proprio a Medusa, come il castello di Samugheo.
A Esterzili esiste un tempio megalitico rettangolare , chiamato " Sa Dom'e Urxia", dove, narra la leggenda, ci sarebbe un tesoro chiamato con un nome molto simile a quello del su Scorzoni( o Scultone), che si chiama " su scusorxu", nascosto e custodito dalla Maga Urxia.
Urxia, Orgia, Giorgia, sono tutte radici in "org -", che richiamano luoghi carichi di energia positiva, quindi fertile, piena di verde, che hanno lo stesso nucleo "or/org", di Orgosolo, di Dorgali, di Orosei, dei luoghi, insomma, frequentati da Su Scultone - basilisco.
Infatti, "Gorgo- georgico" , è riferito all'agricoltura, e proprio Medusa, col sangue dalla sua testa decapitata, che genera il basilisco( tra l' altro il nome è simile al basilico, la più profumata tra le erbe "di cucina" ) era, tra le Gorgoni, colei che era esperta nell'arte del coltivare la terra, oltre che ad essere la più potente.
Il Professor Lilliu, aveva associato "Giorgia", ad una maga gigantessa in epoca nuragica, che si infuria e che pietrifica con lo sguardo a causa della perdita, per una maledizione, dei propri figli.
Una Giorgia come un Antica Madre Pietra della fertilità( il nome Giorgia infatti è connesso al termine greco- bizantino " Ghiorghis", che significa "colei che feconda) che venne pietrificata per aver rifiutato di fare l'elemosina, nonostante la sua ricchezza"
Quindi, come vediamo, un dio Bes che si sovrappone spesso quindi alla Gorgone ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/09/dio-besgorgone.html?m=0)
"La sovrapposizione "Bes/Gorgone", ha una valenza positiva, non di morte, di pietrificazione, ma di nascita, di Benedizione, di creatura "bessia a sa luxi", di creatura "uscita alla luce", venuta al mondo.
Luxi, come Luxia, portatrice di Luce".
Ma ragioniamo, un Dio Bes che potrebbe essere anche la rappresentazione "maschilizzata" delle nostre primordiali Janas, "is bogadoras", coloro che portavano alla luce, sia in vita che in morte.
Proprio stamane ho visto nel diario di un mio contatto, Mirella Paciotta, una Gorgone con Bindu sulla fronte( https://www.facebook.com/share/p/SoMBSHLEyyymasdy/), anche questa, simbologia molto diffusa.
Sul bindu avevo già scritto e approfondito, in modo vasto, più di tre anni fa( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/bundu-bindubindi.html?m=0), figura importantissima, perché legata alla nostra Maschera de Su Bundu( bindi/Bundu, quasi stesso nome e stessa simbologia)
La maschera de Su Bundu, rappresenta il vento.
Una maschera arcaica che risale fin dai tempi antichissimi, e rappresenta l'Anima primordiale, l'Essenza stessa del Creato, che si identifica con la forza creativa del vento
Anche la Kundalini, la nostra energia vitale, quella che ci connette con le energie di Madre Terra e dell' Universo, è considerata la Madre dei venti.
Le corna del Bundu, sono una rappresentazione taurina/ uterina dei cicli lunari di nascita/morte /rinascita .
Il mantello, detto anche "su saccu" , poteva essere bianco o nero, a seconda che si volesse rappresentare la fertilità o la morte .
Il Bundu è al contempo demone e speranza, poiché essendo vento e seme, porta pioggia, o diluvio, distruzione.
Figura antropobovina, dove l'uomo si fonde con l'animale, perché insieme, creano il seme, la potenza creatrice.
La cosa straordinaria è che questa parola , Bundu, è assolutamente simile, nel grafismo, e anche nella simbologia, ad una parola sanscrita, "Bindu", che riguarda proprio il chakra della creazione, l'ottavo chakra.
Generalmente vengono presi in considerazione solo i nostri sette chakra, ma ce ne sono anche altri, ugualmente importanti.
E il chakra Bindu, è importantissimo, proprio in correlazione anche a questa maschera Sarda del Bundu, perché anche il significato di questa parola Bindu, è "seme" .
Io non mi stupisco mai di queste straordinarie correlazioni semantiche e grafiche tra lingue diverse, soprattutto quando si tratta di lingue antiche come il sardo e il sanscrito, poiché significa che i contatti e le contaminazioni tra le due culture sono stati notevoli.
Il Bindu, quindi, che si trova nella parte centrale del cervello, è il punto di partenza della parte consapevole della creazione e delle vibrazioni, che si esplicano in una secrezione chiamata "nettare Bindu", l'amrita, e si trasmettono ad ogni cellula, legandosi al DNA, dando origine all'energia Bindu.
È la sede del Conscio, della creazione consapevole, e dipende da noi, se fare del Nettare del Bindu, un'ambrosia immortale( ambrosia per i greci, amrita per gli induisti), lo stato più elevato della materia, la fusione degli opposti, la medicina sacra, per la propria vita o il veleno
Si parla di Bindu come principo femminile creativo principale.
E qui la correlazione con la maschera del Bundu sardo è evidente .
Le corna taurine /uterine richiamano la falce di luna, l'unione del principio maschile e femminile,, e nella simbologia induista, rappresenta proprio questo, perche nessuno ha accesso a questo Bindu, tranne Parāśakti. (la Divina Madre Creatrice consorte di Śiva)
Tutti gli atti del Divino hanno origine da questo Bindu, poiché solo qui avviene l’unione procreativa Divina di Śiva e Śakti.
La simbologia del Bindu è uno spicchio di luna, proprio come le corna del Bundu sardo, perché è collegato agli stati del sistema endocrino, alla coscienza individuale, che è una Coscienza parziale e momentanea rispetto all' infinità del Sahasrara, la conoscenza universale.
I bramini, in questa parte della testa, sopra la prima vertebra cervicale, tengono un ciuffo che non radono mai, lo Shikha in sanscrito, da tenere legato stretto stretto per acquisire una consapevolezza indelebile del bindu
Ed è lo stesso motivo per cui i monaci cattolici, fino alla riforma del 1972, tenevano i capelli perennemente rasati in quella zona, creando la chierica, per favorire la consapevolezza e l' unione con il Divino
Perché di questo si tratta, sia che si parli di Bundu, maschera Sarda, seme creativo trasportato dalla potenza del vento, che di Bindu, seme della consapevolezza creativa, frutto dell' unione delle due polarità, dei due sposi divini
Si parla di Bindu rosso come principio femminile creativo principale, come il mestruo femminile, come il colore rosso della maschera del Bundu sardo, il vento creatore, il caos primigenio, e del Bindu bianco come principio maschile, legato al liquido seminale, bianco come i baffi del nostro Bundu, l' unione dei quali, attraverso il concepimento, esprime la perfezione.
Entrambe rappresentano la sede della creazione totale, l'essenza del cosmo, l' intelligenza umana creatrice e consapevole
E la forma ovale della maschera del Bundu sardo, insolita, tra le maschere, così ovale e rossa, richiama il Bindi ( che giostra.. Bindi/Bindu/Bundu), il segno rosso ovale o circolare induista, che viene posizionato tra le sopracciglia, nel sesto chakra Anja, in prossimità del terzo occhio, della sinergia tra le due polarità, dove vi è la sede della potente energia nascosta, il punto di uscita della kundalini.
Si dice che il Bindi posizionato proprio in questo punto possa trattenere l'energia della kundalini.
E la maschera del Bundu sardo, è proprio ciò che fa, energeticamente
È come un grande Bindi, un punto rosso enorme del terzo occhio
Quel punto di consapevolezza, dove uomo e animale si incontrano
Dove nettare e veleno si incontrano
Dove vento e distruzione si incontrano
Dove maschile e femminile si incontrano
Il Bundu Sardo, come il Bindu, l'ottavo chakra, rappresenta il punto di equilibrio, il saper gestire il Fuoco interiore, il proprio nettare, la propria Amrita, con maestria, e convogliarla in energia feconda, creatrice, e non distruttrice, come può essere il vento che crea danni, invece di favorire il diffondersi dei semi, piuttosto che la loro dispersione
La maschera mette in contatto con la dimensione divina
Amplifica la maestria di Essere il divino in forma umana.
Ecco perché il Bundu ha un "trivutzu" , un tridente in legno di olivastro
L'Olivastro, come l'olivo, è sacro
Con esso domina il fuoco, che significa dominare l' animalita' delle passioni, degli istinti animali.
Fare arrivare le Fiamme ad una consapevolezza maggiore
Il Bindu, l' Ottavo Chakra, il Seme creativo primordiale, è composto da tre "gocce", da tre semi creativi.
Il Sole(Surya) , la Luna( Soma) , il Fuoco(Agni), e sono le tre forze creatrici
Proprio come le tre forze del Tridente, de su trivutzu del Bundu
Il Sole e la Luna nelle corna taurine /uterine, e il Fuoco che attizza con Fiamme sempre più alte
Questo stato di non - dualità, esemplificato da una maschera che ha in sé sia elementi maschili che femminili, dove la mente è libera da vincoli, da realtà convenzionali, che è libera, come un respiro di vento
Questo "seme/nettare" è la base per il sorgere del corpo umano.
È la "Jnana", parola indù che deriva da "Jna", che significa conoscere, ha lo stesso significato della parola "gnosis" greca, la conoscenza catarchica e liberatrice
Jnana, "conoscere" .
Troppo simile alla parola " Jana" sarda.
Perché essere Jana, significa conoscenza .
Conoscenza ancestrale.
Il Bindu produce, nel retro della cavità sopra il palato molle, il fluido, l' elisir di lunga vita, l' Amrita, immagazzinato poi dal chakra Lalata, il nono, sulla sommità della fronte, e riversato nel chakra della Gola, il quinto, il chakra Vishudda( avevo già scritto in un mio precedente post della correlazione tra Vishudda e "udda", due apparati creativi e anatomicamente simili. Uno che crea con il suono, e uno che crea con il "sono", che dà vita ad una nuova identità), che lo purifica e lo riversa nel corpo
Amrita, il nettare divino che dona l' immortalità, prodotta dal chakra Bindu, quando è attivo, quando siamo particolarmente creativi, connessi al Divino, è una secrezione altamente inebriante
Il Soma, nei Veda, e il Madya, il Vino Divino nei Tantra
Ne parlano molti poeti Sufi, come di un dolce vino che causa un' immediata ebbrezza
Lo stesso simbolismo dei rituali cristiani dove il vino è consacrato e bevuto come un Sacramento
Gli Yogi possono vivere di questo fluido, anche senza cibarsi, perché è il liquido della vita stessa, che serve a mantenere in vita il corpo fisico
Il nettare di Amrita, scende nel Terzo chakra, quello del plesso solare, Manipura, che è il centro energetico della nostra autoaffermazione, della nostra forza vitale umana, dei nostri desideri, talenti, aspirazioni, il nostro centro energetico del Fuoco, e lì viene bruciato.
Per celebrare la Nostra Forza Vitale
Ecco perché "Su Bundu", la Maschera Sarda, attizza il fuoco
E nel contempo, celebra, d' obbligo, con il nostro nettare di lunga vita sardo : il Mirto.
Osservate
Nelle lingue antiche, come nell'ebraico, le vocali non c'erano
aMRiTa
MiRTo
MRT in comune, nella stessa sequenza
Non mi stupiscono più queste coincidenze. Il mirto per noi è sacro. È nettare di lunga vita che connette al divino
È il simbolo stesso della Sardegna
Il nostro nettare immortale
Nell' ugola, esattamente, abbiamo il Lalana chakra, o Talumula, una riserva ghiandolare, tra il chakra Bindu e il chakra Vishudda della gola
Quando il nettare amrita stilla giù da Bindu, oltre che arrivare anche al plesso solare, viene immagazzinato in Lalana, sopra il palato molle, nella cavità retronasale( si, proprio lì, dove arrivano con i tamponi nasali, a cercare il nettare dell' immortalità), e lì rimane inattivo, scorrendo verso il basso per essere consumato nel fuoco di Manipura, del plesso solare
Ma con alcune pratiche, si può convogliare verso il chakra della gola Vishudda, che è il chakra creativo della consapevolezza, che evita il deterioramento dell' aMRiTa e che vada a finire nel fuoco del chakra più basso, quello del plesso solare, bruciato
L' aMRiTa, dovrebbe restare nei chakra alti, nel chakra creativo della gola, il Vishudda, il chakra del Suono, della nostra emissione, della nostra manifestazione, in quel "suono che sana"
Si dice che quando la Kundalini è in Vishudda, si goda di eterna giovinezza
E il chakra Bindu rappresenta la potenzialità del seme
Il potenziale evolutivo dello stesso Dna
La ripetizione della forma divina originaria, quella Divina
Il Mirto in Sardegna e come l' aMRiTa, la celebrazione degli Dei
Mirto in sardo si dice " Mutta"
Mutta
Mutteḍḍu
Muttettu
Il mirto consente l' evoluzione, la ripetizione, la duplicazione di quella frequenza divina di immortalità
Pranu Mutteḍḍu
Pranu, prana. Energia
Mutteḍḍu
Lo abbiamo visto insieme, la volta scorsa, parlando di Goni, del Seme( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/goni-il-gone-della-vita.html?m=0)
Anche Goni è un seme, come lo è il Bundu, come lo è il Bindu
"Sa Mutta", il mirto, si ferma proprio lì dove si crea il Muttetto, nel chakra della gola
Lì si espande, e diventa creazione terapeutica, guaritrice
Sono convintissima che il mirto, oltre alle sue proprietà di pianta sacra, consacrata a Venere, all' Amore, utilizzato per gli incantesimi d' Amore e per mantenere vivo il fuoco dell' Amore, sia il nostro elisir di lunga vita, la nostra ambrosia, la nostra Sacra Amrita
Il nostro nettare degli Dei
I nostri geni " di lunga vita", sono oggetto di studio e di ricerche in tutto il mondo
Tanti fattori, sicuramente, che contribuiscono a questo primato, tra, cui sicuramente il mirto, il vero Principe indiscusso
Delizia del palato e dell' Anima, da secoli, probabilmente, e coadiuvante in tutte le pratiche sciamaniche che prevedevano una maggiore connessione con il divino
Perché mirto è anche un po "morte"
Morte di stessi, per lasciare spazio al Divino, che è già in noi, come un seme*
Quindi, se si identificano le Janas, come un Dio Bes/Gorgone, che rappresenta, attraverso la sua tara genetica della talassemia, dell'anemia Mediterranea, una forma di nanismo, però legata alla simbologia della continuità della vita, della specie, nonostante la malaria, ampiamente diffusa, un modo per sopravvivere ad essa, cosa rappresentano le Domus de Janas, se non il vento, il respiro primordiale, il primo affilato divino che dona la vita, esattamente la stessa simbologia del bindi indiano, che ritroviamo anche sulla fronte del Bes/Gorgone?
Le Domus de Janas, come ho scritto tante volte( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0), non sono le riproduzioni delle abitazioni, ma sono rappresentazioni di una carena, di uno sterno, che contiene l'afflato divino della vita, della stessa creazione, del Vento simbolico, del vortice, Golgo-Gorgone, del Bindi/Bundu, che offre l'afflato vitale anche dopo la morte.
"Sa carena", lo sterno in sardo
La carena, il fondo dell'imbarcazione.
Un'imbarcazione celeste, dal fondo rovesciato, che traghetta verso l'altra dimensione.
Come un Sacro Graal.
Guénon parla di Graal come imbarcazione.
"Arga", in sanscrito, nome che è molto simile ad arca, significa "vagina", come ho scritto molte altre volte, in correlazione anche alla nostra Archedda sarda, la cassapanca ( riproduzione dell'arca dell'alleanza", custode del preziosissimo corredo nuziale femminile
Come l'Arca solare egiziana a Mezzaluna.
" Arca/Arga/ Argha" che indica la matrice, l'utero(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-labirinto.html?m=0)
" Argha" è un termine sanscrito, e secondo il glossario della dottrina segreta della società teosofica significa va*gina, yoni.
Quindi l'arca è una vagina cosmica.
L'Arca come una vagina cosmica, un'imbarcazione, una traghettatrice come lo è la Jana/yoni, una traghettatrice tra due dimensioni, poiché Iana e anche Janna, cioè "porta".
La Vesica Piscis, nell'intersecazione dei due cerchi, forma un pesce, una vagina ma anche straordinariamente, ha la stessa forma delle imbarcazioni degli Shardana, del popolo del mare.
La stessa conformazione del "seme" bindi, che grazie al vento, può germogliare
Il bindi, è di esclusiva delle donne
Il vento, è di dominio delle Donne.
Il Maestrale.
Il vento potente delle Antiche Madri.
L'afflato divino prende forma attraverso la simbologia del vento, dell'afflato, drl respiro contenuto nella "carena", nello sterno delle Domus de Janas.
L'imbarcazione che trasporta la vita stessa, il seme solare, trasportata dal vento, che è un'energia Femminea.
Il Bes/Gorgone/Jana, la "Jnana", la conoscenza, in lingua indù, ha trovato il modo, di sopravvivere, di portare avanti la stirpe sarda, nonostante la malaria diffusissima.
Perché anche bypassare una malattia, è conoscenza, e le Janas ne sono il simbolo.
Sono convinta che la potenza di questa iconografia delle Janas, nasca da una debolezza, che hanno saputo trasformare in virtù, portandola alla luce, come vere bogadoras.
Vi erano i Giganti, e vi erano le Janas, le creature nane, potentissime, tanto da essere identificate con iconografie importanti, come il Dio Bes, che si trova trasversalmente ovunque, e le Gorgoni.
Un po' come la nostra archetipale Filonzana ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/sa-filonzana.html?m=0)
Io credo, che i nostri Antichi Padri e Madri, fossero talmente avanti, da aver scoperto, come preservare la stirpe, dalla decimazione della malaria, così come succedeva nelle antiche civiltà, perché questa simbologia del Dio Bes, è estremamente ricca di significati, nella nostra Antica Civiltà Sarda, e se proprio gli dovessi dare una connotazione di genere, lo identificherei con le antiche Janas "bogadorasa", custodi della vita e della morte, è del segreto della talassemia
Talassemia
Talos, mare, Atlantide.
Telomeri, che custodiscono il fattore dell'immortalita
Telos, la città Sacra della Lemuria Atlantidea
Telai
Le antiche tessitrici.
Come Penelope.
D'altronde, la nostra prima dea Tanit, dalla testa grande, come Bes, è la dea Tanit tessitrice di Tresnuraghes ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-tanit-di-tresnuraghes-la-nostra.html?m=0)
E sono convinta che anche l'artefice dell'Otre dei venti di Ulisse, fu un Femminino, non Eolo, e che la rotta di Ulisse, passasse proprio per la Sardegna.
Ma questa, è ancora, un'altra stupenda storia, ancora da rivelare.
Tiziana Fenu
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Il Dio Bes-Bessiu custode della talassemia?
Prima immagine
Museo nazionale di Cagliari Statua del "Dio Bes" in arenaria, il luogo di ritrovamento dovrebbe essere l' area archeologica di Bithia (Chia)
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