Da un post di Nurnet
https://www.facebook.com/506410149437714/posts/4885456224866396/
"Tempo fa un amico di Orgosolo sosteneva che “sos lizzos”, i gigli del bellissimo costume tradizionale delle donne del suo paese, riproducessero i petroglifi presenti sui menhir esposti al museo di Laconi.
Penso che avesse ragione e ritengo anzi che il primo ideatore di quello splendido ricamo avesse perfettamente compreso, e quindi traferito sul tessuto, il profondo significato sacrale e il messaggio di rigenerazione della vita che i suoi progenitori avevano voluto incidere sulla pietra. g.v.
Nella foto di “Sardegna che passione”: il costume tradizionale di Orgosolo. Negli scatti di Beatrice Auguadro alcune statue menhir esposte al museo di Laconi con il “rovesciato” sovrastante il petroglifo comunemente definito “bipenne”."
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Queste che vado ad esporre, sono le mie riflessioni in proposito.
Il fiore a tre punte, è sempre stato presente nella storia dell'umanità, un tema grafico che si trova in ogni civiltà, rappresentato in forma geometrica come un triangolo.
Si trova in ambito mesopotamico, egizio, miceneo, indonesiano, giapponese, presso i celti( rappresentato graficamente dal Triskel), e già presente nei bassorilievi assiri, già nel III millennio a. C. , legato al concetto di regalità e divinità, che poi in epoca medievale acquisisce nello specifico, una valenza Cristiana legata alla Vergine Maria, le "fleur de lis", il fiore del Giglio, già presente in araldica a rappresentare la sovranità e discendenza regale, un lignaggio di sangue blu, fino a rappresentare la stessa Trinità Divina
Il fiore a tre punte, il trilobato, quello che Gilgamesh trasporta nell'arca di Noè per salvare l'umanità, era presente anche già in epoca precolombiana, legato al concetto di albero della vita.
Il simbolo a tre punte, come simbolo quindi, di autorità regale, di resurrezione intesa come "nascita /morte e rinascita", matrice della creazione.
Nelle rappresentazioni dei sovrani, spesso sono rappresentati anche con uno scettro bicefalo, una sorta di Y stilizzata, perché rappresenta le due polarità in equilibrio, come nella kundalini, dove l'energia della nadi Ida(femminile) è in equilibrio con quella maschile, la nadi Pingala.
Solo con l'equilibrio di queste due energie si ha il potere della creazione, e quindi anche della "nascita/morte/rinascita". Il ciclo completo.
Quella stessa Y, che come dice prof. Sanna, è l'acronimo della divinità creatrice dei Sardi, "y" o "yh".
Perché la Y è l'androginia divina, sempre così presente nella nostra civiltà(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/12/lo-yule-il-solstizio-dinverno-nella.html), anche nella forma base di quei Sacri trilobati quali il nostro nuraghe di Santu Antine, di Torralba, giusto per nominarne uno(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/11/i-custodi-della-memoria-del-trilobato.html)
Un "giglio", quindi, che rappresenta la potenza della creazione.
Ma basta osservare il menhir di Laconi, per capire che si tratta della rappresentazione di un momento sacro, che riguarda la creazione.
Partiamo dall'alto del menhir.
Vi è una piccola rappresentazione. Sembra una tomba dei Giganti in miniatura, con la sua forma "taurina/uterina", perché è necessaria la sinergia degli opposti, per la rinascita dopo la morte.
Quello che viene definito il "capovolto", è la rappresentazione dell'energia maschile, fertilizzante, che si fa forma attraverso il Femminile che lo accoglie, e che consente la sua manifestazione, per consentire la creazione.
La forma del "capovolto", riporta a due immagini. All'ureo egizio, al cobra sacro, con il collare aperto(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/05/su-col-oru-reale-il-nostro-wadjet.html), il Wadjet, che rappresenta il Femminino che protegge il Mascolino, Custode del suo Seme, e , più in là nei secoli, rappresenterà lo stesso concetto, la colomba capovolta, che rappresenta lo Spirito Divino, il "Soffio divino", che si fa materia attraverso la Forma del Femminino che lo accoglie, e che ne consente la manifestazione.
Teniamo presente che colomba, in Ebraico, ha il suo corrispettivo nel nome Giona.
Giona/Giano/Jano/Jana.
L'alchemico Giona che si fa veicolo del Divino.
L'alchemico Giano, guardiano delle soglie.
L'alchemica Jana, che è entrambe le cose, e molto altro. Colomba anch'essa.
Quel Femminino che è la Shekinah, la "dimora di Dio", la presenza divina percepibile, tangibile.
E quando si manifesta in modo tangibile, essendo questa, una dimensione duale, che necessita, per la creazione, delle due polarità, si manifesta come Kundalini, che si snoda in due parti, Ida e Pingala, partendo da quella centrale, l'energia Sushumna, che le unisce.
Esattamente come la Y, come il giglio, come i "sos lizzos", rappresentati nel costume.
Come il capovolto del Menhir di Laconi, che, nella parte centrale, rappresenta proprio, come nei ricami dei "lizzos", dei nostri gigli, una conformazione a clessidra, con due triangoli uniti per il vertice.
È la stessa conformazione dinamica che troviamo nelle rappresentazioni del ballo sardo, già presenti in modo raffinatissimo nei conci dei vasi della cultura di Ozieri(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/10/ballu-tundu.html) che indicano l'unione mercuriale degli opposti che creano.
L'atto della creazione, era ritenuto il più sacro in assoluto.
Osservate quello che sembra il doppio pugnale sotto il capovolto.
Se fosse davvero un pugnale, sappiate che guaina, il fodero del pugnale, in latino, si chiamava "vagina", e già questo indica complementarietà di energie, maschile e femminile.
Ma osservando, la conformazione centrale ad H, dello stesso "doppio pugnale", è evidente.
Questa conformazione ad H era presente persino nei petroglifi del sito archeologico più antico, quello di Gobleki Tepe. Una conformazione che troveremo in ogni civiltà, in ogni periodo, compresa la nostra (la nostra H era rappresentata, nella scrittura, da una Tanit), dove le divinità erano sempre rappresentate con le braccia tese e con un animale, speculare, in ognuna delle due mani, ad indicarne la potenza creatrice derivante dall'equilibrio delle due polarità.
Le nostre due pavoncelle speculari indicano proprio le due energie, e l'afflato divino che viene insufflato dal beccuccio.(https://maldalchimia.blogspot.com/2020/09/mi-e-sempre-piaciuta-la-pavoncella_28.html)
Ed è chiaro quindi, che tutta la rappresentazione del menhir di Laconi, indichi l'energia della creazione, così come è esemplificato dal giglio con tre petali.
La triade creativa.
Proprio il costume di Orgosolo, con questo simbolo di potere, di energia creativa, orogonica.
Orgosolo come "Or-", radice di orogonica, l'energia naturale di Madre Terra, dell'universo.
"Or-, radice di Oristano, sede, fulcro della nostra Antica Civiltà Sarda, a Cabras.
Cabras come Cobras, il Femminino,
Cabras come" ka/b/ra
Ca/Ka", che significa il corpo etereo, il doppio della persona, il gemello etereo, la placenta, che era rappresentata dalla lettera H, come Hermes/Mercurio, poiché traghettatrice di conoscenza, di Vita.
"Ra" che indica la divinità solare.
La "bs" finale della parola, rappresentava l'ideogramma del Dio Bes, protettore della gravidanza e della placenta, considerata nostro gemello sacro durante la nostra vita.
Bes dalla grande testa, a forma di cuore, come sono state rappresentate alcune nostre Tanit, che in scrittura rappresentavano la lettera H.
Cabras come "carrabosu"
BRS in comune. Perché è il Femminino "su carrabosu", lo scarabeo che segue sempre la via Lattea, la via di Ascensione degli Antichi Sardi ed Egizi, che può consentire la rinascita.
La piccola dea Madre di Cuccuru S'arriu, ha le fattezze di uno scarabeo, e veniva deposita nella mano sinistra dei defunti, già nel 5000 s.C.
3.500 anni prima che lo facessero gli Egizi(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/lo-scarabeo-umanoide-egizio-khepri-e-la.html).
Un giglio che viene rappresentato in un abito tipico di Orgosolo.
Un abito che ha un copricapo particolare, chiamato "su lionzu".
"Lion", leone in inglese. In effetti il copricapo è dorato, ha il colore del sole, sembra una criniera leonina.
Una criniera che celebra la potenza fecondante del sole, del Leone alchemico(che in alchimia viene identificato con il sole), che si manifesta, attraverso il Femminino, e insieme, diventano energia creativa, come i "sos lizzos" a tre punte.
Perché "1+1", non fa mai due, ma "tre".
Leone.
Era astrologica del Leone, 10000/8000 a.C. Chiamata anche "età dell'oro".
È l'età degli Eroi( "eroi", da Ierogamia, unione alchemica delle due polarità), come Gilgamesh, eroe Mesopotamico che mette in salvo proprio il trilobato, il Fiore della vita. È l'era dei grandi simboli archetipali, come Leone e Sfinge, che rappresentavano il sole.
La Sfinge fu probabilmente posizionata verso il punto dell’orizzonte dove il sole all’equinozio di primavera sorgeva nella costellazione del Leone, ma ciò avvenne nel 10.500 a.C., quindi iniziarono a costruirla molto prima.
Sfinge che è femminile, è che quindi, è forma che accoglie il maschile per la creazione. Come le "leonesse" di Orgosolo che portano "su lionzu", il copricapo dorato e solare sul capo, e il simbolo della creazione, il giglio, sul ventre, con quel giglio ricamato, che al centro ha il petalo centrale come due triangoli vaginali che accolgono il triangolo maschile, ad incastro, in una sorta di copula.
E poi sotto, invece, i due triangoli posizionati con le basi in comune, a formare una doppia piramide, esattamente come la via della rinascita sull'asse Sirio/le tre stelle della cintura di Orione/Aldebaran, lungo la via Lattea, come ho sempre spiegato.
Che si snoda attraverso una Y con il lato sinistro più corto, come la rappresentazione ierofanica dei nostri Torelli nei nuraghi, con il corno sinistro più corto, perché rappresentano la tappa finale della rinascita su Aldebaran, l'occhio del Toro, ultima tappa della via. Lattea(https://maldalchimia.blogspot.com/2021/03/la-y-taurina-di-ascensione-lungo-la-via.html) con la conformazione della piattaforma della rinascita dopo la morte sul "quadrato del Sinis" (https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/il-progenitore-del-quadrato-di-sator-il.html)
La Sfinge riproduceva la costellazione del Leone, secondo la teoria che tutto ciò che è in cielo si rappresenta in terra. E anche le tre Grandi Piramidi sono disposte seguendo ciò che si vedeva nel cielo, secondo la costellazione di Orione.
Un costume, quindi, che rappresenta, con i suoi "lizzos", la grande potenza creatrice dell'età dell'Oro, del Leone, dell'equilibrio mercuriale tra le due energie, dove tutto era possibile, e dove le donne, le leonesse, il Femminino, come è sempre stato, era il depositario alchemico di questa grande potenza.
Dove anche il Betilo, perché è un Betilo a tutti gli effetti, a cui si attribuisce una funzione Sacra ("Beth - El", dimora di Dio, la pietra come il grembo femminile) di Laconi accoglie quella rappresentazione della creazione, rappresentato proprio dal Giglio dei nostri stupendi ricami.
Tiziana Fenu
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