In questo bassorilievo, vediamo la dea cananea del sole, Shapash, rappresentata con un volto di leone solare, e il terzo occhio aperto, mentre viene accoltellata dal suo corrispettivo maschile Shamash, ad indicare la fine della società matriarcale e l'inizio di quella patriarcale.
Era conosciuta anche in ambito fenicio, come "torcia degli Dei".
Ma con il tempo, specie in ambito ebraico, venne espressamente proibito il culto del sole, sia come Shapash, che come Shamash.
Nella Tanakh, nella Bibbia ebraica, questo rito è punito addirittura con la lapidazione.
Un certo richiamo, rimane nelle Dee del Sole del vicino Oriente, e nella donna vestita di sole, citata dall'Apocalisse, la donna descritta da Giovanni, che rappresenta Maria, o la Chiesa in generale, che porta sul capo il simbolo solare delle dodici tribù di Israele, tra cui la tribù del Giuda, stirpe del Messia.
Anche questa dea solare Shapash è rappresentata con 12 raggi solari.
Il volto da leone, rappresenta il sole.
Teniamo presente che per quanto riguarda la stella che videro i Magi, interpretandola secondo la teologia zoroastriana come quel segno luminoso che avrebbe indicato loro che era nato il ‘Dominatore’ o ‘Salvatore del mondo’, possiamo riferirci a delle congiunzioni astrali particolarmente significative, rare e luminose, che accaddero nel periodo che va dal 3 a.C. all’ 1 a.C. e che interessarono Giove, Venere e la stella Regolo (che significa ‘piccolo Re’), oltre che alle costellazioni del Leone e della Vergine.
Il leone è riferito al Cristo, Horus, Apollo..ecc, e la Vergine, a Maria, Iside, a tutti i Sacri Femminini.
Shamash colpisce la dea solare Shapash, proprio al centro del plesso solare, nel terzo chakra Manipura, nell'athanor del ventre creativo, in quella "mangiatoia allegorica", dove è nato il bambino solare, il Cristo, che fornirà nutrimento per tutti.
Infatti la Dea Shapash, ha una sottana molto simile alle conformazioni mammellari che si trovano anche nella dea Artemide di Efeso, anche se molti sostengono che si trattino di scroti maschili, quindi legati ad una dimensione della fertilità.
Artemide di Efeso, era come un mix di dee asiatiche ed elleniche. Il suo compito era proteggere la città e nutrire la sua gente.
Personalmente, dopo aver visto questo bassorilievo, di cui non sono riuscita a trovare la provenienza, ritengo che queste escrescenze mamellari siano simbolo di nutrimento, di cui la dea Shapash, così come Artemide di Efeso, così come Maria, o Iside per Horus, si fanno testimonial viventi.
Betlemme, il luogo in cui nasce Cristo, significa "casa del Pane", ma in riferimento ad un pane bianco esoterico, alchemico, la "pietra di fuoco", detta Shem-an-na, che riguardava l'arte di trasmutazione dei metallo in oro, e del dominio della gravità, e che riguardava quell'arco di luce creato dai due cherubini messi a custodia dell'arca di Noè, custodita nel Tempio di Salomone.
La Dea Shapash viene colpita nel suo centro di creazione alchemica, quella capace di sfornare l'Horus, l'Oro, il pane alchemico, il Cristo, secoli più tardi, il Pane di vita.
Lei che è una "pietra di fuoco" vivente, un Sacro Femminino, custode degli estremi del Sole, dei solstizi, come tutti Sacri Femminini.
Capace di custodirli perché è essa stessa fattore equilibrante per natura, come ho approfondito nel mio scritto su Ecate, altro Femminino custode dei Solstizi( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/06/dea-ecate-solstiziale.html?m=0)
Qui in Sardegna, sono le antichissime Domus de Janas ad essere custodi e passaggi di transizione dei solstizi, perché il loro ingresso è orientato ad essi, sia invernali che estivi( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/01/3112-2021-solstizio-dinverno-toro.html?m=0)
Millenni dopo sarà il Giano bifronte romano, ad usurpare, come è nello stile del patriarcato, al Femminino, la custodia dei solstizi.
La storia si ripete sempre
Le Domus delle Janas.
Della Sciamana
Della Shem-jana
Una Shem-an-na, una Sciamana, perché ha il terzo occhio attivo, é collegata con il Divino e la sua stessa controparte solare maschile.
Controparte maschile, che deve coercizzarla, limitarla, bloccarla, nella sua manifestazione.
Infatti, contemporaneamente alla pugnalata nel centro alchemico della creazione, nel plesso solare, le blocca il chakra della gola, Vishudda, il quinto, strettamente legato al concetto di creazione, e corrispettivo, morfologicamente e simbolicamente, all'altro centro di creazione femminile.
La laringe, infatti, ha la stessa conformazione ute*rina, e in Sardo, la parola che indica l'apparato riproduttivo femminile, e la desinenza "-udda", della parola Vishudda.
Due centri energetici potenti, che creano il suono, il Verbo, e la vita stessa.
Shapash viene colpita proprio nei due chakra importanti, legati all'elemento fuoco, l'elemento della trasformazione alchemica e legati alla manifestazione della propria divinità solare.
Siamo, come periodo storico, nell'870 a.C.circa, quando già si stava prepotentemente affermando da secoli, un patriarcato che non tollerava più la condivisione sinergica con la propria controparte animica femminile.
Anche il copricapo di questa divinità babilonese-assira Shamash, solare, indica un chiaro riferimento alla potenza fal*lica creatrice, e l'arco, ne fa un predatore/cacciatore dominante.
Domani si celebra il Solstizio d'inverno.
Ho voluto postare questo bassorilievo, pur di provenienza e datazione ignota, per sottolineare come ai primordi dell'umanità vi era una concezione di Dea Madre creatrice, che inglobava in sé anche il Mascolino, e che, anzi, si faceva fucina alchemica per esso, affinché si potesse manifestare in tutto il suo splendore.
Una donna, un'arca, o "arga"( termine sanscrito che significa "vag*ina") che trasporta l'Oro.
La vera Barca Solare, la vera Betlemme, la vera Casa del Pane, di ogni periodo storico e civiltà.
Fu trovato nella dimora del re assiro che conquistò Samaria e deportò gli ebrei in esilio, Sargon II. Sotto le sabbie di Khorsabad, in Iraq, fu la capitale dell'Impero neo-assiro al tempo di Sargon II che la fondò, si celava dunque l'antica Dur-Sharrukin, che in assiro significa appunto «reggia di Sargon».
Attualmente si trova al British Museum di Londra
Tiziana Fenu
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