Prendo spunto da un post in un gruppo( https://www.facebook.com/groups/1659777054289465/permalink/3302393600027794/), che ho già avuto modo di commentare ieri, riproponendo il mio commento, ulteriormente approfondito, visto che sono temi a me cari, già spesso sondati in altri miei scritti.
"Incredibile ascia d'oro (lábrys) - simbolo di potere minoico - databile tra il 3500 e il 3550 a.C. sul lato sinistro è presente un'iscrizione lineare che potrebbe essere dedicata a Demetra".
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I simboli sulla sinistra dell'ascia, sono interessanti, soprattutto l'ultimo a destra, che sembrerebbe una Samech, una lettera ebraica nella sua primordiale forma, a cui corrisponde, il quindicesimo Sacro Archetipo Ebraico, Samech, appunto.
È un Archetipo con funzione "pressione", che simboleggia l'azione necessaria del Divino per portare alla luce la nostra stessa divinità.
Essendo l'Archetipo 15, è legato al concetto di fertilità e di creazione, essendo, il quindicesimo giorno, un giorno sacro, che corrisponde al giorno di massima fertilità per la donna, il giorno centrale dell'ovulazione, nel ciclo mestruale/lunare.
E questo concetto di fertilità e creazione, di sposa perfettamente con la simbologia della labrys, che simboleggia, con questa sua forma a farfalla, la sinergia degli opposti, della polarità maschile e femminile, che agiscono in sinergia per la creazione.
Parlai già dell'ascia bipenne in un mio post ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/riflettevo-ancora-sul-nome-della.html?m=0)
"[...] Abbiamo detto che l'Arca dell'Alleanza, era considerata come un contenitore di un sapere, di un percorso iniziatico che segue una precisa traiettoria, un preciso percorso.
La cassa.
" Sa Cascia", in sardo.
S' ascia
La Sardegna ha molto a che fare con l'ascia bipenne, in particolare, chiamata così perché era una scure a due lame in bronzo, simbolo del potere minoico, detta anche labrys in greco, in Sardegna legata all'età del bronzo, come un oggetto votivo, come documenta in particolare il ritrovamento nella capanna a Santa Vittoria di Serri nel santuario archeologico dall'omonimo nome.
Guardando la sua conformazione, richiama ad alcuni concetti, una clessidra, lo scorrere del tempo, un contenitore.
La forma concava delle due Lame unite, sembra un contenitore ma anche un arco, e se unita ad un'altra contrapposta, come in uno specchio, descrive perfettamente un' ogiva, quello che si crea nella perfezione della Vescica Piscis.
Quell'ogiva che rappresenta sia la vulva femminile, che il pesce fallico maschile, la cui perfezione l'abbiamo già riscontrata anche nel suo coincidere perfettamente con la piantina del Pozzo di Santa Cristina.
È stata trovata una rappresentazione antichissima di una Tanit del 4000 a. C. che sta al museo di Cartagine, che rappresenta una dea con il corpo labrymorfico che brandisce due labrys in atteggiamento cerimoniale e rituale.
L'ascia bipenne potrebbe rappresentare anche una farfalla stilizzata, come simbolo di trasformazione, stilizzata come la Runa Dagaz che indica trasformazione, e ci può stare, visto che "sa Cascia", la Cassa, ( "cascia/ascia") , l'Arca dell'Alleanza, era il simbolo della conoscenza iniziatica, acquisita attraverso la Sofia, che trasformava.
L' ascia, come "sa Cascia", rappresentano simbolicamente un percorso iniziatico di acquisizione di consapevolezza.
Arca / S' Arca/ sarca/ sacra.
"S'Arca" , anagrammato in sardo, diventa "sacra".
Ascia bipenne come le due penne della Dea Alata primordiale, come le ali dei due Cherubini sul coperchio dell'Arca dell'Alleanza.
Come molte immagini della Tanit Dea Alata che rimanda alle immagini della Jana, della Barba- jana/ barbagianna/ B-aba-Jana, quella dei doppi occhi, rappresentata nelle Domus de Janas.
Quella il cui simbolo è rappresentato da quella porta finta tripla, quella sorta di trespolo, come i Torii giapponesi, le porte di accesso ai luoghi Sacri, custoditi dalle Dee Uccello, a rappresenta la sacralità di quella finta porta che la Jana stessa rappresenta, visto che " Janna" significa "porta".
L'ascia bipenne, in greco è chiamata anche labrys, che ha la stessa radice di "labirinto".
Quel labirinto è rappresentato attraverso la spirale, che rappresenta il femminile, il serpente, la Sofia, alla quale si deve arrivare dopo aver fatto un certo percorso iniziatico di conoscenza e consapevolezza.
Labirinto /spirale che rappresenta le corna dell'Ariete, del Toro, simbolo di fertilità, dello stesso utero, e che non è di facile accesso.
Un percorso labirintico riservato solo ai pochi iniziati al cuore, verso il Cuore della Sacra Madre Arc, la Monade Primordiale, verso il cuore della Sofia.
Il Labirinto alla conoscenza.
Il fatto che la Tanit sia con due labrys in mano, significa che per arrivare alla vera conoscenza bisogna avere la potenza di entrambe le energia, maschile e femminile, la potenza di Madre Arc, la Monade ermafrodita, la Sigizia, che contiene entrambe le polarità ( come i due quadratini, bianco e rosso, maschile e femminile della scacchiera della Domus de Janas di Pubusattile , di cui ho approfondito) come i due serpenti della Kundalini, il Caduceo di Mercurio.
Quel Mercurio Alchemico trasformatore, che si attiva solo con l'Unione di due polarità opposte, come la configurazione dell'Ascia bipenne.
Ho sottolineato, sempre, ogni mio post, quanto i sardi fossero assolutamente consapevoli della forza creatrice, della sinergia creativa, necessaria e indispensabile, tra maschile e femminile, in ogni loro espressione architettonica, megalitica, simbolica.
La stella a sei punte della Sartiglia, come ho già descritto in passato, ne è l'esempio più folcloristico.
La conquista di una stella di David, che è Unione di due triangoli, maschile e femminile che si intersecano, per manifestare l'equilibrio di un buon raccolto.
Infatti anche l'ascia bipenne, essendo portavoce di questa sinergia di Opposti, sacra e creativa, rappresenta la divinità fecondatrice, tra le culture antiche, diffusa in tutto il Mediterraneo.
L'Ascia bipenne, si trova di solito in luoghi sacri di culto, luoghi del re- sacerdote, e la si trova per esempio, all'interno del labirinto nel palazzo di Cnosso, quello del mitologico Minotauro, nel Santuario della doppia ascia.
Un'ascia bipenne che rappresenta le due polarità maschile e femminile, come il caduceo di mercurio.
Mercurio che è l'elemento trasformante per eccellenza, ma non solo.
Mercurio è lo Psicopompo, colui che può passare dal Regno dei vivi al Regno dei morti, colui che accompagna i defunti nel regno dei morti, come fanno la Janas nelle loro Domus de Janas
Le Janas traghettano in un'altra dimensione, dove la parabola del viaggio iniziatico inizia ad est, e tramonta a ovest, la stessa direzione cardinale di tutte le strutture megalitiche in Sardegna
S' Archedda che custodisce un percorso di vita sulla terra, usata come simbolo nuziale per riporre il prezioso corredo, di solito ricamato a mano, delle nozze.
Ma anche quella che custodiva gli antichi tesori segreti e preziosi delle Janas, si narra, i loro preziosi manufatti dai fili d'Oro.
Arca dell'Alleanza che custodisce i segreti di un percorso iniziatico, ai quali pochi possono accedere, altrimenti si resta folgoranti, ustionati, accecati.
Perche ci vuole maestria per saper gestire il Sacro Fuoco della Conoscenza.
Se usato male, può bruciare, o può accecare.
"S'arca", che in sé acquisisce la presenza del Sacro, perché è un mezzo simbolico, "s'arca/sacra", un'imbarcazione che porta in un'altra dimensione, che porta ad una conoscenza Superiore spirituale"
E in questa ottica si capisce allora come in molte Domus de Janas, abbiamo come soffitto il fondo di una barca". ( https://maldalchimia.blogspot.com/2023/01/le-domus-de-janas-non-sono-capanne.html?m=0)
Vorrei sottolineare anche, come la morfologia della Labrys, con i due triangoli uniti per i vertici, sia un motivo presente nelle decorazioni della cultura di Ozieri ( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/ballu-tundu.html?m=0),
che mima proprio quel ballo delle gru( o erano fenicotteri sardi, molto più probabilmente) che si svolgeva a Cnosso, per onorare il Labirinto di Arianna( o Ar-Jana, Jana del Sole), riavvolgendosi e snodandosi su se stesso, come "su ballu tundu" sardo, e come un labirinto ombelicale.
Come il Labirinto a 7 percorsi di Benettutti, preciso a quello che si ostinano a chiamare cretese ( https://maldalchimia.blogspot.com/2020/07/il-labirinto.html?m=0).
Cultura di Ozieri, che vede anche la produzione della nostra bellissima Dea Madre di Turriga, ritrovata a Senorbi, che riporta una conformazione crucifirme, quasi come una Labris, e della quale ho già parlato in un mio post ( https://maldalchimia.blogspot.com/2022/08/dea-madre-turrigaabruzzo.html?m=0).
Una stupenda simbologia, quella della Labrys, fulcro alchemico di ogni civiltà, in particolare della nostra sarda, srmpre molto attenta alla sinergia degli Opposti.
Tiziana Fenu
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