Non ho mai davvero festeggiato il Natale, ma ogni mia rinascita.
Ho imparato a ringraziare tutti coloro, o le circostanze, che mi hanno tenuto bassa.
Non riconoscendomi, non apprezzandomi.
Imponendomi il silenzio, l'invisibilita, la non riconoscenza.
La non corresponsione.
L'interruzione del flusso comunicativo, energetico.
Lo strappo della dialettica, che mi è connaturata come Madre e Figlia.
Il salto nel nulla.
Scaraventandomi sotto terra.
Non potevano sapere che la terra, è la mia Prima Sacra Madre.
Che sono la sua Figlia selvaggia.
Madre che crudelmente mi ha insegnato a sopravvivere.
Nel buio, nel freddo, senza vedere. Senza sentire il calore del sole e il profumo dei gelsomini in fiore.
Mi ha insegnato a non aver bisogno della vista, come le talpe.
A scavare gallerie con le unghie, per imparare a conoscere il terreno e sopravvivere all'esterno.
Ad arrivare silenziosamente al di là dei perimetri, delle convenzioni.
Dei confini. Degli argini.
Ad arrivare dentro me stessa.
Sotto un Sepolcro innevato di giada.
Mi ha insegnato ad essere pula che accompagna la trasformazione.
Senza dolore.
Portandomi a memoria il mio Essere acqua, e quindi nutrimento per me stessa.
Li dove, in superficie, sentivo il dolore dello strappo, per ciò che non ho potuto evitare,
mi ha concesso la morbidezza e la sacralità della svestizione.
Di pelle trasparente come le preziose porcellane giapponesi, ricolma di ciò che di più prezioso potevo offrire a me stessa : le lacrime della mia rinascita.
Assaporate ogni giorno come in una sacra liturgia ritualistica.
Ho imparato la sacralità del Dolore.
Ho imparato a stemperarlo con le lacrime.
A tenerlo stretto tra le mani, come una tazza di caldo infuso, che scalda il cuore.
Come un Sacro Mala di preghiera da sgranare per ogni frammento nel quale mi è stato disintegrato il cuore.
E ho imparato a ricompattarlo, facendomi frequenza vibrante che unisce
Come un diapason che armonizza le frequenze sconnesse.
Di quella pelle vecchia, ne ho fatto ali trasparenti.
Come quelle della lucciola, la cui luce interiore si vede al di là di esse.
Ringrazio chi mi ha ferito.
Mi ha permesso di vedere, pur se in modo doloroso, attraverso lo squarcio, i germogli che ho sempre avuto dentro.
Ne ha solo accelerato la manifestazione.
Ringrazio chi mi ha voluto tenere lo sguardo basso.
Ma sono acqua, e nel mio riflesso si rispecchia tutto l'Universo.
Sono Stella che brilla, anche in una pozzanghera.
Io sono il mio Cielo, finché permetterò a me stessa di non avere confini.
Ho imparato che nascere e morire, è un'esercizio costante per imparare a vivere.
Che niente è per sempre.
Ma che ci sono dei "sempre", che ti fanno da stella Polare.
Da Stella Cometa.
È a questi "sempre" che ho donato la mia Devozione.
A quel qualcosa di bello, che so che è stato.
A come sono stata io, prima di essere qui.
Alla Memoria della mia Bellezza, prima della contaminazione in questa dimensione.
Alla mia Integrità e Innocenza, prima degli sfregi della vita.
Al cerchio che si compiva, attraverso l'unione con altre due mani.
E di come insieme, eravamo cerchi di Luna e Sole, e tra di noi le Galassie che creavano i nostri Sacri Cuori in Unione.
La fredda e buia Madre Terra, nel suo Grembo, mi ha insegnato tutto questo.
A ricordarmi che sono un Sacro Seme.
E che sono Acqua che nutre se stessa.
Che non necessito di altro.
Sono acqua e riflesso insieme.
Sopra e sotto.
Realtà e illusione.
Che non ho confini.
Quindi che posso sconfinare dove e quando voglio.
E non è importante dove mi scaraventano.
So essere anche vento che si libera dall'involucro inutile.
Come pula setacciata che si libra in volo.
E ciò che resta, è sempre la mia Essenza.
Il Seme di un Amore Divino sconfinato.
Che mi ha permesso di germogliare anche nel cemento.
Tiziana Fenu
©®Diritti intellettuali riservati
Maldalchimia.blogspot.com
Non ho mai davvero festeggiato il Natale
Nessun commento:
Posta un commento