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Questo sito nasce ispirato dalla Sacra Divinità dell'Ape, che mi ha amorevolmente guidata alla scoperta di ciò che è la mia Essenza, manifestazione in E come un'ape, prendo il nettare da fiori diversi tra loro, producendo del "miele-Essenza" diversificato. Ma con un filo d'Oro conduttore l'Alchimia nel creare, nell'Athanor della ricerca intima, multidimensionale, animica. E in questa Alchimia, amare le parole nella loro intima Essenza. Soprattutto quella celata. Le parole creano. Sono vibrazioni. Creano dimensioni spaziotemporali proprietà, trasversali. Che uniscono dimensioni apparentemente distanti. Azzardate. Inusuali. Sempre dinamiche Sempre. operose. Come le api. A cui devo ogni mio battito d'Ali. COPYRIGHT ©®I contenuti presenti sul blog Maldalchimia.blogspot.com, quelli scritti ed elaborati dall'autrice, Tiziana Fenu, proprietaria del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti, in qualsiasi forma, se non, riportando nome, ©®Diritti intellettuali riservati e nome del blog,

venerdì, gennaio 10, 2025

💜Misteri Eleusini

 L’esperienza sapienziale eleusina si radicava nei precordi (si pensi alle prapídes che in Empedocle sono la sede della Sapienza mistica tramandata da maestro a discepolo): la culminazione conoscitiva veniva “spartita nelle viscere” e aveva dimora nel Noûs (l’intuire) e non nell’intelligenza razionale dell’ego. 

L’esperienza contemplativa della “spiga mietuta in silenzio” era una Erlebnis fisica, sensoriale, incisa nel corpo simbolico della Dea Madre Terra. 

Ma l’epopteía è anche e soprattutto esperienza visionaria-contemplativa della Luce. 

Ce ne parlano in questi termini testimoni di rilievo come Plutarco, Aristotele, Platone, che ci dicono di “una grande luce”, “una luce meravigliosa”, “uno splendore puro che può manifestarsi come una “folgore” che “balena” “attraverso l’anima”.

Ma anche l’esperienza della Luce non era soltanto interiore: Platone allude a phásmata (apparizioni). 

Plutarco parla della visione di “una grande luce, come quando si apre un santuario”, una luce che placa il tumulto dei misti e li induce a uno stupito silenzio, e che potrebbe rimandare all’apparizione epoptica dello ierofante davanti alla porta del mégaron. Possiamo dunque riprendere le parole di Plutarco e ricapitolare attraverso di esse il processo iniziatico: …

Qui (l’anima) è nell’ignoranza, fuorché quando si trova ormai nel processo della morte. 

Allora sperimenta un sentire simile a quello che sperimentano quanti vengono iniziati nei Grandi Misteri. Perciò anche la parola “morire” e la parola “essere iniziato” assomiglia alla parola, e l’azione all’azione. 

All’inizio i vagabondaggi e quel correre affannato e certi tragitti inquieti e senza fine attraverso le tenebre; poi, proprio prima del termine, tutte quelle peripezie terribili, brividi, tremori, sudore e sbigottimento. 

Infine, dopo tutto questo, una luce meravigliosa si fece incontro, e ci accolsero luoghi puri e praterie con le voci e le danze e la solennità di suoni sacri e sante apparizioni. 

In mezzo a questi suoni e a queste visioni, ormai perfetto e compiutamente iniziato, liberato e senza legami, ognuno si aggira incoronato da una ghirlanda e celebra i riti sacri insieme con uomini santi e puri… 

L’iniziazione è una morte simbolica, mimetica della katábasis di Kore e dell’uccisione di Dioniso. 

Al primo livello l’iniziazione prevede la partecipazione al dramma sacro dedicato a Demetra e Kore, e una serie di esperienze labirintiche nelle tenebre, che implicano “tutte quelle peripezie terribili, brividi, tremori, sudore e sbigottimento”, in una trance che consente di sperimentare la paura della morte, facendone catarsi, e di abbattere la strutturazione ordinaria dell’ego. 

Al termine di questo tragitto, che includeva anche la partecipazione emotiva alla hierogamía, e altre esperienze di cui abbiamo già detto, sorgevano la pace e la gioia dell’epopteía, la contemplazione della luce e la condivisione (in un drâma finale?) di “luoghi puri e praterie con le voci e le danze e la solennità di suoni sacri e sante apparizioni”. 

La compiuta iniziazione viene sigillata dalla “legatura” e dalla “imposizione delle corone”, e soprattutto da un approdo alla gioia, “in virtù dell’amore degli dei e della convivenza con essi”. Grazie all’epopteía l’iniziato riconosceva la propria divinità e sacralità 

sacralità interiore, sperimentava direttamente una condizione di spirito che lo accomunava agli dei, liberandolo dalla dimensione greve della natura umana ordinaria. 

Si pensi a Empedocle: 

“Io tra di voi, non più mortale / 

mi aggiro come dio immortale”; 

o alle Lamine d’oro orfiche: 

“O felice e beatissimo, 

sarai dio anzi che mortale”, 

e “da uomo sei nato dio”.

La compiuta iniziazione autorizzava, qualora si fosse ottenuta la carica di ierofante, o daduco, a iniziare anche altri, in una catena ininterrotta di Sapienza convissuta che si è tramandata nel segreto per secoli, e che consentiva di toccare e di vedere la verità, che consiste nell’intuizione dell’intuibile e del puro e del sacro che balena come una folgore attraverso l’anima. 


Tratto da "Eleusis e Orfismo" . Traduzione e cura di Angelo Tonelli  © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

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