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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

martedì, giugno 08, 2021

💛Dea Madre siciliana e Dea Madre Sarda del IV millennio a.C.a confronto

 Delle piccole Dee Madri a confronto, nelle prime due immagini, in due musei diversi, in due regioni diverse, ma unite da un unica cultura che poi si è differenziata nei suoi particolarismi regionali: Sardegna e Sicilia. Ringrazio l'appassionato studioso Roberto Giacalone per la condivisione e le sue personali foto, in seguito alla sua visita al museo di Milena, motivo e spunto per ulteriori approfondimenti e confronti sempre estremamente interessanti. 

Due musei, il Museo Antiquarium di Milena, a Caltanissetta, e il Museo Archeologico di Cagliari. 

Delle piccole Dee Madri molto simili. 

Quelle esposte nel Museo di Milena(nel territorio di Milena è un continuo scoprire di reperti archeologici con datazioni che partono dall’età neolitica) risalgono alla metà del IV millennio a.C., come il periodo a cui risalgono anche le nostre Dee Madri, ritrovate a Santadi, a fine di quel periodo della "cultura di San Ciriaco"(prese il nome dal villaggio nuragico di San Ciriaco a Terralba, in provincia di Oristano) che va dal 4400, al 4000 a.C.circa. Periodo, che era stato caratterizzato, nel suo periodo iniziale, dalle figure volumetriche e rotonde delle Dee Madri di Cuccuru s'Arriu, del V millennio a.C (Neolitico medio, cultura di Bonu Ighinu) che poi invece, lasciano spazio a figure come queste, più asciutte e concettuali. 

Si parla quindi dello stesso periodo, riproponendo, in forma più stilizzata e raffinata, delle Dee Madri più concettuali delle precedenti. 

Produzione di San Ciriaco, che, riguardo le piccole Dee Madri, si evolverà,  elaborando poi delle ulteriori Dee Madri ancora più stilizzate e concettuali, come la Dea Madre di Turriga, ritrovata a Senorbi', anch'essa risalente al IV sec. a.C.

Queste Dee Madri così simili, quella di Santadi e del museo di Milena, rientrano, e preparano il terreno, a quello che sarà poi un contesto artistico più ampio, che rientra in quella che poi si manifesterà attraverso quella  "cultura cicladica", che avrà la sua massima espressione nel III millennio a.C.(in contemporanea con l'evoluzione della civiltà egizia e Mesopotamica, per poi diventare preminente nell'isola di Creta) di cui la tipologia più arcaica, evoca la cassa armonica di un violino, essenziale, senza braccia o gambe, oppure tenute conserte, con gambe triangolari, e testa allungata. 

Le isole Cicladi si imposero come cuore pulsante del Mar Egeo tra la Grecia continentale e l'Europa. 

L'abbondanza del marmo nel IV - III Millennio, spinge gli artisti a scolpire figure umane, specialmente femminili, deposte a corredo funerario, insieme ad altre splendide ceramiche. 

Sono figure, come ho detto prima, secondo me, estremamente concettuali, che tendono alla perfezione, riservate, essenziali.

Ma non è sulla cultura cicladica, che voglio porre l'attenzione. Essa sarà solo un epilogo di ciò che si stava già muovendo tempo prima. 

È interessante notare come sia nelle statuine del Museo di Milena, sia nella Dea Madre di Santadi, e nelle Dee Madri che verranno dopo, in particolare nella nostra isola, vi sia una particolare attenzione come le dinamiche dei cicli naturali della "nascita/morte/rinascita", così presenti nella nostra cultura, ed enfatizzate proprio dalla cultura cicladica, vi sia, in queste rappresentazioni essenziali, lineari, semplici, quasi una rappresentazione al di fuori del tempo, immortale, concettuale. 

È il tempo del mito, di ciò che resta immortale. 

È il tempo della Madre, dove tutto è circolare, dove non esiste la scansione cronologica, il prima e il dopo, l'oggi o il domani, il Maschile o il Femminile. 

C'è una continuità, senza divisione, senza catalogazione.

Non vi è nemmeno una grande divisione di generi, se non per piccoli particolari, sempre estremamente discreti. I seni appena accennati, un abbozzo di acconciatura, la divisione delle gambe,

Ma la struttura resta la stessa. Entrambi i generi senza volto, senza tempo. 

Poiché una visione circolare, spiralizzata, accoglie e ingloba in sé anche gli opposti, in una fluidità nella quale, al di là delle linee temporali, gli opposti si possano riconoscere al di là della separazione contingente che le limitanti linee del tempo impongono, in una Integrità che diventa Identità dell'Eterno Presente, sempre attuale, fedele solo a sé stessa, e a quell'imprinting primigenio e ancestrale quale è la Madre Primordiale. 

La spiccata natura minimalista di queste statuine, richiama l'Essenza, lo Spirito. 

Il ponte tra le due dimensioni di vita e di morte, inteso come passaggio fluido. 

Si celebra la Madre nella sua Essenza, sacrificando le forme, nel senso del renderle letteralmente "sacre"(e abbiamo visto come, nel mio post sulle ierofanie, "sacro" significa "rendere reale") affinché siano immortali, eterne, e possano parlare dell'Essenza della Grande Madre, al di là del tempo e dello spazio, attraverso una loro particolare koine', un loro particolare linguaggio, e assolute Imperatrici e Regine di quel tempo del mito immortale del Kairos, che sorvola incontaminato, al di sopra del tempo cronologico, del Kronos. 

Queste statuine, rappresentano, nella loro estrema Bellezza senza tempo e senza connotati cronologici, il ponte tra le dimensioni, e quindi hanno reso possibile, ciò a cui l'uomo da sempre ambisce: la comunione cosmica con il Divino. 

Al sentire il Divino nella materia, mentre si tiene tra le mani una di queste statuine, che hanno la levigatezza della volta del cielo, e la brillantezza delle stelle in esse  contenute.

Ci sembrerà di sentirci parte di quel Tutto che esse rappresentano, come un tabernacolo portatile dove si manifestano insieme le sinergie della creazione, di Madre e Padre Creatori, insieme.

Osservate le statuine, sono anche falliche, per certi versi, anche Maschili, non solo Femminili. 

C'è un oggetto, molto presente nella cultura sarda, nei manufatti, nell'oreficeria, che ricorda un capezzolo del seno materno: la ghianda. 

Adesso, mentre scrivo, ne assimilo meglio la simbologia, in una interpretazione più ampia. Si deve interpretare a fondo la ghianda, per capire la quercia che c'è dietro. 

Ecco, queste piccole Dee Madri, così essenziali e stilizzate, sono come le ghiande, attraverso le quali si esprime, in modo molto concettuale e pulito, scevro da qualsiasi orpello superfluo e depistante per occhi, cuore e mente, la grande spiritualità di una civiltà. 

Dico una, perché non vedo divisione quando le civiltà si esprimono nello stesso modo. 

Ed è solo ed unicamente, in questa "non divisione", che possiamo identificarci, e respirare, per quel che ci concedono( ma tutto dipende dalla nostra apertura e sensibilità) lo stesso afflato divino che le rende immortali, leggere, spiralizzate.

Così terribilmente e magnificamente attuali, da avere quasi paura nello sfiorarle.

Come se, al solo lieve tocco, potessero, come una trottola, alla quale il loro corpo, cosi affusolato, si conforma, portarci indietro nel tempo, per rivivere e rinascere mille e più volte, come hanno imparato a fare le mani umane che le hanno create, perché creandole, hanno disintegrato l'unica cosa che, illusoriamente, l'essere umano ha tentato di creare :il tempo. 

Il tempo non esiste. 

È un invenzione di chi non sa "essere tempo" di per sé. 

E queste magnifiche statuine ne sono prova inconfutabile


Tiziana Fenu 


©®Diritti intellettuali riservati 


Maldalchimia.blogspot.com

Mi trovate anche in questo sito inglese antichecuriosita.co.uk 


Dea Madre siciliana e Dea Madre Sarda del IV millennio . a.C.a confronto





Dee Madri al Museo Antiquarium a Milena, Caltanissetta, metà del IV millennio a.C.

 Dea Madre di Santadi, Museo Archeologico di Cagliari, 
cultura di San Ciriaco, 4400-4000 a.C
Dea Madre di Cuccuru S'Arriu, Cabras, Oristano, V millennio a.C.

Dea Madre di Cabras, V millennio . a. C. 


Dea Madre Di Turriga, Senorbi, IV .millennio a. C. 


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