Questa Dea Madre della Valle dell'Indo, ritrovata a Mathura, India del Nord, Cultura Shunga, III-II secolo a.C, mi richiama moltissimo la Dea Madre Lajja Gauri con la testa di loto, di cui avevo approfondito in un mio scritto( https://maldalchimia.blogspot.com/2021/06/la-dea-lajjra-gauris-s.html?m=0), una dea indù associata all'abbondanza e alla ses*sualità, interpretata da alcuni come la divinità creatrice. Il suo culto è diffuso in tutta l'India, specialmente nelle regioni tribali dell'India centrale e meridionale. Il suo potere è enfatizzato dalla rappresentazione simbolica della vulva, che è rappresentata con un fiore di loto al posto della testa.
Sembrerebbe che anche questa Dea abbia tre fiori di loto in testa, il cui numero di petali è variabile.
Il loto come simbologia di bellezza, di rigenerazione continua, di purezza.
Mi colpiscono gli occhi, che hanno una conformazione a mandorla, a vulva, quasi, il suo potere fecondante, passasse anche attraverso il suo sguardo.
Una bellissima metafora per rappresentare la potenza creatrice e fecondante di questa Dea Madre, enfatizzata dalla ghirlanda con conformazione a spiga, che le adorna il décolleté.
La presenza del modulo "3", nei 3 fiori, e ancora, nel girocollo, accentua questa simbologia creatrice e rigenerante, poiché legata al concetto di "nascita/morte/rinascita".
La conformazione cruciforme, accentua la dimensione della completezza, della sinergia tra maschile e femminile, tra verticale e orizzontale, di cui il Femminino è custode.
Una Dea di rosso d'ocra, ornata, che richiama il fertile sangue mestruale, con un ventre particolarmente infossato, come se fosse la potenziale dimensione, accogliente, delle possibilità creative.
Bella e misteriosa.
Tiziana Fenu
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