Informazioni personali

La mia foto
Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

venerdì, dicembre 29, 2023

💛Su Candelarzu di Capodanno

 "Su Candelarzu", il pane Sardo dell' ultimo giorno dell'anno, a forma di disco solare inciso a croce. 

Era antica usanza, e si conserva tutt'oggi, in qualche paese del nuorese, che per l'ultimo giorno dell'anno, si preparasse un pane tipico, chiamato "Candelarzu". 

Si tratta si una sorta di focaccia tonda, schiacciata, che viene distribuita ai ragazzi lungo le case del paese. 

Si andava "a candelare", richiedendo questo pane, suddiviso in quattro quarti, e un misto di dolci e frutta. 

Questo pane è molto particolare, perché deve essere di 35 cm di diametro, e deve essere sezionato con una croce al centro, e 4 croci in ogni sezione. 

Ognuna di queste porzioni è chiamata "Su cocone". 

Ci sono delle apposite filastrocche da recitare durante la questua, e se per caso veniva negata l'offerta, i bambini rispondevano con una sorta di "frastimu", un malaugurio. 

Questo è sintomatico di come il rito fosse molto sentito, tanto che i bambini portavano in dono, a chi offrisse loro la candelaria, un rametto di ulivo, considerato da sempre, e in ogni cultura, un albero sacro e portatore di pace. 

Molto simbolico specialmente per le ragazze, che davano un nome, il loro nome, e quello del loro moroso, a queste due foglie attaccate ad Y, e le mettevano tra le braci del caminetto, nella cenere bollente. 

Se le due foglie si intrecciavano tra di loro, era di buon auspicio. 

La Sacralità della pianta di ulivo deriva anche dai racconti mitologici, nei quali si narra che Ulisse intaglio' il talamo nuziale, per lui e per la sua Amata, Penelope, proprio in un grosso albero di ulivo, ritenuto Sacro, simbolo delle Sacre Unioni Ierogamiche d'Anima.

"Su cocone" è particolare, perché ricorda, nella sua suddivisione a croce, e nella disposizione delle 4 croci, la bandiera Sarda dei quattro Mori. 

Attualmente Sa Candelaria, si pratica solo ad Orgosolo e Benetutti, dove viene chiamata "su candelarzu". 

Il pane viene chiamato anche" sa tundina ", e viene lavorato con pazienza, impastando con calma, semola di grano duro, lievito e strutto. 

E la festa, non è soltanto la questua dei bambini, la mattina del 31 dicembre, ma è anche la festa degli adulti, che di sera festeggiano "su Cocone", passando nelle case di novelli sposi, e autoinvitandosi per un brindisi, festeggiando sino alle prime luci dell'alba e cantando una filastrocca beneaugurante. 

Questo pane bianco, dai bordi frastagliati come un sole, è buonissimo. 

È molto interessante questa suddivisione a croce, in un pane circolare che sembra un sole. 

Questo  simboleggia il cerchio della vita che nell'antica tradizione induista, viene chiamato Pasha,  il nodo fatto con la corda che Shiva tiene nella sua mano destra inferiore.

Assomiglia all'Ank egizio e sta a simboleggiare il lingham e la y*oni.

Quando Shiva è nella forma di  Mahayoghi, l'Asceta Supremo, il Pasha perde il suo significato fal*lico per assumere quello di "porta stretta" che conduce al Regno dei Cieli. 

Allora esso è la Croce nel Cerchio, equivalente alla Croce Ansata egizia, quella sulla quale debbono essere "cro*cifisse" le passioni umane se si vuole attraversare la porta stretta, il cerchio ristretto che si dilata all'infinito, non appena l'uomo interno ne ha superato la soglia.

I quattro punti della croce rappresentano la successione, la nascita, la morte e l'immortalità. 

Era la croce, sulla quale si adagiavano in un sonno profondo, nel sonno di Siloam, per tre giorni e tre notti, prima di essere esposti al sole purificatore e rinnovatore di vita, come dei risorti. 

Si risvegliava il "Sole/Spirito interiore", che illuminava l'uomo appena nato. 

Questa connessione con il Sole, fin dall'antichità, fin da quando veniva indicato con una sva*stica uncinata e quattro punti nelle sue quattro sezioni, risale fin dai tempi antichissimi, e secondo me, l'evoluzione naturale è stata la bandiera dei quattro Mori, con quattro sezioni. 

Forse i 4 Mori erano gli antichi Falasha, gli Eb*rei neri, gli Iniziati, i discendenti di Menalik, figlio del re Salomone e della regina di Saba ( la Sapa/saba, è una brelibatezza tutta Sarda), gli stessi della tribù di Dan, gli antenati degli Shardana. 

Potrebbe essere un'ipotesi. 

Leonardo Melis ne ha seguito le tracce. 

Un simbolo, questo della Croce e del Cerchio insieme, che troviamo anche nell'antica tradizione del nostro Carnevale Sardo, che è portata ancora oggi, in processione dalla figura de S'Urtzu di Seui ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/01/il-grembo-alchemico-delle-maschere.html?m=0) 

"Da notare come nel Carnevale di Seui, S'Urtzu, porta come simbolo, durante la rappresentazione, la croce celtica, il   significato più comunemente assegnato a questo simbolo è quello solare, unito ad un significato di tramite e collegamento tra mondo terreno e mondo celeste, dovuto al fatto che sovente l'asse orizzontale viene ricondotto alla rappresentazione della dimensione terrena mentre quello verticale alla dimensione celeste"

Io, dal mio punto di vista continuo a seguire l'evoluzione "Sole/croce/tau/taurino/u*terina" 

Che mi porta sempre lì. 

La Y della Stirpe Regale degli iniziati del Sole

E nei nuraghi è frequente questa conformazione, a croce, interna, così come nelle Domus de Janas. 

Anche il segno della croce, non è di provenienza cattolica e cristiana. 

Era di tipo esoterico/cabalistico. 

Rappresentava l'opposizione e l'equilibrio quaternario degli elementi. 

Il Padre Nostro, era in origine in due modi. 

Uno riservato ai sacerdoti e gli iniziati, e l'altro per i neofiti e i profani. 

L'iniziato, portando la mano alla fronte, diceva:

"A te(mano sulla fronte) 

appartengono 

il regno(mano sul petto) 

la giustizia(spalla sinistra) 

e la Misericordia" (spalla destra) 

Quindi, si congiungevano le mani e si diceva "per il cicli generatori" . 

Quindi, aveva un alto valore simbolico. 

La Chiesa si è semplicemente impossessata di questo bellissimo e simbolico simbolo gnostico che non le apparteneva, distorcendolo nel significato primario. 

E sono felice di vedere questo antico simbolo, ancora commemorare, nel pane del 31 dicembre, nel "Candelarzu" della rinascita, a cui farà eco, tra un mese la festa de Sa Candelora, della luce della rinascita dopo il buio dell'inverno. 

Un pane che ci ricorda che il sole c'è sempre, è dentro noi. 

Un'ostia primordiale, un pane da offertorio. 

E rinnegarlo, negarlo attraverso la mancata offerta ai bambini che chiedono le offerte di casa in casa, merita un "frastimo", una mal*edizione

"che non possa arrivare a vedere l'alba del giorno dopo" . 

Chi non si risveglia, merita questo. 

Di vivere come uno zombie. 

Concetto, questo, quanto mai attuale. 

Gli Antichi Sardi conoscevano bene l'importanza del risveglio interiore, dell'uomo solare divinizzato. 

Stavano sulla Tau. 

Sul Taurino/U*terino, che li iniziava ai grandi Misteri. 

Poiché solo l'Energia Maschile e Femminile insieme, consentono l'accesso ai Misteri degli Antichi Iniziati . 

Il culto di Shiva e della sua "Shivedda", come scrissi in uno dei miei primi post, intendendo "Scivedda", il nome sardo dei nostri capienti contenitori in terracotta smaltata rossa (  non a caso, rossa come ancestralmente e antropologicamente, l'ocra rossa che da fin dai tempi antichissimi indica il Sacro Femminino e la potenzialità di fertilità, legata al rosso sa*ngue me*struale), come luogo ut*erino, grembo, come coppa, come contenitore sacro, dove lievita l'impasto e la vita, con i suoi Lin*gam e Yo*ni, è filosoficamente troppo elevato, nonostante le due degenerazioni moderne, per poterlo considerare solo un simbolo fall*ico. 

Ma questo, gli antichi Sardi, lo sapevano benissimo. 


Tiziana Fenu

©®Diritti intellettuali riservati

Maldalchimia.blogspot.com


Approfondimenti sull'offerente "Barbetta", che porta in dono del pane

https://maldalchimia.blogspot.com/2022/09/faraonebarbetta_1.html?m=0

https://maldalchimia.blogspot.com/2022/09/approfondimento-faraonebarbetts.html?m=0


Su Candelarzu di Capodanno  





















Nessun commento:

Posta un commento