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mercoledì, giugno 02, 2021

💛"I tesori magici" Scalas

 La Sardegna è nota in tutto il mondo per il suo mare da favola e per gli ambienti di selvaggia bellezza. Meno conosciute, ma altrettanto meritevoli di interesse, sono le sue tradizioni millenarie e gli innumerevoli racconti e leggende popolari. Tra questi, grande rilevanza ricoprono i racconti sui tesori di origine magica, ampiamente diffusi in tutta l’isola. Tali tesori, chiamati in modo diverso a seconda della zona della Sardegna (Scraxoxu o Scusorgiu in Campidano, Posidu nella parte centrale, Suiddatu in Gallura, Scrixoxu nel Sulcis) possono avere la forma della classica anforaricolma di monete d’oro oppure presentarsi come forzieri o cofanetti pieni di gemme preziose. Secondo la tradizione si possono trovare nei luoghi più impensati: nel cavo di un albero, in un buco nel terreno coperto da un lastrone di pietra, fra i muri o nel tetto di una vecchia casa, sotto un albero o sopra un sasso, e così via immaginando. Per loro natura, non possono essere rinvenuti in ogni momento nel luogo in cui risiedono e, soprattutto, non sono a disposizione di chiunque possa trovarli per caso. Queste caratteristiche li rendono appunto “magici”. Come riportato da Gino Bottiglioni nel suo libro"Leggende e tradizioni di Sardegna", alcuni ritengono che le origini delle leggende sui tesori magici siano da ricercare nelle scorribande e razzie che si verificarono ripetutamente in Sardegna a opera delle varie popolazioni di conquistatori, come nel caso delle incursioni saracene.


Quando qualcuno deteneva un congruo risparmio o dei monili preziosi che potevano fare la felicità di un ladro o di un invasore, a volte si curava di nascondere o sotterrare tale fortuna all’interno o nei pressi della propria abitazione da dove, con il passare del tempo o per cause di forza maggiore, non veniva più recuperata. Il ritrovamento casuale di tali tesori, avvenuto nel tempo,ha alimentato racconti e fantasticherie legati in alcuni casi ai monumenti megalitici che costellano ancor oggi la Sardegna, a tal punto che moltissimi di tali siti prendono il nome dal tesoro che si credeva nascondessero. Nel capitolo Allegati sono riportati i toponimi relativi ai monumenti megalitici e alle località. Sempre Bottiglioni racconta nel suo libro che Antonio Taramelli, soprintendente alle Antichità della Sardegna dal 1901 al 1931, gli mostrò la copia di un documento redatto in spagnolo contenente una lista di tesori nascosti in Sardegna; la lista era ricca di particolari e si ipotizzò che il compilatore potesse aver attinto dalle tradizioni esistenti nei vari luoghi indicati. Secondo tale lista la maggior parte dei tesori era posizionata vicino alle chiese e nei pressi di monumenti preistorici. Taramelli confermò che, in siti archeologici ritenuti sconosciuti, si scoprivano spesso i segni del passaggio precedente dei cercatori di tesori.


Oltre a creare il tesoro, la fantasia popolare cercava di stabilirne l’origine. A Sassari, per esempio, si cercò per oltre vent’anni un tesoro che il popolo aveva attribuito al periodo giudicale; la ricerca avvenne nella casa detta “di Michele Zanche”. Nei pressi di Esterzili si credeva che, nel monte Santa Vittoria, fossero sepolti arredi sacri appartenenti a sette chiese e ricchezze di sette paesi esistiti un tempo intorno al suddetto monte. In generale il popolo attribuisce ai tesori un’origine favolosa, accontentandosi talvolta di sapere soltanto della loro esistenza e che è possibile venirne in possesso al verificarsi di determinate circostanze.

Le leggende legate ai tesori magici si sono diffuse principalmente nel Medioevo, ma ancora oggi non è raro sentirne narrare, trattandosi di storie che affondano le radici nella fede della popolazione sarda. In alcuni casi, infatti, il luogo in cui è possibile trovare il tesoro viene indicato direttamente da un santo (o una santa) con il patto che tale fortuna, una volta rinvenuta, sia utilizzata per edificare un edificio sacro. Si dice per esempio che il santuario della Madonna del Latte Dolce a Sassari sia stato costruito grazie alle ricchezze mostrate dalla Vergine a un malato mentale che riacquistò poi la ragione. Secondo la tradizione, anche la chiesa di San Marco, non molto lontana da Tresnuraghes, fu fatta costruire da una donna a cui il Santo aveva insegnato come impossessarsi di un otre pieno di monete, sotterrato profondamente nel terreno. Abbandonando il sacro, a Dualchi si racconta del pastore di nome Mauro Bussolo che avrebbe trovato una pentola piena di pezzi d'oro all'interno del nuraghe Ono. Ma le leggende più diffuse sono dedicate alle Janas, le custodi di immense ricchezze donate saltuariamente a un comune mortale, come le Janas di Monte Oe, che di notte chiamano per tre volte colui che vogliono far arricchire, oppure la fata che dimora nei sotterranei della chiesa di Sant'Antioco, circondata da un fantastico tesoro che, un tempo, un pastorello ebbe il coraggio di rifiutare.


3 IL CUSTODE DEL TESORO Ogni tesoro è gelosamente custodito da un’entità che lo concede, a determinate condizioni, alla persona alla quale è destinato. Entrarne in possesso però non è facile, poiché il custode non è sempre disposto a cederlo senza averne un tornaconto. In molti casi il compito di custodire il tesoro è affidato a un defunto, a espiazione di colpe commesse in vita. L’anima dannata sarà libera solo dopo la consegna delle ricchezze; in caso contrario rimarrà legata al suo ruolo di custode per l’eternità. Altre volte il custode dei tesori sepolti è uno spettro. E’ il caso del terribile Don Blas d’Aragona, che si racconta vigili sui gioielli nascosti nel castello di Burgos, oppure quello dei fantasmi dei frati e dei preti che sorvegliano i tesori nei pressi di Solanas di Cabras e tra Guspini e Arbus. Proprio nel caso di Arbus, un prete senza testa con un lampioncino rosso in mano apparirebbe vicino a una fonte nei pressi della quale avrebbe seppellito un baule colmo di oggetti preziosi, frutto delle malefatte che furono causa della sua morte violenta.


(...) Anche esseri della tradizione fantastica sarda stanno a guardia dei tesori. Spesso come custodi di favolose ricchezze vengono indicate le Janas, come nel caso delle catacombe di Sant’Antioco, o la terribile Musca maccedda (mosca macellaia).

Secondo una leggenda diffusa in tutta l’isola, con differenze legate al suo terribile aspetto, sa musca maccedda offre al cercatore una scelta tra due grossi otri, uno contenente il tesoro e l’altro pieno dei terribili insetti. Se il malcapitato avventuriero dovesse scegliere l’otre sbagliato, gli insetti verrebbero liberati causando la sua morte certa.

Un altro essere fantastico possessore di grandi ricchezze è lu pundacciu, (conosciuto anche come baottu de setti berrittas), che ricorda i classici folletti della verde Irlanda. Lu pundacciu si presenta come uno gnomo delle dimensioni di un bambino di due o tre anni con un cappuccio rosso tondo e un abbigliamento indefinibile. Corre velocissimo sfiorando appena la superficie dell’acqua o del bosco e varcando al volo qualsiasi ostacolo che gli si pari davanti. Si posa lieve sugli alberi, sui tetti, sull’acqua, su scogli o picchi di roccia. Può apparire dovunque all’improvviso, sotto qualsiasi forma e scomparire all’istante.

Bada particolarmente al proprio cappuccio, dove pare sia concentrato tutto il suo potere: impossessandosi di tale cappuccio lo si costringe a rivelare il luogo in cui ha sepolto uno dei suoi tesori. Ma lu pundacciu non cederà facilmente: supplicherà in tutti i modi di riavere il suo cappuccio, piangendo in modo straziante e rotolandosi per terra. Occorrerà essere molto furbi e avere un cuore di pietra per resistere alle sue richieste, che accompagna spesso a promesse di ogni bene, grazie alle quali riesce quasi sempre a farsi restituire il cappuccio.

A quel punto, lu pundacciu si dilegua per non riapparire mai più, tra pernacchie e risate di scherno verso chi ha creduto alle sue vane promesse. Nella maggior parte dei racconti di chi narra di aver preso parte alla ricerca di questi tesori, il custode è stato descritto come un’entità di natura diabolica in grado di presentarsi sia in forma umana che animale; per questo motivo,la tradizione indica come indispensabile la conoscenza di particolari rituali da seguire per ottenere un tesoro magico senza rimanere vittima di tali entità.


Tratto da "I tesori magici in Sardegna" di Alessio Scalas


Maldalchimia.blogspot.com

""I tesori magici" Scalas




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