Oggi, 17 febbraio, è la festa internazionale del Gatto. Il gatto, esotericamente, è considerato un animale mercuriale, lunare, è l'umido, la terra, il notturno, tutto ciò che è contrapposto al maschile, che è solare.
I suoi sensi sono sviluppatissimi e attraverso i baffi si orienta nell' oscurità con la forma a x del radar di segnalazione e di telemetria.
Nell'antico Egitto era considerato la reincarnazione della Dea Bastet, Dea della salute, fertilità, maternità e gioie terrene, con il corpo di donna e la testa di gatto, e nella mano sinistra portava un amuleto sacro a forma di occhio di gatto, l'utchat, che aveva poteri magici.
Inizialmente questa Dea aveva le sembianze di una leonessa, la leonessa Sekhmet, più aggressiva, e come archetipo sintetizza l'addomesticamento delle forze selvagge e bestiali della natura umana.
Rappresenta la civiltà.
Il culto di Bastet ( parliamo fel 1000 a.C.) includeva rituali di purificazione e e profumazione, perche era anche la Dea della seduzione.
Un gatto dalle nove anime, naturalmente psicopompo, come lo stesso Osiride, signore dell' oltretomba, del vuoto primordiale, della morte, del principio, della creatività latente.
E il gatto Nero( nero come il limo fertilizzante) per questo motivo, era l'animale sacro a Iside, legato successivamente alla Dea Artemide, della caccia e della Luna. Una particolarità legata al fatto che cerca di dormire sempre sopra i "nodi di Hartmann", quelle particolari intersezioni delle linee del campo magnetico, che avviluppano tutto il pianeta, che sono un po squilibranti energeticamente, per l' uomo.
È connesso con il magnetismo della Terra, come fanno anche altri animali, ma il Gatto sente maggiormente questa energia, anche quella oscura, quella legata ai riti magici della Dea Madre, di cui è elegante rappresentante del Femminino e di quell'equibrio Zen che mostri la via, nella loro apparente immobilità introspettiva. Nel cogliere mondi dentro i mondi, in piena consapevolezza, perché sanno sempre come adattarsi alla vita e diversamente dagli umani, non si perdono mai
Ma la cosa che più mi ha incuriosito e mi ha portato ad indagare, è l'assonanza fonetica della parola sarda "pisittu", che significa gatto, con la parola "pisu" che significa "seme".
Che legame potrebbre esserci tra gatto e seme?
Nelle antichissime civiltà, e quindi anche presso gli antichi Egizi, si riteneva che molte divinità fossero nate da un albero o da una pianta, come nel caso del Dio Horus, nato da un'acacia, albero associato alla nascita e alla morte
L'albero era considerato la Forza Universale.
L'albero cosmico nutre gli Dei e i semidei. Nutrimento cosmico che per analogia si trova nell'aura soma indiana( essenza di vita eterna), nell' ambrosia greco romana e nell'idromele della cultura germano-scandinava.
Nel caso della Dea Bastet gli alberi sacri a cui era legata erano il sicomoro, la palma e il fico, necessari per nutrire il defunto.
E quindi, ecco perché il chiamare il gatto, in sardo, "pisittu", da "pisu"(seme).
Perché il gatto è il seme primordiale , ciò che unisce cielo e terra, lo psicopompo che fa da tramite tra cielo e terra.
Non a caso, si festeggia il 17.
Secondo la Cabala Ebraica il 17 è un numero propizio, perché è il risultato della somma del valore numerico delle lettere ebraiche Teth ( 9 ), più Vav(6), più Beth( 2), che lette nell'ordine danno la parola tôv, "buono, bene"
E la somma di 17 fa 8, l'infinito, la sintesi del duale.
Il diciassettesimo archetipo ebraico, è la Phe, con funzione espansione, legata alla simbologia della bocca, del silenzio.
Il gatto è silenzioso per eccellenza.
L'energia di espansione, prettamente femminile, è ben rappresentata dal gatto, che riesce a cogliere, oltre il visibile.
E se vogliamo chiudere il cerchio 17/02 come somma fa 10, la perfezione del compimento, unione del maschile (uno) e del Femminile ( zero)
E onorare il gatto in questa data significa onorare la sua natura divina, completa e perfetta. Seme divino su questa terra, su pisittu sacru.
Talmente sacro da essere rappresentato durante le rappresentazioni del nostro Carrasegare sardo
Ne ho parlato in un mio recente post
https://maldalchimia.blogspot.com/2021/02/le-maschere-sarde-de-su-maimone-e-sa.html?m=0
Sicuramente, non è la solita rappresentazione del gatto, come è di uso abituale, ma molto più simbolica
"Ma questa maschera "a Gattu" di Sarule, ha il suo corrispettivo maschile nella Maschera de "su Maimone", molto particolare, poiché è caratterizzata da una maschera posta sul volto, fatta con "pane de morisca", ossia la foglia essiccata dei fichi d'India, e con un abbigliamento uguale a ciò che indossano sotto la gonna in orbace, le donne, con la differenza che su Maimone, sopra, indossa "su gappottinu", un cappottino nero in orbace.
Questa maschera rappresenta un fantoccio di buon auspicio, e veniva portato in processione per le vie del paese, in segno propiziatorio per un buon raccolto.
Infatti su Maimone, è invocato soprattutto per le piogge e i temporali, e il fatto che venga rappresentato con la maschera esorcizzante di una foglia di fico d'India essiccata, sta ad indicare come un' invito, un'invocazione, affinché non ci si riduca ad essere come un Fico d'India essiccato, che, nonostante tutto, cresce e da i suoi frutti anche nei terreni più aridi"
Il gatto, che si accompagna alla simbologia di un Seme fertile, capace di sopravvivere ovunque si trovi, autonomo, come la foglia del fico d'India, che preserva in sé, la linfa vitale per sopravvivere, anche in terreni aridi.
Certo in Sardegna non abbiamo trovato templi dedicati a qualche divinità felina, come invece si è manifestato nella civiltà egizia, ma queste tracce, indicano che l'origine primordiale è questa.
Un'assonanza fonetica, " pisu/pisittu", "Seme" gatto", molto simbolica.
Una maschera, per rappresentare il gatto, realizzata con una foglia di fico d'India, molto simbolica.
Nella nostra Antica Civiltà Sarda, è sempre tutto molto simbolico, e tutto ha sempre un suo perché, al di là dello sviluppo della scrittura, dei glifi, dei templi.
È un tempio a cielo aperto, primordiale, con un linguaggio che non necessita di Scrittura.
Quella è stata sviluppata dalle civiltà dopo di essa, molto dopo, che hanno sentito la necessità di estrisencare in più fonemi, il linguaggio.
Il linguaggio 'atlantideo non si fermava solo ad aspetti che potevano essere celebrativi o accademici. È parte integrante dello studio dei sigilli, quindi altamente simbolico, ridotto ai minimi termini. "Spirito del Linguaggio", "Potenza della Parola", "Suono Sacro".
Telepatia.
E su questo, si apre un altro infinito capitolo.
Tiziana Fenu
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