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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

giovedì, febbraio 02, 2023

💚Pargamene Cibele

 Statuina in marmo, nella prima immagine, che rappresenta Pargamene Cibele, tipica delle rappresentazioni dell'Antica città di Pergamo, in Turchia, con dedica di Neikephoros, con datazione II secolo a.C , alta circa 50 cm, appartenente al periodo ellenistico ( parchameniano), custodita al Museo di Storia dell'arte di Vienna. 

Proprio stamane, preparando un post (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=651828116943881&id=100063500951210) per l'altra mia pagina, JanaSophia, cercando il simbolo del Tetrakys, sono incappata in questa straordinaria statuina, che porta in grembo, lo stesso simbolo, il triangolo con 10 sfere all'interno, con la differenza, che nella statuina di Cibele, il vertice del triangolo è verso il basso, ad indicare l'energia pubica femminile, l'energia del suo grembo, da Madre Creatrice, che tutto contiene. 

La perfezione della Tetrakys, è rappresentata dalla disposizione geometrica triangolare dei numeri dall'uno al dieci, come ho spiegato altre volte, dove

-il vertice rappresenta il Fuoco ( la compiutezza),

-il secondo livello, con due punti, l'aria ( la dualità, i complementari maschile e femminile)

- il terzo livello l'acqua, la creazione, con tre punti, il grembo, il liquido amniotico,

e il quarto livello la terra, la materia, la struttura.

È la perfezione dello spazio /tempo circolare, il regno del Divino Manifestato, le dieci Sephirah della Manifestazione divina nell'albero della vita, dove la Decima, è chiamata Regina. 

La grande Madre degli Dei, di origine anatolica e identificata dai Greci con Rea, moglie di Zeus, l'energia femminile di Madre Terra, protettrice delle donne, del matrimonio, del parto, della fertilità. 

E, proprio di fertilità, di completezza, parla questo simbolo della Tetrakys, così eloquente, perché rappresenta l'energia femminile che agisce nel grembo di Madre Terra, la cui caratteristica sono proprio i quattro elementi simboleggiati all'interno del triangolo che indica il Femminino, e i suoi due elementi, acqua e terra. 

Un simbolo che rappresenta dunque, fertilità, e che probabilmente anticipa la più plasticamente complessa, Artemide Efesia, risalente a quattro secoli dopo, al II sec. dC, che rappresenta l'immagine cultuale nel tempio di Artemide a Efeso, detta Polymastòs , "dai molti seni", anche se poi, molte interpretazioni tendono ad identificarli come una rappresentazione multipla dello scroto del toro, simbolo inequivocabile di fertilità. 

Concorderei con quest'ultima definizione, visto che anche nella nostra Antica Civiltà Sarda, la sovrapposizione della simbologia taurina/uterina, come amo chiamarla io, ben visibile soprattutto nella planimetria delle Tombe dei Giganti, e nei simbolismi, con protomi taurine, presenti nelle Domus de Janas, fa da filo conduttore, concettuale e simbolico di quella forte sinergia feconda e creativa, tra maschile e femminile, riscontrabile in ogni aspetto della nostra Antica Civiltà. 

Le sacche in questione, della Dea Artemide Efesia, potrebbero non essere né mammelle, poiché prive di capezzoli, né sacche scrotali, ma semplicemente delle sacche che contengono miele, visto che la Dea è rappresentata con molte api intorno, e che, essa stessa, Artemide, era rappresentata come un'Ape, simbolo, tra l'altro, della stessa città di Efeso. 

Questa tesi è inoltre supportata dai numerosi ritorvamenti di api d’oro antecedenti all‘Artemisario (il tempio di Aremide ad Efeso, uno delle 7 meravigle del mondo classico), in cui l'Ape Regina Efisina, era circondata dalle sue Melissai, le sacerdotesse del tempio di Efeso. 

E qui si ritorna alla decima sfera,  alla decina Sephiroth dell'Albero della Vita, quella del vertice all'interno del triangolo, che viene chiamata Regina. 

Una Regina, come la stessa Ape, che per stessa definizione non ha genere, che, essendo portatrice della sinergia delle due polarità insieme, essendo completa, un numero "10", che nei Sacri Archetipi Ebraici, corrisponde alla Yod, con funzione "concentrazione", il punto di origine del Tutto( come la prima lettera Y del Tetragramma divino YHWH),  domina le due energie speculari che stanno ai suoi lati, il maschile e il femminile, rappresentati dai due leoni, come è tradizione in tutte le rappresentazioni iconografiche delle dee potenti, da Inanna, alla Dea dei Serpenti minoica, in perfetta padronanza e dominio, delle due energie complementari. 

Una Dea potente e bellissima, che impersona quella che era considerata una vera e propria divinità, visto che ne porta il simbolo nel grembo, la Tetrakys pitagorica ( e siamo nel 500 aC circa), che non era considerata un semplice simbolo, ma una divinità la cui intercessione era invocata con questa preghiera:

 “Benedici noi, numero divino, che hai generato dei e uomini, sacra tetraktys che contieni la radice e la sorgente del flusso eterno della creazione, perché il numero divino inizia con l’unità pura e profonda, raggiunge il sacro quattro, per poi generare il sacro dieci, la madre di tutto, che tutto collega, il primo nato, colui che non devia mai, che non si ferma mai, che detiene la chiave di tutte le cose”.


Tiziana Fenu 

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Pargamene Cibele








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